Quando
si dice una passione a tutto tondo s’intende capace di sopportare i
momenti difficili, di tipo smussato proprio come il nostro attacco che
domenica con la Samp sarà più ergonomico anche del famoso starnuto di
Pininfarina che a causa della sindrome da coefficciente aerodinamico che
lo aveva colpito negli ultimi anni della sua vita, si rifugiava spesso
nella galleria del vento da dove si era messo in testa di dare al suo
starnuto meno resistenza all’aria di una Lamborghini Miura. Per dire che
il nostro attacco domenica sera avrà la sindrome di Pininfarina, privo
cioè di punte, una rotondità d’insieme che ho voluto rappresentare nella
foto attraverso quella collana anche se i più sospettosi, quelli per
intendersi della pontellizzazione, dubiteranno addebitandomi pensieri
sotterranei rivolti a rotondità sostanzialmente diverse e molto meno
metalliche, sospetti volgari ma per un certo verso anche coerenti, per
non dire prevedibili, perché in questo scetticismo di maniera esce fuori
tutta la cultura del sottobosco che Diego ha sempre denunciato,
l’esistenza cioè delle cosiddette Mammelle Ebe. Il problema della
carenza di punte esiste però, a prescindere dagli infortuni o dalle
pontellizzazioni che tra l’altro avevano previsto anche i Maya, una
rotondità che a differenza di quella del cognac, non è sinonimo di
qualità ma di difficoltà, perché la Samp si abbasserà dietro la linea
della palla quasi come Brunetta pur d’intasare gli spazi, e allora
potrebbero davvero essere cazzi. Ma la rotondità che è normalmente
insita nel nostro gioco, proprio nei casi di una carestia di reparto
dovrebbe avere la prerogativa di garantire l’aggiramento delle
difficoltà. Come? Con la logistica della manovra. Perché ci vuole
qualcosa che sia piacevole non solo all’occhio ma anche al tatto, e
allora che cosa potrebbe essere meglio per la mano se non la manovra,
che alla fine è quella che identifica proprio una squadra alla mano,
senza eccessivi narcisismi sempre fini a stessi, che portano poi a un
gioco barocco privo di incisività, a un vero delitto della praticità,
agli inutili fronzoli che riservano incognite come la verità della
Franzoni a Cogne. Ce l’ha insegnato proprio il Barcellona che preferisce
la ricerca degli spazi alla punta di concezione più statica, con quel
modo di far girare la palla fatto apposta per allargare le maglie della
difesa in modo da creare i famosi spazi per gli inserimenti verticali,
non per forza delle punte ma di chiunque si butta negli oliati
meccanismi che sono come le fettunte, che annichiliscono per non dire
che abbrustoliscono gli avversari sulla gratella, quello che alla fine
vuole proprio Montella. L’unica cosa che mi preoccupa in una partita
dove anche il pronostico si vergogna ad essere palesemente tale, è il
fatto che non potremo neanche puntare a fare tredici perché lo abbiamo
già fatto contro la Juve Stabia, quale altro giocatore potremo mandare
in rete potrebbe diventare il tema del giorno, chi si butterà in quei
famosi spazi che diventano centravanti all’occorrenza, e la seconda foto
è uno scatto rubato agli appunti tattici di Montella dove è chiaro il
riferimento alle torri gemelle che non ci sono più come del resto il
centravanti classico, quello cosiddetto di peso, o in un concetto di
calcio che sta via via scomparendo e che lo stesso Toni ha rappresentato
prima di essere abbattuto dal terrorismo tattico di Glik Laden, la
torre appunto, e la soluzione è proprio nei movimenti a scalare fino
agli interpreti dal baricentro più basso e quindi più veloci a infilarsi
negli spazi per toccare le vette della rotondità di manovra, e non come
pensano i maligni della pontellizzazione, di toccare con mano le
rotonde tette.
.
venerdì 30 novembre 2012
giovedì 29 novembre 2012
Un sogno imbottito
Il
primo tempo ci ha raccontato che non possiamo reggere tutti questi
rincalzi contemporaneamente, ci vorrebbero almeno i reggicalze, oppure
come nel secondo tempo giocatori autoreggenti, in poche parole quelli
capaci di sostenere la manovra, e così la Fiorentina ha riacquistato
subito un po’ della sua identità, quella fine qualità velata che alla
fine l’ha svelata. Ennesimo gol da palla inattiva e altri due nuovi
marcatori che portano a tredici questa speciale classifica, e mentre la
notizia più bella viene dal passaggio del turno, quella più brutta viene
dall’infortunio di Ljajic, sperando poi che l’uscita di El Hamdaoui non
sia dovuta a qualche problema fisico. Mati meglio nella ripresa come
Tomovic, Romulo e Cassani deludenti a più riprese, come la maglia
celebrativa che sembrava più bella quando era stata presentata, mentre
indossata non mi è piaciuta, anzi mi è sembrata disturbare il
riconoscimento dei giocatori. Facciamo invece i complimenti alla società
per l’iniziativa di accorpare i suoi tifosi sotto al tetto di
un’iniziativa lodevole, e come a suo tempo gli era stata imputata una
certa pontellizzazione marcata oggi è giusto elogiarla per il suo
atteggiamento di protezione civile, capace in una fase
metereologicamente avversa di imboccare la strada della tribunizzazione
mettendo cosi al riparo i propri tifosi dal pericolo delle bombe
d’acqua. Intanto Migliaccio se la cava mentre Llama è sembrato in certi
controlli di palla più adatto a una cava, adesso sarebbe arrivata
davvero l’ora di ritrovare la classe e la pericolosità sotto porta di
JoJo, mentre la partita ha confermato quale sia il valore vero di
Valero, Pizarro e Cuadrado, ma soprattutto quello del madrileno che
funge da vera frizione della squadra facendoci cambiare letteralmente
marcia. Il campo regge alla grande le piogge battenti mentre mostra
evidenti cicatrici dovute all’uso di una palla non propriamente rotonda,
imprecisioni a go go nel primo tempo che sembrava fossero dovute
proprio all’utilizzo di una palla ovale i cui rimbalzi anomali hanno
messo in difficoltà più di un giocatore viola. Salutiamo con gioia il
primo gol di Seferovic e l’ennesimo gol di un difensore che insieme a
Migliaccio nell’inedito ruolo di difensore centrale hanno lasciato una
buona impressione, e domenica a Firenze è prevista la partita più
smussata della giornata, con Samp e Fiorentina entrambe a corto di
punte, sarà forse Mati uno delle due anche se ancora non ha convinto del
tutto e uno tra Seferovic e El Hamdaoui, con l’ex Ajax ancora alla
ricerca di una sua identità, o forse la sua caratteristica è proprio
quella di non averla, sono convinto comunque che il buon Montella
sceglierà per il meglio, sicuramente userà tutte quelle individualità
autoreggenti che in parte ci ha riproposto ieri nella ripresa, e così
almeno la sexy manovra di matrice spagnola dovrebbe essere garantita,
davanti ci potremo aiutare con gli inserimenti da dietro, con qualche
trucco di Gianni Vio insomma, e così per prendere di petto le
difficoltà usare un bel reggiseno imbottito di speranze, un indumento
intimo come quel certo nostro sogno al quale daremo così anche un effetto push-up.
mercoledì 28 novembre 2012
Per questa rosa la prosa sembra doverosa cosa
Traspare
in maniera evidente anche a un demente o a chi per lui lo è diventato a
forza di pacche sulla nuca, che la Fiorentina è ad oggi più poggio che
buca, è facile anche per chi ha una visone del calcio più truce, perché
la bellezza del gioco che produce la si deduce persino in controluce,
piacevole, almeno quanto uno scorcio della Valdinievole, diventa poi
abbagliante come la città di Dante, quando le belle giocate cominciano a
essere tante. Solo un minotauro o un minorato come Massimo Mauro
possono cercare di gettare fango, proprio mentre il nostro calcio
affascina col ritmo del tango. E come per un pizzo che lascia
intravedere, anche il nostro obiettivo è tornato tornito come un
magnifico sedere, e intanto piove, sull’ Inter come sulla Juve, mentre
la Viola non delude, piove sui volti silvani ma non sui napoletani, e
mentre ci avviciniamo spediti alla vetta per far festa, Toni viene
spedito in nosocomio dopo un testa a testa. E a Firenze è subito
manicomio. Anche il tifoso più tosto non è insensibile a questo terzo
posto, e se prima il Vuturo sembrava solo un duro, oggi è tornato ad
essere un tifoso puro, che è già sotto la sede a declamare la sua fede “
Quando è un po’ che non ti sento allora mi assento. Dalla ragione fino
alla grigia prigione dove i sogni vengono sfrattati perché non pago più
la pigione. E senza la passione i miei pensieri sdrucciolano rovinosi
fin dentro al Mugnone. Allora sono pianti. E mi stordisco con il
Chianti. Mentre non mi pento e non rallento. Consolo il mio tormento
disegnandoti aiuole di parole. Da Campo di Marte fino a Gaiole. Mi
ubriaco di te con pensieri di tannino. Mesto, mi curo con il tuo mosto
lasciandoti nei miei pensieri sempre al primo posto. Mentre bevo
l’ultimo tuo successo tutto d’un fiato. E non guido. Mi dico Pietro non
sei Guido. Se bevi troppo Chianti ti schianti. E allora rido e bevo di
più per sfracassarmi laggiù proprio dove ci sei tu. Che sei davvero uno
schianto”. Potere del bel gioco al limite del fuorigioco, e non è
un’eresia che le infamate di un tempo sian diventate oggi poesia, penso
solo all’amore che covo, e se Pradè ci avesse comprato anche Bovo avrei
potuti dire t’amo pio Bovo. E se parliamo di cose serie e non delle
miserie di chi si da tante arie ma non salirà più sulla nostra
fuoriserie, è indicativo che in squadra non ci sia quell’ingrato di
Montolivo, giocatore cavia che sarebbe adatto oggi per il turner over
contro la Juve Stabia. E adesso vorrei farla io la dichiarazione d’amore
mentre aspetto la prossima partita contando le ore, ma a differenza del
Vuturo non la declamo ma la scrivo su un muro, che rimanga lì almeno
per un mese come quando venivano vergate le offese, dal vicino e dalla
sua cazzo di erba fino al pezzo di merda, piove sulle tamerici mentre
ancora non si ritrovano le pernici, nasi e parrucche da pagliaccio
mentre oggi gioca Migliaccio. Concludo con la dichiarazione mettendoci
dentro anche l’altra passione “ Prometto di amarti anche se in porta non
c’è più Sarti, per me sarai sempre la più bella anche quando non ci sarà
più Montella, e quando a Pizarro compariranno le prime rughe gliele
riempirò tutte con la pasta d’acciughe”.
