.

.

martedì 31 marzo 2015

Dopo piazza della Passera vi prometto un'altra piazza al merito

Oggi vorrei essere ancora più ottimista del solito, forse perché sta per iniziare un nuovo ciclo di partite che potrebbero influenzare il meteo regalandoci una gran bella stagione che non si vedeva dalla primavera del Botticelli. Vorrei pensare cioè, che tutti quelli che sono spariti dal blog abbiano trovato la ragazza, anche se è molto più probabile che siano morti. I loro parenti potranno sempre consolarsi ricordando che sono vivi nella nostra memoria, e che qualcuno di quelli rimasti magari è morto dentro. E penso, tra quelli, a chi è ben conscio che dovrà continuare a seguire la carriera di Neto nascosto dentro a un capanno per la caccia ai tordi. Costretto  la domenica a mimetizzare le proprie emozioni all’interno del padule di Fucecchio. Io da buon sanfredianino dal cuore tenero sono qua sempre pronto ad aiutare chi si è perso nel padule di Fucecchio, perché se un mio amico ha un problema, non lo abbandono di certo come fanno molti. Sarò sempre lì al suo fianco a prenderlo per il culo. E poi se non si scherza su ciò di cui non si può scherzare come Neto, allora che senso ha scherzare? Tutti sono lì a chiedersi come mai abbia scelto proprio la Juve, squadra nella quale sono state riscontrate tracce evidenti di Buffon, e ogni giorno se ne aggiunge uno nuovo, dagli ex giocatori agli ex allenatori agli ex portieri, fino agli ex voto dati in dono a Marotta dal padre per esaudire la richiesta d’ingaggio. Tutti si fanno la stessa domanda, ma con tutto quello che c’è in ballo in questo periodo potrebbero chiedersi anche qualche altra cosa. Se posso aiutare, vorrei intanto suggerire la risposta agli interrogativi sulla strana scelta del brasiliano, che poi è molto semplice, perché chi ha consigliato Neto è il primo a porsi la domanda principe proprio dopo aver deciso di indirizzare il ragazzo verso Torino. Sembra infatti che il padre abbia chiesto alla dirigenza bianconera se al Salone del Libro ci siano le figure. E per chi è sopravvissuto al tempo, a Cognigni, ai miei pensieri a latere, all’ostracismo e champagne di Montella nei confronti di Marin e di Richards, al quattro a zero contro la Lazio, è arrivato il momento di rinforzare la passione aumentando la flora batterica con un metodo studiato a tavolino proprio da Vincenzo nostro. I fermenti tattici. E per quanto riguarda l’ottimismo in premessa, non demordo dall’idea di fare intitolare una piazza Diladdarno anche al genio che ha inventato il vitello tonnato.









lunedì 30 marzo 2015

Un passo alla volta

Ieri è stata proprio una giornata di primavera bellissima. Con una giornata e un sole così, l'unica cosa che potevo fare è stato chiudere la finestra altrimenti  la TV non si vedeva bene. Guardare Brasile - Cile è stato un chiaro segno di debolezza in assenza di Fiorentina. La Rita non l’ha presa bene, sarebbe voluta andare a fare una bella girata da qualche parte, anche perché questa settimana me ne vado in Calabria tre giorni. Insomma, lei va in piscina, fa la spesa, pulisce, stira, taglia la legna, imbianca, chiude il buco nell'ozono mentre io fungo da copri divano. Per giustificarmi le ho detto che dovevo smaltire il jet lag. Non l’ha bevuta, ribattendo che l’ora legale non è poi così invalidante. Ma io senza melatonina la domenica della sosta non carburo. Poi ho esagerato, e in un crescendo rossiniano ho mangiato della mortadella tagliata a mano dentro a una schiacciata anch’essa tagliata a mano. Davanti al poster di Pepito Rossi. Ho bevuto una weiss ghiacciata in pieno bivacco esistenziale. Sicuro che tanto la Rita lo sa cosa preferisco, lei conosce bene i miei sentimenti, lo sa che se ogni sera, quando torno a casa, ti abbraccia, ti fa sentire bene e ti aiuta a dimenticare la giornataccia, allora è il divano giusto. Poi un po’ di prosciutto di Parma, quello vero, (No grande distribuzione) ha riportato il giusto equilibrio in famiglia, le frizioni da crisi di astinenza Viola si sono sciolte come il grasso in bocca, e così lei ha provato a suggerirmi una soluzione a tutto questo mio disagio. “Per scappare dalla dipendenza Viola non ci resta che andare a vivere in un'isola caraibica per festeggiare la domenica delle palme ogni giorno della settimana”. Anche se non è molto religiosa l’idea delle palme l’ha redenta. Voglio precisare che non è una donna che scappa, questa sarebbe solo una scelta per alleviare le mie inquietudini, figurarsi se molla, sul frigorifero ha attaccato un post-it per ricordarsi in qualsiasi momento quelle che sono le grandi sfide dell'uomo: salvare il pianeta, andare su Marte, togliermi il pigiama la domenica della sosta. Con l'arrivo del lunedì dopo-Nazionale tutto riprende vita, con la partita della Viola all’orizzonte tutto riacquista un senso, ci riappaiono nuovamente nitidi anche i punti cardinali della passione. Pur se lentamente tutto riprende vita, mi si dirà che sono un uomo prudente ma è solo la velocità di crociera. Brennero, Sempione, Gran San Bernardo, Fréjus, faccio sempre un passo alla volta.

.


domenica 29 marzo 2015

L'ora legale va troppo forte

Sono proprio altri tempi. Pepito rappresenta certi valori, lui i legamenti se li rompe davvero, non come Marchisio. E prendiamo l’ora legale, io ho spostato le lancette dell’orologio un’ora in avanti, ma un’ora non è più la stessa ora che un tempo ci serviva per andare a Bologna. Oggi ne basta mezza. Tutto va più veloce del resto, i bambini e certe eiaculazioni sono precoci. Il calcio, la vita, la connessione. Salah. Ho sentito cover-band cantare “Mezz’ora sola ti vorrei”, gente adeguata ai tempi. Si, un’ora legale è troppa perché i tempi sono cambiati, prendete i problemi di coppia, oggi quando un ragazzo non capisce una ragazza non è più come una volta quando dovevano litigare. Oggi lei deve mettersi a pecora. Per capire meglio come questa benedetta ora legale non sia più consona, basta prendere la sceneggiatura originale de “La grande bellezza” che prevedeva la Fenech sotto la doccia. Oggi c’è il park assist ma mancano i parcheggi, le televisioni sono sempre più grandi e i salotti più piccoli, macchine veloci e strade intasate. Andiamo verso il controsenso. Oggi le calze color carne non se le mette più la donna, servono solo per fare le rapine. Sono tempi duri questi, accentuati da quell’ora legale che risulta inopportuna, ormai ti senti maschilista anche quando devi uscire per andare a comprare le patate. Ne sa qualcosa Montella che per colpa dell’ora legale sarà accusato un’ora prima di non far giocare Richards, e i tifosi avranno più luce per vedere i suoi errori. Viste le velocità in gioco sarebbe sufficiente spostare le lancette in avanti di dieci minuti, basta guardarsi intorno per vedere ragazze sedicenni incinta dei loro coetanei, alla loro età io non sapevo neanche di avere il pene. Il calcio va così veloce che stanno pensando di non chiamarla più neanche sosta per la Nazionale ma pit stop. Insomma, un tempo si cenava in pace e si parlava in famiglia, oggi o c’è lo smartphone del figlio oppure siamo continuamente interrotti. Alla quinta telefonata di "Sono Sara tua consulente fornitore energia Enel Gas e Luce" ieri sera ho risposto "Senti Sara ti vedo più come un'amica".









sabato 28 marzo 2015

Mentre cercate



Mentre cercate un rinnovo contrattuale che si complica. Mentre cercate un’intervista di Montella che vi possa dare la sensazione che la calma non sia poi così piatta. Mentre cercate un seno che sia burrascoso. Mentre cercate una clausola nel contratto di Salah che vi possa rovinare la Pasqua. Mentre cercate le colpe di Cognigni anche per il fatto che stanotte dovrete alzarvi alle due per mettere avanti di un’ora le lancette dell’orologio. Mentre cercate di chi è la colpa per l’addio di Macia tra i titoli di coda della fine del calcio. Mentre cercate un giocatore alla Rui Costa che non sia Zappacosta e nemmeno Mario Rui. Mentre cercate un lampredotto per vegani. Mentre cercate un infortunio anche per Tevez. Mentre cercate le motivazioni che hanno spinto Neto alla Juve. Mentre cercate finalmente un bicchiere mezzo pieno. Mentre cercate un quotidiano più credibile di “Repubblica”. Mentre cercate un giornalista più credibile di Calamai. Mentre cercate un allenatore più credibile di Montella. Mentre cercate la strada per tornare a casa. Mentre cercate qualcosa da trovare. Mentre cercate di rimanere sereni malgrado il vostro meteo. Mentre cercate le poppe tra le prue. Mentre cercate il pelo nell’uovo di Colombo. Mentre cercate la linea rossa. Mentre cercate la verità su Macia che prima era colpa di Montella e poi invece no. Mentre cercate senza riuscirci di avere i’core tenero come noi di San Frediano. Mentre cercate d’incazzarvi con qualcuno. Mentre cercate di passare il ponte alla Carraia per scappare dal vostro inferno. Mentre cercate di passare questa sosta di campionato credendo a tutti gli articoli scritti per passare questa sosta di campionato. Mentre cercate un terzino sinistro all'ingrosso. Però. Mentre cercate la donna di classe levatevi le dita dal naso.

