.

.

mercoledì 31 luglio 2013

Dal giardino Torrigiani si vede il mare

Ognuno aveva la sua strategia, più o meno articolata, fantasiosa o grezza come l’olio d’oliva non filtrato, c’è chi lo voleva strusciare subito come l’aglio sulla bruschetta e chi lo inzuppava in maniera più elegante come fosse in pinzimonio, insomma, per arrivare a quello c’era persino chi usava metodologie di famiglia, tramandate come la salsa verde dei trippai, Galliani usa adescare garantendo il mantenimento della “battona”, “Ti faccio fare la bella vita basta che scappi di casa”. Marotta s’è rovinato la vista in bagno per non aver trovato un topa player che gliela desse. Tutte le tecniche sono comunque lecite, e come si dice all’Ataf “Il fine giustifica i mezzi pubblici”, ricordo quando andava di moda la collezione di farfalle, quando ancora non c’erano gli animalisti a rompere i coglioni, io però ero uno di quelli che si volevano differenziare, che voleva stupire e le farfalle ormai uscivano anche in edicola a fascicoli settimanali. Come potevo fare ad attirarle allora? I tempi non erano i migliori, in un periodo di austerity sessuale l’unica alternativa erano le targhe alternatiive, ma pari o dispari perdevo sempre, nessuna veniva a casa mia proprio come a giocare a Firenze ai tempi della pontellizzazione, e allora guardando fuori dalla finestra della cucina che dava sul giardino Torrigiani, con la fame mi si aguzzò l’ingegno e trovai la soluzione. Un lampo, un’intuizione che mi dotò di passepartout per la profanazione di tutte le toppe, e mentre le collezioni di farfalle fecero presto la fine delle pernici, al 156 di via de’ Serragli avevo messo su uno sviaggìo per quelle scale che la Burbassi del piano di sopra temette l’apertura di un ostello della gioventù. Insomma, raccontavo di possedere la più grande collezione al mondo di conchiglie marine, quando poi vedevano che non ne avevo nemmeno una da mostrare e stavano per incazzarsi, con la faccia a culo che ancora oggi mi ritrovo, dicevo “La tengo sparpagliata sulle spiaggie di tutto il mondo, forse l’hai vista.” A quel punto mi amavano aggiungendomi alla loro collezione di bipedi alati sparpagliati ben oltre San Frediano, e su e su a salire passata la Consuma, “Tanto la un si consuma nini”. Tornando a noi, nel calcio ci sono i giocatori forti e poi gli altri, quelli forti possono giocare tra di se anche se mescolati a casaccio come potrebbe fare Stramaccioni, per gli altri è stato inventato l’allenatore che così si prende tutte le colpe e così è stato inventato anche Zamparini, nella vita invece ci sono i belli e i brutti, se pensi a un bello e un brutto che camminano sulla spiaggia delle conchiglie, il bello avrà il vento nei capelli, il brutto la sabbia negli occhi. Migliaccio non è che sbagliasse gli appoggi o gli stop per cattiveria, aveva solo la sabbia negli occhi, ma sono i Migliaccio che fanno andare avanti il mondo, pensate a Dante che era brutto come Migliaccio, se fosse stato bello sarebbe stato tutto il tempo a trombare Beatrice e non avrebbe scritto la Divina Commedia. Ora io queste cose le scrivo sperando che Tommaso non le legga perché sono geloso dei miei trucchi, non voglio tramandarli, del resto sono un padre degenere ma onesto, perché sono stato chiaro fin da subito, gliel’ho detto “L’unica cosa in comune è la Fiorentina”, per il resto l’ho ammonito sul fatto che un figlio di San Frediano dal padre può aspettarsi solo che sia presente al concepimento. E a proposito di scheletri nell’armadio che però fanno da antitarme, c’era una ragazza brutta in San Frediano, quasi come Behrami, non la voleva nessuno, ma una volta mentre era a prendere il cappuccino dal Torcini seppe di quella strana collezione e allora s’imbucò dietro a un’americana di Milwaukee che studiava in piazza Savonarola e che amava tanto sentire il mare di cazzate dentro la conchiglia, la bruttona mise il piede a incastro nella porta per non farmela richiudere e mi disse “Se Maometto non va alla montagna, va al mare a vedere tutte queste belle conchiglie”, il genio è genio anche quando è brutto, e allora la ripagai di brutto. Ogni anno quando vado a ripagare le tasse penso a quanto era stato meglio ripagare la bruttona, mi sono inventato anche di andarci con tutte le buone intenzioni, l’ultima volta ci sono andato addirittura con il sorriso, ma loro hanno voluto i soldi. Visto il calendario e pensando alla grandezza di questa Fiorentina mi è venuto un cuoricino piccolo così, e non solo al pensiero che Jannacci non c’è più, ma ripensando alle sue parole in virtù delle forze in campo, è già chiaro cioè che purtroppo ci sarà un’impennata di violenza che si scatenerà in certe famiglie, dovuta a quelli che...quando perde l’Inter o il Milan contro la Fiorentina: “In fondo è solo una partita di futbol”, poi vanno a casa e picchiano la moglie e i bambini (nel senso dei figli).

