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mercoledì 30 aprile 2014

Il realismo di ZemanViola

Ci sono delle volte che più di altre capisco perché alcuni mi disprezzano, anche senza fare per forza uso dell’avvocato, ma così, nella vita di tutti i giorni, tra un caffè e l’altro, tra una lavastoviglie e un appartamento, entrambi da svuotare, e mi succede soprattutto quando vado a trovare un’anziana signora che abita in un gran bel palazzo di via Maggio. Proprio in quel palazzo dove sotto c’è un antiquario che da quando ha messo il registratore di cassa rappresenta al meglio la modernizzazione della professione del ricettatore. Ci vado perché la Tosella è sempre sola e bisognosa di compagnia. Passiamo lunghe ore a parlare di Fiorentina, la delinquenza comune la costringe a stare sempre chiusa in casa, sorseggiando il tè faccio fatica a convincerla che Gervasoni non le può fare del male, perché lui non è un delinquente comune visto che è amico di Braschi che è amico di Nicchi. E’ tanto cara e mi fa un po’ pena, al punto che ogni volta che devo lasciarla mi sento in colpa per l’argenteria che le porto via senza dirglielo. Un po' mi conforta il fatto che comunque la porto al ricettatore di sotto e così alla fine rimane sempre nel palazzo. A proposito di Braschi si dice nell’ambiente che sia un Re Mida al contrario, ovvero, tutto quello che tocca diventa merda. Spero che in settimana possa dare la mano a Gervasoni per il bel campionato. Devo dire con un certo mal di pancia che mi da molto fastidio leggere di tifosi che vedono dell’integralismo tattico in Montella, racchiudendo tutto in un rigido 4 3 3, che non vuol dire altro che un modulo con tanta crusca, ed è per questo che a molti quel suo gioco palleggiato fa fare delle grandi cacate. E allora devo dire anche che se la costante della stagione è stata la sfortuna, un’altra costante, anche questa non proprio confortante, è il fatto che Lud è come i piccioni di Piazza San Marco, c’è sempre. E ora i dubbi di Montella, dubbi di formazione. Ma rubare ai socialisti è reato? Altrimenti potrei sentirmi più sereno anch'io nei confronti della Tosella, vecchia ammiratrice del Craxi falso nueve. Dante intanto, dopo essere stato Il sosia di Jonny Stecchino, s’è incazzato un’altra volta con tutta questa storia delle banane, perché se a Palermo costavano l’ira di Dio, in Spagna al contrario le regalano, si insomma, te le tirano dietro. Altro che razzismo. E’ generosità alimentare, ha voluto precisare. Perché l’intolleranza vera è quella del Bambi visto che secondo lui il Papa è un immigrato che ruba lavoro ai Papi italiani. Poi mi è venuta la geniale idea di creare un forum di post fotografici invece che fatto con i soliti commenti, e la prima istantanea che è arrivata è stata naturalmente quella di Lud, con un sottile riferimento al ruolo di esterno alto di Cuadrado, ma così alto che nel suo scatto ha voluto inserire anche il tema della capacità di volare sulla fascia, e sorpresa delle sorprese gli ha risposto ZemanViola che così ha fatto il suo esordio sul nuovo blog, con una Polaroid da sano e crudo realismo. Un botta e rispotta di tutto rispetto. E ora chi giocherà di punta a Roma? E ancora, ma Cuadrado è davvero una punta? Lo sapremo dopo la pubblicità.

martedì 29 aprile 2014

Non tutte le mamme sono maiale

Se penso a certi approcci alla finale così molli mi viene subito in mente la faccia di Prodi, lui che a differenza di chi ha la faccia a culo, scoraggia e basta. Sono l’esercito dei tifosi scoraggiati, quelli che viaggiano verso la finale con lo scoramento nel cuore invece dell’orgoglio. Ma quali paure? Quali infortuni potranno mai fargli temere di non essere all’altezza? Di non giocarsela alla pari con chicchessia. E qua forse viene fuori proprio la sfrontatezza di chi è invece potuto crescere con una mamma di San Frediano, quella che ti ha trasmesso tutta la saggezza di un quartiere così popolare. Un quartiere nel quale qualsiasi finale va sempre giocata, noi diciamo infatti che l'ottimista vede il bicchiere pieno mentre il pessimista è stato arrestato. Vi ricordo che ci vuole carattere e che proprio in San Frediano è stato inventato quel “legittimo impedimento” spesso invocato dagli avvocati di Berlusconi. Ed è successo quando Il Bambi disse alla Fedora “Vorrei tanto restare a farti le coccole, ma devo andare a trombare un’altra ragazza, capiscimi”. E allora forza e coraggio, non è affatto maiala, come invece lo sono certe mamme di qualche altro quartiere, perché a quelle sempre incinta di futuri cretini noi preferiamo una bella maiala di Cinta. Che è molto meglio di quella che insegna ai figli a lanciare le banane. E dopo quanto è successo a Dani Alves mi sono reso conto che c’è stato del razzismo anche nei miei confronti. Sono andato a rivedere le foto scattate in Maremma perché ce n’era qualcuna che non mi aveva convinto del tutto, e infatti guardando meglio quello che per esempio pensavo fosse un cavalluccio marino, mi sono accorto che era stato invece un gesto intollerante di chi mi stava cercando. Come il serpente trovato nel bagno. Ma a proposito delle mamme che ci hanno fatto crescere così tanto fieri e senza paure delle banane, vorrei spendere due parole per far capire a chi non è nato da queste parti, quali sono questi preziosi dettami. Perché le mamme tipiche d’Oltrarno intanto ti insegnano a rispettare il lavoro degli altri, e se proprio ti vuoi suicidare perché mancano Gomez, Rossi e Cuadrado, ti consigliano di farlo fuori di casa visto che hanno appena pulito. Mamme che ti insegnano a pregare, a pregare Dio che non ti sia caduto nessuna briciola di pessimismo da finale sul tappeto. La vera mamma sanfredianina è quella che t’insegna la logica popolare, perché lo dice lei, ecco perché. La mamma Diladdarno ti insegna ad essere previdente, non ti dice soltanto che le partite durano 90 minuti + recupero come potrebbe fare un Varriale qualsiasi, no, ti insegna che ti devi sempre assicurare di avere le mutande pulite, perché non si sa mai che fai un incidente e ti devono visitare. Da questa parte dell’Arno la mamma è anche quella che ti insegna l’ironia, perché se provi a ridere ti fa piangere lei. La mamma in questo quartiere di menti eccelse nasce con la scienza infusa perché è quella che ti insegna la tecnica dell’osmosi, proprio come quando ti dice di chiudere la bocca e mangiare. Donne di polso e sempre allenate alla vita, perché la mamma che ha a che fare con i figli di San Frediano è costretta a insegnarti anche il contorsionismo, così poi ti può invitare a guardare che sei sporco dietro al collo. La mamma di qua d’Arno ti insegna che la vita è dura e quindi ti allena alla resistenza, perché con lei non ti alzi da tavola fino a quando non hai finito tutto quello che hai nel piatto. Anche se è sempre vissuta in un quartiere di città, la mamma Diladdarno ti insegna ad amare il ciclo della natura, e quindi come ti ha fatto ti disfa. La mamma da queste parte sa come si sta al mondo e ti insegna il comportamento da non tenere, e lo fa esortandoti a smetterla di comportarti come il tu’ babbo. La mamma di San Frediano è quella che ti insegna cos’è l’invidia, quando ti fa presente che ci sono milioni di poveri bambini che non hanno genitori meravigliosi come i tuoi. La mamma, la mamma, la mamma, e il babbo? Il babbo di San Frediano non è mai in opposizione della mamma, al limite è solo diversamente concorde.

lunedì 28 aprile 2014

L'ultimo vestito

In Villareal-Barcellona i tifosi di casa lanciano una banana in campo, e così Dani Alves decide che è arrivato il momento di farsi uno spuntino. Sul blog lanciano invece crisantemi, perché la banana la riservano per pratiche più lussuriose. C’è razzismo ma c’è anche il caro-defunto, che sfiora persino l’accanimento terapeutico, una pratica più dura della stessa pratica di chi usa la banana per via rettale. C’è l’Europa, c’è l’euro, ma ancora non si accetta l’eutanasia di un blog. Sono tornato dalla Maremma e ho trovato una San Frediano diversa, stravolta, all’inizio non capivo, ero frastornato, come se vivessi ai bordi di Trespiano, poi ho capito che mi avevano lasciato un duro avvertimento in via de’ Serragli. Chiaro. Una fila di cipressi lungo il marciapiede, da via di Seumido a piazza della Calza. E allora lasciatemi morire adesso che ce l’ho ritto senza nemmeno bisogno del Viagra. Ho un pensiero a sabato duro e nodoso come il legno di olivo per quella bara dal sapore tutto toscano che ho scelto. E’ la settimana di passione, una di quelle dove non c’è bisogno di vasodilatatori per eccitare la passione, e se i tombaroli del sitone vorranno venire a scoperchiarmi gli farò trovare la sciarpa della finale. Rigorosamente posata sul petto dagli amici. Non volevano neanche chiudermi perché quel mio pensiero così turgido a sabato aveva lasciato non poche perplessità sulla mia effettiva morte. E più perplessità di chi ha sigillato la mia erezione post-mortem, adesso ce l’ha solo Montella, forse di formazione. E a voi che mi siete stati sempre così vicini voglio raccontarvi come ho passato gli ultimi istanti della mia vita, mi dispiace per gli avvocati che comunque hanno investito tempo e denaro, ma davanti alla morte non ci sono risentimenti che tengano. Chiedo solo rispetto. Ho deciso di andare personalmente a comprarmi un bell'ultimo vestito, sono molto vanesio, ed ero orientato su un “doppio petto”. Ho deciso di andare in un negozio molto elegante e ne ho provati diversi. Purtroppo erano molto cari e venendo da giorni di fuga in Maremma, fatti di spese di copertura e sforzi economici notevoli per depistare, mi sono orientato allora su un “petto unico”. Ma anche quello era troppo caro. Sarà stato il pensiero turgido per la finale, oppure il pensiero è diventato turgido solo dopo aver scelto il vestito, e adesso che sono chiuso qua dentro al buio, questo non lo so più, ma alla fine, dopo varie richieste di prezzo, mi sono comprato un vestito “topless”.