venerdì 27 marzo 2015

La Nazionale senza filtro e ormai anche senza più italiani

La partenza dei giocatori per le Nazionali spesso si trasforma in un vero e proprio cruccio per i tifosi, che la vivono come una sorta di tradimento, quando (raramente) non prevale l’orgoglio per la gita fuori porta del convocato. Mi viene in mente quanto è successo a Pizarro al rientro da un infortunio, risparmiato da Montella nell’ultima giornata di campionato, e subito a disposizione del suo CT. E’ qui che il tifoso insorge come quel marito tradito che pubblica una lettera a pagamento sul Corriere. In una sorta di nuova pubblicità del cornetto. Il tifoso non valuta mai i sentimenti che prova chi a quella convocazione risponde con entusiasmo. Con entusiasmo e spirito di appartenenza. Così come sono convinto che se le piante potessero parlare manderebbero affanculo i vegetariani. Non dobbiamo essere ne troppo egoisti e neanche troppo vegetariani. Perché abbiamo sempre almeno una bistecca da un chilo e tre per ogni nucleo familiare, da consumare nell’arco di un andata e ritorno di coppa, e perché una Nazionale X è vero che può restituirci un giocatore infortunato, ma anche uno esaltato dalla ribalta internazionale. Bisogna uscire da questo equivoco sentimentale, anche se capisco benissimo che per molti, tornare a casa significa non tanto uscire dall’equivoco, quanto dal cesso. Si, ci sono fasce di popolazione che vivono soprattutto in bagno. E poi guardiamo anche il lato positivo di chi parte per le Nazionali, e quando parlo di chi parte non intendo solo i nostri giocatori, ma anche i figli, oppure gli amici, anche Greta e Vanessa potrebbero partire per tornare in Siria. E lì i giovani hanno più prospettive che rimanere qua accanto a genitori tifosi sempre incazzati. Certo, il tifoso non transige, anzi il Bambi in un certo periodo addirittura transennava, a quei tempi aiutava ad allestire zone di pre-filtraggio. E’ difficile mediare come anche meditare. Io faccio uso di oli essenziali, jojoba soprattutto, e tutte le convocazioni mi scivolano addosso. Qualsiasi motivazione viene portata a giustificazione di sentimenti avversi alla convocazione in Nazionale, che poi diventano favorevoli non appena le convocazioni riguardano i giocatori delle prossime squadre avversarie, con la speranza d’infortuni o di aerei caduti durante i trasferimenti. Sentimenti aridi che dimostrano una profondità di pensiero che a confronto la Fossa delle Marianne sembra una tasca dei jeans. In qualsiasi discussione tra tifosi il mio consiglio è sempre quello di guardare la data di scadenza sul retro della scatola cranica. Specie quando parlano male di Montella. E poi il tifoso la deve smettere di essere così approssimativo, e non prevedere, in quanto tifoso, la coerenza, la logica, la sensibilità, l’intelligenza, non può usare l’attenuante della passione per cercare strade che lo portano ad una riduzione di un terzo della pena, perché il tifoso disperato dopo una convocazione in Nazionale di Pizarro non deve fare pena, ne un terzo e neanche metà. Io penso che il tifoso debba essere meno approssimativo anche nelle sue incoerenze. Deve curare i dettagli, sempre. Anche quando scoppiano di salute.





giovedì 26 marzo 2015

Interviste libere - Liberi da interviste


Le conferenze stampa, le interviste. Sono la parte burocratica del calcio, la polvere che si posa sulla passione. Parole vuote e candidate alla prescrizione. Ogni tifoso ha un sogno, il mio, una volta riempita la bacheca, è proprio quello di rendere meno pesante questo “impiccio” che fa parte del gioco. L’idea è quella di fondare un club che non sia il solito Viola Club, ma uno dal nome controverso, che faccia intanto pensare; “Interviste libere - Liberi da interviste”, dove si fa attività per renderle meno scontate, oppure per evitarle. Cosa intendo, la mia idea è quella di renderle meno ingessate, ovvie, pallose, vuote. Come? Attingendo ad un grande caposaldo dell’uomo libero, cioè trovo giusto che un giocatore si senta libero di esprimere le proprie emozioni senza il timore che qualche giornalista di turno, strumentalizzi, estrapoli concetti da contesti. E come fare se non dire le cose chiare e tonde, perché la libertà non è dire tutto ciò che passa per la testa, questo sarebbe eccessivo, la libertà è dire...anzi, il sogno è che a cominciare proprio dal Presidente, alla prima occasione utile, a margine di una partita, il presidente si senta libero di dire “W la fica”. Non ci potranno essere strumentalizzazioni di sorta, neanche attaccandosi alla cadenza marchigiana, se uno dice una frase secca così è un signore, non solo perché esce fuori dai luoghi comuni del calcio, ma perché genera entusiasmo nell’interlocutore. Ho studiato molto quali tipi di frasi usare prima di uscire con queste proposte, una l’ho detta, ci sarebbe anche molto altro naturalmente. E penso a Borja Valero che con quel vocione che non racconta per niente bene il suo fisico esile, potrebbe trovare il rilancio della sua immagine sostenendo tesi diverse dalle solite disquisizioni vuote sulla partita. Io me lo immagino dire “L’importante è la salute. Fondamentali sono le poppe”: Basterebbe davvero poco per svecchiare questo meccanismo infernale dove alla fine di una stagione rimaniamo incastrati per mesi. Un letargo della passione. E un giocatore basso ma con l’esperienza lunga come Pizarro, ha il dovere e tutte le caratteristiche morali di presentarsi in sala stampa e alla domanda sull’andamento della partita, rispondere: “Le donne. Tutto sesso e amuchina”. Questo sarebbe il bello del calcio, e immagino quei giocatori a fine carriera ai quali viene chiesto se da grandi faranno anche loro gli allenatori, come Montella, Inzaghi Pioli, Iachini ecc. Prendiamo Joaquin che potrebbe rispondere: ”No, io torno in Spagna e apro una casa chiusa”. Certo, non tutti sono uguali, c’è chi risponde a monosillabi perché non ha tanta padronanza della lingua, e qua si può lavorare cercando di farli comunicare con le abbreviazioni tipiche del linguaggio giovanile dei social. Ma ci sono quelli capaci di articolare frasi complesse, di argomentare su temi più disparati, diamo almeno a questi la possibilità di esprimersi in sala stampa così come l’allenatore gli consente di esprimersi in campo. Andiamo oltre il solito “abbiamo dato il massimo”. Specie quando ci sono le partite di coppa, quando ci sono giornalisti stranieri, quando abbiamo a disposizione addirittura una traduttrice, quale migliore occasione per andare oltre lo scontato scenario del post-gara. Già mi vedo il Club Manager che in quanto tale difende il lavoro fatto dalla società: “Attacco. Difesa. Finta di corpo. Illusioni. Miracolo del portiere. Pressing. Ripartenze. Un giro lungo solo per arrivare alla T di tette”.


mercoledì 25 marzo 2015

Padoin e Padout

Le persone vanno e vengono, qualcuno le fermi. E’ il pensiero di Padoin riferito a Salah, che riporto per sottolineare come anche un difensore della Juve può avere pensieri profondi. Forse più incubi che pensieri, ma che esprime un disagio sociale pur essendo un giocatore di un sociale importante. E’ la prova che la Juve è come i soldi, non fa la felicità di Padoin, che sicuramente guadagna tanti soldi. E a proposito di prove, le tette sono invece la prova che gli uomini come Padoin possono prestare attenzione a due cose contemporaneamente. Mentre però Salah s’invola verso la porta. In una recente intervista a “Hurrà Juventus” il difensore ha dichiarato che “Il dovere mi chiama ad una marcatura più stretta sull’egiziano, ma quando ho giocato contro la Fiorentina all’andata, il giorno prima ero stato al cinema e mi ero dimenticato di aver messo il silenzioso”. Questa è la storia di un giocatore rimasto scioccato da un’esperienza che lo ha segnato più ancora di Vidal, anche se il cileno è stato segnato più che altro dai tatuaggi. In questa sosta di campionato stanno cercando di rincuorarlo in vista della semifinale di ritorno, ma lui dopo l’esperienza di marcatura più dolorosa della sua carriera ha tre 3 cose che sono diventate troppo infinite: il campo quando Salah scatta, il campo, mentre una volta era l’universo, la velocità dell’egiziano mentre una volta era la stupidità umana, e lo stomaco quando mangia pistacchi. Oggi infatti mangia pistacchi su pistacchi per dimenticare, sfruttando il fatto che sono analcolici. Poi è passato alle cose che non si possono misurare: la capacità' di Mohamed di mantenere il pallone attaccato al piede, mentre prima c’era solo l’immensità del cielo, l'amore per l’anticipo perché prevenire è meglio che curare, quando prima di quella partita, immenso era solo l’amore di una madre, mentre l'impopolarità di D'Alema non ha subito variazioni. Nell’armadietto dello spogliatoio Padoin ha attaccato un poster di Salah con la lingua di fuori, lo usa per esorcizzare le sue paure, e gli si rivolge in una sorta di pensiero liberatorio “Di te mi piace che compari d'improvviso, rimescolando tutte le marcature. Di te odio che sparisci d'improvviso con la palla incollata al piede, lasciando a me tutto il disordine mentale”.