martedì 30 luglio 2013

Crema e cioccolato

Mi riservo con fermezza il diritto di contraddirmi, da vero tifoso Viola spero che Ljajic rimanga, ma se non vuole rimanere allora spero che se ne vada, del resto se non è pontellizzazione è scudetto, se Della Valle non è un pezzo di merda allora c’è solo un presidente, perché se Adem pensa davvero che senza la Fiorentina la vita possa sorridergli ancora, si accorgerà molto presto che la vita ha una paresi. Intanto, prima che se ne vada a digiunare altrove mi piacerebbe chiedere a El Hamdaoui non tanto che cosa non abbia funzionato nella sua esperienza fiorentina, ma che religione è quella che impedisce a un uomo di bere una birra fresca in una giornata caldissima. E se in quello che non ha funzionato c’è per caso anche l’aspetto troppo massiccio della nostra bistecca. Quando inizia il periodo delle ferie mi vengono certi pensieri, mi viene in mente il bollino rosso, le partenze intelligenti che discriminano persone come Vargas e Cerci, mi viene in mente il nuovo calendario della serie A, le interviste a Galliani e quelle ai caselli autostradali, sempre uguali a se stesse, dove quella Prinz NSU verde bottiglia tradisce servizi datati, come le parole dell’AD rossonero invece il vuoto cosmico. E poi quando le autostrade le percorri davvero capisci anche il perché di certi gesti che prima deprecavi e che invece nascondevano del genio, se solo pensi che Leonardo da Vinci lanciava sassi dalla torre di Pisa come ora lo fanno dal cavalcavia dell’Autostrada. Intanto la paura fa 90, che va anche bene in superstrada, meno nella testa del tifoso, paura che porta solo alla beatificazione del giocatore che forse se ne andrà, è successo anche con Prandelli, mentre per quelli che rimangono c’è sempre pronto un naso e una parrucca finta, o una pernice da rubare, certo non succede solo nel calcio, se penso come sia facile scambiare il paradiso per un paio di cosce lunghe, ma nel calcio le cosce di Ljajic sembrano diventate così libidinose che il tifoso perverso usa la piuma mentre il pervertito tutto il pollo. Si parla di Adem come anche di Balo, come di tutti quei grandi talenti molto giovani che devono prendere decisioni più grandi di loro, situazioni dove scorrono soldi come la birra dai rubinetti della vasca da bagno di Vargas, e non è facile se non c’è qualcuno che fa i tuoi interessi davvero, oltre ai suoi, così succede che certo talento alla fine è da “Utilizzare a proprio rischio e pericolo” come ho letto in un cartello appeso alla porta dell’ascensore di un condominio del viale Canova. Intanto Vargas forse sollecitato da un’offerta dallo Zenit ha voluto imparare un proverbio di quelle parti in modo da fare subito bella figura il giorno della presentazione “La chiesa è vicina ma la strada è ghiacciata, il bar è lontano ma camminerò con prudenza”. Ah le rose lunghe, sono croce e delizia, sono Santa Croce e piazza Dalmazia, ci fanno impazzire come certe cosce lunghe che arrivano in Croazia, le vogliamo così belle affusolate ma poi ci generano ansia da prestazione, perché chi dovrà andare in panchina forse sarà così scontento da minare l’armonia dello spogliatoio. A questo proposito mi vengono in mente le rose che amava Prandelli, tracagnotte e pelose, che alla fine però erano come le gelaterie di una volta, ve le ricordate? Due gusti, crema e cioccolato. Ora non sai più cosa scegliere, passi venti minuti ad andare avanti e indietro lungo il bancone dove si trovano i gusti più assurdi. Il Puffo, ma a chi è ispirato, a Giovinco? E ancora avanti e indietro, c’è pure il cacciucco che sa tanto di Cristiano Lucarelli, ma quando sei uscito alla fine hai preso crema e cioccolato come piaceva a Prandelli, anche se lui se lo gustava a braccietto con Bettega che più di tutto amava il Bacio di Giuda. E se Montolivo non ha rilasciato ancora la famosa intervista dove avrebbe dovuto spiegare certe verità sul suo passaggio al Milan perché impegnato a dare i suggerimenti del caso al giovane e inesperto Ljajic, in compenso ha raccontato con grande onestà la prima volta che si è spogliato davanti alla fidanzata, quando lei gli ha detto “Cos’è, una caccia al tesoro Riccardo?” E a proposito di giochi, scommesse, beneficenze che nel calcio trovano sempre maggior spazio per fortuna, tra Telethon e partite del cuore, Guetta ormai scommette più di Buffon, prima le colazioni a favore della Fondazione Borgonovo, adesso l’ultimissima trovata dove s’inventa un gioco a premi nel quale mette in palio t-shirt e organizza cene di blog, una sorta di giochi senza frontiere dove lui dovrebbe fare lo scafista. Io non voglio certo essere da meno, anzi ne sono talmente invidioso che voglio lanciare la mia bella iniziativa con l’intenzione di superarlo, magari con un motoscafo d’alto mare, insomma, di fare qualcosa di più eclatante, e così ho deciso di mettermi in gioco incidendo un disco a favore dell’Aido a cui destinerò tutto il ricavato, e la nostra cena sarà fatta proprio con gli avanzi dell’Aido. Il CD costerà un occhio della testa così poi lo potranno utilizzare per Marotta, e il pezzo sarà un ritornello breve ma ossessivo sulle note della sigla di Heidi, nella speranza di farlo diventare un tormentone, un testo di Stefano Nosei “ AIDO ti sorridono gli organi, AIDO, i miei occhi ti fanno ciao, AIDO è un trapianto fantastico, AIDO AIDO io dono tutto a te”.

