Essere
o non essere, dipendenti da Pizarro nel nostro caso, that is the
question, che a Firenze è un fare questione di burbera quotidianità.
Sembra proprio questa la domanda amletica di mercato e di futuro, se ci
sarà sempre lui o chi comunque sarà il suo vice. Piccoli Pizarri
crescono, sembra questo l’obiettivo, rincorrerli in giro per l’Europa,
“to be, or not to be”, ma senza che siano inafferabili come lo struzzo
to Beep Beep or not to Beep Beep. E senza mettere la testa sotto la
sabbia come lo struzzo se mezza Europa corteggia Jovetic, perché sarà
lui o non sarà lui a fare coppia con Pepito, oppure l’italo americano sarà
solo il suo sostituto, che alla fine potrebbe essere anche Ljajic, che
intanto, in mancanza di Rossi è proprio lui a fare quella strana coppia che ha rottamato Toni, Larrondo e Mounir.
Insomma la solfa è sempre la stessa, ci vogliono undici titolari e
altrettanti giocatori che per ruolo non facciano rimpiangere i primi
quando chiamati in causa, che costino il giusto e che accettino il ruolo
di comprimari. E intanto le rose crescono e il monte ingaggi lievita
come il debito pubblico, la gestione del gruppo diventa complessa, e
insieme al patentino oggi a un allenatore viene richiesta anche la
laurea in psicologia, per capire, per motivare, visto anche anche il numero
delle partite cresce, e lo fa allo stesso ritmo dei trombati della vecchia politica, per capire se fare
turn over, oppure game over come le nostre squadre nel ranking europeo. Intanto le televisioni dettano il calendario e i
direttori sportivi sono costretti all’Erasmus in giro per il mondo per
trovare sostituti dei sostituti che intanto, diventati titolari, vengono
fagocitati dalle solite quattro che offrono milioni di milioni come le
stelle di Negroni, stelle costrette ad affrontare il problema
razzismo con gli ululati, con Boateng scelto tra i Negroni per andare a
fare un discorso alle Nazioni Unite, mentre certi tifosi preferiscono
andare alle Cantine Riunite dentro alle quali sognano Zamparini che ha
preso il taxi per andare in via Condotta e da lì, la seconda a destra
verso la via cadetta,
mentre Preziosi ha ottanta giocatori a libro paga e Cellino sconta il
destino di un cognome che lo ha portato inevitabilmente in cella. E nel
marasma di una crisi che ci soffoca come l’asma, Firenze sembra essere
un isola felice in mezzo alle pontellizzazioni di Milan e Inter, dove
potrebbe addirittura trovare lo spazio per pensare in grande, cantando
“cittadella di luna, cittadella color latte”, tanto per dare una mano
anche alla Mukki che è da sempre il rifugio peccatorum dei nostri Oro
Saiwa. Solo una nota triste, e non la suono per ricordare che la Samp ha
deciso di richiamare Delio Rossi, il peggior esempio di calcio malato
degli ultimi vent’anni, ma la voglio suonare per un sex symbol sulla via
del tramonto, che mi ricorda un po’ la nostra situazione di tifosi
sospesi mentre Pizarro decide in fondo al corridoio della propria
carriera se mettersi le pantofole, e allora penso a tutte quelle donne
che hanno fantasticato notti magiche con Banderas, notti di Champion di
quelle
con qualcosa di diverso dalle grandi orecchie, comunque con con
qualcosa di altrettanto grande, oggi impegnato ad accarezzare la pietra
dove si macina la farina per fare le Macine, oppure novello San
Francesco parlare con le galline. Un “sonato” ormai più di Cassano, più
di un pugile “sonato”, e allora mi prende un groppo in gola pensando che
almeno Banderas ha messo la carriera sullo sfondo della ruota del
Mulino Bianco, mentre Montolivo anche lui alle prese con la farina e non
solo quella del suo sacco, è costretto ad usare la farina del diavolo,
che come si sa finisce in crusca. La crusca del Berlusca.
