.

.

martedì 26 marzo 2013

L'età dell'oro Saiwa

Essere o non essere, dipendenti da Pizarro nel nostro caso, that is the question, che a Firenze è un fare questione di burbera quotidianità. Sembra proprio questa la domanda amletica di mercato e di futuro, se ci sarà sempre lui o chi comunque sarà il suo vice. Piccoli Pizarri crescono, sembra questo l’obiettivo, rincorrerli in giro per l’Europa, “to be, or not to be”, ma senza che siano inafferabili come lo struzzo to Beep Beep or not to Beep Beep. E senza mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo se mezza Europa corteggia Jovetic, perché sarà lui o non sarà lui a fare coppia con Pepito, oppure l’italo americano sarà solo il suo sostituto, che alla fine potrebbe essere anche Ljajic, che intanto, in mancanza di Rossi è proprio lui a fare quella strana coppia che ha rottamato Toni, Larrondo e Mounir. Insomma la solfa è sempre la stessa, ci vogliono undici titolari e altrettanti giocatori che per ruolo non facciano rimpiangere i primi quando chiamati in causa, che costino il giusto e che accettino il ruolo di comprimari. E intanto le rose crescono e il monte ingaggi lievita come il debito pubblico, la gestione del gruppo diventa complessa, e insieme al patentino oggi a un allenatore viene richiesta anche la laurea in psicologia, per capire, per motivare, visto anche anche il numero delle partite cresce, e lo fa allo stesso ritmo dei trombati della vecchia politica, per capire se fare turn over, oppure game over come le nostre squadre nel ranking europeo. Intanto le televisioni dettano il calendario e i direttori sportivi sono costretti all’Erasmus in giro per il mondo per trovare sostituti dei sostituti che intanto, diventati titolari, vengono fagocitati dalle solite quattro che offrono milioni di milioni come le stelle di Negroni, stelle costrette ad affrontare il problema razzismo con gli ululati, con Boateng scelto tra i Negroni per andare a fare un discorso alle Nazioni Unite, mentre certi tifosi preferiscono andare alle Cantine Riunite dentro alle quali sognano Zamparini che ha preso il taxi per andare in via Condotta e da lì, la seconda a destra verso la via cadetta, mentre Preziosi ha ottanta giocatori a libro paga e Cellino sconta il destino di un cognome che lo ha portato inevitabilmente in cella. E nel marasma di una crisi che ci soffoca come l’asma, Firenze sembra essere un isola felice in mezzo alle pontellizzazioni di Milan e Inter, dove potrebbe  addirittura trovare lo spazio per pensare in grande, cantando “cittadella di luna, cittadella color latte”, tanto per dare una mano anche alla Mukki che è da sempre il rifugio peccatorum dei nostri Oro Saiwa. Solo una nota triste, e non la suono per ricordare che la Samp ha deciso di richiamare Delio Rossi, il peggior esempio di calcio malato degli ultimi vent’anni, ma la voglio suonare per un sex symbol sulla via del tramonto, che mi ricorda un po’ la nostra situazione di tifosi sospesi mentre Pizarro decide in fondo al corridoio della propria carriera se mettersi le pantofole, e allora penso a tutte quelle donne che hanno fantasticato notti magiche con Banderas, notti di Champion di quelle con qualcosa di diverso dalle grandi orecchie, comunque con con qualcosa di altrettanto grande, oggi impegnato ad accarezzare la pietra dove si macina la farina per fare le Macine, oppure novello San Francesco parlare con le galline. Un “sonato” ormai più di Cassano, più di un pugile “sonato”, e allora mi prende un groppo in gola pensando che almeno Banderas ha messo la carriera sullo sfondo della ruota del Mulino Bianco, mentre Montolivo anche lui alle prese con la farina e non solo quella del suo sacco, è costretto ad usare la farina del diavolo, che come si sa  finisce in crusca. La crusca del Berlusca.