lunedì 29 luglio 2013

Un puzzle di ricordi

Se è vero che un cannibale può morire anche per un’ intossicazione alimentare dopo essersi mangiato, per Vargas il problema è più di forma, e non solo quella fisica, la colpa è da ricercare in quel viziaccio di mangiare con le mani, specie quando si tratta del pollo che utilizza in dosi massicce, la causa principale della sua attuale svalutazione si trova in una sostanziale mancanza di bon ton, quella che lo ha portato a ribaltarsi e ad essere oggi un giocatore senza mercato, uno che prima di abbandonare le posate era il miglior crossatore al mondo, diventato uno che non passa mai la palla e neanche la canna, e tutto per colpa di quelle dita appiccicose tipiche di chi mangia il pollo con le mani e che ragiona con i piedi. E’ proprio vero che bisognerebbe nascere vecchi come Bergomi a 16 anni e poi diventare giovani come si crede ancora Paola Ferrari, perché a proposito della marijuana che Vargas non passa mai, e della sua utilità in alcune terapie come quelle per alleviare il dolore dei malati di cancro, solo oggi mi rendo veramente conto di quanti miei compagni dell’Istituto d’Arte erano in fin di vita e io non me ne sono mai accorto. A Firenze comunque, giovani o vecchi siamo gente diretta come l’Alta Velocità, fuggiamo da certi rapporti regionali dove si fanno tutte le fermate, non ci piacciono le tappe d’avvicinamento al nocciolo della questione, magari ruvidi e non accomodanti, ma comunque senza scalo, e anche per questo i giocatori li riconosciamo a pelle, ci piacciono quelli immediati, impulsivi, quelli che si danno, istintivi proprio come noi un attimo primo di addentare il panino con il lampredotto perché intuiamo che ci piacerà. E Diladdarno non a caso, Oltrarno perché c’è sempre un’altra parte dove mettere quelli che invece sono formali, convenzionali come i buoni pasto, quelli artificiosi anche quando non devono disinnescare le bombe. Sarà per questo che a Firenze e in special modo in San Frediano ci piace così tanto Antonio Conte, perché alla fine è spontaneo come un ictus. I ricordi intanto affiorano come un periscopio che scandaglia il Ponte alla Carraia, ricordi come puzzle che si montano e poi si smontano, quando inevitabilmente se ne perdono i pezzi, oggi ne ho ritrovato uno tra Borgo San Frediano e l’inizio di via de’ Serragli, una tessera di una parte di Firenze che vive tutti i giorni smontandosi e rimontandosi proprio come un puzzle, perché la Milena e la Liliana, le zie di via del Campuccio che non ci sono più, avevano un banco in San Lorenzo dove per un’ estate ho lavorato, un banco che sapeva di cuoio fiorentino, quando ancora si parlava italiano, quando c’era Marino Groovy, e alle spalle del banco c’era un Mercato Centrale più sostenibile, non certo quello dove l’altro giorno il Perini  ha fatto un conto di oltre 300 euro a dei francesi che hanno pensato bene di non darglieli e di lasciargli tra le altre cose quella cinta senese che gli deve esser sembrato un ladrocinio come quello del Monte dei Paschi. Sono molto più onesti in Sardegna allora, perché mentre noi cerchiamo di fregare il turista senza tanti riguardi, loro grazie all’anonima sequestri hanno stabilito almeno una convenzione che consente di vendere sull’isola solo auto con la cintura di sicurezza nel bagagliaio. Più la guardo e più mi accorgo che la faccia della città è davvero cambiata, la pelle è più olivastra ed ha il profumo del kebab, gli occhi sono quelli orientali dei ristoranti cinesi, i rapporti sono crudi come il sushi che imperversa come prima succedeva invece con il baccalà dentro alle vasche di alluminio fuori dai negozi dei pizzicagnoli, non c’è più un naso aquilino ma lineamenti multietnici, il giovedì delle badanti ha scalzato i fiorentini dalle panchine delle piazze, mentre i peruviani  hanno sostituito la festa del grillo a Porta Romana, argentieri e corniciai sono solo un ricordo incorniciato e poi gettato dentro al nastro d’argento. E così quando voglio andare a trovare un fiorentino vado a Trespiano a trovare il babbo. Poi torno in “buca” e chi c’è c’è, tanto a me basta sognare per vincere, perché un vincitore non è altro che un sognatore che non si è arreso, l’ho imparato all’Istituto d’Arte, ad usare cioè gli strumenti più utili nella vita, perché l’importante è fare anche a costo di sbagliare, per questo in fondo alle matite c’è sempre una gomma.

domenica 28 luglio 2013

Per arrivare a Moena ci sono le curve e gli orsi

Il procuratore di Vargas ha fatto sapere che il suo assistito avrebbe rifiutato un offerta dalla Cina, e per questo dopo le visite mediche del giocatore effettuate da Fanfani, il dottor Galanti gli ha prescritto un elettroshock di nuova generazione. Perché anche le metodologie di recupero sono naturalmente all’avanguardia in tutto ciò che riguarda la Fiorentina di questo nuovo corso, e così per Vargas non si è pensato ad un elettroshock di vecchio tipo, quello violento che distruggerebbe la psiche del giocatore e che  fa saltare tutte le volte le valvole del condominio, si è pensato a un nuovo tipo di elettroshock, dolce come senza Gabbana, Vargas dovrà leccare batterie da 9 volt. A Moena nel frattempo, che è un frattempo instabile dove piove tutti i pomeriggi, spuntano i funghi quasi quanto i nomi dei portieri che la Fiorentina starebbe trattando, c’è chi come il Borgi ha trovato persino una fungaia, ormai diventato un punto di riferimento dell’intera Val di Fassa, “Oh Borgi quanti ne scorgi?” è l’interroggativo di mercato di tutti i giorni di quei giornalisti che girano per il ritiro con il cestino pronti a partire per boschi alla ricerca del sostituto di Neto, mentre la società e i compagni fanno quadrato intorno al portiere. Ma dove si nasconde la verità allora? Dietro le rassicurazioni che filtrano dallo staff tecnico o dietro ai pregiudizi di un giornalismo fungaiolo che vede nel brasiliano una scommessa avvelenata come un’Amanita Falloide? Una qualsiasi professoressa di latino direbbe che non esistono verità, ma solo versioni. Mentre voglio salutare il Bambi che in questi giorni è rivissuto un po’ nei miei ricordi, per lasciare di lui un’immagine pulita nella quale deve esserci per forza anche il grande interesse per la musica e una strana venerazione che non era per Van Basten o come quella nostra per Bertoni o Batistuta, lui adorava Arsenio Lupin del quale era portatore sano di imprese e convinto predicatore del suo verbo. Era come un testimone di Geova che suonava ai campanelli sperando però che non aprissero in modo da potergli svuotare l’appartamento, l’unica cosa imparata a memoria nella sua vita era quella che lui definiva la legge di Arsenio Lupin, in modo che la potesse divulgare in qualsiasi momento, scrivere nei bagni dei treni durante le trasferte, oppure cercare di inculcarla nella testa del figlio di sua sorella, è lui per esempio che ha inventato il volantinaggio nelle cassette della posta, oggi utilizzato dalla Coop o dal Brico, perché in quel modo voleva far conoscere a tutti il messaggio che gli avrebbe facilitato il compito, perché come diceva il maestro “Un uomo non dovrebbe possedere niente che non possa portare in mano quando corre”. E poi la musica, un grande appassionato di classica quando noi ancora sentivamo i Led Zeppelin, anche se io mi difendevo già col jazz, perché lui sosteneva di avere l’orecchio assoluto e di essere in grado di riconoscere i creditori e i parenti perché erano gli unici che suonavano alla porta con impeto Wagneriano. Intanto sembra proprio che Raffaello Paloscia non molli nemmeno quest’anno, la vita si allunga e per la moglie averlo a casa diventerebbe un tormento, così lo esorta a continuare, e sembra da indiscrezioni che sia proprio lei a incitarlo a continuare ad andare a farfugliare per televisioni, tenace sostenitore di Tarozzi e Caracciolo sembra aver confidato a Tenerani di non volersi rassegnare a invecchiare, e un fuori onda di Italia 7 avrebbe inchiodato Mario che si è lasciato sfuggire “Vorrà dire che sarai il più giovanile di tutto il cimitero”. Largo ai giovani quindi, forse per questo Rialti ieri ci ha voluto far sapere che anche Totti vorrebbe venire a Firenze, si dice che pure Rialti sia un grande amante della musica come il Bambi, e in più anche un grande collezionista di vinili, sarà per questo che forse avrebbe bisogno di un valium grosso come un LP. Non ho mai imparato niente da un giornalista sportivo, non mi è mai rimasto niente attaccato addosso se non quella fastidiosa sensazione di umidità, o quella ventata calda tipica dell’asfalto di via Sant’Agostino che ribolle, loro che sanno sempre tutto, soprattutto sul prossimo portiere della Fiorentina basta che non sia Neto, mi fanno rivalutare chi come il Bambi con lo specchio si confrontova anche duramente ma sempre onestamente perché era un uomo semplice, rispettoso e molto più gentile “Non so chi sei, ma ora ti faccio la barba”, questo diceva il Bambi davanti allo specchio, mentre loro si guardano e si credono chissà chi.