martedì 27 novembre 2012
La zappa sui piedi
Se
Viviano è un problema tecnico per la Fiorentina sarebbe curioso capire
allora dove potremmo essere oggi in classifica con un altro portiere
visto che siamo già lassù, e ce lo potrebbero dire proprio i rabdomanti
del tifo, sensibili da un punto di vista ambientale perché sempre alla
ricerca dell’errore, della vena dalla quale far sgorgare responsabilità
ad personam per far zampillare così polemiche più pure, mentre si
rigettano con forza tecniche di ricerca più scientifiche come per
esempio le gran parate o i rallenty degli interventi decisivi. E a
proposito di domande mi viene da chiedere che partita avremmo mai
raccontato se Viviano non avesse disinnescato il tentativo di raddoppio
di Santana, parata difficile in un momento topico della partita, anche
se la bacchetta del rabdomante in questo caso non ha avvertito nessuna
vena di polemica. A me Viviano non sta ne simpatico e ne antipatico, per
me la Fiorentina è una squadra che amo in blocco come un sovrano il suo
harem, ma siccome è il suo portiere, la domanda che più mi sta a cuore è
qual’è l’interesse di crearsi un problema in casa alimentando polemiche
che Viviano sarà in grado certamente di gestire perché è un
professionista, ma sicuramente non ne facilitano psicologicamente il
compito. Bene che vada criticare il suo operato non comporterà nessun
peggioramento del rendimento, ma neanche lo aiuterà, e siccome intendo
il tifo come sostegno non capisco a chi può far bene allora questo
atteggiamento pur legittimo, ma secondo me anche poco costruttivo
soprattutto in questa fase della stagione nella quale anche volendo non è
possibile pensare di intervenire, mi sfugge davvero l’utilità o anche
quali recondite necessità ci siano di trovare qualcosa che non va in un
momento dove è più difficile che trovare un quadrifoglio in un campo di
cemento di Flushing Maeadows. La Fiorentina ha una striscia positiva più
lunga di quelle che si fa Lapo, è in lotta alla pari almeno con Napoli,
Lazio e Inter, ha il miglior gioco e grandi prospettive davanti, con un
calendario se non in discesa sicuramente neanche in salita, se si
ritiene sia il riscatto di Viviano il possibile problema allora non si
ha fiducia in quella società che stiamo apprezzando per tutto quello che
è riuscita a creare, che cos’è allora che non si perdona a Viviano, il
fatto che sia fiorentino o che cosa? Devo riconoscere che bisogna essere
proprio bravi ad alimentare un fuocherello così flebile mentre spira
forte il vento in poppa, bisogna proprio essere marinai donne e guai,
capaci di cercarseli invece che in ogni porto in ogni porta, e a me non
mi riesce perché in San Frediano non c’è nessun porto ma al massimo
qualcuno col riporto, sono solo un ingenuone poco navigato che crede
alle vittorie e alla classifica, che pensa di lottare per lo scudetto
mentre non si accorge quanto sia effimero tutto questo, perché Viviano
non è un portiere in grado di custodire i sogni, è un miraggio, un
illusorio guardiano, è benessere artificiale che ti promette momenti di
felicità tra i pali e invece subito dopo ti fa pagare il conto salato
con un piazzamento a cazzo di cane. Viviano è come il peyote, un
portiere allucinogeno con il quale nell’ambiente ci cucinano le
frittate da consumare in tribuna stampa per masticare ancora giudizi di stima artefatta. E
se questo è l’atteggiamento del tifo allora possiamo senz’altro dire che
nella benedetta rivoluzione è stata la squadra quella che ci ha
guadagnato di più, con il gruppo che si alza compatto dalla panchina
per andare ad abbracciare il giocatore che ha fatto gol, e tra questi
spicca Cassani che intanto ha perso il posto in squadra e quello in
Nazionale ma non lo spirito giusto. Insomma, si dimostra più unita la
squadra che si aiuta in tutti i suoi elementi, che fa gruppo mentre noi
preferiamo mettere in discussione il giocatore nel ruolo più delicato,
forse pensando così di metterlo a proprio agio, tra l’altro uno dei
pochi in serie A capaci con i piedi di far ripartire l’azione, perché se non
lo si fosse capito è un requisito indispensabile per le squadre che
vogliono praticare un certo tipo di calcio. Un atteggiamento perlomeno
singolare il nostro con una squadra che intanto incanta, ma se proprio
non se ne può fare a meno provo a suggerire come utilizzare Viviano per
qualcosa di più costruttivo, Viviano con più serenità questa nostra
passione.
lunedì 26 novembre 2012
Palle
Grande
Fiorentina, personalità e carattere da vendere come il culo di
Montolivo da parte del suo clan di coccodrilli al mercato dei raziatori
dove Galliani gestisce il servizio di ronda, capace di imporre il
proprio gioco anche se depauperata di qualità da squalifiche e
infortuni, e da un episodio sfortunato come il secondo gol che avrebbe
ammazzato anche uno dei pachidermi amici di Moira Orfei. Ma non la
Fiorentina che rafforza così la sua autostima, gioca fino alla fine per
vincere costruendo occasioni su occasioni e dimostrando la
consapevolezza della grande squadra, evidentemente determinata a voler
lottare per raggiungere obiettivi di testa. Con tutti i problemi che ha
avuto in questa trasferta, compresa la candid camera della sfortuna che
trasforma un cross velenoso in gol, sul quale sono evidenti la
responsabilità di Gonzalo, è Borja Valero il suo manifesto, che ad ogni
pareggio invece di festeggiare si precipita a recuperare il pallone per
riportarlo a centrocampo. E’ stata la conferma che la Fiorentina lotterà
per la Champion senza porre limiti alla provvidenza, all’interno di una
gran bella partita nella quale anche il Toro ha fatto la sua parte
dimostrando che Montella ci vede lungo quando elogia le capacità di
Ventura, perché la sua squadra è viva e sa perfettamente cosa fare,
l’azione che porta al gol di Cerci è un bellissimo biglietto da visita
del tecnico. L’unico che ancora sembra un passo dietro è Mati che sporca
un po’ quella maglia da titolare con una prestazione nella quale non
riesce a cambiare passo, confermando così una mancanza di lucidità sotto
porta che contrasta non poco con le sue qualità tecniche, probabilmente
il suo adattamento al nostro calcio non è ancora concluso, per il resto
la Fiorentina dimostra a chi ancora non l’avesse capito che sarà dura
batterla, e intanto domenica dovremmo recuperare Pizarro e finalmente
anche JoJo, poi con un apporto di El Ham un po’ meno a spot, questa
squadra dovrebbe girare la boa del girone di andata con il solo
eventuale disagio delle vertigini. Montella ha fatto un grande lavoro
davvero perché non solo ha dato alla Fiorentina il dono del gioco e del
coraggio ma anche il carattere che permette alla squadra di reagire in
maniera devastante e immediata, come se il gol subito le procurasse
benefiche scariche di adrenalina. Ricordo agli amanti dell’uovo
affrittellato con dentro il fatidico pelo, che dalla settima di
campionato, ovvero dall’inizio di ottobre, la Fiorentina è in testa alla
classifica, e se Cuadrado viene considerato in calo quando si procura
un rigore e fa un assist, quando sarà in giornata dovrebbero farlo
giocare almeno con una cintura da sub di quelle coi piombi, una sorta di
difficoltà aggiuntiva per compensare la raggiunta dimensione di
campione assoluto che serve a ridicolizzare fasce e fasce laterali di
avversari fatti a fette e poi abbrustoliti col fuoco di quelle fascine,
per farci gustare tutti i sapori dell’olio nuovo come nuovo è il modo di
fare calcio della Fiorentina nel panorama italiano. Ricordo agli amanti
del buffet che non è sempre possibile servirsi una vittoria, perché può
succedere di trovare un contendente di pietanze in bella mostra che
nella calca lavori bene coi gomiti per tenere la posizione favorevole,
insomma che non sia propriamente d’accordo di farti svuotare il banco,
come del resto non lo è stato il Toro, squadra molto concreta e non
certo facile da battere nel proprio stadio, a questo proposito vediamo
domenica come sarà più capace di noi la Juve di affrontarlo nel derby,
bianconeri in evidente digestione lenta da buffet di Champion che
intanto beccano a Milano, mentre la Fiorentina non proprio nella sua
miglior versione, gioca sempre per vincere e comunque non ci sta mai a
perdere, il Toro ci ha aspettato e incornato ben due volte per
sterilizzarci i sogni, ma anche se feriti, abbiamo dimostrato di avere
più palle anche del Toro.
