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martedì 8 aprile 2014

La Vittoria nasce in Oltrarno

La ricerca del “modulo” è diventata incessante come quella della felicità, del Santo Graal o di un volo low cost per Londra. Avere la certezza di come gioca la squadra, anche se per me risulta una visione rigida, molto più di un erezione media, è considerata la boa rassicurante intorno alla quale girare per avere un riferimento tattico preciso. Un concetto che per Montella è ben più flessibile, un po’ come quello che succede in certe fabbriche di mutande dove al personale si richiede appunto un orario elastico. Il bello del calcio però è proprio questo, quel suo modo garbato e così democratico di dare voce a tutti. Io per esempio, quando non risulto bugiardo, faccio la figura del demente che si presenta dal tabaccaio in calzamaglia con il “pacco” in evidenza, un altro, invece, ci balla sul palco risultando un’artista. Per un certo target del tifo vicino all’andropausa, una partita vinta non ha il solo significato dei tre punti in classifica come può essere per un ventenne, perché la partita vinta potrebbe rappresentare anche quella contro la forza di gravità, e così con la pastiglietta blu ce ne possiamo fottere di Newton, oltre che di Anderson che per l’appunto non è servito a un cazzo. Meglio ancora sarebbe la Vittoria della della foto che abita in via dell’Ardiglione e che in Borgo Ognissanti si sognano. I moduli a parer mio non sono altro che numeri, la Bibbia, l'antico e il nuovo Testamento, i 10 Comandamenti, i 4 Vangeli canonici, i 22 Vangeli apocrifi e agnostici, i 7 vizi capitali, i 7 Sacramenti, i 3 Re Magi, le 3 virtù Teologali, le 4 virtù Cardinali, i 3 segreti di Fatima, la Santissima Trinità.. Totale 69. E io che ho sempre pensato male, soprattutto quando vedo uscire la Vittoria con quelle gonnelline svolazzanti Le palle inattive non sono frutto di castità, insomma. Il calcio è democratico anche perché apparecchia la tavola indistintamente per chi se ne intende e per chi come me non ci capisce una mazza, una sorta di vaporizzatore popolare, un deodorante stereo che non toglie la puzza ma fa in modo che la gente non capisce da che parte arriva. Poi per ogni vecchio tifoso che se ne va ce n’è sempre uno nuovo che arriva, è per questo che spesso negli stadi si vendono collezioni di farfalle per cessazione attività di vecchi play-boy, e anche in questo caso il fallo da dietro è da espulsione. Qualcuno oltre ai ragionieri, si sarà chiesto come mai le società mirano molto al parametro zero, o me lo sono posto solo io il problema? Perché là dove non si prescrive il Viagra non resta che la caccia al campione gratuito. Nel mondo del tifo non c’è mai pace, ci sono addirittura i cacciatori di orrori ortografici, ai quali vorrei sottoporre il mio curriculum, che è la frase d’amore con la quale ho conquistato la Rita, e che spero mi possa tenere lontano almeno dagli sbianchettatori del turno di notte: “Tamo di piu tamo ogni giorno tamo ogni notte e vado a mignotte”. E se proprio dovrò cadere in errore vorrei ringraziarlo anticipatamente per la correzzione, miglioni e migliardi di ringraziamenti, del resto chi trova un’amico correttore, fa un errore. Gli ultras si differenziano dal tifoso della tribuna perché non sono solitamente uomini di grande dirittura morale, non vivono con linearità e rettitudine, e difatti muoiono in curva. Finalmente la democrazia del calcio apre spiragli di pacificazione, non tutte le tifoserie infatti si offendono, ed anche quelle non gemellate riescono grazie al fairplay ad emettere comunicati congiunti, insieme ai milanisti si è sentita la necessità di concordare che il gioco di Montolivo è più noioso di una mosca, di un orologio e di un rubinetto che perde. E prima che qualcuno mi dia dell’adoratore vorrei dare tutta la colpa di questa annata disastrosa ai Della Valle rei di avere infiltrazioni della concorrenza all’interno del consiglio di amministrazione, altrimenti non si spiega come possa essere stato scelto Pistorius come loro testimonial.