sabato 27 luglio 2013

Meglio avere il piede piccolo che qualcos'altro

L’Artemio Franchi è uno stadio che negli anni ha prima cambiato nome e poi pelle, un po’ come la bella modella trans figlia di Toninho Cerezo, uno stadio sferzato dal vento del fair play oltre che dalla tramontana, refoli del lusso scamosciato di una famiglia che ha presentato al calcio italiano un nuovo modello di società oltre all’ultima collezione Tod’s. Potremo finalmente godere di una tribuna senza filtro, come un pacchetto di Pall Mall, anche se senza quello contro l’inciviltà, violenza che troviamo meno negli stadi e purtroppo sempre più spesso all’interno delle famiglie. Ieri parlavo del Bambi e a questo proposito mi viene in mente quanto per lui fosse stato addirittura un rammarico non averla subita, mi ricordo durante la famosa trasferta del 3 a 3 a Cesena non meravigliarsi affatto che la Fiorentina avesse sprecato tre gol di vantaggio in una manciata di minuti, quanto invece, parlando dell’arresto di un uomo e una donna che violentavano i loro bambini, del fatto che a lui invece lo avessero ignorato. Insomma il metadone fu per molto tempo un sostitutivo del latte materno, non aveva studiato e tantomeno fatto l’università ma sembrava conoscere profondamente la differenza di approccio didattico di ogni singola facoltà, da Cesena a Firenze riuscì a farmene uno spaccato in quattro episodi senza aiutarsi nemmeno con il piede di porco, 30 secondi di lucidità ogni poppata, e di ritorno a casa riuscì finalmente a dipingere lo sceneraio universitario dei primi anni 80. Secondo il Bambi, milanista aggregato in deroga alla tessera del tifoso di un’altra squadra, a Economia per 4 fogli usavano una puntina, a Legge usavano 4 puntine per un foglio, a Lettere un foglio per 4 messaggi più la scritta sul legno della bacheca, e a Chimica si dilettavano con le colle epossidiche. E’ chiaro che il Bambi non era proprio quello che una madre sperava di vedere nella compagnia del figlio, però i ragazzi essendo tali non erano madri e allora per noi il suo difetto maggiore non era il resto ma l’essere milanista, non ci dava noia nemmeno che nelle sue fasi di massimo splendore si fosse arrangiato un po’ per mantenersi il vizio, perché da uomo di San Frediano, alla scuola della strada ci aggiungeva un pizzico di poesia che lo rendeva persino pioniere elevandolo dalla figura di ladruncolo a quella di eroe in quanto amante dell’eroina, per finire a quella di system integrator Diladdarno’s, infatti ci teneva a precisare “Io non rubo, integro”. Avrebbe preferito le sirene inglesi di Ljajic a quelle della polizia che lo inseguivano nel traffico quotidiano di una vita sregolata, senza nemmeno il semaforo rosso a fermare gli eccessi, perché per quelli trovava sempre il verde, e per l’appunto in un momento storico dove ancora non c’erano le rotonde finanziate dalla Comunità Europea che gli avrebbero permesso di scorrere meglio quando inseguito. So per certo che avrebbe odiato il Berlusconi politico anche se presidente della sua squadra del cuore, perché so come la pensava, e mentre a me giravano le palle per aver buttato via una vittoria in maniera così incredibile lui si rammaricava di altro visto che del 3 a 3 non gli importava una sega, e dico di Berlusconi perché ricordo bene quando diceva che se Craxi fosse stato Papa lo avrebbero chiamato Pio Tutto. Guardando attraverso il vetro della boccia di metadone anche oltre il finestrino del treno, curvo e grosso come una cunetta della pista da cross di Polcanto, gli scappavano i pensieri ad alta voce, del resto la dipendenza dalla droga lo aveva reso incontinente, “Il tempo è liquido, bisognerebbe congelarlo”, mi immagino che con un ghiacciolo alla menta avrebbe potuto dire “S’è fermato il tempo, e anche lui indossa l’eskimo”. Avrebbe detto che anche Bucchioni prende il metadone e poi vede Fraizzoli di là dal vetro che lo saluta come le caprette di Heidi. Com’è lontana la Fiorentina dei Della Valle dai miei vent’anni, quella dei fumogeni e dei tamburi della Curva Fiesole, della Kawasaki 750 di Mauro che non frenava mai perché davanti aveva il freno a tamburo, e che non poteva usare la domenica quando doveva andare allo stadio con il tamburo. La passione per la Fiorentina è rimasta però intatta come il ghiacciolo alla menta del Bambi, come se fosse stata congelata insieme a quei vent’anni, e poi sono stato molto fortunato ad avere il 41 di piede mentre il Bambi aveva il 46, questo mi ha permesso una cosa importante che sto cercando di insegnare anche a Tommaso che ha ancora il piede in fase di crescita, perché non si può giudicare un uomo se non si è percorso almeno un km nelle sue scarpe. E io non ho mai giudicato il Bambi perché non avevamo lo stesso numero.