domenica 25 novembre 2012
Topo grigio
In
attesa di buone nuove da Torino, dove la Fiorentina vincendo porrebbe
ufficialmente la sua candidatura alla lotta per il tricolore, e bottarga
di muggine a parte, utilizzata nel pranzo della domenica come
antiruggine per un palato sempre in lotta con i pasti ferrosi e frugali
della settimana, è giusto dare una corretta interpretazione alle parole
di Montolivo che sono state evidentemente travisate. Sappiamo bene come i
giornalisti siano diventati ormai degli estrosi protagonisti del
sistema, deolontogicamente sempre meno costretti a raccontare la mera cronaca dei fatti e quindi limitati nella loro
creatività, e parlando di
Firenze mi viene in mente la storia della pontellizzazione che fino ad
oggi ci era stata raccontata sincronizzandola al calendario Maya prima
di essere messa in discussione per sopraggiunta barcellonite inattesa,
un vero e proprio anatema per certe logiche di teorema, e poi mi viene
in mente Massimo Sandrelli, il più capace di tutti a romanzare, una
nuovissima vena la sua che prende ispirazione da certi professionisti
che operano soprattutto in ambiti istituzionali, capaci di mettere a
punto la cosiddetta finanza creativa, riuscendo così ad amministrare con
verniane pratiche di intermediazione finanziaria atte a migliorare
“situazioni” compromesse, e così Sandrelli spinto da amici romanisti,
s’inventa il giornalismo creativo e riesce magistralmente a recuperare
il derby della Roma ormai compromesso fino a farglielo vincere a tempo
abbondantemente scaduto. Insomma Montolivo, ingenuone che non è altro
presta il fianco al Sandrelli della Gazzetta e prova a raccontare la sua
storia che non è facile e lo dimostrano le mancate dichiarazioni
promesse sul suo addio, perché l’argomento è molto delicato e oggi hanno
tutto un altro sapore anche le parole di Cecchi Paone che a suo tempo
aveva cercato di far trapelare qualcosa. Intanto è bene precisare che il
grigio è sempre stato il colore preferito di Riccardo fino a dipingerci
il suo pupazzo del cuore da abbracciare prima di andare a letto, il suo
famoso Topo Grigio che sarebbe diventato agli occhi della famiglia il
colpo di genio della sua adolescenza prima di riuscire a passare
brillantemente a Cresima. Modaiolo e frequentatore a Firenze di Pitti
uomo prima di diventare merdaiolo a Milano, ha sempre indossato solo
abiti grigio fumo di Londra, un suo marchio distintivo che in campo è
riuscito a trasferire con giocate grigio fumo e niente arrosto, passaggi
laterali di un metro per mantenere la perfetta piega di prestazioni
insulse che lo collocano giustamente oggi in squadre di mezza
classifica, e quindi anche la sua scelta risulterà corretta visto che a
Londra non se lo inculano nemmeno di striscio, diventa naturale epilogo
andare nella città italiana più grigia per eccellenza, dove il
ridimensionamento è tale che lo stadio nel frattempo si è svuotato, non
come a Firenze che invece si sta riempiendo, e in questa transumanza
della passione c’è soprattutto lui come probabile causale, già definito
nell’ambiente l’eminenza grigia della desertificazione, capace cioè pur
essendo poco visibile in campo di aiutare i tifosi a prendere decisioni
importanti come quella di disertare lo stadio dove proprio lui gioca, un
uomo che trama nell’ombra, e anche il Vuturo ha finalmente capito che è
stato usato dal clan del giocatore per spostare l’attenzione sulla
pontellizzazione e scappare a Milano ma sbagliando il treno del
ridimensionamento. Insomma una cantonata la sua si dice maturata dopo
una permanenza esitva nel cantone dei Grigioni, e per farla breve
Riccardo Montolivo è uno pseudonimo di E.L. James che a sua volta è uno
pseudonimo di Erika Leonard, perché all’anagrafe Riccardo è in realtà
una donna e la foto lo mostra chiaramente in un allenamento lontano da
occhi indiscreti, nel quale può dare libero sfogo alle sue movenze molli
e depilate, con la solita veronica melliflua che rallenta il gioco,
un’oasi di felicità che si ritaglia nel giardino di casa per non
soffrire le frasi dure e maschiliste tipiche del calcio, come quando
viene etichettato giocatore senza palle, e l’intervista alla Gazzetta
voleva essere proprio uno sfogo per raccontare il perché ritiene un
salto di qualità essere andato nel Milan, visto che finalmente ha messo
in pratica quello che ha scritto nella sua famosa trilogia, e così
“Cinquanta sfumature di rosso”, e “Cinquanta sfumature di nero” grazie
alla sua presenza in squadra hanno trasformato i cinquanta rossoneri in
rosa in “Cinquanta sfumature di grigio”, effettivamente uno dei MiIan
più grigi della propria storia.
sabato 24 novembre 2012
Alter ego o alternativa
Diciamocelo
simpaticamente ma diciamocelo, come fossimo con il lampredotto in una
mano e il sogno dello scudetto al posto del vino, oppure confusi e
felici dai sogni di gloria alimentati proprio dall’abuso del vino bevuto
con l’altra mano, ma diciamocelo, che tutto vada bene per tutti a
Firenze non è possibile. Domani c’è la Maratona, e Firenze dopo che New
York ha annullato la sua sarà presa d’assalto, si parla di diecimila
persone venute anche per non “buttare via” quella preparazione, alberghi
pieni, ma qualcuno manderà sicuramente affanculo Renzi perché si
troverà incastrato da qualche parte mentre vorrà andare a votare Bersani
per le primarie. Figuriamoci sulla Fiorentina se possiamo essere tutti
d’accordo, c’è chi gode del presente e chi si preoccupa per il futuro,
salsa verde o olio piccante, tutti e due oppure la prudenza e non
godere, o persino il pepe per godere ancora di più, inzuppare il terzo
posto nello scetticismo pensando ai mancati riscatti della prossima
campagna acquisti, o nel brodo di cottura. Diladdarno oppure..., no qua
siamo tutti d’accordo perché non c’è alternativa, c’è solo Oltrarno, San
Frediano regna e quindi niente bianco o nero ma solo Bianchi, e poi la
seconda linea della tranvia, la Mercafir ecco perché i Della valle si
sono riavvicinati, la pista dell’aereoporto ecco perché i Della Valle si
erano allontanati ma non in aereo, Prandelli o il Vasari o chi per il
troppo amore per Prandelli ha pisciato fuori dal vasari, Il derby romano
l’ha vinto la Lazio o la Roma, e in città si dice addirittura che sia
stato giocato a Porta Romana, il merito di questa squadra è di Montolivo
che se n’è andato oppure del Vuturo che è rimasto a parlare con
Pallavicino, di chi aveva visto la pontellizzazione nella Palla di
vetro o di chi il rilancio sempre più Vicino. Firenze è città che non
porta il ciuffo ma la divisa nel mezzo, lo è sempre stata divisa nel
mezzo, come dall’Arno, e ognuno si sceglie la sua parte, poi c’è chi non
sta più ne qua e ne là e molti stanno Diladdarno, Toni subito dopo Porta
San Frediano e Prandelli si affaccia su Piazza del Carmine, come
del resto c'è più di qualcuno che da quando la squadra Viola vola si è
volatilizzato. Diciamo pure che è nel nostro DNA la possibilità di
bere il vino bianco col lampredotto, oppure andare da McDonald’s invece
che dai “Fratellini” a mangiarsi un panino con il pecorino e i pomodori
secchi, almeno ci si piglia anche un po’ per il culo, ma sulla magnifica
Fiorentina che va incontro alla sesta vittoria consecutiva dovremo
trovare per la prima volta nella nostra storia una comunione di intenti e
sentimenti, senza eccezioni anche dei primi antidellavalliani, mercato o
non mercato, simpatie o inchiostro simpatico con il quale era stato
firmato l’esilio per i marchigiani, è tempo di gioie condivise, abbracci
di massa, di cielo sereno senza nuvole all’orizzonte, cori all’unisono e
non all’Unieuro, e così oggi proverò a drenare eventuali atteggiamenti di
pessimismo oppure di sospetto, di scaramanzia applicata allo scudetto,
cercherò di disinnescare il bastian contrario che è in noi, di eliminare
gli episodi d’intolleranza marchigiana, di sedare insomma i tumulti
della divisione, semplicemente con la foto di copertina, in modo che se
qualcuno avesse ancora voglia di gettare qualche ombra sulla nostra
Fiorentina, suggerisco un’alternativa.