martedì 24 marzo 2015

Bucolico e bucaiolo

Il pareggio di Udine ha fatto riaccendere i malumori che covavano sotto una cenere mai utilizzarla per cospargersi il capo. Questa è Firenze. Anche a Savic tempo fa avremmo fatto fare volentieri la fine del Savonarola. Gomez del resto è stato per lunghi tratti un bidone da interrare in centro. E se Firenze è definita una delle città più belle del mondo bisogna rendere merito proprio a Montella che stimola così tanto certe caratteristiche peculiari di noi cittadini. Le esalta. A niente infatti sono servite le 19 partite giocate da gennaio fino a domenica scorsa, 11 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte. Niente può far ricredere chi denigra specie dopo che ha chiuso il Deanna. Così non mi resta che invidiare tutti quelli che fanno sesso sicuro, chissà come ce l’avranno lungo quelli che fanno sesso a distanza. Quell’autoerotismo mentale che trova a Firenze il suo sfogo naturale come l’Arno vicino a Pisa. Il bello del commentare in Rete è proprio questo. Si può scrivere tutto quello che non diresti mai a qualcuno nella realtà, e farlo passare per una battuta. Io scrivo cose tremende da anni cercando di confessare che sono un serial killer e al massimo vi strappo un sorriso. Ci sono realtà parallele, come quelle di chi sente i profumi dei cibi per casa la domenica. Peccato però che provengano da quella dei vicini. E’ così Firenze. Fuori è magnifico, fuori tutto è magnifico. Quindi non roviniamo tutto e restiamo chiusi in casa a parlare male di Montella. Anche perché così si alleggerisce il traffico sui viali. Devo dire che trovo questo molto stimolante, il modo così diverso di vivere lo stesso momento storico della squadra rende tutto più interessante. Apre la mente, invita al confronto, predispone a misurarsi con tolleranza nei confronti dell’opinione altrui. E sono convinto che a Firenze siamo tutte persone deliziose, squisite e genuine come i coccoli. Fritte insomma. Per me il calcio è esattamente questo, vedere la stessa azione e darne un giudizio profondamente diverso. Cosa che non succede quando si guarda una partita di rugby. Dove il giudizio non può essere che a caso perché non ci si capisce una sega. E adesso dopo tutta questa bella pappardella buonista alla lepre, buonista e buonissima come chi denigra andava al Deanna, e Savic come Savonarola, vi confesso invece che odio tutti quelli che dicono una cosa diversa da me, faccio solo finta di essere accondiscendente e disincantato. Mentre mi macero dentro, mi macero come Macia che infatti se ne va, non sopporto chi mi contraddice e chi dice male di Montella. Sono un adoratore di Adani, un adoratore vendicativo, la peggio razza, altro che storie. Sono fondamentalista balsamico, acido come l’aceto di Modena. Altro che immagini bucoliche. Me li segno tutti i vostri commenti. E poi faremo i conti. Sono il terrore anche del mio condominio e delle loro auto. Giro con le tasche così piene di chiodi arrugginiti che a volte rischio il tetano. Ieri notte i miei vicini hanno fatto festa fino alle cinque. Per vendetta stanotte rimarrò sveglio a fare casino fino alle... no vabbè li perdono.


lunedì 23 marzo 2015

Non sempre vincere aiuta

Mi sono divertito soprattutto nel secondo tempo, mentre nel primo la squadra era troppo lenta. Alla fine il pareggio è il risultato più giusto malgrado le squadre le abbiano provate tutte per vincere. C’è stato qualche errore, ma non eravamo freschissimi come invece l’insalata che compro dal contadino, e poi qualcuna possiamo anche pareggiarla in trasferta. Come è possibile trovare delle lumachine nell’insalata. Gomez gioca e parla da campione quando dice che queste sono partite da vincere, ma l’Udinese è squadra tosta, che sta bene, feroce su tutti i palloni, velocissima nelle ripartenze, con le quali dopo il pareggio sfiora ripetutamente il vantaggio. Anche se è la Fiorentina a fare la partita. Dopo il periodo esaltante di partite dalle grandi emozioni, un pareggio in un campo dove soffriamo sempre non lo trovo uno scandalo. Perdiamo terreno da Roma, Lazio e Samp, ma tra poco il calendario andrà in discesa. Intanto recuperiamo le forze e gli infortunati. Per vedere il bicchiere mezzo pieno diciamo che abbiamo allontanato le seste. Anzi lo dice Montella, e poi onore a Lazio e Samp che vanno più forte di noi in campionato. Lo so che vincevamo e che oggi sarebbe stata un’altra classifica, ma sono buoni anche quegli amari dai nomi strani, quando ci sono rimasti solo quelli. E’ vero che potevamo scavalcare il Napoli in classifica dopo il micidiale uno-due di pura efficienza tedesca, ma l’Udinese reagisce e merita abbondantemente il pareggio. Anche se rimane il rammarico perché il pareggio è un nostro regalo. Poi nessuna squadra si risparmia e cerca di vincere. E’ stata una bella partita in mezzo a un cantiere, Tomovic, Kurtic, Ilicic e Gomez, sono le forze fresche scelte per cercare di arginare l’emorragia di partite. Rimane una puntina di disappunto nel non aver potuto vedere cosa sarebbe successo con Salah per novanta minuti. Nel primo tempo la squadra sbaglia molto in fase d’impostazione, si ammala dello stesso sterile possesso palla dei momenti meno esaltanti, e l’Udinese segna e spreca almeno un paio di ripartenze importanti. Poi nel secondo tempo sale in cattedra la coppia Ilicic- Gomez che confeziona il sorpasso. Non basterà perché l’Udinese con grande carattere e merito pareggerà e confezionerà ancora le migliori occasioni. Ci penserà ancora Neto a salvarci dalla sconfitta. Ci dobbiamo accontentare di un punto anche se si allontana il terzo posto. Non sempre però la vittoria è tutto, o meglio non sempre la vittoria è il rimedio a tutti i mali. Spesso un toccasana, ma ricordo che una volta non bastò nemmeno quella. Lei era una canadese dagli occhi verdi come gli spinaci, le confidai di aver vinto la versione italiana di Masterchef, ma non volle ingoiare lo stesso.




domenica 22 marzo 2015

Non è stato Nainggolan a rompere la gamba a Battiato


Ieri sono stato agli Uffizi e ho subito sperimentato sulla mia pelle quelle che sono le nuove disposizioni in materia di sicurezza dopo l’attentato al museo del Bardo. All’ingresso, insieme al biglietto mi hanno chiesto il testamento. Mi hanno spiegato di aver individuato delle misure speciali per una lotta al terrorismo senza isterismi. Nel caso, mi hanno chiesto di morire con compostezza. Ho chiesto se potevo mangiare il lampredotto per l’ultima volta. Mentre per la prima ho visto la bellezza della Primavera del Botticelli offuscata dall’eclissi solare. Anche se il sole ha garantito i servizi essenziali. Come illuminare San Frediano. Il mio pronostico per stasera è ancora vittoria della Fiorentina, e per paura che possa saltare farò attenzione a non tenere accesi il phon e il forno contemporaneamente. La vita del resto è ammazzare il tempo tra una vittoria della Fiorentina e l’altra. E credere di riuscire a contrastare Salah con Widmer, Hertaux o Danilo è come cercare di prevenire l'Ebola bevendo l’Actimel. La notizia vera però non è tanto che Battiato si è rotto una gamba, ma che non sia stato Nainggolan a rompergliela. E chissà adesso cosa scriverà sul gesso. Intanto rimanendo al calcio sta continuando la trattativa Stato-Feyenoord, mentre l’area di rigore assume contorni sempre più labili. Sarà possibile concedere rigori al Milan con proprietà retroattiva, dopo aver visto la moviola in TV, oppure ritrovando un fallo su una vecchia foto (vedi foto di copertina). Il tutto per cercare disperatamente di posizionare la squadra rossonera nella parte sinistra della classifica. Trovo che c’è più depravazione in questo che in 50 sfumature di grigio. Oggi però voglio chiudere con un pensiero d’amore, con un invito a non essere egoisti, io ci sto lavorando da un po’ di tempo, e ancora non riesco a concedere l’ultimo morso del panino con il lampredotto. Quello che voglio dirvi  è che se amate qualcuno davvero, lasciatelo andare. Senza poi controllare tutto il giorno se lei e colui con cui pensavate vi tradisse, sono online insieme su WhatsApp. No, io parlavo di Cuadrado.