venerdì 26 luglio 2013

Per ora ho fregato la morte

Pensare è importante perché ci distingue dalle lenticchie, l’unica cosa in comune è quando penso a cosa fare da mangiare e mi vengono in mente le lenticchie, cosa c’entra? C’entra perché c’è qualcuno che pensa davvero che daremo via Ljajic per un piatto di lenticchie, metafora che potremo estendere anche alla eventuale clausola rescissoria in caso di rinnovo. Uso ancora le lenticchie, e se possibile quelle di Castelluccio di Norcia, per dare sfogo all’altra anima del blog custodita in frigo, e quindi per fare una considerazione che va oltre Colfiorito e le patate rosse, perché ho assisto inerme a scambi di opinioni poco edificanti anche se di edilizia popolare, sullo sfondo di una materia, il calcio, che non è scienza, e infatti bisogna chiamare scienza solo l’insieme delle ricette che riescono sempre, tutto il resto è letteratura. E poi mi piacciono tanto anche le donne con le lenticchie sul viso. Perdonatemi ma oggi dico cose in libertà, senza nemmeno l’accappatoio, salto di Paolo in Francesca, di fiore in fiore a proposito di Fiore, oggi non ho voglia di seguire un filobus conduttore anche perché mi è sempre stato sull’anima che non si potesse parlare al conduttore del filobus, una discriminazione intollerabile che lascia l’uomo solo con un volante in mano, meglio allora in bagno da solo ma con il cambio in mano. E così mi ritorna in mente il “Bambi”, caricato in via Maggio per andare alla stazione, l’eskimo verde e le braccia lungo il corpo che arrivavano ben al di sotto delle ginocchia, pesanti prosciutti appesi sul tronco di un pizzicagnolo, e che gli conferivano un aspetto non proprio elegante, il Bambi non era un fenicottero rosa. Bottiglia di metadone dentro la tasca destra, e una “gozzata” ogni tanto prima di arrivare a Roma per la famosa trasferta dell’82 persa tra l’altro con gol di testa di Pruzzo su tacco di Falcao dalla linea di fondo, se ricordo bene, intento com’ero ad arginare il Bambi inferocito dal lancio di mele che ci piovevano addosso per colpa della forza di gravità. E poi le sue parole, i suoi macigni filosofici da uomo di 130 kg, labbro inferiore largamente pronunciato che sembrava una terrazza su Santo Spirito, il primo vero prototipo di Shrek. Forse anche un po' Orco Rubio che al solo coniugare correttamente il verbo arrivare, dopo averlo rassicurato cioè che stavamo arrivando in stazione a Roma mi disse “Quando sento parlare di cultura mi corre la mano alla pistola”, fu una trasferta nella quale oltre a perdere la partita persi anche l’uso corretto della lingua italiana per evitare la corsa della sua mano in assenza di un giubbotto antiproiettile. Il Bambi era un milanista che però veniva in trasferta con noi perché era comunque un modo di socializzare, un’occasione per potersi scontrare con le tifoserie avversarie visto che non aveva amici milanisti con cui condividere la volontà rude dello scontro fisico. Forse il primo esempio di tifoso avversario che ha prestato la propria mano d’opera ai tifosi di una squadra che non fosse la sua, volontariato puro, una nobiltà d’animo che nel calcio non si era mai vista, altro che fair play. La fede Viola non ci univa, il metadone non lo condivideva con nessuno, quasi un enorme corpo estraneo, erano trasferte dove per la gran parte del tempo regnava il silenzio, solo qualche considerazione frutto del risveglio dall’assopimento post bevuta, ma quando si riprendeva aveva una trentina di secondi dove dava il meglio, momenti eccezionali, cammei, bonsai di lucidità e pensieri arguti, ricordo di ritorno da quel due a zero, quando mi parlò dei suoi calzini in maniera accalorata come per difendere un diritto, senza però che nessuno gli avesse fatto osservazioni o vietato niente, mi disse pensando forse che fossi il merciaio di via Romana che glieli aveva venduti “Se considerassimo vergognoso portare i calzini grigi, dopo aver portato calzini grigi proveremmo rimorso e vergogna”. Fu una meteora il Bambi, apparve e scomparve come il portafoglio di un americano in via della Chiesa, mi ricorda i miei vent’anni dai quali sono uscito vivo, una generazione la mia che si è buttata letteralmente via, un po’ come quello scudetto dell’82, mentre io sono rimasto illeso, miracolosamente lontano dalle droghe, ma anche con certe debolezze il Bambi aveva il suo perché, e grazie a quello sciroppo tirava fuori considerazioni appiccicose che mi sono rimaste ancora addosso. Sapeva che mi piaceva scrivere e allora mi incitava alla sua maniera, mi diceva che tutto era stato già scritto e che bastava solo andare a cercarlo e rileggerlo, ho passato anni a guardare dentro ai cassonetti ma non ho trovato uno che fosse uno dei miei scritti. E se la droga si è portata via vite, io non mi sono drogato proprio per fregare la morte che è oscena perché gli altri vengono a frugare tra le tue cose e tu non puoi protestare. Sono vivo solo per scrivere sul blog e quindi per non morire, se vivo e scrivo non importa nemmeno morire, non ci sarebbe niente su cui frugare visto che è già tutto on line.