domenica 27 aprile 2014

Il ritorno

Il ritorno al gol, o meglio, oggi ritorno, e così per disorientare i cani che ormai mi sono alle calcagna, passo da Saturnia. Il puzzo di zolfo dovrebbe infastidirli, come quello acre della serie B che dovrebbe aver invaso lo spogliatoio del Bologna dopo la lezione di calcio subita. Il tre a zero fa bene al morale della mia famiglia sempre costretta alla fuga, vedere la bellezza del sinistro di Ilicic fare il paio con la sua bruttezza fisica è sempre meglio che avere a che fare con i blogstbusters. Il Napoli a 8 e l’Inter a 4 punti ridisegnano gli steccati che separano il terzo dal quinto posto, Higuain esce in barella mentre lo straripante Cuadrado esce per squalifica da una finale che ci vede già privi dei quadri più quotati della collezione di Pradè, di cui uno dovrebbe andare in mostra a Barcellona. Possiamo dire che ha segnato il falso-Kubik, e anche che non è sportivo gioire per le assenze altrui, quindi speriamo che Higuain possa esserci, e partecipare così al torneo di briscola insieme a Cuadrado, Gomez e Rossi. Dovevamo difendere il quarto posto, arrivare con il morale e la convinzione giusta alla finale, e Bologna è stata una rampa di lancio all’altezza. Mi sembra che Diakitè porti tanta sostanza al centro dell’area, Neto conferma di essere cresciuto molto, e mette in mostra la sua reattività sul colpo di testa di krhin, il solito Gonzalo, più Tomovic che Vargas. Centrocampo all’altezza della sua fama, con una correzione di panna fresca sulla giocata di Wolski, e una caposaldo italiano del fine pasto, come quando bisogna gestire il risultato, la macedonia Albertini. Là davanti come detto Lubos Ilicic, brutto ma bono, e poi lo spacca partite che aiuta Montella a tracciare la stagione di record. A proposito di denunce, consiglierei il “Sopra” di precisare che le sei Audi le ha cambiate per sfizio, prima che qualcuno strumentalizzi la cosa per far passare la casa automobilistica tedesca poco affidabile come Gomez. Se non vuole ritrovarsi come me in Maremma costretto a mangiare il biologico della “Selva” per paura di essere avvelenato, e bere vino di Bolgheri sulle ultime propaggini delle Colline Metallifere, solo per far impazzire i metal detector dell’Intelligence che cerca ancora la chiave per risolvere il caso. Non mi fido più di nessuno, tantomeno di Matri, dopo l’illusione di quei primi due gol, no, ho anche paura di essere avvelenato e così ho deciso insieme alla Rita di seguire certe indicazioni dello zio cocainomane. Siccome non mi fido di certi negozianti filo-milanisti che amano solo Montolivo, senza contare che a Pietrasanta vive Botero, un uomo che ha riempito di colesterolo anche tutti i personaggi dei suoi quadri, invece che le uova mi sono comprato una gallina, e così ogni mattina sono sicuro di mangiarmi un bell’ovetto fresco. Per il latte abbiamo pensato di comprare una vacca che terremo nel garage di Borgo Tegolaio, poi abbiamo litigato, perché la Rita ha voluto togliere la vasca dal bagno per mettere la doccia, più moderna quanto si vuole, ma un tonno di un quintale non può vivere sotto la doccia. E i carciofini senza il tonno sono come una stagione senza la coppa Italia.

sabato 26 aprile 2014

Un inseguimento rallentato dal gol di Pjanic

Sono arrivato a destinazione, l’acqua è fredda come Gomez davanti al portiere, quelle poche volte che gli capita durante una stagione, più ancora degli avvocati della controparte che chiedono per me pene severe, la sabbia invece è molle come la difesa, temo molto perché ci rimangono le impronte e ho come la sensazione che qualcuno mi stia seguendo. Sulla Feniglia infatti ho visto un uomo con il ciuffo e l’accento bolognese che camminava sulle acque, ho pensato a una secca, e non propriamente una modella, poi invece non si toccava davvero e ho capito che era Dio che intervistava il tonno insuperabile dopo un assolo jazz definito dallo steso Dio, insuperabile. I miei avvocati intanto hanno chiesto i lavori socialmente utili in una struttura per anziani dove vive Gian Aldo scappato da poco da un’altra struttura tutta rivestita di materassi, dove lo avevano fatto rifugiare perché vedeva zombi dalle finestre. Oggi vive in stanza insieme a Minala della Lazio. La bellezza del gol di Pjanic ha distratto gli inseguitori, poi un tunnel dello stesso Miralem a Montolivo li ha scossi e hanno ricominciato a fiutare la preda. Il bello di Ludwigzaller, quello che almeno io ho potuto sempre apprezzare, è la sua ingenuità, il suo modo di rimanere eterno bambino, tanto che durante questa caccia all’uomo ha fatto amicizia persino con Eta Beta, anche se Pluigi Psalomone Pcalibano Psallustio Psemiramide Pluff dopo il primo post di risposta dello svizzero ha tirato fuori dalla sua famosa tasca un laser e gliel’ha puntato negli occhi. Eta Beta va invece molto d’accordo con Gian Aldo perché è un personaggio che non proietta la sua ombra, e così il bolognese non rischia di vedere un jazzista da intervistare ogni tre per due. Purtroppo però, da quando Gian Aldo è fuori dal giro, e quindi non beve più, ha chiuso anche il Roxy bar. Per fortuna in Maremma ho conosciuto un tacchino locale che vorrebbe parlare di calcio con Lud, gli ho detto che potrebbe farlo sul suo blog e allora mi ha chiesto di fare un po’ di pubblicità al suo nuovo avatar qua sulla Riblogghita, visto che noi lo appreziamo tanto. Io passo i miei giorni di latitanza tra il parco dell’Uccellina e i fagioli all’uccelletto che la Rita prepara con il pomodoro biologico cresciuto al sole della Maremma. Al mare ho provato l’esperienza di nuotare vicino ad un grande squalo bianco. Forse per quella sua fama, forse per il terrore di essere divorato, ma la sensazione è stata davvero fortissima. Grosso modo la stessa paura che provo quando entro in banca o quando suonano alla porta e la tenda a fiori del salotto è scostata perché la Rita ha aperto le finestre per cambiare aria. Per superare la delusione della mancata convocazione di Rossi per il match del Dallara sono andato invece sull’Argentario dove c’è un convento di frati, sono amanuensi bravissimi e hanno saputo adeguare la loro regola monastica alle moderne leggi di mercato. Infatti passano l’intera giornata copiando, su enormi libri arricchiti da pregevoli miniature, elenchi telefonici e menù per ristoranti, mentre su carta igienica a doppio strato ricopiano la bozza del post notturno di Gian Aldo prima della sua spubblicazione.

venerdì 25 aprile 2014

Passo e chiudo

Sono ufficialmente in fuga, ho portato via anche la famiglia per paura di rappresaglie. Troppo grande il rischio che l’Intelligence parmense e pietrasantino non si rivalesse su di loro. In questo preciso momento, mentre carico il bagagliaio della macchina, ho più pressione addosso di Matri, mi guardo intorno spaesato come Matos in area di rigore. Ogni volta che mi fermo per dare una precedenza leggo Blogstop in terra. Mi sento talmente perseguitato dalla giustizia che la Rita mi ha consigliato di telefonare a Ghedini, per pagarlo potrei sempre fare come Scilipoti e vendermi al blog di Ludwigzaller. Dove sto andando non lo posso dire, ma starò via 3 giorni riparato sotto una rete wi-fi che dovrebbe consentirmi di mantenere i preziosi contatti con voi che così tanto avete contribuito a mettermi nella merda. Per ora non posso dire molto altro visto che il mio primo tentativo di fuga è già fallito. E forse sono stato tradito proprio da uno di voi perché sul luogo dove mi sarei dovuto imbarcare sono stati rinvenuti alcuni noccioli di olive taggiasche. Insomma, sarei dovuto fuggire insieme ad altri clandestini che vogliono lasciare l’Italia  a bordo di un barcone fermo alla pescaia di Santa Rosa. Tutti arrestati tranne io che col cazzo mi son fatto beccare dall’Intelligence, alle insistenti domande “ma dove pensavate di andare?” hanno risposto “si sta meglio dove stavano peggio”. Quindi non voglio più dare troppi vantaggi anche se mi sento di poter dire con una certa tranquillità che sto andando al mare, del resto siamo in una penisola, e i possibili attracchi sono troppi anche per un' Intelligence così mista ed erudita, oltretutto non ho più la volontà di frequentare le coste per mettermi nelle mani di qualche scafista senza scrupoli, anche se molti di loro sono veramente amabili nella conversazione perché sanno di jazz più di Gian Aldo. Poi quel mio zio salutista che vive in campagna mi ha insegnato una tecnica per tenere lontana l’Intelligence, è convinto che sia un bel deterrente anche nel caso quasi impossibile che riescano a capire che sono a Talamone. Lo zio dice che le api non si accorgeranno di niente perché secondo lui assomiglio ad un'acacia. E chi meglio di me allora può capire Montella? Che detto così può sembrare che faccio il verso a quello che fa le domande sul sitone, invece posso dire che lo capisco perfettamente davvero, perché le scelte sono sempre difficili, e quelle vanno fatte prima, quindi, come per lui sarà un rompicapo disegnare la linea d’attacco per la finale, così lo è stato per me decidere quale mezzo scegliere per darmi alla macchia. Avevo pensato al treno, ma temevo perché i treni arrivano sempre in ritardo, e subito mi è venuta in mente la diagonale difensiva di Tomovic su Nainggolan, insomma, ho avuto paura di perdere le coincidenze e così mandare a monte il programma di fuga. E pensare che l’altro giorno stavo per ricredermi perché il treno da Milano è arrivato con una puntualità svizzera, poi un attimo dopo aver fatto questa considerazione, ho pensato proprio allo svizzero e al fatto che scrive lo stesso post ormai da più di due anni, e allora ho guardato meglio, e ho scoperto che il treno aveva un ritardo di 24 ore esatte.