 

sabato 21 marzo 2015

Dynamo Kievo

Dopo che ho inveito contro il sorteggio Uefa per via dell’ennesimo derby italiano, anche se Verona è una trasferta comoda, a maggior ragione vi domanderete come avrò fatto a leggere i significati veri di questa squadra tra le pieghe del progetto tattico di Montella. Anche se per qualcuno erano diventate delle piaghe da decubito. Da medicare con unguenti il cui principio attivo era l’Esonerox. Oltretutto dopo che, reo confesso, è venuto fuori che non capisco sostanzialmente una sega. E non c’è nessuna ironia in queste mie parole, perché non siete i soli che mi dicono che non capisco una sega. L’unica che grida ancora la mia innocenza è mia madre, ignara, che ama gli "scarrafoni" e che quindi non fa testo ma solo musica. Mia moglie è stata meno sveglia di voi, e se ne è accorta in ritardo. Ora c’è un figlio e una faglia tra di noi che le impedisce di avere stima di me. In molti si sono dati delle risposte declinando tutto al fatto che sono un adoratore e come tale sposo le idee di qualcuno a prescindere. Le cavalco passivamente. Sono un’ameba. Una spugna. Una moquette che raccatta polvere. Ed è solo una botta di culo se Marin non era fisicamente a posto, e l’essere salito sul carro giusto è comunque considerato in maniera negativa. Proprio perché l’ho fatto dal capolinea, perché sono un portoghese che viaggia senza biglietto. E l’unica cosa buona e giusta che avrei dovuto fare sarebbe stata quella di obliterare il cammino del tecnico con tanto scetticismo. Del resto anche chi si è accorto per primo che la terra era rotonda s’è preso di adoratore. Vorrei invece raccontare qual è la mia verità. Quali i miei perché. Intanto non sempre sono salito sul carro giusto, confesso che prima di questo avevo aperto un altro blog “Frizzi e lazzi mentre sposto la Dalla Chiesa al centro del paese”, che aveva lo scopo di promuovere, con scritti mirati, il riavvicinamento tra Fabrizio Frizzi e Rita Dalla Chiesa. L’ho chiuso per protesta  quando l’hanno fatta fuori da Forum e dopo che mia nonna si è sentita male dal dispiacere. Un altro mio blog aveva lo scopo di cambiare il nome della Terra in Mare viste le percentuali di superficie interessata, a prescindere dalle sue presunte rotondità per non ritornare sempre su quella vecchia polemica. Come aggravante c’è anche il fatto che non ho studiato molto, e quel poco che ho studiato l’ho studiato poco. Per dirvi di quale livello d’istruzione stiamo parlando, posso dire che del metodo Montessori mi ricordo solo le Mille lire. Comunque per tornare al perché vero ho sposato con successo l’idea tattica del Mister c’è una sola risposta. Sono sempre stato il primo ad arrivare, e naturalmente non per apertura mentale, ma per il fatto che casa mia era in posizione strategica. Sono furbo. Abitavo in largo Anticipo.

venerdì 20 marzo 2015

L'ottico gobbo


Non ho memoria di una Fiorentina capace di dominare così in certi stadi. In così tanti certi stadi. E allora grazie a tutti per questo mese e mezzo fantastico infarcito di emozioni come certe mortadelle di pistacchi. Il profeta Garcia umiliato in coppa Italia e anche in Europa League. Sempre là dove la coda sul GRA se la gioca alla pari con quella alla vaccinara. Un’altra partita senza storia. Un’altra goduria, senza nemmeno il senso di colpa tipico della masturbazione. Prevale invece l’orgoglio, quello di aver difeso colui che ha dato un’identità di gioco, e che ha fatto crescere questo gruppo così tanto, a prescindere da chi gioca. Ognuno si scelga pure il proprio valore aggiunto. Oggi non è giorno di critiche o di teorie strane, oppure diciamo che le accetterei comunque come sempre, però solo se prima mi si spiega il criterio di chi indossa il piumino con le scarpe aperte. E se anche oggi qualcuno vede ombre si merita che la propria compagna torni a casa dopo essersi fatta il frisè. Ero con il Bambi ieri sera, ed era su di giri come poche volte mi è capitato di vedere, tanto che a un certo punto si è messo a inveire contro Garcia, “Ti se n’è fatti una sporta!!!”, gridava come un pazzo “Ti se n’è fatti una sporta!!!. E lo faceva mostrando alla televisione la borsa falsa di Gucci della ex moglie del Colonnello. Riempita con tre pere Williams che secondo lui sono più adatte nella difesa a quattro un po’ come le pere Richards. Poi è passata una pubblicità che ha interrotto le immagini sui giocatori sotto la curva dei tifosi Viola e ha perso definitivamente la testa. No, non ha deciso di ridare la borsa al Colonnello, gliel’ho anche chiesto, mi ha risposto che non se lo merita perché ha detto troppo bischerate su Montella. No, s’è incazzato con la pubblicità, non ricordo se era quella della Findus, ma s’ è incazzato perché secondo me non l’ha capita. Quella per capirsi dove il figlio risponde “Mamma non è il mio coinquilino: è il mio compagno!" E’ diventato una belva,  io pensavo per via dell’outing del ragazzo che rivelava la sua omosessualità. Macché, subito dopo ha aggiunto “Ma che pubblicità è? Comunista no eh?”. Poi gli highlights, i social, le telefonate, tutto è rientrato, si è messo l’eskimo e siamo andati a festeggiare in Santo Spirito con la sciarpa Viola. Poi a campo di Marte alle 23;45 a festeggiare la squadra. Ma anche in questo caso ha avuto un impeto incondizionato appena ha visto Vincenzino suo, per lui un Re, forse sarà stata la birra, forse l’adrenalina, ha cominciato a sventolare ancora la borsa falsa di Gucci che oltretutto stonava anche un po’ con l’eskimo sdrucito, e ha cominciato a rivolgersi ad un immaginario Colonnello, gridandogli “Cosa c’è che ha sbagliato stasera? Non ti resta che inveire contro il Re solo perché la sua Corona non ha il limone!”. E ha sputato nella borsa falsa di Gucci tutta la sua amarezza mista a gioia. Borsa ormai non più restituibile. Non parlo dei singoli anche se faccio un po’ di fatica a non citare Salah e Badelj, voglio solo sottolineare l’ultimo mese e mezzo dove abbiamo battuto; due volte la Roma all'Olimpico, la Juve a Torino, l'Inter a Milano,  Milan e Tottenham a guarnire come se fossero due olive ascolane. Mentre dicevo queste parole per calmare il Bambi che ancora inveiva contro il Colonnello, è passato un ottico gobbo che conosco, mi ha detto che non è vero niente, che è tutta una montatura.




giovedì 19 marzo 2015

Ezechiele Lupi

Mi sono dimenticato della pillola di Radio Toscana, allora per farmi perdonare pubblico almeno la foto della Gaia. Anche se non ha molto senso ha comunque più senso di quello che solitamente scrivo. Per quanto riguarda  quello che è successo ieri al museo del Bardo, dico solo a quelli dell’Isis di stare molto attenti a fare incazzare noi cristiani, potremmo persino porgere l'altra guancia. Oppure se vi serve un ostaggio credibile chiedetecelo, che così vi diamo subito Ercolino Incalza. Insomma, la corruzione dilagante, il malaffare, le mafie diffuse ovunque come un cancro ci impongono di fare subito qualcosa contro l'immigrazione. E dopo l’ennesimo scandalo sulla corruzione nelle grandi opere, Lupi dimostra ancora una volta che i politici non vogliono andare a casa perché gliele hanno comprate a loro insaputa e non si ricordano l'indirizzo. Menomale che oggi gioca la Fiorentina che così ci distoglie la mente dalla festa del papà, una discriminazione bella e buona visto che a Firenze ci sono soltanto babbi. E se Tommaso mi chiamasse papà gli direi che è un gobbo di merda. L’irpinia è alle spalle, è tempo di partita con la Roma. Bella, da dentro o fuori. Entusiasmo a mille, speranze, adrenalina, e non sto aprendo un vasetto di Nutella, sto solo vivendo il prepartita, molte di quelle emozioni che la Fiorentina è stata capace di regalarci in questa stagione intensa. Certo, manca ancora un trofeo, come ancora manca anche l’ora legale, ma tutto a suo tempo. Le partite di coppa il giovedì mentre il cambio dell’ora legale sempre la notte tra il sabato e la domenica tra le 2 e le 3. E’ ormai una tradizione in casa mia alzarsi a quell’ora per mettere a posto tutti gli orologi. La Rita pensa al rinfresco. Prima di questo però c’è da pensare a vivere questa ennesima ricca giornata di sensazioni, una misticanza di orgoglio e voglia di rivedere la squadra affrontare un altro impegno importante, roba da ricordare, highlights da rivedere, per provare ad andare fino in fondo. Baba è pronto, Gomez ha voluto esserci, Salah si è riposato, e poi Savic, e ancora la possibilità di dare un’altra spinta alla Roma e buttarla nelle fauci della piazza più difficile al mondo. Povero Garcia, chissà se sarà almeno papà oggi. Io sono parecchio speranzoso e fermo, no, non sono sui viali. Sono fermo perché dietro a un uomo di successo c'è una donna. Poi un bimbo, poi un signore e poi io. Si chiama fila, ma non sono nemmeno alle Poste. Sto aspettando di vedere la partita.