giovedì 25 luglio 2013

Un pozzo che non è presidente

Appena sbarcato a Firenze dal Perù, Vargas che è anticonformista vero e non solo nell’alimentazione, invece della solita intervista ha voluto rilasciare una favola cominciando col più classico “C’era una vodka”, ha proseguito poi sostenendo che il campionato più adatto a lui è quello dove gli stadi non hanno la pista di atletica, dove insomma le tifoserie sono a ridosso del campo perché così hai modo di accorgerti subito quando inizia la festa, insomma, quando ti arrivano i tappi del Martini nell’ombelico. Intanto si è scoperto che per calcolare l’algoritmo indispensabile alle sue statistiche, Roberto Vinciguerra usa il Tantum Verde, rivelandosi così uno statistico di respiro europeo ma anche di alito più fresco di Tiberio Fossi. Il mio problema purtroppo è diverso e non si supera con un semplice colluttorio, anzi il rischio è proprio quello della colluttazione matrimoniale, la Rita infatti sostiene che perdo troppo tempo dietro al blog, e a niente vale rifugiarmi in frasi di alleggerimento tipo “Tutto è relativo, quello che per te è troppo per me è poco”, perché lei è furba e non si lascia certo irretire da una melina praticata solo per perdere tempo, primo perché ha sempre il cronometro in mano e calcola il tempo di recupero, e poi, impostata come Valentina Vezzali sulla pedana, lucida come solo una moglie può essere quell’attimo prima di sferrare l’attacco con la Colombina De Longhi, affonda ribattendo “Il tempo è la polvere che si accomulerà oggi su di te”. E a proposito di percezioni che sono sempre molto personali, Montolivo si è sfogato su Sportweek, sostenendo che se la bellezza del suo gioco è soggettiva, si chiede come mai lui farebbe schifo a tutti. Fa caldo ma anche piacere vedere Ambrosini che dimostra di essersi perfettamente calato nella realtà di questa Fiorentina dalle grandi ambizioni, apprezzando e collocando la sua nuova società come una tra quelle in primo piano, cosa che detta da uno che proviene dal club più titolato al mondo non può che farci piacere, ha poi aggiunto che venduto lui al Milan non rimane ormai più nessun protagonista degli ultimi anni di successi, i big sono stati venduti quasi tutti, si punta sui giovani o su quelli che alzano l’asticella sui giovani, Berlusconi non spende più, è rimasto solo Emilio Fede a presidiare il passato, come monumento ai caduti che vaga nei corridoi di San Siro in cerca delle meteorine e di qualche campione, Ambrosini ci ha parlato e a lui Emilio ha assicurato fedeltà non solo ai colori rossoneri ma anche a tutto ciò che ruota intorno agli interessi di Silvio, “Ambro” ricorda ancora con affetto quell’uomo così fedele e un po’ disorientato confidargli “Quando morirò donerò i miei organi a Mediaset”. Intanto l’arrivo di Ilicic consente al fiorentino classico, quello che compra le scarpe da Raspini per intendersi, di esprimere al massimo la propria indole mostrandola in tutta la sua limpidezza e profondità, tanto da ottenere la bandiera blu come fosse un indole di San Benedetto del Tronto, ovvero il riconoscimento per eccellenza a chi riesce da una notizia positiva a trovare il modo di vederci soprattutto i lati oscuri, il fondale insomma, ed eccoci così ancora una volta alla flagellazione per il rinnovo di Ljajic, giocatore che sa perfettamente cosa vuole, come per esempio non cantare l’inno della propria nazionale, tirare le punizioni sotto l’incrocio dei pali, schivare gli schiaffi del primo laziale che nuota felice nelle fontane riempite di piscia romanista, Ljajic ha tutto l’interesse a rimanere ancora con Montella e giocare quindi in una Fiorentina più congeniale della stessa Nutella, ha rivelato una certa confusione solo quando ha dichiarato “Grazie a Dio sono ateo”. E se qualcuno cerca garanzie si può accomodare al desk dei Della Valle, perché pensare che in questa Fiorentina Ljajic possa diventare un problema, significa prima di tutto sottostimare l’intelligenza dello stesso giocatore, che oggi è invece perfettamente collocato al centro del progetto e sul centrosinistra dell’attacco. Da un recente studio effettuato sui tifosi Viola che hanno questo tipo di disagi dovuti al rinnovo di Adem, è emerso che la causa è soprattutto da ricercare nell fatto che questo tipo di tifoso è sostanzialmente single e quindi stressato, depresso, mangia male, beve e fuma troppo. E questi sono anche i motivi per cui questo tipo di tifoso Viola è ancora single. Per superare tutte queste problematiche tra loro concatenate, il blog suggerisce due soluzioni in una, a scelta, scansare la ragazza, rimanere single e buttarsi nel pozzo per farla finita una volta per sempre, oppure buttarci le preoccupazioni e accoppiarsi in modo da eliminare quello status di single che è causa dello stress per il rinnovo di Ljajic.

mercoledì 24 luglio 2013

La rivincita dei parrucchieri

Quando si parla di globalizzazione sarebbe facile scegliere come immagine un albanese che sbarca in Puglia e a Milano è esasperato, una fotografia ingiallita però, visto che è gia iniziata una globalizzazione di ritorno, quella provocata dalle trasmissioni di Criscitiello e che vede gli albanesi costretti a rifugiarsi nella propria terra non tanto per scappare dall’Italia quanto da Sportitalia. Reminiscenze scolastiche mi portano a dire che per tre giorni dopo la morte i capelli e le unghie continuano a crescere, mentre le telefonate si assottigliano, al contrario di Vargas che non riesce proprio ad assottigliarsi o a trovare almeno qualcuno che gli paghi lo stipendio mentre il suo peso continua a crescere come le unghie e i capelli, ma senza nessun limite temporale. Problema delle 50/60 partite, affrontiamolo subito prima che ci venga congestionata l’agenda della vita, giocare il lunedì dopo le coppe è una richiesta sponsorizzata dalla Loreal e che avvantaggia solo una categorria, poi ricordo che l’anticipo del sabato sera è un affronto ai fans di John Travolta che magari hanno la febbre e non possono andare allo stadio, il lunch-mach equivale a una bendaggio gastrico, il posticipo della domenica è come la rateizzazione di una cartella di Equitalia con gli interessi che ti vengono addebitati direttamente in classifica, date e incastri che costringono gli italiani a cambiare le abitudini e cercare la flessibilità tipica di un progetto che dietro agli obiettivi dichiarati nasconde tutte le insidie di un contratto a progetto. In molti ormai incapaci di trovare un buco libero in mezzo a un calendario sempre più schizofrenico si rivolgono al calendario di Frate Indovino cercando date utili per fare tutto quello che è rimasto indietro durante l’anno, funerali compresi rimasti in sospeso e rinviati più volte, quando la prima non poteva il morto perché ricorreva il giorno della sconfitta interna con la Juve e sembrava brutto tumularlo fissando proprio quella data per sempre,  una cattiveria gratuita anche se a pagamento, giovedì c’era la partita di coppa, è stato chiesto anche al custode “Dacci le chiavi che veniamo dopo il preliminare”, ma anche lui non poteva perché doveva fare l’inventario. Personalmente ho scaricato un software che mi gestisce l’agenda a seconda degli impegni della squadra, e molte cose me le sta già organizzando durante le soste, sfortuna ha voluto che il prete di Serumido fosse gobbo e per colpa del programma che s’è scaricato da Hurrà Juventus non riusciamo a trovare la data per la Cresima di Tommaso, perché lui fa la Champions, ci sarebbe libero un martedì alle 18 ma la Rita s’è incazzata perché dice che non è un giorno adatto per una cerimonia così importante, e poi il martedì c’è la replica di Gossip Girl. E’ diventato un caos, un casino insomma, come il Ponte alla Vittoria, un traffico di partite, anticipi e posticipi tutti rimasti bloccati sul Ponte alla Vittoria, e allora Dio disse al prete gobbo “Sia fatta la Cresima di Tommaso il giorno di Juve-Inter”. Insomma un marasma, il Tom Tom invece degli Autovelox strombazza in prossimità di uno stadio e così non sbaglio più una trasferta ma in compenso prendo tutte le multe, prendo anche la melatonina per gestire il jet lag creato durante il volo transoceanico dei sogni che sorvolano una vittoria di pomeriggio e atterrano su una di sera, e per non andare fuori fase uso anche il Polase, pane integrale e integratori come il Multicentrum 50 uomo e il Multicentrum 50 a zona, compresse quando la squadra deve essere corta, e gocce quando il campo è scivoloso. Si alla pizza con gli amici, al divano sharing, allo sfruttamento intensivo della parabola, alla cena conviviale ma anche concaviale e concinghiale, insomma, una task force che ci impegnerà per 60 partite, una tournèe con più date di quella dei Pooh, mentre al Bar Marisa con tutti questi giocatori che finiscono con uno sbiascichio, dopo l’ acquisto di Ilicic si è pensato di vendere anche il Polident alla spina, un adesivo per evitare che la pulizia strade si trasformi anche nella pulizia delle dentiere. Emozioni su emozioni che alimentano la passione Fiorentina, e  l’immagine di oggi rappresenta tutto questo, quello che è divntato ormai un chiodo fisso.

