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martedì 31 gennaio 2012

Una ridda di voci a Radda

Un calciomercato che andrebbe spostato nel Chianti, altro che a Milano, per dare modo al nostro tifo più imploso di viverlo in una sorta di pellegrinaggio col cercicio, che poi è il nostro cilicio della domenica, da indossare sulla nuda carne per fare penitenza. Di autolesionismo parlò pure il Santo, anche se per qualcuno quello è stato il suo unico errore, e invece ci aveva visto giusto, perché siamo alla solita solfa nella quale il tifoso Viola di seghe mentali s'ingolfa, e anche se farsi le seghe mentali fa diventare ciechi, che poi non si vede più da quale parte stare, il tifoso Viola in questo turbinio di notizie, in questa ridda di voci a Radda appunto, si scatenerebbe più facilmente in frenetiche orge di rituali vudù, con su un bel plastico della Fiesole alla Bruno Vespa, dove infilzare spilloni all’impazzata. Il viola pensiero raggiunge vette di dieci piani di morbidezza, in quei bagni accoglienti dove ci si ammazza di autoerotismo mentale, e così quando guarda dal buco della serratura di questo mercato e non vede la Fenech ma Corvino, qualsiasi giocatore in arrivo è probabilmente un malato di Alzheimer che si è perso, oppure è un relitto come la Costa o come anche Da Costa. Quello che comprano gli altri invece è l'impareggiabile culo di Nadia Cassini sotto la doccia, mentre per noi di casa Viola, solo le docce fredde di giocatori scommesse, che comunque sono sempre meglio delle scommesse di giocatori come quelle di Cristiano Doni. Stanotte ho sparso cocci di vetro sul materasso per scontare la contentezza dell'esordio di Amauri, e stamani ho fatto la doccia con l'anticalcare di Rita per scrostarmi di dosso la vittoria contro il Siena. Ultime ore di mercato che speriamo possano rovinarci la giornata più della neve, ore nelle quali vorrei buttare via la mia vita con overdose di marocchini sconosciuti che preferiscono il kebab alla bistecca, oppure stordirmi con l’assenzio per essere poi ritratto come in un quadro di Degas o descritto come faceva Zola nel suo romanzo l’Ammazzatoio, come appunto è diventata la curva Fiesole. Ora mi aspetto solo degli sconosciuti comprati per due baiocchi, ma che non sia il Baiocco Davide che è troppo conosciuto, voglio nomi non nomi, sui quali potermi fustigare con i capelli di Amauri per tutta la serata, perché se compriamo un calciatore che non gioca per motivi disciplinari, per noi quei motivi sono un depistaggio nei confronti di Corvino messo in atto da Ds senza scrupoli per nascondergli i limiti tecnici, se invece gioca e viene scelto per le sue caratteristiche, è perché Corvino sta cercando di depistare noi, e crearsi così l’alibi per l’ennesimo delittuoso acquisto, se invece l’acquisto non ha nessuna di queste caratteristiche, un assassino da ricercare esiste sempre, ed è quello che ci ha ammazzato la passione. Io sono colpevolmente sopravvissuto a questa moria di anime Viola, e come qualcuno molto più famoso di me, mi sento pronto ad andare in giro a professare la fede. La mia sarà un associazione apolitica e non a scopo di lucro, mi mancano però 12 soci e mi aspetto le domande di affiliazione.