giovedì 24 aprile 2014

Latitante

Ancora asserragliato in casa, e non a caso proprio in via de’ Serragli, ho comunque avuto modo di vedere uno spiraglio di luce in fondo al corridoio che affaccia sulla partita dell’anno. Una speranza che è tornata a fare anche i contrasti. Forse ce la farà ad illuminare uno scampolo di finale, forse rimarrà solo uno scampolo di speranza per farci la camicia della festa a Matos. La festa per il primo gol in seria A domenica a Bologna. Il tedesco è invece ancora disperso, basse a questo punto le probabilità che possa dare una mano, i legamenti a onor del vero bisogna dire che però li ha già donati alla causa, probabilità che calano ogni giorno che passa almeno quanto è calato il suo tono muscolare. E dopo la bontà della cioccolata di Domori che a Pasqua ha deliziato il mio palato, ho usufruito per non dire abusato, anche della bontà di Lud, che però adesso è finita, come per alcuni la pazienza nei confronti di Montella. Ho come la sensazione che non sia più sufficiente nemmeno rimanere chiuso in casa fino al 3 maggio, nascosto dietro la tenda a fiori del salotto, ma non tanto perché la tenda sia poco oscurante, anzi, è un bellissimo tessuto Designers Guild di quando la Rita lavorava ancora alla Blue Home, un’azienda di tessuti d’arredameneto della famiglia Ferragamo, ma perché sono stato talmente pollo che l’ho rivelato. Ieri infatti quando è arrivato l’ufficiale giudiziario e la Rita gli ha detto che non c’ero, è venuto diritto in salotto e ha scostato la tenda per notificarmi un atto, l’unica soddisfazione è stata quella di constatare che è uno di quelle persone buone che girano per le tombe e lasciano fiori non soltanto ai parenti. Per rendere più difficile la vita agli avvocati di Parma, e anche al commissario straordinario di Blogspot, devo però cambiare nascondiglio prima che sia troppo tardi, decisione presa dopo che entrambi hanno rifiutato la mia proposta di dargli la testa di un altro in cambio della mia, una di quelle avanzate per Pasqua a una famiglia di cannibali di via dell’Orto che ovviamente non mangiano l’agnello. Perché in San Frediano tra zulu ci si aiuta. E allora per cambiare nascondiglio ho chiesto aiuto a un mio zio che ha deciso da tempo di ritirarsi in una fattoria. Salutista convinto, si vanta di non acquistare più cibo della città perché non si fida di come viene fatto. Adesso mangia solo roba di sua produzione, grazie ai suoi campi, al suo orto e agli animali che lui stesso allevava in una zona segreta. Scende in città ormai solo un paio di volte al mese per fare provviste di cocaina. L’unico retaggio di civiltà che gli è rimasto. Starò via tre giorni per organizzare il nuovo rifugio, naturalmente questa volta non posso dirvi dove. Ci dovrebbe essere copertura wi-fi per comunicare con voi, cercherò di farvi capire dove sono ma senza dirvelo, accenni, indicazioni celate all’interno di frasi apparentemente senza senso. Un po’ come i post di Lud. Devo riflettere perché qualcosa comunque ho sbagliato se nel sitone c’è un’anime sdegno nei miei confronti, lo stesso che ho percepito solo dopo che furono maltrattati quei bimbi a Pistoia, e anche allora ci fu un sollevamento popolare perché alle pareti mancava il crocifisso.

mercoledì 23 aprile 2014

Le preoccupazioni del Bambi

Il Bambi ha già investito tutti gli 80 euro di Renzi su un biglietto di Tribuna Monte Mario, speriamo che almeno si distragga perché sta passando veramente un periodaccio, e ho paura che si rifugi nuovamente nella droga. Una volta ce l’ha con quello e una con quell’altro, ora ce l’ha con quelli che usano il pass dei disabili per parcheggiare senza averne il diritto, anzi va oltre, sostiene infatti che anche Lazzaro fosse un disonesto e che la frase vera, quella mai riportata da una Chiesa fin troppo reticente, sia stata “alzati e smetti di fare il falso invalido”. Situazione imbarazzante che il Papa argentino sta cercando di risolvere togliendo i parcheggi per i disabili, un problema presente purtroppo anche in Fiorentina con il falso nueve. Il Bambi vuole il rinnovamento non solo in panchina, lui mira più in alto, no, non rimpiange i Pontello, ce l’ha con i senatori a vita, sempre così saldamente fissati alle poltrone, da sembrare addirittura dei senatori a vite. Totti è un esempio. Poi è preoccupato per la linea d’attacco che Montella sceglierà per la finale, e un po’ è preoccupato anche per la pensione perché ha paura che non basterà più neanche aspettare la terza età ma bisognerà andare alla reincarnazione. E’ parecchio nervoso, specie dopo l’ultima sconfitta interna con la Roma, perché non riesce a sopportare che ci siano tifosi che rimpiangono un giocatore ingrato come Ljajic, lo trova paradossale, come se a Meta di Sorrento dove è nato Schettino, volessero dedicargli una navata della chiesa. E’ preoccupato anche perché sembra che Veltroni voglia tornare alla direzione dell’Unità che dopo il Brivido Sportivo è il suo giornale preferito. Teme soprattutto che possa apportare modifiche, e che per colpa sua possa chiamarsi “L’unità delle libertà” oppure “Forza Unità” o ancora “Il polo delle Unità”. Il Bambi è un uomo che porta rancore, e non solo l’acqua al suo mulino, non ce l’ha quindi solo con Montolivo, ce l’ha anche con Renzo Arbore per aver lanciato personaggi di cui non ci siamo ancora liberati come la Laurito. Ama Nereo Mourinho ma ieri si è addormentato a vedere la semifinale di Champion, prima gli era successo solo con Cavasin. E’ preoccupato per come le donne curano solo l’aspetto esteriore, si rammarica perché è convinto che se le belle ragazze s'impegnassero a migliorare il loro io interiore non dovremmo ricorrere a continue derattizzazioni. Da quando è così preoccupato per il rendimento casalingo della squadra gli si sono innescate tutta una serie di paure, gli si è abbassata talmente la soglia di sopportazione e sofferenza, che per certi versi ricorda Jovetic, mentre per la sua incoerenza sembra più Gervasoni, visto come si lamenta delle donne che fanno l’epidurale per partorire, quando lui si farebbe fare l’anestesia anche per farsi la barba. Mi ha fatto giurare che se gli dovesse capitare un incidente a Roma, se dovessero rapirlo i tifosi giallorossi, o comunque morire per via di qualche puncicata di troppo, dovrò prodigarmi perché Barbara D’Urso si faccia i cazzi suoi. Come se non bastasse adesso si preoccupa per il suo cane perché da quando ha cominciato a leggere i post di Gian Aldo ha assunto un espressione annoiata, mentre lui aveva speso così tanto per addestrarlo ad abbaiare ferocemente a Montella. E alla fine mi ha fatto preoccupare anche a me, per via di quella certa scaramanzia che influenza tutto il mondo del calcio. E pensando alla finale non ho potuto fare a meno di toccarmi, quando mi ha raccontato di aver rotto uno specchio. E' successo ieri mattina, ha visto un povero, era italiano, sbarbato, andava al lavoro. Maledetto specchio all’ingresso. Ma non doveva romperlo, doveva passare oltre facendo finta di niente.

martedì 22 aprile 2014

La mia fine sull'autobus (e senza biglietto)