venerdì 23 novembre 2012
Pied a terre
Il
refrain è molto orecchiabile bisogna dirlo, e già imperversa
soprattutto tra i cauti, o almeno, quella puntina di prudenza gira nel
solco di un disco che risuona sul piatto dell’ovvio, ricorda un po’ le
canzoni di successo di Umberto Tozzi, ripetuto più volte, “piedi per
terra” è il ritornello più gettonato nel jukebox della società e
dell’ala più riflessiva della tifoseria. Una hit che vorrei rendere un
po’ più hot con la foto di copertina che rispetta la parte più
orecchiabile del pezzo, e va bene quindi “piedi per terra”, ma intanto
vorrei arrangiare questo tipo di atteggiamento almeno con un paio di
tacchi che slanciano un po’ la figura pur non snaturando l’originale
assetto ponderato, e poi le calze che hanno la funzione di donare una
parte sexy a quella che invece è un’esortazione alla prudenza, quindi al
raffreddamento dei bollenti spiriti, poi la calza ha da sempre anche la
funzione di mascherare i lineamenti del volto, pensiamo per esempio
alle rapine, e nel nostro caso il significato sarebbe quello di
procedere a fari spenti, con i piedi per terra appunto, senza essere
riconosciuti. In questo caso anche l’inquadratura di schiena ha lo
stesso scopo di conferire alla squadra poca riconoscibilità nella
fatidica lotta, con un accenno al volto di tre quarti che lascia intuire
ma non svela, così da concentrare le pressioni che di domenica in
domenica crescono su altre piazze. E’ bene precisare che parlando del
ruolo che il ritornello ricopre nel successo di un brano, cioè di frase
musicale più orecchiabile, è importante non confondere gli strumenti
musicali con quelli tipo la tessera del tifoso e appunto il tornello,
che con il ritornello non c’entrano niente, per non ritrovarsi in coda, e
quindi oltre ai piedi per terra, anche con molta gente che te li pesta.
Ho scelto poi un’acconciatura un po’ datata che non togliesse fascino
ma allo stesso tempo ricordasse la parrucca da pagliaccio utilizzata
nella mini contestazione di Moena, perché i maggiori studiosi della
comunicazione in casa Viola ritengono oggi quello lo strumento più
efficace che mai abbia toccato la coscienza del Presidente fino a fargli
invertire la rotta e avviare la rivoluzione che tutti conosciamo e
amiamo. Visto poi come sono stato costretto a canticchiare il refrain
mio malgrado, anche se riadattato in chiave più appetitosa in una sorta
di jam session estemporanea per togliere un po’ quella patina del
preordinato, improvvisando cioè su griglie di accordi e temi a noi cari e
conosciuti, così facendo anche salvando molti animali che di solito
sono i primi candidati delle griglie o grigliate, devo per forza però
anche inserire un lato B al pezzo che va per la maggiore, con la
speranza come spesso accade che il secondo brano alla fine abbia più
successo del primo, e quindi la foto B ha un ritmo decisamente più rock,
per accontentare anche l’orecchio di tutti coloro che invece non
riescono a mantenere i piedi per terra quando il ritmo del bel gioco e
dei punti si fa così incalzante, in modo che alla fine quando i piedi
non potranno stare più per terra perché galopperemo veloci verso il
traguardo, potremo addirittura usare il frustino con il giusto ritmo
sincopato per cercare di risvegliare in tempo per festeggiare tutti
coloro che nel frattempo hanno avuto una perdita di conoscenza
improvvisa, si insomma, quella che a Firenze è stata denominata la
sincope della pontellizzazione.
giovedì 22 novembre 2012
Scu-sa se l'avevo-detto
E’
iniziata ufficialmente la caccia, ma non pronunceremo mai il nome della
preda, saremo come bracconieri mimetizzati e scaramantici nel bosco
delle aspettative, gli daremo nomi in codice in un regime di rime e
assonanze, iniziando col dire che è iniziata la caccia al “furetto”, il
terzo, visto che due gli abbiamo già nel carniere. Se invece qualcuno
dovesse preferire la pesca, allora potremo pensare di tirare su le reti a
maggio, e sempre per non dire cosa festeggeremo, potremo usare la lenza
se occorre, e insieme all’assonanza tirare su quello che debitamente
cucinato mangeremo per far festa, una tipicità regionale in onore dei
proprietari del peschereccio, e allora sarà tempo di un magnifico
“brodetto”. Se andremo per stalle come faine sarà l’”ovetto” il nostro
fine, per boschi potrà essere invece un fungo o un tartufo, l’importante
per il palato e per l’assonanza è che sia “perfetto”. Ce lo divideremo
comunque, e qualsiasi identità o forma gli vogliamo dare oggi per
mascherarlo e proteggerlo con la scaramanzia, per evidenti requisiti di
rima ne prenoto fin da adesso comunque almeno un “etto”. Pur essendo
cattolico, se necessario, per ottonerlo potrei rivolgermi fino a
“Maometto”, festeggiare bevendo “Mionetto” e suonare l’”organetto”,
cucinare arrosti sulla brace dentro al “caminetto” fino a rifugiarmi poi
satollo dentro al “gabinetto”. Le altre settimane avevamo dovuto
verificare certi requisiti per avere diritto e poi accesso alla battuta
di caccia, e se poche settimane fa poteva sembrare solo una battuta,
oggi è ufficialmente solo caccia, o pesca o forse sarebbe meglio per
rispetto degli animalisti parlare di qualcosa di vegetariano, e così per
dare un buon profumo all’attesa avrei pensato al “finocchietto”, è
importante non menzionare invece l’orto per non innescare le
problematiche tipiche del chilometro zero, che nel calcio non hanno lo
stesso sapore visto come lo zero sappia troppo di sconfitta, e forse
alla fine sarebbe addirittura meglio trasferire il sogno nel deserto
lontano dall’invidia, come se avessimo sbancato un casinò di Las Vegas,
che così accontenta anche i las vegani. Non sarà certo un “casotto”
battere il Toro anche perché nessuno fino ad oggi si è dimostrato un
“cacasotto”, la fiducia cresce di minuto in minuto quasi come il debito
pubblico, tanto che per la prima volta, con la foto di copertina ho
voluto documentare precisi momenti di vita personale, una testimonianza
della fiducia ormai conclamata in materia di possibili prede, in poche
parole l’equivalente del trofeo che il cacciatore espone orgoglioso, ho
preso spunto da questo malcostume, per rendere estremamente tangibile il
mio ottimismo, mettendo in salotto invece del trofeo non ancora
conquistato, un qualcosa che avesse almeno un significato ben preciso,
forte, l’ufficialità cioè dell’inizio della sua rincorsa. Ora siccome il
blog vanta una variegata tipologia di utenti che hanno sensibilità,
culture, filosofie e anche costumi alimentari profondamente diversi, mi
sembrava inelegante scegliere una foto, che ne so, magari di un
cinghiale che raccontasse appunto l’inizio della caccia, e allora, per
non sapere ne leggere e ne scrivere, ne ho scelta una che raccontasse
l’inizio della corsa.