lunedì 30 gennaio 2012

Amsterdamauri

Mai protesta della curva fu così fuori tempo, di una parte della curva, come curva su se stessa è stata quella protesta, ancora di più dell'orario brunch della partita, una protesta decisa proprio mentre la società faceva a pieno quello per cui si sarebbe dovuto protestare, mettendo cioè nel mosaico del futuro Viola dei tasselli importanti, e con questo mettendo nel ridicolo proprio quella parte di curva non più in grado di sospenderla quella protesta, perché solo in grado di prendere decisioni curve quando invece è tutto così lineare, e proprio nel giorno in cui la squadra sembra averlo finalmente iniziato questo benedetto nuovo ciclo tanto strombazzato. Nuovo come lo spirito di gruppo che si è rivisto finalmente dopo tanto tempo, e nuova come la protesta della società che ha lasciato vuota la prima fila della tribuna autorità, non come si dice per condannare chi contesta in modo incivile, ma per evitare a quelli seduti dietro di avere la visuale coperta dalle autorità che non si tolgono mai il cappello. Tanto di cappello ad Amauri che ha dimostrato in una sola partita di avere più motivazioni del Gilardino dell'ultimo anno e mezzo, mentre giunge notizia adesso, che quello in tribuna autorità che aveva dato noia con il cappello, era stato Cerci, perché testa di giocatore buona solo per portare cappello. Adesso non rimane che togliere il tassello a quel cocomero di un vecchio ciclo, per verificare così come sia ormai già maturo il momento di togliere Montolivo per fare spazio al futuro, speriamo dolce come appunto un cocomero maturo, da non confondersi con la testa di Cerci e neanche con la pancia di Vargas. L'influenzato Behrami ha influenzato invece un po' tutti a correre, giocatore tarantolato questo che una proprietà accusata di dismissione ha però negato al tesoriere juventino carico di gran bei gianduiotti d'oro, mentre Jovetic ha influenzato subito la partita con un movimento sontuoso e arancione come un tulipano di nome Cruyff, il nostro Johan dovrebbe trovarsi bene quindi anche con il nuovo Hamdaoui, aumentando così il numero di giocatori dai piedi buoni in grado di dare del tu al pallone e in modo così da scambiarselo in maniera più amichevole di quanto possano fare invece lo sbaglia passaggi Lazzari, e chi invece ha sbagliato addirittura la professione come De Silvestri. Delio Rossi ha fatto le sue scelte ponderate di modulo e uomini, e il suo lavoro metodico sta venendo fuori, lavoro in cui ora sembra veramente credere anche la squadra, e speriamo finalmente anche i tifosi. Perché bisogna ritrovare l'entusiasmo indispensabile a ricreare un ambiente più positivo, almeno quanto il test alcolico del cugino di Vargas, oppure positivo come l'esame di Cerci all'oftalmico dove si era presentato dopo aver letto del suo uso scorretto del congiuntivo, scambiato dalla fidanzata per congiuntivite. Le note più belle della partita sono state quindi il gol arancione di JoJo, Amauri, a parte quei tulipani appassiti in capo, che gli cadono giù pesanti proprio perché sono fiori ai quali pesa troppo il capo, e poi finalmente l'idea tangibile di una squadra, insieme alle buone notizie che arrivano dal mercato. L'unica nota un po' stonata è che il sempre troppo influenzato dalla fidanzata, e per questo chiamato Vivin C-erci nel tentativo disperato di combatterla, sembra che sia fuori rosa non tanto per le voci di mercato, ma perché Delio l'avrebbe punito ingiustamente dopo che sempre secondo “er ciancichella”, avrebbe fatto ironia sull'affondamento della Concordia, mentre Alessio e fidanzata parlavano seriamente di Rossi, ma Valentino, perché secondo l'uomo di Valmontone piega molto meglio di Schettino, mentre per la fidanzata era migliore la curva impostata dal Comandante per entrare in porto. Firenze intanto si tinge sempre più di arancione ormai come Amsterdam, perché c'è un centravanti che gira con un mazzo di tulipani in testa, e c'è invece un tulipano che ha fatto il mazzo al Siena, si proprio lui, il nostro immenso SteVan Gogh.