martedì 23 luglio 2013

Io, Tommaso e la Fiorentina

Per essere un buon padre bisogna avere sempre una risposta, oltre che un figlio, e quando i figli sono ancora piccoli basta poco, anche un Bergonzi qualsiasi da utilizzare come “omo nero”, un Montolivo da presentare come spauracchio di fronte all’esondare dei capricci Diladdarno, così come i tuoi “si” saranno fin troppo facili quando c’è da accompagnarlo allo stadio a vedere la Fiorentina, ma quando crescono come gli asparagi, allora le domande si fanno più insidiose, i perché sui rigori al Milan diventano circostanziati, il fatto che Montolivo porti la passata su un viso di bischero a quella maniera sono due indizi che fanno la prova che siamo arrivati alle porte dell’adolescenza. Di cosa sappia il lampredotto è una domanda sofferta ma che ti aspetti, tipica, un classico dell’iniziazione alle tradizioni che si scontra con una generazione che guarda oltre la Chiesa di Cestello, là dove c’è la globalizzazione e il ketchup, una domanda che nasce dalla lacerazione interna tra la fiorentinità e il richiamo del McDonald’s. Domande comunque che si riescono ancora a gestire grazie all’influenza del DNA fiorentino, diverso è quando un padre ci deve mettere del suo, quando arriva l’ormone che smuove le attenzioni e le sposta dall’ Xbox e dalle copertine di Tex fino alle copertine di Max, per finire al lattice lubrificato del Durex. Un periodo nel quale le fidanzate e le mogli dei giocatori attirano di più delle giocate, i tacchi a spillo più dei colpi di tacco, momenti che sto cercando di gestire usando la saggezza che ho respirato tra i banchi del mercato di Santo Spirito, e che uso per rispondere alle domande più scomode o imbarazzanti. Solo ieri, allo spuntare del primo brufolo sulla fronte, subito dietro allo spuntare del sole sulla facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine, mi ha chiesto come si curava l’acne giovanile, per tranquizzarlo gli ho risposto che l’acne giovanile si cura con la vecchiaia. Non mi è sembrato troppo convinto, tutt’altro, mi ha detto di non avere tutto quel tempo a disposizione, del resto le nuove generazioni vanno a mille, sono avanti anni luce anche quando è buio, Tommaso è così avanti che ormai  lo vedo solo di schiena, e pur crescendo nella scuola all’aperto di San Frediano, alla sua età al confronto dormivo come Montolivo da adulto, e quando da piccoli giocavamo al dottore io facevo l’ottico, mentre lui già usava i cani per non vedenti quando giocava a mosca cieca, insomma hanno un altro passo, tanto che in molti quando c’è da giocare al dottore si specializzano in ginecologia. Ricordo alle elementari quando ci chiamò il Preside che fu subito molto chiaro anche se la Rita era furente perché le sembrava abbastanza innocente essere sorpresi a giocare al dottore, ma lui fu perentorio sul fatto che esisteva un regolamento che andava rispettato e nel quale era vietato praticare mastectomie. E invece delle piogge tanto attese arrivano le prime discussioni, del resto Tommaso vuole imporsi, marcare il territorio, sgomita per trovare la sua collocazione, il nostro punto d’incontro al momento è la Fiorentina, e poi via ancora ad affilare le armi della propria personalità, l’altro giorno gli raccontavo la tragedia di due missionari africani che si sono salvati raggiungendo a piedi l’Uganda, “Hanno camminato poco in confronto alla nonna” ha voluto precisare, ma ci hanno comunque messo una settimana, gli ho risposto, e poi gli ho detto che sono sopravvissuti mangiando bacche, radici e scarafaggi, e lui prima mi ha ascoltato e poi s’è incazzato quando mi sono meravigliato di come avessero fatto a trovare un McDonald’s da quelle parti. E poi la musica, lui sente il rap di Salmo e io cerco di raccontargli i falò con la chitarra e le canzoni di Lucio Battisti, che lui mi smonta con il fare cinico tipico della sua generazione facendomi presente a proposito di attualità dei testi e non solo, che “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?” oltre ad essere una frase troppo melensa non è corretta neanche dal punto di vista grammaticale visto che la frase corretta sarebbe dovuta essere “Ma non dovevamo non vederci più?”, e se un paroliere come Mogol fa errori così grossolani, perché ci siamo accaniti così tanto con Corvino? Tommaso è comunque un ragazzo dolce anche se non lo vuole far vedere perché vuole fare il grande, è persino più rispettoso dei tempi di cottura, perché anche se non legge il blog, so che ce l’ha comunque tra i preferiti, sarà per rispetto verso di me che sono il padre, sarà perché la Fiorentina è una passione che è il legame più stretto dopo quello di sangue, oppure, tolta l’illusione da genitore rincoglionito, sarà più semplicemente per guardare le foto. E allora oggi lo frego e gli metto le Dolomiti della Val di Fassa.

