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venerdì 13 gennaio 2012

Io, tu e il peposo

Era caldo quando parlavamo di mercato, era agosto e tutto era ancora in movimento, come la sua malattia che avanzava a velocità non consentita, come le stelle che ospitavano il cielo della Val Gardena, come le sue speranze di sconfiggerla quella malattia. E il bello non erano tanto quelle stelle che erano bellissime, il bello era quella sua forza incosciente di parlare di altro, o forse era la consapevolezza di volerlo fare proprio perché sapeva che non avrebbe avuto più molto tempo per farlo. La sua malattia è stata uno spot alla vita e il ricordo che mi ha regalato in quelle serate stellate, è stato proprio quello della speranza nel futuro. Lo voglio ricordare così, con le nostre chiacchierate sulla Fiorentina, con la voce stanca al di là delle Dolomiti, dalla sua casa al mare dove si riposava prima di ricominciare a combattere, con coraggio, tra un ciclo di chemio e l'altro, parlando della squadra che stava nascendo. Era diventato un appuntamento fisso di quell'estate, e ci chiamavamo facendo finta di niente, per me era facile farlo pensando disperatamente di distrarlo, di consolarlo con quel poco affetto che riuscivo a dimostrargli, e finiva con l'essere lui a consolare me, perché vigliaccamente ho usato la sua forza per crescere e per dare il giusto peso alle cose. Scrivo questo acquerello di lui per mostrarne una dignità che ci deve insegnare qualcosa, perché voglio credere che la malattia di Andrea sia servita a questo. I suoi difetti rimangono tali e la sua scomparsa non li ha cancellati, ma è la sua dolcezza quella che mi è rimasta addosso, appiccicata come la resina di un pino. La sua risata contagiosa e le sue passioni, quella per la cucina toscana che difendeva strenuamente con orgoglioso provincialismo, quella per il vino, ancora più integralista, dove a parte il Sangiovese in purezza, ammetteva aperture minime a percentuali di Canaiolo, e poi di Trebbiano, e via a tutte le evoluzioni fino al Merlot e al Cabernet Sauvignon. Le sue passioni sono state anche le tessere che sono servite a comporre il mosaico delle nostre serate. A me Andrea è piaciuto anche se non ho fatto in tempo a dirglielo, e la poesia che mi affligge copiosa vorrebbe che lo ricordassi tra quelle stelle, in quel cielo della Val Gardena, ma c'è quella parte di San Frediano in me, che invece reclama spazi più fiorentini per ricordarlo, e lo fa a sedere con un piatto di peposo dell' Impruneta e una bottiglia di Sassicaia, tanto per festeggiare il fatto che adesso puoi mangiare Andrea, mangia felice che ora niente può farti più male. E chi vuole salutarlo per l'ultima volta può farlo oggi alle 15 alla Basilica di San Miniato al Monte mentre lui saluterà la sua Firenze.

6 commenti:

  1. Da un po' non venivo sul blog causa ripresa folle del lavoro. E cosa trovo? due pezzi struggenti che vi ringrazio di avere scritto. Perché nella vita caotica fatta di numeri, di budget, di corsa, di stress, siamo portati a dimenticare il nostro cuore. Questo cuore che pulsa, che domanda, assetato di verità, di giustizia e di bellezza. Grazie per avermi ricordato con due testimonianze che questo nostro cuore è il motore del nostro agire e si ribella al silenziatore che il mondo razionalista vuole appiccicargli. Ciao! Orcio

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  2. Mi avete fatto piangere, ma fa bene ogni tanto anche per smettere di correre.

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  3. Un grazie a Daniela che ha permesso ad Andrea di soddisfare il suo ultimo desiderio. E così il suo ultimo viaggio è potuto partire a cavallo della sua Firenze, che da San Miiniato si è abbassata per farlo salire. 

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  4. Ciao a tutti!
    Sono Simone anche io detto Meo come mio fratello, l'Etruskolo. Scusate l'intromissione, ma vorrei in qualche modo ringraziarvi per tutto quello che ho letto di meraviglioso nei riguardi di Andrea.
    Quando ieri alla fine della cerimonia mi siete venuti incontro con quell'omaggio splendido che ricorda l'Etruskolo nella sua massima solarità mi sono tornate subito alla mente le sue parole di quando mi parlava di voi, della Setta degli Adoratori.
    Mi sono permesso di farne una copia, in modo che una rimanga a me e una alla sua famiglia, a Matteo in special modo che ieri sera se l'è letta col calma in camerina sua.
    Personalmente l'ho sfogliata con amore, prima insieme alla mamma guardando le foto allegate con immensa gioia nel vedere il nostro Andrea quando stava bene ed era ancora un "armadio" a 4 ante e leggendo con smisurato orgoglio quello che pensavate di lui; poi ho riletto tutto con calma nel silenzio di casa mia permettendomi di piangere man mano che andavo avanti, e allo stesso tempo sorridendo perchè comunque lui vorrebbe così.
    Terrò il vostro regalo fra i miei più cari ricordi e lo sfoglierò ogni tanto pensando a lui, a voi, alla nostra amata Fiorentina!
    Grazie ancora ragazzi, mi congedo dicendovi che voi eravate una parte importante della sua vita, continuate così, siete meravigliosi!
    Con affetto,

    Simone
    (Meo)

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  5. Ciao Simone, ieri non ce l'ho fatta ad arrivare fino a voi, mi sono fermato da Andrea. Sono il solito vigliacco, ma quello che avevo da dire a lui, e quindi anche a voi, lo avete potuto comunque leggere.

    Con affetto,

    Gianni

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