Oggi mi sono fatto coraggio, no, non sono uscito di casa, però mi sono affacciato alla finestra per parlare con due tifosi che rivolevano un altro salvatore della patria dopo Delio Rossi, li ho riconosciuti, anche allora erano andati ad accoglierlo con le Big Babol al gusto Rio Casamia mentuccia e citronella di Sicilia. E vista l’aria di buffet che si respira in città, dopo le chiavi della città ad Antognoni, Eugenio Giani tanto per creare un’altra occasione da presenziare, ha pensato di donare a tutti coloro che portarono Delio in trionfo, una lapide da affiggere sulla propria facciata, con scritto “In questa casa vive facendo finta di niente  chi è andato incontro a Delio Rossi esultando di felicità”. Ai due sotto le mie finestre ho semplicemente chiesto perché volessero sostituire Montella, e con chi questa volta, hanno argomentato a lungo, gesticolato, intercalato moccoli, mi hanno addirittura chiesto se potevo scendere perché parlare così non gli sembrava tanto comodo per la cervicale. Secondo me solo una scusa, me le volevano dare solo perché la saliva trova le condizioni migliori per fuoriuscire dall’alto verso il basso e non viceversa, non so se c’entra il fatto che ho anche parecchia mira. Non me la sono sentita di scendere, ma ho percepito comunque del vuoto nelle loro motivazioni, anche da lassù, la stessa sensazione di vuoto che si percepisce parlando con una scatoletta vuota di cibo per cani. Se ci avvicini l’orecchio non senti neanche il mare. Poi ho pensato che fosse stato un bene che la data della finale di coppa Italia non coincidesse con la Santa Pasqua. Si sarebbe potuta verificare una pericolosissima concomitanza tra il salto sul carro dei vincitori e lo scoppio del carro. Con questo pensiero positivo sul calendario delle partite, ho richiuso la finestra e mi sono messo a vedere su “Cielo mio marito” una rara intervista di Gian Aldo a Bombolo, nel servizio veniva sottolineato come questa fosse l’unica testimonianza nella quale il compianto interprete di tanti film a fianco di Tomas Milian, non fosse stato preso a schiaffi, ma ne avesse invece dato uno bello forte a Gian Aldo dopo solo la prima domanda. Finita l’interessante intervista con il bolognese, che gonfio in faccia esclama “Tacci vostra!”, sono riuscito comunque a portare la Rita a fare la gita fuori porta, e nello specifico, quella che delimita la zona giorno dalla zona notte. Poi, pur restando chiuso in casa nascosto dietro la tenda a fiori del salotto, mi sono accorto di aver raggiunto il triste primato di essere nominato da Ludwigzaller più ancora di Ljajic, e senza nessun nessun nesso logico apparente, devo invece rispondere ai suoi concetti di calcio, quelli invece sempre molto chiari, e devo rispondendergli per le rime, come si merita  “『お世話になっております』って言う日本語のメールの最初に必ず入れるフレーズ、本当にお世話になっていない、思ってないと言ったり書いたり出来ないな〜なんでもかんでも、どこでも『すみません』『失礼いたしました』ちょっと言い過ぎ….これって『礼儀正しい』って事とは違う、思ってもないのに自動的に反 応する….まるで言葉のマニュアルから出てくるみたいな、これ意外に外国人には『失礼』(良い感じがしない)って感じる時がよくある……Un grazie di cuore va a Vigile per aver disegnato la copertina del CD dal titolo “San Frediano, il blog è morto come sull’autobus la mano”, CD che include anche l’inno che è stato presentato ieri in anteprima.

lunedì 21 aprile 2014

Le conigliette di cioccolato della Lindt

La sconfitta contro la Roma ha riaperto l’eterna discussione sull’allenatore, ma per non sentire niente fino al 3 maggio mi sono chiuso in casa. E così per colpa di Nainggolan non posso più  vedere neanche i film western, che adoro tanto, quelli in cui certi personaggi si facevano giustizia da soli, sparando qua e là, facendo duelli, scazzottandosi nel saloon fino sulla strada polverosa. Peccato che sia un genere che non va più di moda. E quando la Fiorentina ancora vinceva, per godere dello stesso spettacolo, ogni tanto mi facevo un giretto in centro nei locali della movida. Ora guardo solo Dmax, che non è la televisione di Allegri. Non ho voglia di sentire certi tifosi che hanno una concezione così blanda della nostra storia, il Bambi mi ha detto che quest’anno vorrebbe festeggiare due feste della liberazione, lui figlio di un ex partigiano ne festeggia una il 25 aprile, e una quando se ne andrà via Montella. Un tempo c’erano quelli che la seconda se la lasciavano aperta come un biglietto aereo, aspettando di indicare il giorno in cui moglie e suocera sarebbero state travolte da una valanga. Meglio chiuso in casa che in strada a sentire tanta cattiveria e così poca riconoscenza, sarà che sono troppo sensibile per vivere il duro mondo del calcio, e quando si avvicina un esonero mi torna sempre in mente di quando ero piccolo e tutti mi dicevano che assomigliavo tantissimo a mia madre. Era insopportabile perché, diventando adolescente, mi imbarazzava molto essere paragonato a una donna. Una volta arrivato ai quarant’anni decisi di farmi crescere la barba. Niente da fare, cominciarono a dirmi che assomigliavo a mia nonna. E allora quando la situazione si fa tesa in San Frediano mi chiudo i casa. No, non sono buono per vivere nella trincea della passione Viola, il consumismo ci ha avvelenato, ci sarà sempre un altro modello nuovo di iPhone dopo il 5 S, quando mi sono sposato il TV 28 pollici era un must, ora è da sfigati, c’è infatti chi toglie la libreria vuota per far spazio a un 60 pollici, e quindi anche gli allenatori vanno sostituiti come le pile del vibratore per certe donne vogliose. Donne mangia allenatori come candele mangiafumo. Le donne si sa non si fanno certo abbattere da una febbre a 37,5, loro inveiscono contro Montella lo stesso. Io riesco a fare solo una cosa per volta, e adesso per difenderlo non riesco a fare altro che stare chiuso in casa. Le donne più esperte di San Frediano, invece, durante l'atto sessuale, possono riuscire a raggiungere... la cucina, scolare i broccoletti e reinfilarsi sotto le coperte. Ovviamente, tutto questo senza che noi ci siamo accorti di nulla. E allora da chiuso in casa chiudo con un pensiero amaro di Woody Allen “La scienza ha sconfitto molte malattie, ha decifrato il codice genetico e ha perfino mandato l'uomo sulla luna, ma se un ottantenne viene lasciato solo in una stanza con due conigliette diciottenni non succede niente di niente. Perché i veri problemi non cambiano mai”. E l’allenatore nel calcio sarà sempre un problema.

domenica 20 aprile 2014

L'attesa

Roma più precisa a parte Gervinho che cerca in tutti i modi di regalarci la colomba, ma abbiamo già i pensieri appesantiti dalla pastiera napoletana per gradire la gentilezza glassata, e allora lasciamo a Ljajic il coltello dalla parte del manico, mentre per Pasqua non usa fare le diagonali per togliersi i canditi dai denti. E Nainggolan ringrazia Tomovic per questa usanza così italiana. La Roma della prima mezz’ora è una bella squadra, noi siamo sterili come una siringa, con Ilicic punta dell’ago. Josip appare come il monumento al pentitismo dello spermatozoo, un giocatore che rinnega il suo sinistro, un uomo che rinuncia alla sua vocazione, uno che nella corsa verso l’ovulo passeggia come se fosse in via Calzaiuoli. Matos è ancora vergine, è lì ad aspettare sulla spiaggia la nave scuola che non arriverà, quella che Schettino nel frattempo ha già portato sugli scogli. Gli ci vorrebbe Wanda Nara che così tanto bene ha fatto a Icardi, sicuramente non potrà aiutarlo la velina di Matri che non ce la fa nemmeno con il suo. E così viviamo di possesso palla senza mai trovare l’acuto, un possesso palla senza palle, con i tenori che steccano, e con Borja Valero che non si è ancora accorto che la squalifica di Gervasoni è già scontata. Insomma, il povero Matos aspetta una nave che non arriverà, Borja aspetta di rientrare dalla squalifica, noi aspettiamo la finale del 3 maggio, il Colonnello aspetta Spalletti, il Sopra canta “Aspetta e spera che già l’ora si avvicina!”. E aspettiamo allora. Anche un mio lontano parente mi ha fatto sapere di aspettare mie notizie, un fatto che dimostra che i tempi sono proprio cambiati. Tutti bene o male viviamo nell’attesa dimenticandoci di vivere il presente. Malgrado io sia solo un modesto uomo che aspetta la pensione, l’altro giorno mi ha scritto un mio zio d’America chiedendomi se lo inserisco come beneficiario nel mio testamento. Tutto è in attesa del 3 maggio, anche il 4 per poter essere strappato dal calendario, anche nell’ultimo sogno di ieri sera stavo aspettando le valige sul nastro trasportatore, guardo fuori dai finestroni del gate e oltre le sagome enormi dei Boeing, oltre il buio ormai denso e scuro mi sembra di vedere Santa Monica e la scritta Hollywood, e il marciapiede con le stars e Pasadena e il 6Flags, mi sembra di sentire le ruote di migliaia di skate e l'odore di erba e di oceano, le chiacchiere dei gabbiani e i carrelli scassati degli homeless. Mi sembra di vedere una strada che si perde su per la costa. Il mio cuore ha un sussulto. Accendo l'IPOD e chiudo gli occhi. Il Guetta grida come un pazzo “go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go go” Matos ha finalmente trombato. Proprio il 3 maggio.

sabato 19 aprile 2014

La moviola o la movida?