mercoledì 21 novembre 2012
Perifraseggi
In
un mondo come quello del calcio dove l’uso della lingua italiana è più
ruvido di un intervento di Chiellini, per alcuni addirittura un optional
come la vernice metallizzata, tanto che molto spesso si sceglie di
andare in bianco con la grammatica pur di risparmiare, la Fiorentina si
dimostra la più democratica promotrice di linguaggi facili, scegliendo
di parlare la meravigliosa lingua universale del bel gioco, per cercare
di facilitarne a tutti la comprensione, con eccezioni come le perle da
pirla di Massimo Mauro che parla un lessico dislessico, e al quale hanno
affiancato non a caso quel gran pezzo di un tutor della D’Amico, visto
come l’opinionista di Sky pur di ottenere la libertà di pensiero
necessaria a dire stronzate, usi il condizionale come unica possibilità
per scontare la pena fuori dal Cepu che è il suo carcere naturale, e in
attesa dell’indulto che lo liberi dall’insulto di un uso convulso della
lingua italiana, e soprattutto con il terrore per il giorno in cui il
congiuntivo tornerà di moda. La modernità di linguaggio del suo gioco
mette invece la Fiorentina sotto i riflettori di una passerella
addirittura europea, e così chiunque oggi se ne può riempire la bocca e
gli occhi, ad alcuni concede addirittura quel giusto equilibrio fatto di
parrucche e nasi da pagliaccio che regala lo stesso glamour un po’
retrò di Mughini. Dall’associazione medici offensivisti viene definita
una squadra curativa, in alcuni casi persino termale, benefica per la
cura dei dolori del giovane Werther ma anche di chi aveva buttato una
passione non più giovane nel water, che riesce persino ad ingentilire
gli animi burberi di chi offendeva e che oggi invece riesce ad amare
persino un marchigiano come Andrea, mentre in un fuori onda la D’amico
consigliava a Mauro l’uso di frasi forti ma allo stesso tempo facili da
pronunciare, un po’ come hanno fatto domenica i tifosi Viola con Della
Valle, che è sempre meglio che avventurarsi alla ricerca di insidiose
gentilezze, o sempre come i tifosi Viola quando cercavano trame
nascoste, che diventano pericolose botole dialettiche per la diretta o
per la logica più stretta, come quelle frasi che vorrebbero promuovere
la sana abitudine di mangiare la frutta in una dieta più equilibrata di
un giudizio sulla Juve o sui marchigiani, ma anche insidiose come un
crampo da combattere con un concentrato di potassio, e che alla fine per
offrirne in segno di pace si rischia il fallo in mischia con frasi del
tipo “vuoi quei kiwi?” che fanno il pari con “pontellizzazione”. E la
Fiorentina che sa di essere la squadra che esprime il miglior linguaggio
calcistico ha già chiuso accordi di collaborazione con l’Accademia
della Crusca, commissionando la fornitura di striscioni di base da
esporre in uno stadio sempre meno sgrammaticato, con una frase
passepartout buona per tutte le stagioni, striscioni insomma che
facilitano la loro compilazione attraverso una formula semplice ma allo
stesso tempo efficace, in grado di esprimere emozioni e spirito di
appartenenza, una base neutra “Uno di noi” come fosse pasta frolla da
farcire a piacimento aggiungendo alla bisogna una volta Andrea, un’altra
Viviano, mai il Gat che ha esplicitamente chiesto e ottenuto
dall’Accademia della Crusca l’esclusione del suo acronimo in favore di
un’esclusiva concessa ai Savoia e al Vaticano, che così potranno esporre
lo striscione “Gat uno di noi” dalle finestre di qualche residenza
estiva e di Piazza San Pietro. Noi intanto culliamo il nostro grande
sogno con la musicalità di fraseggi che se da una parte ricordano il
Barcellona, dall’altra ci riportano anche al più familiare Dante
Alighieri con lo schema di Gianni Vio denominato proprio “Vuolsi così
colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare” che esprime
perfettamente la velocità di esecuzione di certe soluzioni dialettiche e
diaboliche. E tutto quello che potrebbe sembrare impossibile, anche
quel sogno così impronunciabile, con questa squadra può diventare realtà
proprio grazie alla sua grande facilità di fare gioco, che rende il
linguaggio del calcio più facile e accessibile a tutti, anche per chi
non ci aveva visto affatto chiaro nel comportamento dei Della Valle fino
a ritenerla un’ incomprensibile pontellizzazione, più difficile da
digerire di un proverbio giapponese, che oggi invece gli è stato
finalmente svelato, tutto adesso è possibile
con questa grande squadra, e il finale è scritto nella seconda foto, il
sogno è ormai un libro aperto che ci sta già abbracciando.
martedì 20 novembre 2012
Smobilitaros. Ehhh? Popppaaa!!!
I
Della Valle ne sanno una più del diavolo, anzi due visto il tre a uno
del Meazza, fino a ieri a rischio barbecue come il Savonarola,
spernacchiati anche dall’ultimo dei moicani, un gruppo di tifosi randagi
che fanno del mojito la colazione tipo, che hanno attaccato i
marchigiani come le zanzare con gli zampironi e i paragoni, tra cui
persino Zamparini, un Pozzo di lungimiranza quella del tifo manipolato
dai Preziosi consigli di chi li ha usati come carrelli del supermercato,
senza metterci neanche il canonico euro come ha fatto Pallavicino, lo
stesso tifo che contro l’Atalanta gli riserva onori e cori, fino agli
allori sottratti agli arrosti del pranzo della domenica, atteggiamento
finalmente non più strisciato ma che confeziona invece striscioni di
buon vicinato. “Andrea uno di noi” campeggia in Maratona e un po’
ricorda anche “il ragazzo della via Gluck”, perché là dove c’era scritto
pezzo di merda invece dell’erba ora c’è una cittadella invece della
città, più o meno è stata riadattata sbianchettando le offese, e poi via
ancora con “questa è la storia di uno di noi...” Insomma si è passati
dalla malinconia prandelliana alla gestione della guardiola da dove
passa tutte le domeniche la passione sfrenata per il nuovo Guardiola, un
servizio di portierato che prevede anche la tipicità regionale di
Viviano. Passati da voglie confessate con torbidi annunci solo per farsi
consolare da Tutunci, svergognate offerte di cessione del lato B a
qualsiasi cessone che inventi passione, fino alla ritrovata fedeltà
coniugale di una riscoperta passione e speriamo non di millantati
orgasmi. Oggi anche il sito della Uefa esalta il gioco e la classifica
della Fiorentina, si parla di nuovo che avanza non facendo menzione
alcuna della pontellizzazione a quattro ruote motrici capace di
quell’aderenza intestinale che aveva procurato nella tifoseria più di
qualche mal di panza, sottolineando invece la qualità di un centrocampo
definito con i fiocchi, mentre l’entusiasmo ritrovato fa meglio del
cotton fioc e toglie il cerume dagli orecchi di chi sentiva le sirene
della liberazione marchigiana, e il ciarpame di chi voleva dare via il
culo agli sceicchi, e l’articolo chiude invitando i tifosi Viola a
sognare. Pochi mesi sono passati dall’incompetenza di quella proprietà e
dal suo malevolo disegno pieno di germi, di svenderci sottocosto
neanche fossimo un frullatore della Girmi, fino all’esaltazione di
domenica e ai cori di risarcimento, quando poco prima si chiedevano con
arroganza confronti di rassicurazione, oggi si riconoscere di essere
stati ingenue marionette raggirate con la leggerezza dell’organza. Siamo
passati da un’inappetenza sessuale, da un calo di desiderio che aveva
reso la passione così piatta da non aver bisogno nemmeno del reggiseno,
fino al vento in poppa che ci trascina fino in bocca alla prossima che
da piatta potrebbe addirittura essere una “sesta” consecutiva.
lunedì 19 novembre 2012
Sogni proibiti
Innestata
la “quinta” sull’autostrada che unisce Firenze alla Catalogna, la più
bella squadra del campionato tinge di Viola e blaugrana la zona
Champion, aiutata proprio dal casellante Montolivo che alza l’asticella
ad Aquilani permettendogli inserimenti da grande centrocampista, grazie
al Telepass della sua recente farsa che gli ha spalancato le porte
di un ruolo altrimenti indebitamente occupato, gol e assist, mentre il
suo inconcludente caracollare porta in zona Navigli la barriera alla
quale il Milan si è dovuto inesorabilmente fermare a pagare pedaggio. Il
nostro centrocampo è oggi il migliore in assoluto, e qualsiasi paragone
tra i due è per Montolivo davvero mortificante. Barcellonesca goduria, e
chi se ne frega se qualcuno non ci aveva creduto, perché oggi al posto
di una mozzarella mangiamo Pata Negra, e come ampiamente anticipato,
arrivano i tre punti insieme ai cori per Della Valle, invece dei rutti
che avevano contraddistinto la digestione di una tifoseria manipolata ad
arte da interessi di bottega, con panzane gassate da falsità,
striscioni e cazzate fino ad autentiche pagliacciate, mentre Tutunci si
ritrova al tappeto come l’Atalanta di un Colantuono che recrimina invece
di ringraziare il Dio di aver giocato contro una squadra come la
nostra, in modo da poterlo raccontare un giorno anche ai nipoti. Di aver
giocato cioè contro una squadra che disegna manovre di broccato, con
gli inserimenti preziosi dei centrocampisti e dei difensori sia
nell’ordito che nella trama, come chi ha ordito trame gonfiando il
malcontento per mandare via i ciabattini. Capaci invece di mettere in
piedi in pochi mesi una delle più belle Fiorentine di sempre, lo strappo
con la tifoseria per fortuna è stato ricucito proprio grazie alla
bellezza del suo gioco, al filotto di risultati, solo pochi mesi per
ridisegnare società e squadra, oggi la Fiorentina è la più bella realtà
del calcio italiano, abbagliante e allo stesso tempo concreta, capace di
creare occasioni da gol e di limitare come nessuno gli avversari,
basterebbero i due punti di Parma per essere secondi a tre punti dalla
Juve. Questa squadra riesce a rendere addirittura noioso un secondo
tempo di rara bellezza, giocato sulle Ramblas, dove si mette in luce
anche il lavoro di chi studia le soluzioni sui calci da fermo, mentre
nelle realtà fino a ieri invidiate dall’ala più lungimirante della
nostra tifoseria, ormai si lotta solo per non retrocedere, la pareggite
di cui soffre invece la nobiltà del calcio certifica la nostra grande
competività, che lascia le briglie sciolte ai sogni. Un gruppo non solo
capace di gestire la settimana della vittoria di Milano, non solo capace
di affrontare la partita costretta ad approfittare dei mezzi passi
falsi delle altre, cominciando così a confrontarsi con le pressioni che
cerscono, ma capace anche di reagire immediatamente al pari atalantino.