domenica 29 gennaio 2012

Da Burgnich al brunch

E visto che non possiamo parlare di una partita, ma di una colpartita, prendo spunto per parlare del brunch, che proprio per questo è estremamente attinente. Perché il brunch è una fusione di colazione e pranzo, che italianizzata diventa colpranzo, e servito dalle 10 alle 12 è perfetto preludio alla colpartita. A tutti gli ingredienti tipici della colazione verranno aggiunte le carni fredde, i salumi, i formaggi e la frutta, che in questo caso eviterei per sbucciarci proprio la colpartita. Nasce negli Stati Uniti e la sua diffusione è dovuta alla comodità di servire un pranzo meno informale, con la possibilità di servirlo al buffet, proprio come la colpartita, talmente informale che non sembra nemmeno una partita, e servita a un buffet, che diventa comodo per chi la prepara, ma molto meno per chi se la deve servire. Va bene che il brunch è abitudine tipica della domenica, abitudine sia chiaro di quelle famiglie che non stanno affatto bene, di quando cioè uno si alza tardi e non ha voglia di aspettare il pranzo per mettere qualcosa sotto i denti, ma la colpartita è proprio quel qualcosa che ti rimane tra i denti ed è fastidioso fino a quando non riesci a togliertelo, insomma la colpartita prima finisce e meglio è in modo da rientrare subito nei normali ritmi della domenica. Il brunch per il derby potrà essere anche cool per qualcuno, ma a noi ci sta parecchio sul cool, e se ai più raffinati sembrerà addirittura à la page, per noi invece è una di quelle page, che si usa dire che ci si pulisce il cool. 

sabato 28 gennaio 2012

La battaglia di Montespertoli

Noi fiorentini siamo popolo litigante abituato al ruvido corpo a corpo, più portati ad attaccar briga che bottone, meglio ancora quando la lotta è intestina, diciamocela tutta la verità, perché siamo iracondi e immondi, che pur di provocare la zuffa ci inventiamo pure che i Della Valle sono marchigiani, in modo da considerarli stranieri e quindi usurpatori. E infatti se proprio non potremo fare a meno, al limite gli concederemo il mercato ortofrutticolo, laggiù a nord poco prima delle autostrade che si portano via i provinciali dalla città. Ma se fossimo stati meno tirchi, fumini e sospettosi, gli avremmo messo a disposizione almeno San Lorenzo a un passo dal Duomo, con lo stadio dentro il mercato centrale e la sala stampa dentro le Cappelle Medicee come si conviene alla squadra di una città di così alto lignaggio. Avremo speso il nostro prezioso tempo a convincerli che il presidente della Fiorentina non potrà essere mai uno che si chiama Cognigni, perché esprime troppo quelle note sapide e quel colore chiaro paglierino, che fa troppo verdicchio, mentre quello che ci saremmo aspettati è almeno la figura di un nobile, anche fosse stato solo il “conte razza” sarebbe stato meglio. Oggi ci ritroviamo con sempre meno fiorentini come connotazione e numero, e con meno nemici da combattere, con il paradosso di dover litigare addirittura controvoglia, tanto che ci si smuove l'intestino là dove un tempo infuriava invece quella sana lotta intestina. Siamo ormai solo dei tifosi disinnescati dagli eventi tutti sfavorevoli, un po' come se a Vargas togliessero contemporaneamente i condimenti e le posate, o peggio ancora, se privassero Cerci dei congiuntivi, cioè dell'unico che utilizza e che comporterebbe in automatico anche la perdita della fidanzata, che in quell'unico congiuntivo ci vive con uso cucina, e da dove cerca disperatamente di rivogarlo al fidanzato in tutte le salse pensando che un congiuntivo rifatto sia buono come una braciola. Siamo depotenziati dagli eventi, abbiamo ormai emissioni pari a un euro 5 per circolare nel centro storico di rivalità che non riusciamo più a trovare. Guardiamo i derby per esempio, ovunque pieni di fascino e appunto rivalità cariche di rancore, dove potremmo sfogare la nostra rissosità, che invece ristagna maleodorante nelle nostre menti, guarda solo che razza di derby è quello di domani, con il Siena, e come se non bastasse il fatto che l'unica cosa che al limite ci potrebbe fare incazzare sarebbe un eventuale mutuo da pagare al Monte dei Paschi, penso però anche ai molti che l'hanno fatto con La CRF e quindi non gliene può fregare di meno, per dire che il Siena non ci sembra nemmeno una squadra di calcio e in più si gioca a mezzogiorno, e così non ci sembra neanche una partita di calcio. Insomma, un derby che ci stuzzica l'appetito come una caviglia gonfia su scarpa di vernice rossa e tacco 12 alla sala Topical di Montespertoli, con l'aggravante che loro invece lo sentono come la partita dell'anno, e per noi Montespertoli non è certo Montaperti, e quelle caviglie gonfie non sono affatto di una bella topical. Non è un derby ma è un fastidioso rumore di sottofondo, come quello del liscio suonato là dove si muovono caviglie gonfie e pesanti come le falcate di Vargas. L'unica cosa un po' pepata poteva essere il loro “pan”, ma giocando a mezzogiorno è sempre meglio il nostro peposo, e poi diciamocela tutta, noi ci s'avrà anche un centravanti con un sottobosco di capelli che fa tanto Vileda, ma loro hanno l'unico centravanti al mondo già trapassato, anzi Calaiò è si e no un passato remoto. Degli altri derby non voglio nemmeno parlare perché quando si andava a Empoli ci toccava anche montare lo stadio come un mobile dell'Ikea, e la tristezza ci fa venire subito un groppo alla gola, probabilmente tra un po' anche un Galloppa che è un altro bel groppo. Insomma, per parlare chiaro e senza tanti giri di parole, la storia ci aveva raccontato di Guelfi e di Ghibellini che abbiamo usato con orgoglio e vanto, oggi il presente ci racconta invece di gufi e di bighelloni, che possiamo usare solo per farci un bel pianto.