Aspettiamo sera, piovosa forse perché un’altro Gabriel se ne è andato, non il nostro più amato, ma sempre uno che pur senza fare gol ci ha fatto sognare, ma da un punto di vista ambientale sarà una serata che consentirà comunque a De Rossi l’amato uso delle braccia larghe per dirigere il traffico nell’area giallorossa. Del resto Mazzoleni è uno che non ha mai apprezzato il rigore semaforico. Ha sempre avuto un debole per la libera interpretazione, e De Rossi gli ricorda tanto quell’essere mimo che incarna proprio il talento della gestualità. Dopo aver appurato che la tecnologia non riesce ad affascinare più di tanto la classe arbitrale, da Firenze, e in special modo da Pitti Uomo, avanziamo una proposta più modaiola. Mettiamo il tabarro a De Rossi. Poi magari anche Tabarez al posto di Blatter. Ma prima che venga adottata una soluzione così fashion, e quindi mentre aspettiamo lo strafalcione bis di Mazzoleni, vista l’occasione di avere Totti vorrei mettere l’accento non tanto sul modulo, o sul fatto che per la finale di coppa avremo bisogno del miglior Matri, e che quindi bisognerà recuperarlo schierandolo subito, già da stasera nella speranza che ci ridia uno straccio di spessore là davanti, vorrei parlare del fatto che ogni epoca ha i suoi nomi che vanno per la maggiore. Nell'83 c’è stato il boom delle “Azzurra” in omaggio alla barca che partecipò, con qualche successo, alla coppa America. Negli anni 70 - 80 fu la volta di “Sara”, per la canzone di Venditti, ancora prima “Palmiro” per i comunisti DOC del dopoguerra, Benito e Rachele per i nati nel ventennio eccetera. Ma sono le interpretazioni dei Mazzoleni di turno a generare nomi inarrivabili, come gli Andonio con la “D” dovuti alla pronuncia difettosa dei padri davanti a ufficiali dell’anagrafe troppo rigidi nel registrarla. Ma il migliore di tutti credo rimanga “Firmato”. Dopo la fine della prima guerra mondiale ci fu il boom di questo nome, dovuto al fraintendimento del proclama della vittoria contro Austria-Ungheria che era ovviamente: “Firmato Diaz”. Che è sempre meglio di Sue Ellen e J.R che vennero qualche anno dopo, o a proposito del capitano della Roma, quello della figlia Chanel. E che dire di Mazzoleni, alla cui madre possiamo imputare un’adorazione eccessiva per la famiglia Berlusconi, tanto da caratterizzarne di sapore la storia anagrafica del figlio, con i nomi Paolo Silvio, che di fatto costringerà molti tifosi indecisi su quale dei due scegliere per inveire, ad optare per un più generico “figliol di troia”.

venerdì 18 aprile 2014

Bagno penale

Domani sarà partita vera, un test serio, l’ultimo  prima della finale di Coppa Italia. Una sorta di simulatore di volo, basta che non sia come la Beatrice che simulava orgasmi per accelerare quello di chi le stava sopra. Del resto lavorava a cottimo. La Roma vorrà vincere proprio come il Napoli, e noi forse avremo un Cuadrado di troppo. Un paradosso. Perché il tema adesso potrebbe essere, con o senza il colombiano per fare prove di finale? Ma è così facile lasciare fuori un giocatore del genere, in questo stato di grazia? E in più con un quarto posto da difendere da quell’Inter di Icardi, un giocatore dai piedi buoni ma non altrettanto il cervello. Si dice che a Wanda Nara piaccia il suo nuovo bagno penale. E allora lascerei per un momento da parte i nostri interessi di bottega e farei un discorso più ampio. Siamo o non siamo quelli del fair play, del terzo tempo, dell’abbattimento delle barriere? Allora diamo voce a Maxi Lopez e non a Wanda Nara, perché nel 2014 la disparità dei sessi è inaccettabile. Maxi infatti porta avanti la sua battaglia contro Icardi in maniera seria, anche se i suoi capelli sembrerebbero dire il contrario. Oggi voglio dare spazio al suo grido di dolore. Se Icardi twitta di tutto per deriderlo, io lotto al fianco di Maxi contro questa disparità dei sessi che è ormai inaccettabile. Lo slogan per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema vedrà Lopez indossare una T-shirt con scritto “i peni lunghi vanno accorciati, quelli corti allungati. E allora anche Cuadrado dovrà sedersi in panchina.

giovedì 17 aprile 2014

Tutta colpa di Santo Spirito

Avvicinai la Mirella in una pizzeria storica di via D’Annunzio, il Fiorella, lo feci con sottomissione e grande delicatezza, mentre sceglievo il tipo di mozzarella. Per poterla conoscere. Scelsi la bufala. Ho speso tempo, energia e denaro in questo lungo corteggiamento. Ho fatto appostamenti estenuanti, l'ho conquistata con la sensibilità  e i regali. L’ho seguita fino all’Antella dove viveva insieme alla sorella Ornella, in via della Sora Lella. A tutto questo bisogna aggiungere le perdite di tempo accessorie, ovvero la maggior cura del corpo, le sedute dal sarto e dall’estetista Lorella, solo per rendermi più accattivante. Ho comprato anche una cravatta di Marinella. La Natura, psicologa finissima, ha reso la strada verso il sesso molto difficile per il maschio, per evitare che egli si annoi. Poi mentre frequentavo la Mirella, vedevo che non rappresentava più il punto d'arrivo, non era lo scopo unico della vita, non era la donna ideale che meritava tutti questi sacrifici. Eppure stavo lottando come se fosse così. Pensieri che spesso facevo quando mi rifugiavo al parco dell’Anconella. Poi spegnevo la mia arsura da diabete con la Sanguinella, una spuma che in quel periodo andava per la maggiore. Nemmeno avessi mangiato le acciughe. In quei pochi momenti di lucidità dove non mistificavo la realtà ero consapevole che la donna ideale non esisteva. O non era quella. Così avevo diminuito le mie esigenze fino ad accontentarmi di una donna qualsiasi, di una donna come era la Mirella. Quando stavo insieme a lei, ero consapevole di questo. Vedevo tutti i suoi difetti: i capelli troppo corti, il bel viso che però aveva un sorrisetto da Pulcinella, quella spregiudicatezza nell’offendere e quella poca attenzione a difendere. Eclatante fu come non avesse mai pensato di mettere l’allarme in casa e continuasse a dare confidenza a quel vicino sulla sinistra, mentre avesse sempre ignorato Alonso. E poi i difetti psichici. La sua mancanza di cultura, di interessi oltre al calcio, la sua grande convenzionalità, la presunzione di certe scelte, i suoi bisogni creati dalla moda in voga a Barcellona. Poi la sua storia a Roma che l’aveva profondamente segnata. Odiava Romulo e Remo. Quando non c'era tornavo a desiderarla e a trasfigurarla con l'immaginazione. Nella solitudine esaltavo la Mirella sempre di più, come se fosse Simeone, me la raffiguravo bella grintosa, più intelligente, più desiderabile. La separazione rafforza l'amore, la lontananza accresce il desiderio perché, nella mia fantasia, la Mirella si avvicinava al modello ideale. Per uccidere la mia solitudine esistenziale nella quale ero precipitato il giorno dopo il divorzio con Prandelli, cercavo la compagnia di una donna. Quando sono deluso dalle donne vado a consolarmi con gli amici. Ma quando gli amici mi offendono ritorno agli interessi della mia vita, la Fiorentina, l’enogastronomia, l’arte e la poesia. Ma la Fiorentina è sesso, la poesia è sesso, l'arte, la musica e la religione sono sesso. Tutte queste cose sono surrogati del sesso. È l'energia sessuale, la libidine, che si incanala verso qualcosa che assomiglia alla donna, qualcosa associato alla donna. A questo punto allora, ritorno dalle donne. Alla fine ogni partner però mi lascia insoddisfatto, ogni interesse mi delude. Ma io continuo a cercare, mentre la vita scorre. Oggi c’è Montella, mentre Il mio prototipo di giocare ideale è stato Fiondella, lo ricordo con piacere, scomparso nel 2009 insieme alla compagna in un incidente stradale, perché dentro di lui c’era tutto quello che si poteva desiderare, ed era già sindaco reggente molto prima di Dario.

mercoledì 16 aprile 2014

C'è tanta saggezza in piazza Tasso

Stamani non ho voglia di essere insultato, il mercoledì di solito me lo lascio libero per andare a fare due passi verso altre opinioni, diciamo in direzione di coloro  che vedono nel Montella di quest’anno il maggior responsabile della loro delusione. Analisi legittima, rispettabile, ma che non condivido. L’adorazione o la santificazione però non c’entrano niente, perché Montella ha sbagliato e sbaglierà come chiunque altro verrà al suo posto. Sono semplicemente valutazioni diverse, tutto qua. Sappiamo quali sono le reciproche posizioni. Il mercoledì, a differenza degli altri giorni, dico solo che ci si può scherzare sopra a queste divergenze di opinione, tutti gli altri giorni, invece, preferisco essere offeso. Perché negli altri giorni, se uno mi dice che santifico l’allenatore solo perché evidenzio i fatti negativi che hanno influenzato la stagione, rilancio, dicendo che chi vede nell’allenatore il massimo responsabile, ha una visione troppo laterale delle cose, quindi non solo porto numeri e record a favore di Montella, porto anche statistiche che evidenziano questo modo marginale di vedere le partite. Una visione periferica, emarginata. Forse distratta dai guardalinee. Diciamo confusa, e per rendere meglio l’idea, dico affetta dallo stesso disagio che può provare un camaleonte dentro a una vasca di smarties. Io invece vivo in un quartiere dove al centro c’è sempre la saggezza popolare racchiusa nei proverbi, e non si è mai sentito un proverbio che mette al centro un fallo laterale, al limite un fallo centrale, spesso il tifoso si lascia distrarre dai problemi quotidiani di formazione, e magari si lascia trascinare dal pessimismo leopardiano che un risultato negativo si porta sempre dietro, andando incontro a tristi conseguenze che avrebbe potuto facilmente evitare se solo avesse avuto più attenzione per certe piccole perle di saggezza di quartiere. Certi risultati negativi ci hanno spinto oltre la saggezza di San Frediano, a fare la stessa cosa del Bambi spinto dal bisogno di avere una certa somma di denaro per risolvere un problemino, anche se non proprio di avvicendamento tecnico. Come se al pessimismo cosmico i Della Valle rispondesse con Cosmi. Che cosa ha fatto il Bambi? Ha venduto la pelle di un orso senza averlo ancora catturato. A quel tempo anche lui era andato parecchio oltre la saggezza di San Frediano, abitava addirittura vicino al parco del Pollino, e nelle foreste della riserva ne vivono davvero tanti di orsi. Gli pareva un buon affare, ha incassato all’istante da un avido trafficante un discreto anticipo. La voglia di Spalletti era davvero tanta. Quando però è andato a cercare l’orso, per via della pelliccia, questo non si è dimostrato troppo d’accordo con il suo piano, c’è stata una colluttazione e l’orso ha avuto la meglio, riempiendolo di botte, dandogli del mistificatore, facendolo scappare. Forse riempiendo anche la bacheca con una coppa. Il mattino seguente di buonora era ancora a dormire, quando hanno suonato alla sua porta, è andato ad aprire ed era l’orso. Era venuto a sapere della storia dell’anticipo, lo ha minacciato e dopo avergli frantumato gli occhiali e mangiato tutte le acciughe, gli ha estorto con la forza l’intera cifra che gli avevano dato per la sua pelliccia. Allora per restituire i soldi si è dovuto indebitare, ha chiesto un prestito ad un tasso che fa l’usuraio ed ha la tana nei dintorni del parco. Se non glielo avesse reso entro un mese si sarebbe trasferito in casa sua. C’è così tanta saggezza in piazza Tasso.