Tutto questo in assenza del nostro giocatore migliore, e i sette gol
senza Jovetic sono il bacio accademico alla laurea di Montella, capace
di far giocare un calcio più bello anche di quello di Prandelli,
impensabile solo fino a qualche mese fa quando ancora si rimpiangeva
perché considerato unico garante dei nostri interessi violati dal
disimpegno dei Della Valle. Adesso crescono gli appetiti, strane voglie
ci assalgono improvvise, e prima di addentare primizie ancora
impronunciabili e fuori stagione, a Torino si dovrà parlare di partita
“maggiorata”, visto che potrebbe essere una bella “sesta” quella
vittoria consecutiva, con cui sognare una “spagnola”, si, insomma, dopo
aver gettato definitivamente la maschera potremo ritrovarci in mano
anche un sexy reggiseno di uno stilista catalano.
domenica 18 novembre 2012
Malessere e benessere
Scoperto
finalmente perché Andrea Della Valle ha abbandonato repentinamente la
pontellizzazione oltre al cane sull’autostrada, allo stesso tempo è
emerso che Montolivo ha Alzheimer l’asticella delle ambizioni
dimenticandosi subito dopo di rilasciare la famosa intervista con la
quale avrebbe dovuto raccontare verità scomode, un quaquaraquà insomma,
che a proposito di sindrome ha sporcato la sacra sindone del Santo
dichiarando che proprio Cesare ha sempre garantito a Qui, Quo, Qua un
posto nel suo staff mostrando di soffrire di nepotismo. I figli della
sorella nati ad ovest di Paperino sono un’ ombra sul lavoro del grande
Cesare sempre impegnato a curare la sua immagine e meno certi sintomi di
malessere morale tipicamente italiano. Malessere che per fortuna è però
alla base deI grande rilancio Viola, che si avvale quindi del
disorientamento del suo Presidente che si dimentica la parola data a
Tutunci, e che probabilmente costruirà un nuovo stadio alla Mercafir
pensando al nuovo Colosseo dove farci uccidere la passione da morbi
feroci come gladiatori. Intanto il campionato prepara un delizioso
pranzo della domenica, l’aggancio al Napoli con relativa erosione di
punti alla Juve, una spallata per allontanare ancora di più la lazio e
con l’ulteriore chiusura delle ambizioni di Montolivo giù nella stiva
della sua scelta più sbagliata. E chi non è orbo oggi deve dire grazie
solo a un morbo più che a una famiglia d’imprenditori marchigiani,
mentre in molti fanno le corse per chiedere scusa alla famiglia di
Casette d’Ete, noi vogliamo dire le cose come stanno, altro che
riconoscenza, vogliamo fare un quadro onesto di questo grande rilancio
Viola, e allora non possiamo che fare un cenno soprattutto al quadro
clinico di Andrea. Chissà se oggi gli sarà dedicato un coro, oppure
inviato un SMS per aiutare la ricerca sulla sua malattia, e quindi per
aumentarne l’efficacia delle terapie disponibili, perché se è stato il morbo
che ha colpito Andrea a fargli dimenticare di portare a termine la
pontellizzazione, allora il nostro benessere è legato a un malessere, e
battendo l’Atalanta anche a un salutare aggancio al terzo posto, ma a fine
stagione quello stesso morbo potrebbe presentarci un conto salatissimo, quando cioè
occorreranno venti milioni per riscattare i prestiti, allora si che
vedremo davvero quale tipo di demenza avrà colpito il nostro amato mondo
Viola, se quella senile di Andrea, o quella più classica ad aver
attaccato il pensiero astratto, la capacità critica, il linguaggio, l’orientamento spazio temporale di una parte del nostro tifo, degenerato poi nella fobia della pontellizzazione.
sabato 17 novembre 2012
Fiorentina in 3D
In
un campionato tecnicamente inquinato dalla mediocrità, la Fiorentina
combatte lo smog con il perlage fine e ricco del suo gioco che ricorda
tanto quelle piccole e preziose collane di perle del Krug, che salgono
numerose e persistenti come le nostre aspettative, un contrasto forte
col grigio e buio cunicolo nel quale è finito il nostro calcio
impoverito come l’uranio, diventato una roccaforte del ristagno
economico e della crisi tecnica che non è dovuta certo alla malasorte. E
in questa corte interna spoglia e piena di gente che raglia, ultimi
Conte e Cassano, la Fiorentina spicca come fosse la squadra più ricca,
controtendenza che alimenta la passione di Fiorenza, luce preziosa che
produce gioco e interesse, che ha lo stesso interasse delle grandi
squadre europee, che si differenzia per la bellezza del suo calcio, dove
spicca ricca la sua natura rigogliosa, fitta di modernità e di buone
idee. Un campionato che ha bisogno del parasole per guardarla, dentro al
quale si staglia con la stessa ferocia di Roncaglia, in mezzo a tanta
frattaglia, sontuosa e precisa, decisa mentre gli altri arrancano come
sulla Cisa. E la Fiorentina non può certo avere paura dell’Atalanta,
anzi la deve schiantare proprio per affermare la sua posizione di
squadra al vertice, è troppo superiore, e così la quinta vittoria
consecutiva sarà più appetitosa, lanciata com’è dalla sua
consapevolezza, classe, qualità, e allora possono presentarci la partita
come vogliono, ma a meno di un tracollo generale non potrà esserci
partita. Perché come Milano era stata occasione per affossare i
rossoneri e finalmente gettarsi tra le braccia delle aspettative, questa
è occasione altrettanto ghiotta per allungare mentre le altre si
scannano tra di loro, da una parte la mattanza e dall’altra noi che ci
riempiamo la panza, la squadra è ormai forte e consapevole, affidabile,
determinata a imporre il proprio gioco, una superiorità che ci lascia
tranquilli anche davanti alla solidità degli obici orobici. C’è profumo
di grande squadra, di grande partita, di grande campionato, e l’Atalanta
arriva giusta giusta, seguita da buona considerazione e rendimento, per
dare come sempre più valore alla nostra vittoria, essenziale per
lasciare una scia di forza e bellezza, e così il profumo agrumato della
passione salirà alto lassù verso la cima della classifica, liscio come
l’olio, concentrato come l’olio essenziale, insomma sono o non sono
bergamaschi, e allora prima li sbucceremo e dopo averli spremuti bene
bene profumeremo il motto delle tre “d” dei DVD,“dignità, dovere,
divertimento” con olio essenziale di bergamotto.
venerdì 16 novembre 2012
Rime e voci
Oggi
possiamo dire di essere proprio a cavallo di un magnifico progetto
fatto di bel gioco e ambizioni, di entusiasmo e unità d’intenti, di
competenza e idee chiare. Di un sogno da cavalcare a pelle. E se la
Fiorentina ha messo nel mirino l’ostacolo Atalanta, per aspirare una
volta saltato, alla vetta del campionato, noi a proposito di aspirare ci
teniamo a far sapere di non aver nessun problema in merito visto
l’esercizio giornaliero che da sempre facciamo con la C per farla
diventare una povera ed asmatica acca. Poi c’è chi non capisce niente di
cosa vuol dire avere una società seria, un po’ come quando Sharon Stone
accavalla le gambe e allora uno lì non ci capisce più una acca. Che non
è una C aspirata, perché in questo caso si aspira a ben altro, visto
che tira e non aspira più trovare il pelo nell’uovo
dell’autofinanziamento che non un carro di vincitori e buoi. E allora
non ci si capisce niente come con la pontellizzazione. E non è questione
di essere una mezza tacca, semmai una messa in scena, anzi una messa in
piega dove spruzzarci tanta lacca, in modo che il vento della
smobilitazione non possa farci la risacca. E non capire di essere dalla
parte giusta non è una picca ma una pecca. Porca vacca! E’ come cercare
sceicchi quando invece si è già davanti alla mecca, è come tirare
cazzotti a vuoto con l’uomo che masticava la cicca, quello che doveva
rendere Firenze una città più ricca, ma oggi si sa che a Firenze in
molti hanno pestato una cacca, che potrebbe essere anche di mucca visti i
riferimenti ai muggenti del Gat. Intanto emergono verità di
manipolazioni, di legna da ardere sul fuoco delle smobilitazioni, di chi
non ha capito un tubo nemmeno su chi era Mamma Ebe, di chi è andato a
caccia delle streghe. Noi come sempre galloppiamo la nostra passione per
la Fiorentina e non solo, come mostra bene la foto di copertina,
orgogliosi di aver dato fiducia alla persone serie, di essere stati
dalla parte giusta, nella seconda foto invece c’è tutto il rammarico per
chi si è seduto a farsi prendere per il culo, per che non ha capito più
un acca anche in assenza di Sharon che gli accavallasse le gambe, ma è
bastato più semplicemente un accavallarsi di voci.