mercoledì 18 marzo 2015

Tra il Nusco e il brusco

Nusco, De Mita e il terremoto dell’80. Un po’ di Falanghina e d’Irpinia ferma soprattutto a quel terremoto dell’80. Anche se forse l’Avellino torna in A, una volta superata la sindrome dell’epicentro. Mi sento tra Kerouac e Ilicic, un po' la C finale e un po' la strada, da Bardonecchia in giù a capofitto, con la H finale come Salah, passata la terra dei fuochi, ed è già vigilia di Europa League. Da un Piemonte con accento così marcato che l'alito gli sapeva di bagnacauda, fino a qua dove il pensiero che sia tornato Ciriaco è forte. Ignari che quello è invece solo Renzi. E che sono ottimista per la partita di domani lo si intuisce non solo dal mio indossare gli occhiali da sole mentre piove, ma anche perché mi sono limitato a dire che Renzi rievoca bene le nostalgie per quell’Italia cresciuta con la Democrazia Cristiana, mentre forse ravviva anche certe nostalgie irpine legate più ad Almirante. Insomma, c’è chi ama più la difesa a tre di quella a quattro, e poi c’è chi ama ancora Prandelli. A proposito di politici e di preti, è soprattutto quando viaggi che ti accorgi di certi luoghi comuni, perché è vero che i politici sono tutti ladri, ma anche il caffè a 1,10 all’Autogrill non scherza. Te ne accorgi quando lo paghi 0,80 come qua. Anche se essere qua, lontano dal cipresso e dalla collina dolce, mi fa sentire come quelli che vanno al ristorante dell’Ikea e poi scrivono “Mi manca la maionese” sul vassoio. E non posso consolarmi continuando a prendere caffè e a non dormire. Ma stasera rientro passando da Eboli dove si è fermato anche quel povero cristo del tempo. Ed è soprattutto quando sei fuori che Al Bano si è fatto d’oro, quando la nostalgia canaglia ti prende alla gola più ancora della diossina o delle mozzarelle della terra dei fuochi. E’ quando ti attacchi a certi valori e soprattutto ai sentimenti, come mi ha spiegato bene ieri un ex ciclista emigrato a Battipaglia: Gianni "L'amore ci dà la forza, ma anche l'EPO non scherza”. E poi lo sappiamo tutti, lo sa Viviano e lo sa anche Spalletti che è molto difficile essere profeti in patria. Per questo tendo sempre a partire, e per questo vi invito a comprare lo Stilton.




martedì 17 marzo 2015

La braciola fritta

E’ sempre bello vincere in rimonta, in più alla fine, e riuscendo persino a fare turnover di quello pesante. Tanto che c’è a chi è ritornato in gola tutta la notte, Galliani ha combattuto con il reflusso gastrico fino a quando si è addormentato sognando che dopo il matrimonio la vita fosse più romantica, per risvegliarsi tutto sudato attorno ad un tavolo con la tovaglia di plastica. Insieme ad Inzaghi. Noi invece abbaiamo goduto come dopo aver mangiato un paio di braciole fritte a testa e una montagna di patatine con tutte le salse più schifose, e digerito come se avessimo sullo stomaco una minestrina in brodo. Va bene che la Rita frigge una volta sola con lo stesso olio, ma sognare che addirittura raccoglievo i quadrifogli per buttarli nell'organico, è andata oltre la serenità di una notte tipo. Forse perché abbiamo giocato da squadra continuando a farlo in mezzo a mille difficoltà e a tre cambi di modulo. Mentre le altre squadre che partecipano all’ Europa League hanno lasciato pezzi e punti per strada. Ho sognato che i giallorossi fossero addirittura in caduta libera, e mentre per la Roma era notte fonda, Ilicic era ufficialmente un giocatore recuperato. Prova importante anche da un punto di vista fisico la sua, poi guardo Badelj e mi stropiccio gli occhi pur dormendo, un giocatore capace di darci equilibrio e di far risvegliare anche Borja Valero da un sonno più disturbato di quello di Galliani. Joaquin fa il diavolo a quattro e poi anche a pezzi. Tanto cuore e anima,  goduria allo stato puro, un sogno vincere così, senza Pizarro, Savic, Salah, Mati, Gomez (Pepito neanche c’era nel sogno) e tutto in 6 minuti, roba fondamentale per il morale e per far recuperare i più stanchi. Il tempo della cottura degli spaghetti. Anche per andare oggi ad Avellino a cuor leggero, che non è proprio tutto questo granché. Oltre che per rimanere in lotta su tutti e tre i fronti. C’è da essere orgogliosi, perché il gruppo ha dimostrato carattere, spirito di squadra, maturità, perché è molto difficile giocare tutte queste partite in così poche settimane. Partite importanti oltretutto. Vittoria bella anche perché ottenuta dopo essere andati sotto per via di un gollonzo, dopo aver preso una traversa clamorosa, e dopo un rigore negato. La Fiorentina è la squadra che più di tutte segna con i giocatori subentrati dalla panchina, un dato che butto lì e che potete farne quello che vi pare, mentre a quelli che questo è il peggior Milan della storia, c’è da dire che Gullit e Van Basten non sempre sono disponibili a certe rimpatriate. Hanno mogli gelose. E Cerci è quello che passa il convento. Sono notti come queste che ti riconciliano con il calcio, sarà stata la pancia piena, la soddisfazione per la braciola fritta accompagnata da una serenità digestiva senza precedenti, che poi alla fine mi sono svegliato beato come un bambino, pur sapendo di essere in partenza per Avellino dove i bambini non li fanno nascere per non impressionarli subito. Alla fine potrei fare anche il grande passo, perché se c'è una cosa che può spingere un uomo a diventare vegetariano dopo aver mangiato la braciola fritta è proprio la patata.





lunedì 16 marzo 2015

Zeman è tornato

Tra Palermo - Juve e Cagliari - Empoli di sabato non c’è stata partita. Troppo più divertente la seconda. Eppure in campo c’erano giocatori inferiori tecnicamente. Poi è anche vero che Cagliari ed Empoli lottano per non retrocedere, e così tutto riacquista i contorni dell’ovvio. La palla è rotonda ma non abbastanza per far saltare il banco dei bacini d’utenza. Solo il tempo di una considerazione che lascia il tempo che trova, e che raggiunge il suo massimo orgasmo proprio in una partita di bassa classifica. Per vedere vincere nuovamente il campionato al Verona o alla Sampdoria, forse non basterebbe più nemmeno il sorteggio integrale degli arbitri. Ci vorrebbe un miracolo. Ma Sky si opporrebbe sostenendo che se Gesù avesse trasformato l'acqua in Tavernello non lo avremmo considerato un miracolo. Mi limito allora solo ai complimenti a Cagliari ed Empoli, anche se i più scettici a certi sorrisi partenopei mi bacchetteranno sostenendo che nessun complimento supererà mai la scarpetta nel piatto. E poi meglio anche il Verona del Napoli e il Cesena dell’Inter. E con questo stato d’animo mi appresto a vivere la partita con il Milan, viaggiando in senso contrario, verso Entracque. Là dove il piemontese non ha certo lo spirito ospitale del meridionale Montella. Ricordo sempre con grande affetto una ragazza di Brindisi che viveva in Borgo Tegolaio, imbarazzata, quando per scusarsi del fatto che non potevamo fare all’amore, disse: ”Mi sono arrivate le mestruazioni e non ho nulla da offrirgli”. E una domanda mi frulla nella mente da giorni, oltre a quella scontata su quante possibilità avrò di vedere la partita, “Che fine hanno fatto gli Emo?”. Così oggi vi faccio una confessione di quelle forti che piacerebbero tanto a un prete di campagna, vi dico qual è  il vero motivo che mi ha spinto ad aprire questo blog, con la speranza che la spontaneità di questa mia verità mi venga ricompensata con la vittoria della Fiorentina. Perché il blog? Semplice, perché non reggo la pressione del contraddittorio, e se fossi dalla vostra parte non saprei argomentare. Insomma, se facciamo uno scambio di opinioni io ci vado a perdere. In sintesi la giornata di campionato ha detto che a Firenze il nuovo oggetto del desiderio potrebbe essere diventato Maran.


