Stamani non ho voglia di essere insultato, il mercoledì di solito me lo lascio libero per andare a fare due passi verso altre opinioni, diciamo in direzione di coloro che vedono nel Montella di quest’anno il maggior responsabile della loro delusione. Analisi legittima, rispettabile, ma che non condivido. L’adorazione o la santificazione però non c’entrano niente, perché Montella ha sbagliato e sbaglierà come chiunque altro verrà al suo posto. Sono semplicemente valutazioni diverse, tutto qua. Sappiamo quali sono le reciproche posizioni. Il mercoledì, a differenza degli altri giorni, dico solo che ci si può scherzare sopra a queste divergenze di opinione, tutti gli altri giorni, invece, preferisco essere offeso. Perché negli altri giorni, se uno mi dice che santifico l’allenatore solo perché evidenzio i fatti negativi che hanno influenzato la stagione, rilancio, dicendo che chi vede nell’allenatore il massimo responsabile, ha una visione troppo laterale delle cose, quindi non solo porto numeri e record a favore di Montella, porto anche statistiche che evidenziano questo modo marginale di vedere le partite. Una visione periferica, emarginata. Forse distratta dai guardalinee. Diciamo confusa, e per rendere meglio l’idea, dico affetta dallo stesso disagio che può provare un camaleonte dentro a una vasca di smarties. Io invece vivo in un quartiere dove al centro c’è sempre la saggezza popolare racchiusa nei proverbi, e non si è mai sentito un proverbio che mette al centro un fallo laterale, al limite un fallo centrale, spesso il tifoso si lascia distrarre dai problemi quotidiani di formazione, e magari si lascia trascinare dal pessimismo leopardiano che un risultato negativo si porta sempre dietro, andando incontro a tristi conseguenze che avrebbe potuto facilmente evitare se solo avesse avuto più attenzione per certe piccole perle di saggezza di quartiere. Certi risultati negativi ci hanno spinto oltre la saggezza di San Frediano, a fare la stessa cosa del Bambi spinto dal bisogno di avere una certa somma di denaro per risolvere un problemino, anche se non proprio di avvicendamento tecnico. Come se al pessimismo cosmico i Della Valle rispondesse con Cosmi. Che cosa ha fatto il Bambi? Ha venduto la pelle di un orso senza averlo ancora catturato. A quel tempo anche lui era andato parecchio oltre la saggezza di San Frediano, abitava addirittura vicino al parco del Pollino, e nelle foreste della riserva ne vivono davvero tanti di orsi. Gli pareva un buon affare, ha incassato all’istante da un avido trafficante un discreto anticipo. La voglia di Spalletti era davvero tanta. Quando però è andato a cercare l’orso, per via della pelliccia, questo non si è dimostrato troppo d’accordo con il suo piano, c’è stata una colluttazione e l’orso ha avuto la meglio, riempiendolo di botte, dandogli del mistificatore, facendolo scappare. Forse riempiendo anche la bacheca con una coppa. Il mattino seguente di buonora era ancora a dormire, quando hanno suonato alla sua porta, è andato ad aprire ed era l’orso. Era venuto a sapere della storia dell’anticipo, lo ha minacciato e dopo avergli frantumato gli occhiali e mangiato tutte le acciughe, gli ha estorto con la forza l’intera cifra che gli avevano dato per la sua pelliccia. Allora per restituire i soldi si è dovuto indebitare, ha chiesto un prestito ad un tasso che fa l’usuraio ed ha la tana nei dintorni del parco. Se non glielo avesse reso entro un mese si sarebbe trasferito in casa sua. C’è così tanta saggezza in piazza Tasso.