.

.

giovedì 3 aprile 2014

L'amore ai tempi del tifo 2

Per chiudere il discorso su quanto sia variegato il mondo del tifo va detto che a Firenze e dintorni la passione van sempre a tutta birra, e forse è anche per questo che le azioni della Bud crescono del 400% e c’è gente che piscia sui muri di San Frediano. Variegato, per non usare termini meno diplomatici come "varie ed eventuali" dove per eventuali si intendente "ingrato". Varieingrato appunto. Sempre al massimo perché abituati al bello malgrado ci siano pecore nere del tifo come Stendhal sempre così cagionevoli, il vero emblema del tifoso senza la maglia della salute. il nostro gas di scarico non può essere che Chanel N°5 quindi, anche per onorare quel numero di maglia che oggi non esprime più il ruolo del libero, l’unico in campo che poteva sembrare uno di noi, come Ennio Pellegrini, quasi un impiegato del catasto, uno che passava di lì per caso come Brizzi e Galbiati, fino a quando non arrivò Passarella, la vera linea di confine tra l’eleganza del libero e l’inizio della cattiveria agonistica. Poi fu il tempo del centrale, noi che di centrale intendiamo solo il mercato di San Lorenzo o al limite la birreria in piazza de' Cimatori. Noi tifosi Viola abbiamo i baffi di Magnum P.I nel cassetto del comodino. Noi orgogliosi di avere Macia perché consci che anche Google lo usa come motore di ricerca per i giocatori. Noi che facciamo l’amore con il sapore. Del lampredotto. Noi che conosciamo bene il segreto dei cerchi nel grano perché c’è solo Pizarro che si allena a fare le piroette anche in campagna. Noi che siamo soprattutto dei rompicoglioni incontentabili, che era meglio quando era peggio. Noi che siamo incoerenti, illogici come degli orsi gentili, sempre alla ricerca del pelo nell’uovo o anche di un altro tipo di pelo, e che poi mangiamo l'uovo in culo alla gallina, e alla fine dei giochi Firenze non è Lecce. Fondamentalmente siamo tutti allenatori mancati, ho dei cari amici che in quanto cari mi hanno costretto a prendere il quinto sullo stipendio, ai quali non va mai bene nulla, per i quali il bicchiere è sempre rigorosamente mezzo vuoto e anche se Firenze non è Lecce è sempre mezzo vuoto di considerazioni Negramare. C’è Gino che aveva un banco in San Lorenzo che quando non c’è Pizarro si lamenta perché non c'è e quando invece gioca si lamenta perché fa troppi cerchi sul grano, un vero intenditore che ha sempre una buona soluzione tattica per tutti, al posto di quella che un tempo era una buona parola. Toni era finito, Borja Valero se era “bono” non veniva a Firenze, Neto nemmeno al Baglioni, il calcio non l’ha inventato Montella ma lui quando ancora lavorava in San Lorenzo. E per dire quanto sia difficile accontentarlo ha comprato un bellissimo ombrello griffato da un noto stilista, solo per andare allo stadio. L’impugnatura è di legno pregiato curvato a caldo e sulla curva ci ha fatto incidere “Sulla Curva Fiesole non ci piove mai” anche se ha l’abbonamento in Maratona, la stoffa è tinta Viola con colori naturali e cucita a mano da un mastro ombrellaio. Adesso, oltre a sperare di invertire il trend dei risultati, perché fosse per lui darebbe la squadra in mano a Guerini per poi richiamare Delio Rossi cercando così di recuperare un po’ di quella credibilità persa quando lo aveva accolto come il salvatore della patria, comunque spera soprattutto che non piova per non doversi infradiciare, visto che per quanto gli è costato non vuole assolutamente che l’ombrello si bagni.