domenica 15 marzo 2015

Il sorriso dei bambini

Non dividerei l’uomo tra extracomunitario e no. Siamo tutti pezzi di qualcosa. Qualcuno di cuore qualcuno di merda. Mi viene in mente la strage di Capaci, mi viene in mente che a Roma sono stati sequestrati per mafia due ristoranti. E la testa di cavallo era deliziosa. Poi i femminicidi. Tutti bene o male ci soffiamo il naso, e sono convinto che ad un’attenta analisi dei Ris di Parma non risulterebbe difficile trovare tracce di sperma anche in molti dei nostri fazzoletti. Senza andare troppo lontano. Tosi è stato espulso dalla Lega, e tra un po’ cominceranno a tirargli le banane come a Dani Alves. Pannella paragona Berlusconi a Tortora, forse perché confuso dal pappagallo. Ma quello di Silvio serve la notte per non andare in bagno. Il Papa dice che senza lavoro e cibo si è costretti a delinquere. Sembrerebbe quasi quasi una nuova strategia difensiva di Ghedini. Insomma io metterei al centro l’uomo senza tante distinzioni geografiche, senza parlare poi dell’uomo uomo, quello cioè che dovrebbe riuscire a trovare il punto G di una donna, che poi è lo stesso che non trova i calzini nel cassetto. Io senza la Rita sono perso, sono ingenuo e se penso che Berlusconi  non è né concussore né sfruttatore, penso: “Dio come possono deluderti le persone”. E la Rita mi consola, mi consola e mi avverte tutte le mattine quando esco di casa, come fossi un bambino che non deve accettare le caramelle da uno sconosciuto. Mi mette in guardia. Non mi dice fai attenzione in macchina, a proposito domani sarò in Val di Gesso e questo molto probabilmente non mi permetterà di vedere la partita, e malgrado mercoledì tornerò ad Avellino, non sono i km quelli da cui mi devo guardare. Lei mi dice sempre “ Gianni, il mondo che segue potrebbe urtare la tua sensibilità”. Mi verrebbe da dire Samantha resta lassù, sei più al sicuro. Così come non mi sembra giusto che un giudice abbia detto si all’espulsione di Cesare Battisti, cazzo, adesso ve lo tenete! E non parliamo dell’Expo, anzi, non parliamo delle infrastrutture in genere, perché altrimenti mi passa anche la voglia del maritozzo con la panna. L'ISIS minaccia di arrivare a Parigi, Roma, Londra e Siviglia. Nemmeno loro ci vogliono atterrare a Malpensa. Caro Gesù, grazie del sorriso dei bambini. E anche del maritozzo con la panna.




sabato 14 marzo 2015

Ci sono un egiziano, un napoletano e un pakistano


In questo sabato italiano racconto con lo stesso swing di Caputo, cosa è che ritengo ingeneroso per le orecchie, come lo è il gesso sulla lavagna a seconda dell’inclinazione, visto che si sono create delle dinamiche nelle quali appena possibile mi si lanciano frecciatine spesso colpendo il pensile della cucina. E la Rita che tiene tanto alla cucina mi chiede “Ma cosa cazzo c’entro io se i tuoi amici ce l’hanno con Montella?” Lei per salvare il salvabile (la betulla è delicata bisogna capirla. La Rita non la betulla) spera che arrivi uno tra Cosmi e Claguna. Al più presto. Perché non è che posso continuare ad attaccarci degli adesivi per nascondere gli errori di mira. Chiarisco quindi che è il modo più che i contenuti delle critiche, anche se spesso spaziano, pregne di concetti come panini imbottiti, fluttuano tra il tutto e il suo esatto contrario. Lampredotto e ketchup. Trovo ingenerosi certi modi, i toni sono perentori, emerge una supponente capacità di correzione dei presunti errori, che mi perdonerete se mi sembra un po' come un sugo pronto. Meglio un aglio olio e peperoncino preparato al momento, da preferire a proposito di aglio, agli stereotipi. Modi industriali di fare il sugo e il tifoso critico “perantonamosia”, che dopo l’uso dei toni perentori risulta il più ricco di fruttosio. Modi che mi ricordano tanto le persone che hanno i trolley con quattro rotelline, gente che cammina in modo altezzoso tra un aeroporto e l’altro. Tra un esonero e una sostituzione sbagliata. Chiarisco ancora che è tutto lecito, del resto in questo blog si fa largo uso di lecitina, così come in molti fanno uso di “Quattro salti in padella”. Una critica a portata di mano, sempre pronta in due minuti. In questo mondo dove la coerenza è come la soia, o come un fritto misto dove i calamari vanno a braccetto con la paranza, e nel quale vivo con la finestra sempre aperta (per via del fritto). Che al massimo mi costringerà a tenere aperto anche lo sportello del pensile. Fosse altro che per salvaguardarlo dalle traiettorie sbilenche. Secondo me gli stessi appunti, critiche, rimpianti, velleità tattiche tirate fuori dalla scatola del “Piccolo allenatore cresce” si possono fare utilizzando anche approcci diversi, ed il mio preferito è chiaramente quello meno serioso, l’esperienza serve a qualcosa. Forse sono stato condizionato da una ragazza di Pratolino che al primo appuntamento a Villa Demidoff mi disse che cercava un uomo serio. Così continuai a sgridarla ogni volta che si metteva a ridere. Ma capisco che non è intolleranza, è indole, carattere, DNA, e che non importa il colore della pelle, l’aspetto fisico o la religione, la mattina presto oppure quando il risultato della Fiorentina non è quello sperato, non si può fare i bischeri. Lo accetto. L’unico problema è che la Rita continua a dirmi che mi dimentico sempre il pensile aperto. Come se fosse colpa mia. Per me potete dire che l’allenatore non è bravo, ma lo potete fare anche in maniera meno decisa, tentando almeno di far credere all’interlocutore medio, a quello tatticamente meno coinvolto, che non ci credete, tanto costa uguale, così come potreste dire che anche Henry Potter non era bravo, ma solo il cocco dei professori. Sarebbe tutto diverso. Più umano. Come diversi siamo noi, il mio invito è quello di dare il tempo alle persone di poter crescere. E poi di non reagire alle fave come me esasperando ulteriormente i modi, ma cercando di capirne il diverso spirito, quello di chi reagisce con disincanto al posto di usare la rabbia, anche se riconosco essere un sentimento più consono al mondo del tifo. Siamo combinazioni cromosomiche disparate, che sembra una frase di una banalità estrema, disperate quando le cose non vanno bene, dove il concetto potrebbe essere addirittura allargato all’intolleranza, ma prima che mi bombardiate il pensile della cucina anche di sabato quando arrivano gli ospiti, spiego meglio cosa intendo per differenza. C’è una pakistana dal nome impronunciabile chi vince il Nobel per la pace a 17 anni. Io alla sua età manco mi facevo le seghe. E il pakistano lo fumavo.

venerdì 13 marzo 2015

Bada Badelj!!

Un ottima Fiorentina solo per trentacinque minuti però. Poi la squadra si è piano piano allungata lasciando ripartenze importanti alla Roma. Ljiajic ci ha graziato due volte, mentre sempre più stanchi e sempre più lunghi arrivava il pareggio della Roma. Chiaramente irregolare. In quel momento ho detto qualcosa di forte, tra il colorito e lo scurrile, lasciando così l’onere d’indovinare chi passerà il turno a una veggente sordomuta che prevede il futuro leggendomi le labbra. Dopo il periodo delle sbornie arrivano implacabili i mal di testa, dall’esaltazione al suo contrario, passando dal quattro a zero fino al colpo di testa di Keita. Ma io che ci sono a fare? Nel mio circumnavigare gastronomico ho imparato come supplire a certe carenze, e per compensare, per arrivare realmente alla felicità completa senza per forza sfogarsi con tizio e con caio, il mio consiglio è quello di friggere il cioccolato. Qualcuno mi dirà che friggere è da terroni, no, solo se si friggono gli avanzi di Natale si può essere considerati tali, e comunque sempre dopo averli anche grigliati. Friggere la cioccolata unisce due grandi godurie, due must della felicità, e quando occorre lo si fa per stordirsi, per dimenticare per esempio chi non è in lista Uefa. Per dimenticarsi l’arbitraggio che a me è la cosa che è piaciuta meno. Poi con lo scrocchiare sublime della cioccolata fondente sotto i denti affiorano subito le positività gustative, il cibo è consolatorio, del resto Neto è riuscito a tenerla ancora aperta, e a Roma se riusciamo a schierare un centravanti accanto a Salah abbiamo le nostre buone possibilità di passare il turno. Come del resto è già successo in coppa Italia. La Roma non avrà Nainggolan e questo spero possa costare caro, portare problemi come a noi li ha portati l’uscita del Pek che ha costretto Montella a dirottare al suo posto Badelj, che da interno invece sta giocando alla grande. Perché il croato riesce a giocare con gli attaccanti, riesce a trovarsi magicamente sulla linea di passaggio avversaria all’origine delle loro azioni, e a suggerire con i suoi movimenti il passaggio in verticale ai compagni. Una volta arretrato lui si sono dissolti anche Ilicic e Salah, troppo distanti dal gioco, mentre in avvio erano stati protagonisti. E poi un altro consiglio che sta a cavallo tra il sociale e il faceto, sempre per quella vecchia  storia del bicchiere mezzo pieno. Si può essere positivi e guardare a un pareggio interno con gol, anche se la partita europea da un certo peso alla squadra che lo realizza in trasferta. Come? Semplicemente andando a segnare a Roma. Lo so, sembra l’uovo alla coque di Colombo, ma è così. Le cose vanno viste sempre dall’angolazione più favorevole, e adesso il consiglio. Quando siete  soli a cena, circondati da coppiette. Per non dare nell'occhio ordinate subito due birre.