martedì 15 aprile 2014

Aspettando Mazzarri

Se da una parte giocare ogni sette giorni fa bene alla salute, e il mio dottore per esempio quando mi ausculta mi chiede “dica 4 3 3”, dall’altra, invece, per gli abitanti del blog è circostanza tossica, perché le posizioni sono ormai chiare, e la finale del 3 maggio è ancora troppo lontana. Amiamo tutti la Fiorentina alla stessa maniera, solo che usiamo gli accenti in maniera differente per rimarcarlo. E così un frutto che sa di estate come la pesca diventa un modo per uscire di casa la mattina presto. Poi capirete. La settimana enigmistica esce solo giovedì, mentre le attenuanti si alternano alle aggravanti, come i tornanti di una squadra di montagna prima di arrivare all’esonero. A niente servono i record. Ci sarà sempre il “rifugio Simeone” per un pasto più caldo. Sempre meglio di un panino con il salame napoletano mangiato ai bordi della sopravvalutazione. Ci sarà sempre uno più ricco, una moglie più bella, chi fa surf con la tavola di Chanel, anche dall’acqua dove si fa surf si può pretendere di più, molti infatti la preferiscono addizionata con l’anidride carbonica. Gli amanti di Garzia preferiscono addirittura fare surf nella Perrier. Ammiro molto chi cerca sempre di migliorarsi, chi tende a non accontentarsi dell’acqua del rubinetto, ho già espresso il mio pensiero così poco ambizioso, che passa dalla logica della Brita, e intanto sbaglio accenti per far passare queste settimane in attesa della finale che finalmente ci riunirà tutti. Anche su come gestire l’attesa ci sarà chi punta sempre al massimo, magari ottimizzando, chi insomma declina la propria attesa in “inho” vincendo nel frattempo un viaggio al centro della coppa, un pensiero che arriva da Verne e non certo da Vernole, chi come me penserà in “ella” finendo dalla brace di Prandelli fino a dentro la padella. Vi guardo con ammirazione, voi sempre così proiettati al meglio, a voi che piace il filetto, io che invece mi accontento di un semplice filotto, voi che non vi lasciate tarpare le ali da un napoletano, io di contro, che faccio la comunione con la pizza, comunque fine come un’ostia. A tale proposito devo raccontare cosa intendo per aspettare. Perché sono convinto che c’è aspettare e aspettare. E vi immagino aspettare in quelle sale d’aspetto tipo “Casa Italo”, seduti su poltrana Frau, Sau o Cossu, là dove la gente si aspetta quello che succederà perché aveva già tutto previsto. Prima della Rita stavo con una ragazza di Borgognissanti, aveva una formazione morale sbagliata, gli avevo raccontato che ero un pescatore di acciughe e che per questo me ne andavo via di casa la mattina molto presto, solo per lasciargli la tentazione di tradirmi con Mazzarri, insomma, per metterla alla prova. Un giorno sono uscito alle cinque con il retino, poi mi sono appostato alla finestra del Salucci che abitava 50 metri più avanti sulla sinistra. Quando, dopo poco più di mezz’ora, ho visto arrivare Walter di soppiatto, lui puntava tutto sulle mie ripartenze, prontamente sono ripartito dalla casa del Salucci e li ho sorpresi a letto, nudi e pronti a umiliarmi in contropiede. Sotto minaccia del retino l’ho costretti a restare nudi a letto, in attesa dei Carabinieri. Nel frattempo, quasi tre ore, i due hanno fatto l'amore quattro volte, in tutte le posizioni, mettendo in mostra atti osceni di ogni tipo.

lunedì 14 aprile 2014

Friarielli

La squadra ritrova il filo e ripropone la sua mentalità, una delle migliori qualità da quando a Firenze si cucinano i friarielli. E così ieri ho visto del calcio felice a Verona. Quella felicità che suscita da sempre il fritto. Malgrado quell’odore forte, tipico, sulla manovra viola, che costringe ad aprire le finestre per cambiare aria e guardare il giardino del vicino così sempre più verde. Nemmeno Peruzzo è dannoso come il fritto. Scarso di sostanze organolettiche come la sansa si. Infatti inventa un rigore per il Verona ma evita a Savic una sacrosanta espulsione dopo una gomitata in faccia all’imprendibile Iturbe che io invece prenderei subito. La squadra sta crescendo fisicamente malgrado i friarielli sullo stomaco, e la fortuna questa volta ci ha spianato la strada, tolto Romulo, abbiamo potuto dominare in lungo e in largo. Una mentalità che ci porta all’ottava vittoria in trasferta, eguagliando il record storico in un singolo campionato Viola. I numeri appunto, loro che non ungono mai la storia come invece il fritto, quindi 51° vittoria in gare ufficiali con la Fiorentina, nessun tecnico gigliato era mai riuscito a conseguire 51 vittorie in due stagioni consecutive. Con la 27° vittoria stagionale, Montella ha eguagliato anche il record assoluto di Chiappella sulla panchina Viola del 1965-66. Finiti gli impegni del giovedì è tornata la Fiorentina meraviglia che conoscevamo, Pepito e Gomez stanno uscendo dal sottopasso delle Cure, ce la dovrebbero fare, anche se i friarielli, si sa, non sono un toccasana per i legamenti. Ma alle Cure ci si cura. Cuadrado ci aiuta molto nella compilazione gioiosa di tutte queste statistiche, il giocatore esuberante ma anche anarchico di Lecce, collocato e fatto esplodere nella maquina. Un centrocampo fantastico, il primo che gioca senza mediani, inadatti ad un’alimentazione a base di fritto. Ilicic invece, evidentemente mangia in maniera più triste, roba lessa, forse le nebbie di una cottura a vapore avvolgono ancora il suo rendimento, e siamo a sole 5 partite dalla fine. No. Non ci ha convinto. Speriamo però che  lo possa fare da qui alla fine. Basterebbe anche solo il 3 maggio. Malgrado tutto tornano finalmente gli inserimenti dei centrocampisti, mentre Gianni Vio deve avere la pancia piena, forse di friarielli, sta di fatto che ogni partita battiamo 100 angoli senza frutto. Forse proprio perché friarielli non sono un frutto. Intanto Aquilani dimostra di essere un giocatore in grado di fare le due fasi in maniera importante, non ce ne sono molti in Italia, Borja invece, sembra aver recuperato l’anima che aveva perso dopo le calunnie di Gervasoni, il Pek da stropicciarsi gli occhi. Quando i giocatori con i piedi buoni cominciano a giocare, la squadra fa subito un salto di qualità. La Fiorentina è viva, con il pensiero al 3 maggio, pensiero stupendo che prevede anche il recupero di Rossi e Gomez. E’ solo il tempo degli elogi, la squadra ha avuto un periodo di difficoltà, è rimasta in piedi, ha reagito ed è ripartita. L’ambiente è sano e il gruppo è unito. Unito, non unto.


domenica 13 aprile 2014

Alterati di Fiorentina

Il giorno della partita della Fiorentina è di per se un’alterazione della giornata, sia che giochi sempre l’uno fisso quando è a Firenze, oppure quando usi il suffisso ino perché giochi a Torino. Oggi sarà accrescitivo invece di diminutivo. Oggi sarà Verona. Non a caso c’è un gruppo che si chiama gli “alterati”, gente generosa che quando ti vede ti invita a prendere un caffeino, tutta gente in - ino - etto - uccio, ella, ricordo appunto Gigino, Gigetto, Ferruccio e Montella. C’è tanta alterazione, cè troppo uso del suffisso intorno all’allenatore, e pensiamo solo a Simeone. C’è alterazione intorno a Montella. È come se un santone indiano camminasse sulla brace del vostro barbecue, mentre state festeggiando con gli amici il primo mese da quando avete mollato il cane sulla Salerno-Reggio Calabria. Forse solo sensazioni, come il ketchup schizzato sulle salsicce, i nipotini che guardano estasiati la lucertola che annaspa nella cera della candela da giardino. La voce del silenzio, che ripete l'eco delle cose che hai perduto. Ed ogni lasciata è persa. Penso ad un esonero. La luna gialla dall'itterizia d'essere circondata d'assedio dalle nuvole dell’ultima sigaretta di Zeman. Quante “D” e penso a come sarebbe meglio se si chiamasse MonDello, più vicino a Palermo, più vicino a Zamparini, più vicino all’esonero. La stella che cade dritta nel tuo calzino bucato mentre esprimi ad occhi chiusi il desiderio di rammendarlo. È la fatina dei piatti sporchi che aspetti dopo la festa e che si presenta dopo 48 ore col certificato medico. La lingua che batte dove il dente duole. La siringa che ti succhia il sangue mentre pensi alla lingerie della dottoressa che ti sta facendo il prelievo. È la sabbia sui panini, la scatoletta di tonno chiusa male che scola nella busta dei rullini delle foto da sviluppare, le tende da sole che si fanno compagnia. Stanotte i bambini nasceranno ridendo e mio padre riderà ad una mia battuta senza provocarsi un embolo. Il dottore che ti chiede di tirare fuori la lingua. Cosa cerchera? Forse la tua alterazione linguistica.