giovedì 15 novembre 2012
Smoby Prince, traghettati verso la smobilitazione
Firenze
gronda di nuova passione, e a parte una piccola fronda, con questo
sentimento ritrovato, oggi il tifoso potrebbe riempirci un secchio,
finalmente si è riaccesa la luce e con l’Atalanta già si parla di
trentamila persone. Ventimila in più delle leghe dell’ultimo Verne di
Vernole sotto il mare della pontellizzazione. Bisogna veramente dire
bravi a tutti, questa volta nessuno escluso, perché la Fiorentina oggi
è il miglior progetto, la squadra che gioca il calcio più interessante,
un grande gruppo e tanta, tanta competenza. Pradè e Macia sono stati il
nostro consorzio di bonifica dell’ambiente, come quello di Bradano e
Metaponto, capaci di ricostruire tra la malaria di giocatori con la
mamma malaria e tifosi malati, in maniera impeccabile e impensabile
anche per chi come me parla alle galline insieme a Banderas. Si insomma,
anche per me che cerco di vedere la ruota del Mulino Bianco dalla
finestra della vita, io che inzuppo le Macine nell’ottimismo non mi
sarei mai aspettato una pontellizzazione così raffinata, diciamo come
quei look finto trasandati dove la barba è incolta ma studiata, così
come questa che alla fine è solo una finta pontellizzazione, che piace
fino a riempirci lo stadio, molto meglio di un look ingessato come
quello dei Della Valle, perché il troppo cachemire stroppia, come voler
ristrutturare il Colosseo invece del conto corrente di Montolivo. Alla
fine operazioni come le cessioni di Nastasic, Gamberini e Behrami sono
ammantate di smobilitazione solo apparente, perché sono invece delle
sdruciture posizionate ad arte per far credere a un progetto vissuto,
finti graffi sul cuoio del portafoglio chiuso del padrone, supermercati
dove svendere i sogni, dall’”Esselunga prezzi corti” al nuovo marchio
“Della Vallelunga braccini corti”. Siamo una squadra casual, finto
casual naturalmente, perché il denim è prezioso come i piedi dei
centrocampisti, tutti i particolari sono curati, come i rivestimenti
Poltrona Frau su Italo, tutto è stato scelto perché potesse essere
funzionale al gioco ideato dal nuovo fenomeno della panchina, quando il
top player non c’è e nessuno se ne accorge, così come la
pontellizzazione e Montolivo. Intanto mancano pochi giorni alla prossima
partita che potrebbe lanciarci definitivamente nel bel mezzo della
lotta per la Champion, e mancano pochi giorni anche alle primarie, dopo
il confronto televisivo su Sky tra Preziosi, Tutunci, Pupo, Totò sceicco
e Giorgio Mendella, il tifo Viola sembra essere sempre più orientato a
fidarsi di quest’ultimo, perché a differenza dei Della Valle fa rima con
Montella, che è una garanzia visto che anche Giorgio è uomo abituato
agli avvisi di garanzia. E questo piace tanto a Firenze. E uomo avvisato
è mezzo salvato, per questo è tutto un susseguirsi di appelli per
mantenere alta la concentrazione, per cercare di frenare i facili
entusiasmi di fronte ad una partita difficile come quella con
l’Atalanta, che potrebbe sempre presentare il conto salato della
smobilitazione a scoppio ritardato. Una tempesta che i metereologi del
tifo hanno annunciato in largo anticipo, fulmini a ciel sereno, forse
Toni e fulmini, o forse ancora Colantuoni. Dicevamo alla vigilia che
quella di Milano poteva essere una svolta, e lo è stata visto che
eravamo sempre arrivati al bordo della consacrazione e ogni volta che
dovevamo fare l’ultimo salto non lo facevamo mai, scontando con le
grandi la nostra dimensione, e allora vogliamo puntare ancora sullo
stesso atteggiamento propositivo e cercare quella quinta vittoria
consecutiva che non c’era riuscita nemmeno con Prandelli. Non ci
interessa più nemmeno aspettare il referto medico sugli infortunati,
tanto sappiamo che chiunque giocherà avrà il vantaggio di usufruire del
perfetto impianto di gioco costruito da Montella, il gruppo è unito e
sempre pronto a darsi una mano, così che il problema della quinta
vittoria consecutiva non ci dovrebbe essere, magari per quella dopo a
Torino si, perché una mano non basterà più per contarle, e allora potrà
essere davvero un problema serio, perché se aspettiamo che un’altra mano
ce la diano i Della Valle, stiamo freschi, ci ritroveremo senza un
progetto e allo stesso tempo in manovia con un contratto a progetto.
Insomma, come sempre faranno le nozze coi fichi secchi, o meglio, tanto
mastice al posto dell’astice.
mercoledì 14 novembre 2012
Una vocazione per le vocali
E’
proprio un brutto scherzo del destino quello di dilapidare la passione
di una vita al tavolo da gioco dei marchigiani, che rilanciando ti
pizzicano in mezzo al guado di un bluff che di fatto ti ha lapidato la
credibilità. E la teoria della smobilitazione, improvvisa, fa puff!
Sparita insieme a tutti quei Preziosi ragionamenti che ci avevi puntato.
E oggi sei come James Bond, nel senso che il valore delle tue teorie è
lo stesso dei Bond argentini. Anche se ti resta sempre il derby della
Lanterna, dove potrai assistere alla competenza del tuo presidente dei
sogni e portare così che ci sei anche due fiori nel nostro cimitero
degli elefanti. Sfortuna nera, forse un Gat nero che è passato sotto la
Scala del calcio proprio mentre Montolivo saggiava con mano quale
progetto tra quello che ha scelto e quello che invece ha snobbato è
nella realtà dei fatti il più ambizioso. Allora forse non è proprio
tutta sfortuna, ma è più una questione di puntare sulle persone o sui
progetti seri, anche se è vero che certe teorie si sarebbero potute
rivelare serie se solo si fosse venduta la fuoriserie, bastava
immatricolare Jovetic al City e il sito forte della pontellizzazione
sarebbe salito acre ad alimentare l’acredine, e ad avvalorare le teorie di
sbancamento della proprietà. Un castello di accuse che prevedeva la
volontà di perdere denaro per protestare dopo il sequestro dei terreni
di Castello. Un castello di sabbia che qualcuno ha costruito senza le
dovute accortezze relative alla sicurezza, quelle necessarie per mettere
a norma i più elementari principi della logica, che poi sono quelli che
ti insegnano anche alle elementari, e una sabbia trascurata prima o poi
diventata rabbia fino a cronica scabbia. E oggi l’aver puntato sul
cavallo sbagliato si è dimosrato un errore solare, certi tifosi si sono
ritrovati sul lastrico, purtroppo non solare, ma senza più un spicciolo
di passione e in più con il reflusso gastrico. La Barcellonite come la
primavera, ha liberato nell’aria pollini di grande progetto, mettendo
allo scoperto il tifoso reietto, costretto al rutto per digerire il
grave errore di valutazione, tifoso contro oppure anti, oggi allergico
alle gioie Viola, e costretto all’antistaminico. E mentre la palla gira
che è un piacere, anche le palle girano, e la quarta vittoria
consecutiva procura tanta latitanza, che se non fosse perché in galera
potrebbe trovare sollievo nella speranza che ci acquisti Latitanzi, in
modo da far fallire anche la Mukki Latte. E’ un brutto scherzo del
destino questa Fiorentina, anche se ultimamente si sgretolano un po’ di
certezze, visto che anche il Vuturo riconosce di essere stato
manipolato, emerge sempre di più una qual certa lucida regia, altro che
destino, una strategia finissima quella che ha soffiato
sull’insoddisfazione popolare fino a montare teorie destabilizzanti per
fare terreno bruciato intorno agli scomodi usurpatori d’interessi
cittadini. Noi siamo un blog che ama l’inchiesta, e quando c’è bisogno
di tirare fuori le verità nascoste allora scende in campo la Bice, che
prima ha individuato e poi intervistato il grande manovratore, il puparo
che ha manipolato una parte della piazza. E’ un bambino di sei anni, ed
è quello della foto nella quale ci mostra una delle sue più classiche
soft-strategy, e nel caso della Fiorentina ha confessato di averla messa
in atto per destabilizzare l’ambiente dietro a un lauto compenso
versato in unica soluzione da Tutunci dopo una lezione di flauto, per
impossessarsi della Fiorentina in cambio di un grossolano Gabbeh, il
bambino è riuscito a sostituire nel desiderio di cambiamento di quella
parte di tifosi più malleabili, la E di Preziosi, trasformando i seguaci
dell’antidellavallismo in tanti Priziosi, soldati al soldo del più
ruspante dei nostri eroi, diventato nell’immaginario dei rivoltosi, il
mitico Lampredotto cavaliere della tavola calda.
