presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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venerdì 9 novembre 2012
A Milano col vento in poppa
La
cotoletta ha sempre il suo fascino, e alla fine mi sono convinto che
sia stato questo l’elemento scatenante che poi ha fatto virare la
carriera di Montolivo fino a Milano e probabilmente fino ad evirarla. E’
un po’ questo il segreto di Pulcinella, le famose rivelazioni della
Branchini band, il quarto segreto di Fatima sta tutto nella magia di
quella dorata impanatura. Sono a Milano da un po’ di giorni e nella
metropolitana tutti lo sanno, la gente parla, mentre noi a Firenze
pensavamo all’asticella in maniera troppo discriminatoria verso il
nostro progetto, addirittura mortificante, per una scelta che ci aveva
toccati nell’orgoglio e sminuiti nella dimensione, come se ci avessero
detto “tu ce l’hai troppo piccolo”, mi hanno spiegato ieri in un locale
sui Navigli che invece è intesa non tanto come metafora di un ambizione
necessariamente da alzare, ma piuttosto rappresenta l’elemento
“stecchino” da immergere nell’olio, un vecchio trucco della casalinga di
Voghera che quando vede le bollicine capisce che è arrivato a
temperatura ottimale per friggere la cotoletta. Intanto prima che me ne
dimentichi vorrei dedicare proprio una fermata della metropolitana al
nostro Deyna, e allora in questo mini esilio Meneghino scelgo “Uruguay”
perché meglio lo rappresenta, e poi mi dicevano che Montolivo è persona
molto misurata, elegante, attratto quindi anche dalla moda milanese, da
una mondanità più qualificata, un po’ recalcitrante verso tutto ciò che è
rozzo, e quindi non fine come il suo modo di giocare o come la nostra
bistecca che è alta quattro dita, mi spiegavano che nelle trasmissioni
locali Riccardo rimarca spesso questo concetto sottolineando proprio
come trovi molto più sinuosa la cotoletta. Mi hanno spiegato anche il
fascino dei Navigli, oggi zona molto viva, recuperata, ma quasi secchi e
non come l’Arno che è così arrogante con la sua portata, molto fango,
qualche pozza, insomma un sostanziale aplomb di portata delle acque che
spiega bene quella scelta più metropolitana di Montolivo nei confronti
del provincialismo di Firenze che oggi è lì che adora la tranvia come la
sua più grande opera che la sdogani finalmente da un clichè ancora
troppo rinascimentale. Montolivo è scappato dalla bistecca, altro che
dalla Fiorentina ma c’è una taglia che pende su di lui, perché le parole
dure rivolte verso un certo tipo di carne non sono piaciute affatto a
Roncaglia che basa la sua alimentazione su fondamenta solide, su plinti
di asado e churrasco, e reputa la cotoletta roba da metrosexual, da
mammolette che vagano in mezzo al campo, anemici del centrocampo. E si è
portato dietro Pizarro grande specialista del lazo, capace di
catturarlo mettendolo in mezzo col gioco fino a fargli girare la testa,
poi per festeggiare la vittoria alla faccia di Montolivo e della sua
cotoletta così stitica vogliono dimostrargli cosa vuol dire integrazione
e riconoscimento e si sono portati a Milano la poppa. Il condimento
rosso invece è una preparazione necessariamente da fare sul posto dopo
averlo spolpato.