presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
.
venerdì 30 novembre 2012
Ergo sarà ergonomica
Quando
si dice una passione a tutto tondo s’intende capace di sopportare i
momenti difficili, di tipo smussato proprio come il nostro attacco che
domenica con la Samp sarà più ergonomico anche del famoso starnuto di
Pininfarina che a causa della sindrome da coefficciente aerodinamico che
lo aveva colpito negli ultimi anni della sua vita, si rifugiava spesso
nella galleria del vento da dove si era messo in testa di dare al suo
starnuto meno resistenza all’aria di una Lamborghini Miura. Per dire che
il nostro attacco domenica sera avrà la sindrome di Pininfarina, privo
cioè di punte, una rotondità d’insieme che ho voluto rappresentare nella
foto attraverso quella collana anche se i più sospettosi, quelli per
intendersi della pontellizzazione, dubiteranno addebitandomi pensieri
sotterranei rivolti a rotondità sostanzialmente diverse e molto meno
metalliche, sospetti volgari ma per un certo verso anche coerenti, per
non dire prevedibili, perché in questo scetticismo di maniera esce fuori
tutta la cultura del sottobosco che Diego ha sempre denunciato,
l’esistenza cioè delle cosiddette Mammelle Ebe. Il problema della
carenza di punte esiste però, a prescindere dagli infortuni o dalle
pontellizzazioni che tra l’altro avevano previsto anche i Maya, una
rotondità che a differenza di quella del cognac, non è sinonimo di
qualità ma di difficoltà, perché la Samp si abbasserà dietro la linea
della palla quasi come Brunetta pur d’intasare gli spazi, e allora
potrebbero davvero essere cazzi. Ma la rotondità che è normalmente
insita nel nostro gioco, proprio nei casi di una carestia di reparto
dovrebbe avere la prerogativa di garantire l’aggiramento delle
difficoltà. Come? Con la logistica della manovra. Perché ci vuole
qualcosa che sia piacevole non solo all’occhio ma anche al tatto, e
allora che cosa potrebbe essere meglio per la mano se non la manovra,
che alla fine è quella che identifica proprio una squadra alla mano,
senza eccessivi narcisismi sempre fini a stessi, che portano poi a un
gioco barocco privo di incisività, a un vero delitto della praticità,
agli inutili fronzoli che riservano incognite come la verità della
Franzoni a Cogne. Ce l’ha insegnato proprio il Barcellona che preferisce
la ricerca degli spazi alla punta di concezione più statica, con quel
modo di far girare la palla fatto apposta per allargare le maglie della
difesa in modo da creare i famosi spazi per gli inserimenti verticali,
non per forza delle punte ma di chiunque si butta negli oliati
meccanismi che sono come le fettunte, che annichiliscono per non dire
che abbrustoliscono gli avversari sulla gratella, quello che alla fine
vuole proprio Montella. L’unica cosa che mi preoccupa in una partita
dove anche il pronostico si vergogna ad essere palesemente tale, è il
fatto che non potremo neanche puntare a fare tredici perché lo abbiamo
già fatto contro la Juve Stabia, quale altro giocatore potremo mandare
in rete potrebbe diventare il tema del giorno, chi si butterà in quei
famosi spazi che diventano centravanti all’occorrenza, e la seconda foto
è uno scatto rubato agli appunti tattici di Montella dove è chiaro il
riferimento alle torri gemelle che non ci sono più come del resto il
centravanti classico, quello cosiddetto di peso, o in un concetto di
calcio che sta via via scomparendo e che lo stesso Toni ha rappresentato
prima di essere abbattuto dal terrorismo tattico di Glik Laden, la
torre appunto, e la soluzione è proprio nei movimenti a scalare fino
agli interpreti dal baricentro più basso e quindi più veloci a infilarsi
negli spazi per toccare le vette della rotondità di manovra, e non come
pensano i maligni della pontellizzazione, di toccare con mano le
rotonde tette.