venerdì 27 gennaio 2012

L'orto vuole il tifoso morto

Una volta comprato Amauri che ha in testa foglie di cavolo nero tipiche del dopo gelata, Cerci che risponde invece con un radicchino di campo, ora più di panchina, Behrami che ha frutta secca sparsa in maniera disordinata, ma con datteri che la fanno da padrone, il Gambero che ha una barba tenera come la rucola, e poi Vargas, foglie di carciofo sopra un carciofo, mentre quel rigonfiamento sulla fronte che fa tanto grondaia, è invece il gambo di quel carciofo del cugino che gli sta sempre troppo addosso, siamo perfettamente in tema. Ma perché quindi questa panoramica così tanto ortofrutticola, che deve comprendere per forza anche le patate che crescono nei piedi di De Silvestri, le buche di Pasqual sulla sinistra dove si piantano le patate di De Silvestri, che poi dovranno essere consumate a destra, quell'asparago di Felipe diventato un monumento ai caduti sul campo, perché tanto lui non si rialza più dalla tribuna, e Marchionni che pesticcia sul posto come quando si richiudono le buche dopo aver piantato i pomodori nell'orto, in modo particolare nel suo che rende bene anche senza fare una sega, altro che “ l'orto vuole l'uomo morto” perché nel suo Marchionni ci seppellisce i tifosi ormai esausti. Ma perché questa panoramica dicevamo, senza contare poi che Corvino rappresenterebbe perfettamente quegli ottanta ettari richiesti originariamente, persino recintati, si perché quando compra la cintura gliela consegnano con le stesse ruzzole dei cavi telefonici e così sappiamo con precisione che la sua circonferenza è poco meno di quei famosi ottanta ettari. Purtroppo, dopo che la famiglia del DS ha rifiutato la concessione dell'area familiare per motivi di legittima eredità dei figli, la partita si giocherà alla Mercafir, e siccome di finocchi ne girano parecchi intorno alla posa della prima pietra, dovremo aspettarci la solita minestra di verdura riscaldata, che proverà a servirci quella parte industriale e quindi più bollita della città, che cercherà di cucinare nei sotterranei dove gli interessi sulla città sembrano acquisiti per legge divina, e che innalzerà barricate di crespelle pur di non far avanzare la lasagna marchigiana fin sulla piana di Novoli. Movimenti tellurici di cardi e gobbi, che poi sono sempre della famiglia dei carciofi, ma che a Firenze assumono anche un'altra valenza strisciata, come in realtà sono i rosiconi e le mamme, che non sono i carciofi quelli grossi, ma sono le Ebe che volteggiano intorno alla Fiorentina come i corvi, pur essendo topi che si trovano più a loro agio nei sotterranei dove meglio potranno mimetizzarsi. Dall'esito di questa battaglia probabilmente si disegnerà il futuro della Fiorentina dei Della Valle, io intanto per non sbagliare mi sono arruolato nelle truppe dei due fratelli e marcio sicuro verso la piana di Novoli, mentre nei sotterranei marciranno invece i cospiratori, perché certe cose sembrano già scritte in certi cognomi, e Renzi che nell'era della rottamazione è diventato il Re, sa bene che ai “Della Valle Degli Orti” non gli si poteva offrire di meglio che un mercato ortofrutticolo.    