sabato 12 aprile 2014

Il Chiarli di piazza de' Nerli

Quando parlo di formazione mi riferisco solo alla mia di uomo. Le acciughe non mi piacciono, le ragazze si, prima snobbate, poi cominciavano a catturare la mia attenzione. Le acciughe non le ho mai sapute catturare. Sto parlando della mia adolescenza in San Frediano. La tenacia delle ragazze nel salvaguardare la purezza era un ostacolo più grande di quanto possa sembrare a Lele la gestione tecnica di Montella per arrivare a vincere qualcosa. Nel frattempo che arrivasse Simeone, i desideri andavano assecondati, e inizialmente lo furono grazie ai sistemi tradizionali, poi intervenne in aiuto la fantasia, alternative al 4 3 3 adottate dal Chiarli di piazza de’ Nerli che approfittò del suo innato senso pratico, per trovare delle valide alternative, e dopo varie ipotesi scartate per difficoltà d'applicazione, riuscì con successo a congiungersi carnalmente con un prosciutto disossato. L'impeto con il quale consumò l'amplesso fu di tale portata e trasporto, da fargli dimenticare ciò che la tradizione toscana impone in materia di prosciutti. Quella generosa salatura gli procurerà una fastidiosa infiammazione ai genitali. Da lì in poi usò solo prosciutto cotto. Per Natale cominciò ad abusare sessualmente dei panettoni, poi fu il tempo dei pandori e infine delle colombe. Non fu certo il solo ad escogitare valide alternative, cera anche Lelio che vedeva come protagoniste passive delle fettine di carne, rigorosamente di primo taglio. Le riscaldava sul termosifone e le posizionava tra i cuscini del divano all'estremità degli stessi, sui quali agiva simulando l'atto sessuale. Terminata la complessa operazione, risciacquava accuratamente la carne e la riposizionava nel congelatore. Una volta fu sorpreso in flagrante dalla madre che per non indurrlo più in tentazioni smise di comprare le fettine di manzo, e così dovette accontentarsi dei petti di pollo. Poi si fidanzò e divenne addirittura vegetariano. Tutte queste strane attività colpirono sopratutto Gian Aldo che a differenza di loro aveva adottato una soluzione semplice e geniale, capitalizzava al meglio il fenomeno adolescenziale della polluzione notturna per "trombarsi addosso" a suo piacimento. Non mancarono contestazioni del tipo: "Ma t'imbratti tutto!” Sei malato smetti!" “Vergognati”, “Mi calunni”, “Mistifichi”. Per lui era la componente psicologica, da esercitare al momento di coricarsi, quella che faceva la differenza quando con il pensiero raggiungeva carnose fanciulle disinibite, aiutato magari da qualche rivista pornografica ed addormentandosi con queste immagini, riusciva a centrare quasi sempre l'obiettivo. Onde evitare di lasciare evidenti ed imbarazzanti macchie sulle lenzuola, il genio, appena prima di chiudere gli occhi s'inseriva un preservativo, che il giorno dopo se utilizzato, lavava con dovizia per poterlo riadoperare la volta successiva. Ricordo che ammise di essersi congiunto anche con donne brutte come rutti, raccontò però di avere usufruito anche delle grazie di tutte quelle troie di Borgognissanti. E ci consigliò a tutti di provare. Ci fu chi raggiunse l'orgasmo sognando di trombare con la propria madre, palesando un complesso d'Edipo fino allora latente, chi incontrò nel suo lussurioso sogno una prestante bolognese che lo fece partecipe delle note specialità emiliane, ma fu svegliato dalle urla dell'indignata sorella che lo colse con il preservativo in bocca. Infine io, che ebbi il privilegio di giacere con una fanciulla illibata, ma dallo sforzo compiuto per violarne la purezza, mi cacai addosso rendendo vano l'accorgimento del preservativo.

venerdì 11 aprile 2014

Non è nemmeno di Borgognissanti

Inizialmente la seconda guerra mondiale è nata solo perché gli dissi che sbagliava la formazione della Fiorentina, e pensare che giocavamo a “chi buca entra” alle Scuderie, aveva reazioni eccessive, no, non era nemmeno di Borgognissanti, glielo chiesi perché a casa mi avevano messo in guardia dicendomi che di solito quelli di Borgognissanti sono molto strani, e la prima volta che si accorse che mi dimenticai un'acca davanti al verbo avere, inventò un ordigno che per l’occasione chiamò appunto bomba H. Poi siamo cresciuti, e passando al calcio a 5, perché nel frattempo gli spazi ampi ci erano stati preclusi, lui ha reagito male cominciando a farsi le canne ricavando la marijuana dall’erba sintetica. Tutt’oggi quando va in bagno non legge Topolino come me, lui progetta mobili per il prossimo catalogo dell’Ikea. Il suo è un mondo molto spigoloso, anche i nomi che da ai mobili non sono svedesi come sembrano, sono duri perché sono frutto del suo carattere. Ma in fondo è un buono, molte delle sue famose reazioni sono infatti dovute a malintesi, ricordo per esempio come trovasse fastidiosa la polvere sulle cose che non si usano da tempo, spesso però la confondeva con la mia forfora. E s’incazzava accusandomi di generarne eccessivamente. Mi regalava prodotti detergenti molto aggressivi facendomeli seccare, fino a quando non mi sono caduti tutti e sono diventato pelato. Oggi è costretto a inveire contro di me solo perché genero la polvere. Ricordo che una volta si incazzò solo perché gli dissi che l’ozio era il padre dei miei cugini, e da quel giorno gli ho sempre fatto schifo. Ho comunque mantenuto buoni rapporti con lui perché in fondo ai suoi occhi ci ho sempre letto un velo di bontà che almeno a me non riusciva proprio a nascondere. L’unica cosa che è sempre riuscito a nascondermi bene è invece il basilico per fare il pesto di Prà, una volta, alle Spiaggie Bianche, aveva tutti i piedi verdi perché in quel periodo lo nascondeva nei calzini. L’importante è che non leggessi mai le formazioni in fondo ai suoi occhi, perché spesso sbagliate, si, anche se vuole apparire per quello che non è, un intenditore di calcio cattivo, è un brav’uomo. Ne ho avuto conferma l’altro giorno quando mi ha raccontato di essere andato a trovare la vecchia maestra, ne aveva una struggente nostalgia, un sentimento che tradiva quella sua dolcezza sempre più a stento nascosta dietro a una violenza verbale approssimativa. Parlando con lei, le ha ricordato tante cose di quei giorni. Certo, erano altri tempi e i metodi educativi erano molto diversi da oggi. In altre parole, quando lui faceva le elementari, la maestra accompagnava i suoi insegnamenti con tanti scapaccioni. Mi sembra che solo per imparare l’alfabeto gliene avesse somministrati almeno una ventina, per non parlare delle tirate d’orecchie e di capelli. Eppure, lui ricorda ugualmente con tanta dolcezza quegli anni. Uscendo dalla casa della sua vecchia maestra, ha abbracciato forte quella candida vecchietta e poi, inavvertitamente, l’ha buttata giù per le scale. E pensare che non è nemmeno di Borgognissanti.