giovedì 12 marzo 2015

Il riscatto

La sentenza di assoluzione al processo Ruby ci dice sostanzialmente che per Berlusconi un'estate senza lucciole è come un inverno senza escort. Così come non può esserci calcio senza sconfitta. Ma anche senza il riscatto, che può essere a lento rilascio, oppure immediato e rappresentato dalla partita contro la Roma di stasera. Quello che i giudici hanno imposto al Berlusconi di Cesano Boscone. Il riscatto può passare anche da un lavoro socialmente utile. Le forme sono tante. A questo proposito l’Anonima Sarda sta conoscendo la sua massima crisi da quando la legge ha imposto il sequestro dei beni della famiglia alla quale lo si chiede. E’ anche vero che il troppo amore porta a derive sentimentali estreme. Non accettare una sconfitta ne è un esempio. Come se lei non potesse guardare un altro. Così come il troppo entusiasmo fa deragliare dalla realtà. Il troppo amore che il tifoso Viola riversa sulla propria squadra lo porterà a non accettare un calo del desiderio magari dovuto a un semplice mal di testa. Il troppo stroppia. Ricordo una bella storia d’amore a km zero, dove l’amore e la passione erano facilitati dalla vicinanza tra via dell’Ardiglione dove abitava lei e via de’ Serragli dove vivevo io. Non c'era cosa più bella di svegliarsi e trovare un messaggio con scritto "Ti amo". Anche se lei lo incise con un chiodo arrugginito sulla mia prima macchina. Una 127 con i fari gialli. Perché non c’è misura nell’amore. Altrimenti perché quei fari gialli? Insomma il tifoso ferito sputa sentenze miste a catarro. Ed è il risultato di quando ti fumano dopo una sconfitta. Smettere di fumare è sempre una cosa giusta. Magari attraverso il riscatto. E stasera ho proprio sete di riscatto. Non sono uno di quelli che beve, o meglio bevo poco e mi piace selezionare. La partita contro la Roma ha un’etichetta europea ed è quel tipo di bevuta che potrei apprezzare. Un solo ma importante appello ai più giovani, non date fastidio alle bariste, perché stasera ho sete.


mercoledì 11 marzo 2015

Parole e voci di San Frediano

La sconfitta è sempre materiale da maneggiare con cura. Per molti è come travasare un cactus senza guanti, per altri ancora è soprattutto un travaso di bile. La consistenza è quella del guscio d’uovo. Sono in pochi insomma quelli che riescono a gestire la frustrazione del risultato negativo, o almeno sono in pochi quelli che riescono a farlo con uno straccio di dignità. Senza fare una frittata. San Frediano è troppo abituata al peggio per farsi sorprendere da un rovescio come quello di Roma. Oltre al disincanto tipico di chi ha maturato nel tempo l’amaro sarcasmo di circostanza, Diladdarno sono stati sviluppati geni di sensibilità sconosciuti nelle altre parti della città. Non solo riguardo alla capacità di metabolizzare una disgrazia, in Oltrarno siamo sensibili anche alle esigenze dell’ambiente, persino le puttane battono sulle piste ciclabili. Insomma, difendiamo le cose che amiamo e la Fiorentina è una di queste. Comprensione e ricerca delle cause per rimuovere il disagio. In San Frediano c’è tanta maturità. Il tifoso che non fa figli non lo fa perché è immaturo, è che non ha ancora finito di vedere i cartoni animati. Siamo fieri anche delle sconfitte, è difficile che una di queste ci abbatta, o ci renda tristi, perché prevale sempre la felicità di viverle certe storie. Da noi la tristezza è rappresentata da altre cose, e chi vive in Borgognissanti ha tutta la nostra comprensione. La vera tristezza di un sanfredianino è per esempio quella cosa che percepisci negli occhi di lei quando rispondi "Grazie" al suo primo "Ti Amo”. Ci piace dire la verità, essere diretti. Per questo siamo favorevoli all’Alta Velocità. Non è cattiveria ma sincerità, come dire alla propria compagna che se vuole farti felice a letto deve stirarti le lenzuola. L’importante è evitare di dirglielo l’8 marzo. Siamo anche accorti. Se vediamo una bambina che non ci convince glielo diciamo, non importa se è una bambina. Glielo diciamo che i suoi capelli non sono ricci ma crespi. Perché è giusto che lo sappia subito, altrimenti poi sposa uno di Borgognissanti che non glielo dirà mai e la ingannerà fino a quando prenderà il ponte alla Carraia finalmente nella direzione giusta, e in Oltrarno troverà un vero uomo che le farà affrontare la verità. Noi affrontiamo le sconfitte come ha raccontato ieri la Gaia, parole e voci di San Frediano: “So  che devo scrivere alla Gaia ma non ricordo perché. Ho perso la memoria come Alonso, che se si aggrava ancora diventa Barrichello. Forse mi è caduto un pino sul capo il giorno della tempesta di vento. Vento? Forse qualcosa riaffiora. Piano piano. Ma non è proprio vento. La sensazione è come se ci avessero sverniciato. E se proprio deve tornarmi la memoria spero che allora cali la nebbia. Non ho voglia di vedere la realtà oggi. E’ come se sapessi già che potrebbe non piacermi. Come quando stavo con una ragazza di Milano e andavo a trovarla. Adoravo passeggiare con lei proprio in mezzo alla nebbia. Per non vederle la faccia. C’è chi cerca di consolarmi esortandomi a guardare avanti. Ho aperto le finestre ma affacciano su un muro del pianto. Me lo sentivo che era una giornata nata male e finita peggio. Stamani per farmi coraggio e uscire mi sono fatto il bidet con l’acqua fredda. Mi ricordo solo che ieri pomeriggio c'era una bellissima ragazza davanti a me, le ho chiesto il numero e me lo ha dato felice. Ma io intendevo quello per la coda al banco della gastronomia. Una giornataccia”.



martedì 10 marzo 2015

La grande stanchezza

Chi meglio di me può sdrammatizzare l’imbarcata dell’Olimpico prima di suicidarmi? Una partita tutta seitan e niente arrosto. Mi ammazzo da vegano. Spremuti fisicamente e senza più energie mentali, come il peggior Pannella alla fine di uno sciopero della fame. Neto migliore dei Viola racconta bene la storia di una partita disertata in blocco come se fosse l’ora di religione. La nostra religione. Sono partite che vanno prese con un certo sano distacco, lo dico mentre insapono la corda, sereno, e a chi non ha il sapone auspico il distacco della retina. Oppure la nebbia almeno per non rivedere i filmati. Ricordo che con una ragazza di Milano, ero arrivato a un punto (non avevo problemi nemmeno con la cataratta) che quando andavo a trovarla adoravo passeggiare con lei proprio in mezzo alla nebbia di Cesano Boscone. Per non vederle la faccia. E nella sconfitta di ieri a Roma era tutto troppo maledettamente illuminato per i miei gusti. Non si può illuminare così una batosta. Si sono visti tutti gli orrori. Compresi il rigore di Tomovic e la punizione di Mati che ha mandato in gol la Lazio. “Queste sono partite piene di fibre” è stato il mio primo pensiero ad alta voce, che la Rita ha raccolto e rilanciato chiedendomi “In che senso piene di fibre, nel senso che sono indispensabili al tuo organismo di tifoso?”. Che è una domanda lecita, di una moglie inconsapevole del dramma in atto. Gli ho risposto “No nel senso che mi fanno cagare”. E se siamo andati a scuola oggi ci tornerà finalmente utile, la cultura è indispensabile per gestire certe batoste, altrimenti perché tanti sacrifici dei nostri genitori? Con l’istruzione ricevuta siamo in grado di fare delle analisi e quindi di trovare delle spiegazioni, che almeno per me sfociano in attenuanti generiche. E La prima che mi viene in mente è che il black out generale è un indizio importante sul fatto che la squadra abbia staccato la spina. Chi ha studiato del resto non andrà mai a puttane, ma pagherà per avere dei favori sessuali. Io vi esorto quindi a tirare fuori il petto e ad avere il coraggio necessario per affrontare un rovescio di questo tipo, a testa alta. Un esercizio utile per temprare il carattere, e che dimostra grande coraggio, è fare il bidet con l’acqua fredda. Per dimostrare alla vostra compagna che siete uomini veri. Chi lo dice che di fredde ci devono essere solo le docce? Localizzare lo shock termico aiuta a differenziare le punizioni corporali. Un po’ come con gli investimenti. Insomma, verrebbe da dire "guardiamo avanti", non lo dico solo perché le mie finestre affacciano sul muro del pianto. Magari le vostre no. Per dire, a finestre rigorosamente  chiuse, che giovedì c’è subito un’altra partita importante. Dimentichiamo  il disastro di ieri, se non ci fosse però la domanda esistenziale per eccellenza che ti ronza nell’orecchio malgrado il cerume "Meglio una bacca di Goji o una gallina domani?" Poi leggi le interviste dei protagonisti, rivedi gli highlights, certi buoni propositi di vivere la sconfitta con saggezza e spirito positivo vacillano. Subentra un po’ di scoramento tipico del tifoso ferito. Allora cominci a fare mente locale, a cercare di individuare episodi che ti sono successi durante la giornata per ricondurli a quel quattro a zero, episodi sgradevoli, premonitori. Poi mentre ti rigiri nel letto con gli occhi sbarrati ti convinci che sono stati addirittura influenti sul risultato. Ed effettivamente di così veramente spiacevole da sostenere con assoluta saggezza che abbia potuto contribuire a generare una giornata da incubo, c’è l’episodio increscioso che mi è successo nel tardo pomeriggio. C'era una bellissima ragazza davanti a me, le ho chiesto il numero e me lo ha dato felice. Ma io intendevo quello per la coda al banco della gastronomia.