giovedì 26 gennaio 2012

Tamaurri

E ci si chiede anche come mai Diego Della Valle si sia allontanato dalla Fiorentina, un uomo marchigiano tutto d’un pezzo e di siffatto charme, un uomo che ha sostituito l’addolcitore con il cachemire in modo da far scorrere nelle condutture della sua casa di Casette d’Ete, un acqua più morbida per farsi la doccia. Ebbene, un uomo che ha fatto dell’immagine il suo business, tanto per cominciare s’è già beccato una condanna per frode sportiva, pur con tutte le rassicurazioni della nonna riassunte in quella frase diventata poi almeno una linea di t-shirt di successo, che è andata a ruba tra la malavita newyorkese. Ma almeno in questo caso  potrà difendersi negli altri due gradi di giudizio, dove invece niente può, e per questo è scappato a gambe "elevate", è dover avere a che fare con tamarri inenarrabili dei quali il calcio ha piene le fosse. Ora, io tutti non me li ricordo, ma partendo da Bojinov che si faceva un tatuaggio con stemma e colori sociali ogni volta che cambiava squadra, più o meno come il passaggio di proprietà sul libretto dell’auto, tanto da arrivare a un punto che si è ritrovato tutto timbrato come il passaporto di un uomo d’affari, e per rendere conto alla tifoseria di turno e ai suoi compagni, è stato costretto a girare con una calzamaglia color carne uguale a quella di Bolle. Fino allo scontro finale con Diego, che tutto poteva aspettarsi di incrociare nei corridoi dello stadio, ma mai un bulgaro tutto attillato come Superciuk. I tatuaggi sono sempre stati un capitolo penoso per il marchigiano, da Vargas che ultimamente ne ha aggiunto uno con su scritta la ricetta della minestra di pane, e siccome non entrava tutta sull’avambraccio, l’ultimo pezzo l’ha fatto tatuare a suo cugino su uno stinco, e così ogni volta che sua moglie cucina toscano sono costretti a invitarlo e a fargli togliere i calzini. Poi c’è la triste e tenera storia di Gamberini, che essendo troppo buono con gli avversari non gli cresce nemmeno la barba, e allora se l’è fatta tatuare per incutere uno straccio di  timore, solo che il tatuatore è un amico di Denis, che così a Firenze è andato in gol abbastanza spavaldamente, oltretutto consigliando al Gambero la coppale come dopobarba. E poi c’è il capitolo inenarrabile dei capelli, inaccettabili come quelli di Behrami, come quelli di Frey che è stato mandato via dopo che è stata trovata una percentuale rilevante in Arno, di tracce dei suoi coloranti, superiore per la prima volta anche a quella della cocaina. C’è stata poi una trattativa per portare Velasco a Firenze come manager, naufragata violentemente quando ha cercato di portare con se anche Lucchetta, con la quale scalatura bizzarra Diego non ha saputo confrontarsi. E come le ciliegie, una tira l’altra, ed eccoti arrivare Tamaurri i cui capelli sono un mix tra Bob Marley, il marito animatore della Antonellina Clerici e Yannick Noah, e considerato che tutti questi esempi di buongusto sono stati portati a Firenze da Corvino, che ha il phisique du role di un uomo uscito malconcio dal mondo del wrestling, ha fatto proprio bene Diego ad allontanarsi dal calcio, lui che per non tradirsi più nemmeno con un troppo provinciale accento marchigiano, ad ogni apparizione pubblica si fa doppiare solo da Ferruccio Amendola, un modo per sentirsi oltre che un Della Valle come si deve, anche un po’ De Niro.

