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lunedì 5 novembre 2012

4 (a 1) novembre 1966

Un primo tempo sul quale sembrava pesare una settimana piena di grasso che cola su nuove consapevolezze, con la vittoria di Genova che pareva zavorra appagante, che dava la sensazione di aver pesato soprattutto sulla testa, un ormeggio psicologico che ne frenava la manovra solitamente fluida, ne sporcava la precisione del giropalla e ci faceva soffrire il pressing alto, una rendita che stava per costare cara davanti al bel Cagliari di Sau, ma poi la musica cambia, e allora carasau, perché nel secondo tempo escono fuori nuovamente note di violino e quei valori scritti a lettere cubitali sulla spartito della partita e sulla carta, e allora sarà carta musica, col rumore scrocchiante della goleada sotto i denti. Un secondo tempo che ritrova i sapori conosciuti del bello e che affossa gli isolani come un pecorino di fossa, li sfianca con Valero e Pizarro spostandoli sul campo come tergicristalli, li stronca dopo che Cuadrado riaccende i motori, e poi segna il territorio della vittoria con i gol di JoJo e Toni, una bellissima Fiorentina sulla quale il Cagliari cade rovinosamente a corpo morto, bevuta come un mirto nel fine pasto di una settimana fatta di tre grasse vittorie che alzano i valori di una classifica che adesso è a un passo dallo spasso. E anche se non spesso i sogni si avverano. Le tre cannonate settimanali che hanno ridisegnano la classifica, dopo aver bevuto il Cannonau, aprono la strada che ci porta verso Milano al cospetto di quel Vermentino di Montolivo, e tutto questo dopo che Lazio e Napoli frenano mentre i loro vantaggi in classifica franano.  La sensazione che questa squadra lascia sul campo dopo ogni partita è quella di avere ancora tanti margini di miglioramento, che gioca divertendosi e che potrà andare a Milano nella condizione psicologica ideale, di fronte ad una squadra che invece è in affanno, costretta già a rincorrere e che sarà reduce da una partita di Champion, e la Scala del calcio sarà luogo ideale per mettere in mostra i nostri gioielli, a partire dalla linea difensiva che il Milan si sogna e che è superiore alla loro in tutti i suoi elementi, un centrocampo che affumica le idee agli avversari con il valore di Valero e la custodia cautelare del pallone del Pek che sorprende mentre appende gli avversari in mezzo a un possesso di palla che alla fine li stagiona come lo speck. E là davanti sembriamo sempre più belli, e mentre prima si dichiarava di non avere attaccanti, oggi ognuno rivendica la propria coppia preferita, o recrimina per quelli che non giocano, mentre il lavoro di Gianni Vio comincia a dare i suoi frutti, ed anche ieri la Fiorentina si è dimostrata pericolosa anche sui calci da fermo. Un alluvione di emozioni, di gol, di punti, di gioia in una settimana che  tracima in cima alla nostra passione e ai nostri ricordi, ieri che era l’anniversario dell’alluvione, il quarantaseiesimo, lo stesso numero di Valentino per dire come corre veloce il tempo. E un pensiero allora va anche là, quando ancora abitavo in Via de’ Serragli, va agli angeli del fango, con la considerazione amara che se succedesse oggi ci sarebbero sicuramente anche i diavoli del fango, composti soprattutto dai clan dei giocatori che minacciano di gettarlo invece di spalarlo, sulla società e sui tifosi, ma che ancora non trovano le parole giuste, o forse non ce l’hanno proprio, e poi le acque non sarebbero più così tanto furiose ma soprattutto chete, che si porterebbero via quelle asticelle che poi vedremmo galleggiare verso un mare di progetti migliori dei nostri, ma anche pieni di nafta e zafferano.