lunedì 9 marzo 2015

Non aprite quella porta, aprite quel cassetto

Un turno di campionato alla meno ci regala un’altra grande possibilità, vincere vorrebbe dire scavalcare la Lazio e ricongiungersi al gruppo della Champion. E non c’è cosa più logica che pensare a una vittoria in trasferta della Fiorentina. Sembra veramente un turno di campionato apparecchiato con la porcellana migliore. E dai tifosi Viola vincere non può certo essere considerata una serata trasgressiva, come invece succede ai romanisti per i quali la cosa più trasgressiva è ormai diventata prendere un amaro che non conoscono. La Fiorentina ha solo l’imbarazzo della scelta anche nell’emergenza, metto questo o quell’altro, faccio riposare tizio o caio, ma sempre e solo con l’unico obiettivo che sempronio faccia il gol della vittoria. Non si può dire altrettanto per le milanesi che non sanno più vincere come un tempo, quando ancora andavano al sodo. Oggi a Milano quando lei ti invita a casa sua per andare subito al sodo, è solo per mangiare un uovo. E anche il Napoli balbetta. La partita di stasera sembra fatta apposta per far capire al campionato qual è la squadra che ha fatto l’ultimo salto di qualità. La squadra con la quale il prossimo anno si dovranno fare i conti anche per lo scudetto. Diciamo che quella contro la Lazio sarà un’anticipazione sulla prossima collezione. E allora andate in soffitta a ricercare la vostra speranza di vincere che sta diventando ormai vintage, prima che il topo ve la rosicchi tutta. Oppure aprite quei benedetti cassetti dove sotto le bollette avete rinchiuso i vostri sogni, e liberateli dalla contabilità spicciola della vita di tutti i giorni. Date aria al salotto buono per fare entrare l’aria più rarefatta dell’alta classifica. E mentre voi liberate i sogni dal cassetto da qui a stasera, io che i sogni li tengo invece sempre sul tavolo accanto alla frutta, farò un gesto eclatante che vuole essere la risposta a chi non credeva in questa squadra e in questa società. Ho scelto un gesto di sensibilità estrema, che vuole essere anche un monito a chi abbandona i sogni e i cani sull’autostrada. Un gesto che può sembrare solo quello di un’animalista romantico, ma che in realtà è quello di un tifoso che non avendo cassetti da aprire per liberare i sogni, gabbie con canarini, e vasche con pesci rossi, oggi farà il grande passo. Appena posso vado in farmacia, compro i fermenti lattici vivi e li libero.


domenica 8 marzo 2015

Otto marzo e Dix

“Senza donne saremmo più poveri e tristi”, Mattarella con questa dichiarazione apre di fatto al berlusconismo di Renzi. L’8 marzo deve però essere anche come l’olio di Argan, spalmato. Come i debiti della Lazio nei secoli dei secoli. Come un mutuo per la prima casa. Con gli interessi di una cartella di Equitalia. Non ci si può ricordare delle nostre compagne solo oggi, faremmo peggio di Alonso che ha perso la memoria degli ultimi vent’anni. E se si aggravano ancora le sue condizioni,  alla fine diventerà Barrichello. L’8 marzo tutto l’anno sarebbe un’inculata solo per chi non è nato quel giorno. Miliardi di feste di compleanno saltate, come le verdure in padella con l'aglio, torte non mangiate e candeline non soffiate. E poi l’8 marzo tutto l’anno sarebbe il vero boom economico per le pizzerie. Un giorno solo invece lo dedicherei alla festa dell’uomo, il mese non saprei indicarlo, forse novembre perché è il mese dei morti, ed è risaputo che gli uomini muoiono prima delle donne, il numero però senz’altro il 74. Il simbolo della nostra festa l’amaro Averna, che racconta bene quanto siamo imbecilli, tutti insieme a recuperare il prezioso vaso. Mentre le donne, ammirate dalle nostre gesta, saranno orgogliose dei loro uomini che finalmente ce l’avranno fatta. Anche se loro hanno fatto prima a partorire. Gli uomini  impegnati con il prezioso vaso, mentre le donne crescevano i figli, lavoravano, facevano carriera e caricavano la lavatrice. Una febbre a 37,5 forse sarà fatale al genere maschile come lo fu un asteroide per i dinosauri. Loro no, stoiche, continueranno a mandare avanti la famiglia mentre l’uomo si limiterà a svitare la caffettiera. Tanti auguri alle donne che sono molto più pratiche di noi, Audrey Hepburn in Vacanze Romane non voleva trovare il Principe Azzurro, ma una buona porchetta. Se gli uomini vanno in qua e in là alla ricerca di più scarpe dove mettere il piede, la vera donna no, lei va solo Diladdarno. Dove troverà lampredotto per i suoi denti. Denti bianchi che diventano sorrisi e che ci faranno innamorare. Noi tontoloni, eterni ragazzi, immaturi e ormai pelati ci aggrappiamo ancora e sempre a loro. Un mondo che sarà sempre più popolato da vedove. Più ancora di quelle di Prandelli. Perché noi siamo più fragili, ricordo l’ultima volta che mi sono ammalato, lei si accarezzò i capelli, mi mostrò la spalla e mi venne il raffreddore. Come si dice, malattie sensualmente trasmissibili.





sabato 7 marzo 2015

La vita è una ruota


Bisogna rassegnarsi a soffrire. Così come in amore, soprattutto in amori coniugali. Bisogna dare un colpo al cerchio ed uno alla moglie ubriaca. Grande Fiorentina, ma pioggia d’infortuni con precipitazioni concentrate naturalmente tutte là davanti dove i tifosi sognano di più. Prima Babacar e poi Gomez, Gilardino non è in lista Uefa. Pepito Rossi non si è potuto ancora infortunare perché fortunatamente lo è ancora. La prevenzione ha salvato solo Salah che durante la tempesta di vento è stato fatto rifugiare frettolosamente nella camera iperbarica di un sub. Come dicevo, questi sono momenti dove bisogna continuare ad avere fiducia così come succede in una coppia quando lei chiede conferme (lui invece chiederebbe solo una punta di ruolo), lei che soffre pensando che lui non prova gli stessi sentimenti. Sono bivi (un tempo ce n’era uno bravo che giocava nel Catanzaro) dove passano amori e stagioni. A Roma con la Lazio può giocare il Gila, contro la Roma in coppa no. Ma la vita è una ruota e potrebbe farsi male anche lui nell’allenamento di rifinitura. Per quanto riguarda invece le sofferenze di lei ricordo quando al bivio ci arrivò la Beatrice delle Due Strade, oltretutto un bivio con un suo perché. Infatti bastava girare in via Accursio ed eri allo stadio della Rondinella. In crisi da mancanza di certezze sentimentali  mi chiese la fatidica prova d’amore. Le diedi ragione. Così andammo avanti un altro po’, forse Montella farà uguale e per un altro po’ potrà continuare ad andare a vincere in trasferta. La sfortuna si dimenticherà di noi per un attimo, e nei prossimi giorni, madida di gelosia, forse si accontenterà di rigarci la macchina. Bisognerebbe dare ragione anche alla sfortuna, così, consolata, potrebbe rifarsela magari con il malleolo di Lazzari. Non so se Montella avrà il coraggio di dire alla sfortuna tutta la verità. Che cioè ci sarebbe anche El Hamdaoui da colpire duramente perché durante il Ramadan è stato visto in piazza dei Nerli a mangiarsi un panino con il lampredotto. Vincenzo non è un codardo come me e affronterà il presente senza punte di ruolo, anche se per me sarà come il Natale senza punta sull’albero. Sarà come tutti i prossimi Natali da quando è fallito Moranduzzo. Oppure farà come ho fatto io con la Beatrice, farà giocare Ilicic facendogli credere di essere una punta centrale, come quando le dissi “Ti amo” per distoglierla dal fatto che non mi ricordavo il suo nome.