mercoledì 25 gennaio 2012

Diladdarno e il gol subito incarno

Oggi intanto vado a pranzo in via dell’Orto a mangiarmi una bella bistecca, Overtheriver naturalmente, là dove proseguendo ancora si arriva in piazza del Carmine, e poi attraversando quella vena pulsante di fiorentinità che è via de’ Serragli, si approda finalmente in Santo Spirito. E partiamo dal cuore di San Frediano per parlare del nuovo brasiliano, che alla fine, forse è anche in linea visto che è stato naturalizzato italiano. Ecco, italiano va bene come concetto più generale, ma italiano di dove? Non è che uno può essere considerato nazionale come un prosciutto, tanto più se si presenta con quel tipo di cappello, uno che oltretutto ha un accento che di nazionale esprime poco, anche se è sempre più chiaro di quello di Cerci, si insomma noi fiorentini siamo un po’ pignolini e vorremmo che l’italiano Amauri avesse una collocazione geografica più definita all’interno del nostro amato stivale, chiedo troppo? Uno non può essere italiano solo per via di un bisnonno, perché con questa logica condanneremo per esempio  un trisnipote di Cerci ad essere scemo per discendenza. Mi si dice però che allora uno può diventare italiano per via della moglie, e allora mi chiedo come mai Alessio l’abbia scelta indigena e non intelligente, così anche lui lo sarebbe potuto diventare. E poi un italiano che si rispetti non si può presentare in sede con quel cappello, no perché sennò s’è detto tanto male della passata di Montolivo, a me uno con quel cappello mi fa venire subito il sospetto che abbia un cugino che guida come quello di Vargas. Come se non bastasse è arrivato in treno come Kharja all’allenamento, viene dalla tribuna come Felipe e Marchionni, ha fatto da testimonial alla Costa Crociere, viene dalla Juve, ohhh non è che ci siano proprio tutti questi gran presupposti. Non sono affatto tranquillo, gli avrei dato subito almeno qualche crostone di cavolo nero saltato in padella, come benvenuto in sede, tanto per cominciare a dargli un verso almeno più regionale, una identificazione più circoscritta a quella invece più generica dell’intera penisola, che fa tanto rifugiato politico, se non fosse che appena si sente nell’aria dell’aglio imbiondito nell’olio, appare Vargas che ha l’appetito di un italiano pur non essendolo, e che somiglia nei tratti somatici molto ad Amauri pur non essendo ne italiano e ne brasiliano. La mia paura è che questo arrivi qua un po’ spaesato, e infatti per arrivare ha già avuto più di qualche difficoltà, si e no dovrebbe rimanere non più di quattro mesi, magari le prime parole l’ha scambiate con Corvino e le seconde con Cerci, crederà di essere approdato in un club straniero, il mio appello disperato da dentro al cuore dell’amata Firenze, da Diladdarno, da Oltrarno, da Overtheriver che è appunto dicitura massima di fiorentinità, chiedo al tifo organizzato, che invece di stare lì a bubare fuori dalla tribuna, prendano Amauri e gli facciano il battesimo di Fiorenza. Noi di San Frediano che siamo esperti in materia, per fare un battesimo come si deve lo prepariamo fin dal giorno prima mettendo a bagno, non il battezzato ma la materia prima, e poi solitamente la mattina della domenica, mettiamo il battezzato nella vasca da bagno che riempiamo di fagioli all’uccelletto, dove l’impuro si dovrà crogiolare fino a quando l’aglio non avrà preso il sopravvento del profumo rancido del dopobarba. Solo così Amauri potrà andare in gol contro il Siena, e subito dopo la cerimonia Vargas ripulirà tutto.   