giovedì 10 aprile 2014

La vasca delle verità

Capisco bene Gervasoni, tutti possiamo sbagliare, può succedere a chiunque di scrivere un referto distorto, magari per compiacere qualcun’altro, noi che ne sappiamo. Anche i dottori più bravi possono sbagliare referto. Noi viceversa siamo infallibili? Chi è di noi che non ha mai sbagliato una formazione, e il primo che mi viene in mente è Montella. Chi siamo noi per giudicare Calavrese che probabilmente non ha dato il rigore a Cuadrado perché è innamorato di De Laurentis, che ne sappiamo se Damato non da i rigori al Napoli perché è uno di quelli a cui piace essere maltrattato da De Laurentis prima di un rapporto sessuale. Questo solo per dire che ci sono cose che noi non conosciamo, ci sono delle vite dietro a certe decisioni, ci sono accordi, possibili strategie che noi non possiamo valutare. Siamo fondamentelmente solo dei faziosi che hanno un unico angolo di visuale. Ad un certo punto della vita bisognrebbe, invece, non farsi solo l’esame del sangue, ma anche quello di coscienza, che magari non servirà a capire come è messa la prostata, ma che ci permetterà di scendere dal gradino dove di solito saliamo per giudicare l’operato di Gervasoni, costretto a scrivere referti falsi, costretto dico, perché magari adesso è lì che si macera per il rimorso. Personalmente ho deciso di scendere da quel gradino, non solo, voglio confessare quanto anche io abbia scritto referti falsi solo per raggiungere i miei luridi scopi. Invece di giudicare voglio essere giudicato. Una volta ho commesso l'errore di andare con una di Borgognissanti che non mi interessava tanto, solo perché era amica di una di via del Leone che mi interessava tanto. C'era stato in effetti un momento in cui avrei potuto combinare qualcosa. Mi avevano detto che lei adorava le Jacuzzi, quelle vasche con le bollicine, gli idromassaggi ecc. Allora ho sparso la voce che ce l'avevo, ma non era vero. Però con questa scusa sono riuscito ad invitarla a casa mia, e speravo che fosse una scusa anche per lei, invece no. Era venuta con il costume da bagno, voleva proprio la Jacuzzi. Allora ho messo due dozzine di Alka Seltzer nella vasca da bagno. Una figura di merda senza precedenti, perché mentre ci avvinghiavamo, lei nell’ansimare ha bevuto una bella quantità d’acqua e l’Alka Seltzer ha fatto subito effetto. Dopo un rutto tremendo mi ha confessato che aveva finalmente digerito il suo grande disagio di essere nata in Borgognissanti mentre la sua amica aveva avuto  la grande fortuna di essere nata Diladdarno. Mi disse anche che dove era nata lei le ragazze sono strane e pericolose, i classici tipini da evitare, quelli che in una notte di temporale te li puoi ritrovare dentro il portone buio con un rasoio. Che si depilano. Così trombammo parlando di Gervasoni e del fascino degli uomini d’Oltrarno. Io non bevvi, ma quando arrivammo ad affrontare il 4 3 3 di Lud, feci un rutto anch’io.

mercoledì 9 aprile 2014

La dea bendata ha una sorella senza mutande

La fortuna conta tanto, un palo interno piuttosto che un’autorete può cambiare le sorti di un’intera stagione, un infortunio grave sposta gli equilibri, e senza l’equilibrio giusto è più facile subire un infortunio grave. Un rigore non visto, e uno visto ma non dato danno un senso opposto ai regolamenti, un interpretazione arbitrale sbagliata può quindi essere fatale, un po' come il cugino di Vargas che imbocca un controsenso. La sfortuna può presentarsi sotto forma di metatarsalgia, che ultimamente arriva più spedita di una cartella spedita da Equitalia. Non a caso la fortuna viene considerata una dote, un generale fortunato è sempre meglio di un capitano sfigato come Montolivo. No, Riccardo non è dotato e ci dispiace per la Cristina alla quale piacciono invece molto di più quelli fortunati come Clarence Seedorf. Quelli insomma che hanno proprio una fortuna nera. E non vorrei mettere il coltello nella piaga degli sfigati di Borgognissanti, ma San Frediano è considerato proprio un quartiere fortunato, la mia storia personale è costellata di colpi di culo, rimpalli favorevoli, rigori regalati, gol in fuorigioco, le mie partite più importanti le ho sempre giocate contro squadre rimaneggiate. Nascere in San Frediano è una fortuna che non tocca a tutti, al contrario di tutti quei bei culi che passano di qua e che noi tendiamo a toccare, nessuno escluso. Siamo pochi eletti, un po’ come Renzi che è diventato Premier senza essere mai stato eletto. Per farvi capire come un mio cross sbagliato possa finire addirittura in rete devo per forza raccontarvi il mio rimpallo più favorevole, quello che mi ha lanciato tra le braccia della Rita. Eravamo fidanzati da un anno, ormai, e finalmente avevamo deciso di sposarci. I miei genitori ci aiutavano in tutti i modi, il Bambi mi incoraggiava alla stessa maniera di come scoreggiava, e la Rita era un sogno. C'era solo una cosa che mi preoccupava, una. Era sua sorella minore. La mia futura cognata aveva vent'anni, portava minigonne e magliette aderenti, e ad ogni occasione si chinava quando era davanti a me, mostrandomi le mutandine. Lo faceva sicuramente apposta, perché non capitava mai davanti ad altri. Mi provocava e io ci pensavo. Eccome se ci pensavo, tanto che mi si induriva la mente. Un giorno la sorellina mi chiamò e mi chiese di andare da lei a darle una mano a controllare gli inviti di nozze. Era sola quando arrivai, mi sussurrò che io di lì a poco sarei stato sposato, che lei provava per me dei sentimenti e un desiderio al quale non poteva e non voleva resistere. Mi disse che avrebbe voluto far l'amore con me almeno una volta prima che io mi sposassi e legassi la mia vita a sua sorella. Ero rimasto senza parole, non riuscivo a prendere posizione, e così colse quel mio titubare come una sorta di silenzio assenso. Mi disse:"Sto andando al piano di sopra, nella mia camera da letto, se te la senti, vieni su con me e sarò tua". Ero impietrito. Ero ad un passo dalla capitolazione, mentre la vedevo salire lentamente le scale. Quando raggiunse il piano superiore, si voltò, si sfilò le mutandine e me le lanciò contro. Ho ancora quella scena stampata negli occhi. Oggi ne ho stampata una copia anche per voi. Rimasi là per un momento, poi presi la mia decisione fortunata, appunto, mi voltai e andai dritto alla porta d'ingresso, l'aprii e uscii dalla casa andando di corsa dritto verso la mia macchina. Il mio futuro suocero era la che mi aspettava. Con le lacrime agli occhi, mi abbracciò e mi disse: "Siamo felici che tu abbia superato la prova. Non potevamo sperare in un marito migliore per nostra figlia. Benvenuto nella nostra famiglia". E se ne andò. Ecco perché uno non nasce in San Frediano a caso. Perché in San Frediano i preservativi si conservano sempre in macchina.

martedì 8 aprile 2014

La Vittoria nasce in Oltrarno

La ricerca del “modulo” è diventata incessante come quella della felicità, del Santo Graal o di un volo low cost per Londra. Avere la certezza di come gioca la squadra, anche se per me risulta una visione rigida, molto più di un erezione media, è considerata la boa rassicurante intorno alla quale girare per avere un riferimento tattico preciso. Un concetto che per Montella è ben più flessibile, un po’ come quello che succede in certe fabbriche di mutande dove al personale si richiede appunto un orario elastico. Il bello del calcio però è proprio questo, quel suo modo garbato e così democratico di dare voce a tutti. Io per esempio, quando non risulto bugiardo, faccio la figura del demente che si presenta dal tabaccaio in calzamaglia con il “pacco” in evidenza, un altro, invece, ci balla sul palco risultando un’artista. Per un certo target del tifo vicino all’andropausa, una partita vinta non ha il solo significato dei tre punti in classifica come può essere per un ventenne, perché la partita vinta potrebbe rappresentare anche quella contro la forza di gravità, e così con la pastiglietta blu ce ne possiamo fottere di Newton, oltre che di Anderson che per l’appunto non è servito a un cazzo. Meglio ancora sarebbe la Vittoria della della foto che abita in via dell’Ardiglione e che in Borgo Ognissanti si sognano. I moduli a parer mio non sono altro che numeri, la Bibbia, l'antico e il nuovo Testamento, i 10 Comandamenti, i 4 Vangeli canonici, i 22 Vangeli apocrifi e agnostici, i 7 vizi capitali, i 7 Sacramenti, i 3 Re Magi, le 3 virtù Teologali, le 4 virtù Cardinali, i 3 segreti di Fatima, la Santissima Trinità.. Totale 69. E io che ho sempre pensato male, soprattutto quando vedo uscire la Vittoria con quelle gonnelline svolazzanti Le palle inattive non sono frutto di castità, insomma. Il calcio è democratico anche perché apparecchia la tavola indistintamente per chi se ne intende e per chi come me non ci capisce una mazza, una sorta di vaporizzatore popolare, un deodorante stereo che non toglie la puzza ma fa in modo che la gente non capisce da che parte arriva. Poi per ogni vecchio tifoso che se ne va ce n’è sempre uno nuovo che arriva, è per questo che spesso negli stadi si vendono collezioni di farfalle per cessazione attività di vecchi play-boy, e anche in questo caso il fallo da dietro è da espulsione. Qualcuno oltre ai ragionieri, si sarà chiesto come mai le società mirano molto al parametro zero, o me lo sono posto solo io il problema? Perché là dove non si prescrive il Viagra non resta che la caccia al campione gratuito. Nel mondo del tifo non c’è mai pace, ci sono addirittura i cacciatori di orrori ortografici, ai quali vorrei sottoporre il mio curriculum, che è la frase d’amore con la quale ho conquistato la Rita, e che spero mi possa tenere lontano almeno dagli sbianchettatori del turno di notte: “Tamo di piu tamo ogni giorno tamo ogni notte e vado a mignotte”. E se proprio dovrò cadere in errore vorrei ringraziarlo anticipatamente per la correzzione, miglioni e migliardi di ringraziamenti, del resto chi trova un’amico correttore, fa un errore. Gli ultras si differenziano dal tifoso della tribuna perché non sono solitamente uomini di grande dirittura morale, non vivono con linearità e rettitudine, e difatti muoiono in curva. Finalmente la democrazia del calcio apre spiragli di pacificazione, non tutte le tifoserie infatti si offendono, ed anche quelle non gemellate riescono grazie al fairplay ad emettere comunicati congiunti, insieme ai milanisti si è sentita la necessità di concordare che il gioco di Montolivo è più noioso di una mosca, di un orologio e di un rubinetto che perde. E prima che qualcuno mi dia dell’adoratore vorrei dare tutta la colpa di questa annata disastrosa ai Della Valle rei di avere infiltrazioni della concorrenza all’interno del consiglio di amministrazione, altrimenti non si spiega come possa essere stato scelto Pistorius come loro testimonial.