martedì 13 novembre 2012
Gli angeli che gettano del fango
La
vittoria di Milano ha dato ampio risalto a un idea di calcio nuova per
il nostro campionato, stimolante per i tifosi che hanno la fortuna di
poterla condividere vestita con i colori della propria passione, che ci
racconta una concezione di gioco che non prevede più la figura del
mediano, mentre nella tifoseria la figura di chi rompe le palle invece
del gioco resiste ancora, anche quella però è roba ormai superata di
fronte a una squadra che costruisce la manovra attraverso le capacità
tecniche in un campionato dove si predilige ancora la fisicità. La
Fiorentina fa possesso palla imponendo così il proprio credo invece di
appoggiarsi sull’avversario, e poi pressing alto portato con impasto di
voce corale che la mantiene corta, con il coraggio e la personalità di
proporre gioco, sempre, su tutti i campi e di fronte a qualsiasi
avversario. E così Montella esce da questa giornata come il miglior
allenatore italiano, lucido, capace di leggere la partita,
intraprendente nell’inserire El Hamdaoui e Mati senza cambiare
fisionomia con il rischio di fare abbassare troppo la squadra, in
grado di lanciare messaggi di forza anche in uno stadio come il Meazza, e
cresce la Fiorentina, di partita in partita, capace di mandare in gol
undici giocatori diversi, di far tirare pochissimo in porta
l’avversario, sempre più consapevole dei propri mezzi, sempre umile
anche nel gestire i complimenti e l’entusiasmo delle vittorie montato a
neve, lasciandoci tranquilli che anche il trionfo di Milano non
inciderà in negativo sul prossimo impegno, anzi, sicuri che avrà
contribuito a rafforzarne l’autostima e la volontà di non porsi limiti e
traguardi. Ma è stata anche la domenica della farsa di un certo tifo
che vive ormai in cattività, mortificato dai nasi da pagliaccio
indossati nuovamente per l’occasione, per infondere tenerezza quando da
una parte sostiene con psicologia neonatale che questo nuovo progetto è
nato addirittura grazie a quella che oggi viene definita una
contestazione terapeutica, e dall’altra colta in flagranza di conato e
illuminata al neon. E se l’omo si vede nei momenti di difficoltà certi
tifosi Viola si sono dimostrati omeopatia pura applicata alla
depressione. Fanfaroni, Zigulì spacciate per rimedi antitumorali,
igienisti sempre in bilico sul cratere delle proprie teorie da curare
col più classico dei cristeri, di chi si lava la faccia con la siringa,
angeli che gettano fango volendo passare per quelli che hanno messo in
salvo questa opera d’arte commissionata dalla proprietà, perché non è in
discussione il fatto che uno possa o non possa criticare, legittimo,
senza che ce lo ricordino i mestatori, perché è stato fatto
sostanzialmente molto altro, di profondamente diverso da quanto oggi si
vuol far credere. A parte le offese che qualificano chi le ha espresse,
qualcuno si dimentica che non ci si è limitati solo ad assegnare delle
responsabilità ai Della Valle, qualcuno ha pensato di andare molto
oltre, ritenendo la loro permanenza a Firenze addirittura mortale,
esprimendolo chiaramente e a voce alta, chiedendo esplicitamente di
andarsene per il bene della città. Ritenendoli il male assoluto per il
quale si era abbandonato la passione, e per questo motivo e pur di
mandarli via si sarebbe accettato anche una proprietà meno solida ma più
vicina, ci si sarebbe cioè accontentati di qualsiasi cosa e di
qualunque altra proprietà pur di non vederli più a Firenze. E con questa
convinzione si è fatto di tutto per danneggiare la Fiorentina. I fatti
oggi dimostrano in maniera incontestatabile quanto deleterio si sarebbe
potuto rivelare un atteggiamento tanto ottuso, occluso e peccato non
ancora recluso, che non ci rappresentava affatto, ma che abbiamo dovuto
subire nostro malgrado. Oggi è giusto che tutti si riapprioprino della
propria passione, che possano gioire di questo nuovo ciclo, ci
mancherebbe altro. E’ solo che non ci piacciono le barzellette quando
sono troppo scurrili, usate poi a mo’ di spray nasale antiemorroidale,
l’importante è che non se le raccontino a se stessi, che non cerchino
cioè di spegnere la sigaretta nel canale di scolo dove far defluire la
merda che hanno gettato sulla Fiorentina, perché tanto c’è sempre la
scarpa e il pantalone fradicio fino allo stinco che li tradisce.
lunedì 12 novembre 2012
Travolti da un insolito crostino nell'azzurro mare di un ridimensionamento nascosto
Liberi
da pensieri pontellizzati ci avevamo creduto, non convinti del tutto
dalla solidità economica e dalla statura morale di Tutunci, abbiamo
scelto di stare dalla parte della società e non contro, anche se la
squadra torna da Milano in treno pur di risparmare, mentre con Tutunci
sarebbe potuta tornare su un tappeto volante, con Fratini in jeans e con
Pupo mangiando addirittura un gelato al cioccolato. Chi invece non si è
risparmiato affatto è stata una parte della tifoseria che con grande
generosità e lungimiranza ha supportato questa fantastica Fiorentina con
l’aiuto dell’autolesionismo, tra infamate, striscioni offensivi e
parrucche da pagliaccio, mentre si gridava ai Della Valle di andarsene
per liberarci dal male. Nel frattempo la Fiorentina dei ciabattini e di
chi vuole bene alla propria squadra si dimostra una delle più belle dopo
quella del secondo scudetto, più forte anche di una smobilitazione
strisciante, sottobanco, sottobosco, che conteneva fungaie velenose di
pontellizzazione nel suo ventre, che i micologi del tifo avevano
individuato con acume e tanto, tanto cerume, causa poi di quella
labirintite che gli ha fatti vacillare e quindi giustificare anche il
comportamento vergognoso di Montolivo, terrorizzando che Corvino gli ci
volesse preparare una frittatina con i funghi allucinogeni del
ridimensionamento, comprendendone la smania di fuggire per andare
incontro a progetti più sani e ambiziosi, oggi ben rappresentati dal più
biologico e prospettico De Sciglio. Un Montolivo la cui intelligenza è
stata proprio quella di portare il cartellino in dono a Galliani, come
fosse mirra, un Re Magio diventato presto mogio, nel preciso istante che
da Arcore si dava il via alla vera smobilitazione. E mentre arrivava
Montolivo se ne andavano tutti i grandi del Milan, e mentre se ne andava
Montolivo a Firenze arrivavano i grandi giocatori, e così nel
pomeriggio di ieri la Fiorentina gli ha srotolato sotto il gozzo i
disegni del suo di progetto, messo davanti alla qualità di Aquilani,
Pizarro e Valero e dietro ai dieci punti in classifica come fossero una
lavagna, mentre gli girava la testa per le giocate del miglior
centrocampo italiano, a Firenze giravano le palle a più di qualcuno nel
vedere l’entusiasmo al rientro della squadra, spariti i vari Vuturo,
oggi bisognerebbe avere l’onestà di riconoscere che si era sbagliato, e
quanto male si sarebbe potuto fare se la proprietà si fosse stufata di
perdere soldi in cambio di offese, e non avesse trovato la voglia di
dimostrare che il male risiedeva soprattutto da altre parti. Perché ieri
la squadra ha dato un’autentica lezione di calcio a quella che
Montolivo ha scelto per alzare l’asticella, ha dimostrato di avere in
panchina un allenatore che ha fatto svestire finalmente anche il lutto
ai vedovi del Santo, che gioca il calcio più moderno e bello del
campionato, che mette in fila la quarta vittoria consecutiva, insomma,
tutti gli ingredienti tipici di una smobilitazione mascherata da
progetto ambizioso, millantata di competenza, attaccamento alla maglia e
risultati anche se casuali. Ieri avevamo scritto che i presupposti
c’erano tutti perché si realizzasse quello che poi abbiamo visto sul
campo, adesso la squadra è consapevole come non lo è mai stata, così
come chi parlava di pontellizzazione oggi è consapevole delle nefandezze
che ha detto, e se alla squadra e ai suoi tifosi innamorati si aprono
orrizzonti sconfinati, ai teorici del male marchigiano si aprono
sconforti orizzontali, sedati, legati, sdraiati su di un letto di
rucola, al posto delle palle da oggi si ritroveranno due olive ascolane,
una musica di sottofondo nel cervello, fissa, bella come la
meravigliosa giornata di ieri, come quella di Marcella Bella e delle sue
“montagne verdicchio”, e poi Heidi e le caprette che invece di ciao gli
faranno “ciauscolo”, e così potranno indossare il vestito della
domenica e la cravatta col nodo scorsoio. C’è chi gode e chi rode, chi
ride e chi rade al suolo coi fatti teorie paranoiche di
pontellizzazione. Ma basterà riconoscere ai Della Valle i meriti di
questa meravigliosa Fiorentina, e se proprio non sarà possibile fare a
meno di accusarli di qualcosa, sarà sufficiente spostare i propri incubi
dalla Fiorentina fino allo stabilimento Tod’s di Casette d’Ete, pensare
che stiano smobilitando per poi vendere tutto a Bata, e così noi
penseremo che i teorici della pontellizzazione sono stati solo dei
simpatici Eta Bata che dalle tasche hanno tirato fuori una gran quantità
di cazzate.
Iscriviti a:
Post (Atom)