martedì 24 gennaio 2012

Il porcellino è in realtà un maiale di Troia


Quello zero a zero maturato sul ponte della Sardinia Ferries e aggravato dall'assetto senza punte, senza cioè nessuna bocca da fuoco o di Bonifacio che dir si voglia, e che per questo ha prodotto una partita senza Capo Teulada ne coda, più che alla classifica è servito ad acuire lo stato depressivo del tifoso Viola. E si sa che quando in città la depressione picchia dura come l'afa d'estate, il fiorentino si chiude a riccio, e tutto contrito diventa sospettoso come Cerci davanti a una puntata di Art Attack. E così oggi in molti non credono più neanche all’integrità di razza del “porcellino”, da quando cioè si è manifestata crudele l'inconsistenza di Ljiajc sotto porta, a quel porcellino è come se fosse apparso uno strano collare più chiaro, che ha fatto subito esplodere  il sospetto che fosse di cinta senese. E a quel punto si è davvero temuto il peggio, perché la depressione da reti inviolate è subdola, e ha fatto credere a più di qualcuno che quello fosse un maiale di Troia, dal quale potessero uscire fuori a notte inoltrata, Sannino e Calaiò a rubarci il lampredotto e a lasciare lì dove si buttano le monetine, due pan pepati dell'anno prima tanto per pigliarci per le mele. Amauri che non viene perché la moglie e Corvino hanno le doglie, anche se Corvino sembra più incinta della moglie, non aiuta certo l'umore del tifoso, che non prende più nemmeno il Prozac per paura che Corvino possa in qualche modo pensare a quello come un invito a comprargli il vecchio Zaccarelli per il centrocampo, e non mangia più nemmeno i crostini di fegato perché gli ricordano quel crostino di Jovetic, e allora si che il fegato gli si gonfia di rabbia che ci potrebbero fare persino il foie gras. E non può sfogarsi neanche rimpiangendo i tanto amati Frey, Mutu e Gilardino perché fanno ancora peggio di quando erano qua, e che a suo tempo sono comunque serviti a rinfacciare le loro cessioni a una proprietà, che alla fine e secondo il tifoso depresso, è la vera causa di questo suo stato di prostrazione. Avevamo preso due futuri campioni dall'Atalanta, Pazzini se n'è andato nel calcio che conta a segnare, e a noi c'è rimasto sulla groppa il fantasma del palcoscenico, che ci si accorge della sua esistenza solo perché si vede muovere una passata in mezzo al campo. Intanto la famiglia Ferragamo raddoppia la sorveglianza di Palazzo Spini Feroni in piazza Santa Trinita, perché teme che il pozzo di Beatrice venga preso d'assalto per un suicidio di massa, e poi Ferragamo s'è anche un po’ risentito in quanto produttore anche lui di scarpe di lusso, “che vadano a Casette d'Ete se proprio vogliono farla finita” è stata l'amara dichiarazione di Leonardo. In molti già dopo la sconfitta interna con il Lecce si erano accampati alla Fortezza da Basso, scambiati in un primo momento per una trovata pubblicitaria legata a Pitti Uomo, si è invece capito dopo un breve comunicato della Fiesole, che erano tifosi Viola, che avevano deciso di lasciarsi morire lì, avendo ritenuto ideale quella collocazione da Basso che più basso non si può, come appunto classifica e umore. L'entusiasmo riservato a Delio Rossi e ai suoi schemi offensivi si è trasformato in magone davanti allo schema 1-10 visto a Cagliari dove in 90 minuti la Fiorentina ha tirato una volta in porta con Lazzari, come da regolamento del resto, come quando si interrompe una partita nel primo tempo, e quindi il Cagliari ha lasciato lo spazio per il tiro a Lazzari in modo da evitare a Cellino di dover restituire il prezzo del biglietto. Insomma, dopo i reiterati gol mancati di Ljiajc, al tifoso è venuto il diabetic, e sarà forse per questo che il Corvo ha pensato di comprare giocatori Amauri, adesso il capolavoro potrebbe essere quello di portare a Firenze il difensore brasiliano del Bayern, Gustavo, in modo che il tifoso possa lenire la propria depressione con una semplice penna, e così la sera prima di andare a letto, prendere l’amata pasticchina e leggere sulla scatola “Forza GusTavor”.