lunedì 22 luglio 2013

T-shirt

Solo negli ultiimi sette giorni registriamo il passaggio ai francesi di Lvmh di Loro Piana re del cachemere, e quella di Pernigottii ai turchi della famiglia Toksoz, nell’alimentare bisogna ricordare anche Algida, Bertolli, Santa Rosa, Riso Flora, Parmalat, Galbani e Invernizzi, Cademartori, Locatelli e Buitoni, Sanpellegrino, Perugina, Motta, Antica Gelateria del Corso, Valle degli Orti, Peroni e Gancia, tutti già volati via dai confini nazionali, mentre nella moda, Fendi, Pucci, Gucci, Safilo, Bulgari, Brioni, Valentino, Pomellato, Acqua di Parma, Bottega Veneta e Sergio Rossi, tutti grandi marchi anche loro venduti all’estero. Non è italiano ed è ormai un grande pacco invece di un grande marchio, ma Vargas non lo vuole proprio nessuno? Di rientro in Italia nelle prossime ore saremo disposti anche a regalarlo per liberarci del suo stipendio, probabilmente buono ormai solo per fare salsicce, peccato, un giocatore che ad un certo punto sembrava essere uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, oggi più adatto alla grigliata dopo una misteriosa discesa negli inferi che gli ha permesso di diventare il miglior esterno sinistro da barbecue, e questa volta la pontellizzazione non c’entra, oggi il peruviano è un uomo che ha così pochi ammiratori che quando ne incontra uno si fa fare un autografo. Gira con strane t-shirt  a sfondo religioso che la dicono lunga sulla sua crisi mistica tipica appunto da grigliata mistica “Oh Dio, se non puoi farmi dimagrire, fai almeno ingrassare Cuadrado”, oppure “Negli ultimi 15 giorni sono stato a dieta per ripresentarmi in ritiro senza somigliare troppo a Tevez.. Quanto ho perso? 15 giorni”. Una invece piena di rancore nei confronti di Montella che in quel ritiro non ha voluto nemmeno che ci arrivasse “Vincenzo, che ti cadano tutti i denti meno uno, quello per il mal di denti”. A proposito di t-shirt non si può non ricordare la preferita di Francesco Flachi che ci serve soprattutto per ricordare “Quel ragazzo gioca bene”, la sua e quella di Montolivo sono forse la più evocative, Francesco indossa con orgoglio “Gli uomini sono fatti di polvere. Più polvere c’è e più gli uomini sono fatti”, mentre Riccardo mostra con la solita supponenza “Anche io sono maschio. Solo che non esercito”. Gli uomini della contestazione ai Della Valle, i cacciatori di taglie rimasti nella tagliola del ridimensionamento immaginario, al posto delle parrucche e dei nasi finti oggi si presentano a Moena con una t-shirt distensiva riferita al tema della pontellizzazione “Diluvio universale? Acqua passata”. Miccoli intanto sta cercando di riciclarsi ripartendo dal basso, lo stesso livello della sua moralità, anche lui si è presentato in ritiro con una t-shirt a tema “La mafia ha aperto un’inchiesta sulla procura di Palermo”, a difendere la memoria di Falcone era presente però un presidio della sinistra ecologista che ha contestato Miccoli e il Lecce indossando una t-shirt politicoambientalista “Vota felce e mirtillo”. Per quanto riguarda invece il giornalismo sportivo si è pensato di organizzare nel prossimo campionato alcune giornate seguendo il modello di Telethon per raccogliere fondi da destinare di volta in volta a chi ne ha più bisogno, i giornalisti sportivi indosseranno per l’occasione invece della sciarpa di Teletnon una t-shirt di categoria “Biscardi fa errori di grammatica anche quando pensa”. Personalmente non amo molto la t-shirt, troppo contenitiva, poco generosa, preferisco qualcosa che si possa sbottonare.

domenica 21 luglio 2013

La fine della statistica

Fosse solo che ti ritrovi attaccato allo streaming per 45 minuti maledicendo poi l’idea di andare a mangiare il cacciucco che ti fa perdere gli altri 45, ma ti rendi veramente conto di essere schiavo della Fiorentina dopo che hai finito di battezzare tutti i tuoi figli e ti ritrovi con una che si chiama Viola e uno Giglio, la terzogenita Gigliola e l’ultima Moena invece di Moana, quando la tua mente cioè non mente perché la comanda il cuore, quando la voce del Tom Tom è quella di Narciso Parigi. Si, una passione sana come una tisana che fa il paio con la passione per quella cosina che sta sotto la sottana, quando la torre di Maratona è messa con perizia a sovrastare ogni torta di compleanno dei tuoi figli, quella che poi negli anni ti impegnerà le ferie per la sua manutenzione straordinaria per la quale userai i migliori prodotti della Mapei spendendo ingenti capitali, mentre i tuoi pensieri brucano l’erba del Franchi. Anche il diabete assume i contorni della passione, quando per fare la curva glicemica tiri fuori l’abbonamento di curva Fiesole invece della tessera sanitaria, un po’ quello che succede a chi è schiavo di Internet e quando va in bagno dice di andare a fare un download. Perché la Fiorentina ci fa rimanere eternamente bambini e ci accorgiamo di non esserlo più solo dalla differenza di prezzo dei nostri giocattoli, una passione quella Viola che tanto da, ma che un po’ anche toglie, come qualche attenzione nei confronti di chi ti sta vicino, tanto che in certi momenti mi sono iscritto persino a un concorso di colpa, ma non ho vinto niente perché non c’entravo, mostrando poi proprio la Fiorentina come alibi. E ai figli bisogna trasmettere i sani principi, i valori, il senso della famiglia ma anche la passione per la Fiorentina, Tommaso è sulla buona strada, e se avessi avuto una figlia gli avrei raccomandato comportamenti morigerati, gli avrei dato la libertà di scegliere ma gl avrei anche detto di essere contrario ai rapporti prima del matrimonio, perché fanno arrivare tardi alla cerimonia. Una famiglia Viola ha una marcia in più non c’è niente da fare, se non addirittura un cambio automatico che ti evita l’uso delle frizioni quotidiane nel traffico della vita di tutti i giorni, una sciarpa Viola è un segno distintivo come uno stemma di famiglia, la Fiorentina è certezza di passione di origine controllata garantita, imbottigliata all’origine del calcio, tutto è chiaro, non ci sono ombre o strisce, il rammarico non alberga in chi ha il Viola nel sangue, sulle altre passioni esistono invece scritte sui muri che raccontano disagi, quello sfogo metropolitano che da una parte deturpa e dall’altra racconta in sintesi furibonda certi malesseri, e chi non è Viola oggi gira con lo zainetto pieno di bombolette spray, ne indico una sola perché ha respiro internazionale e perché racconta bene la sofferenza e il rammarico che deriva dalla consapevolezza di essere dalla parte sbagliata “Ah America, se non avessi accettato caravelle da uno sconosciuto...”. Oggi chiudo invitandovi a tapparvi gli orecchi di fronte a chi ci vuole abbattere a colpi di statistiche, no ai Vinciguerra, no all’uso dei numeri a pioggia per spegnere gli entusiasmi, numeri che servono a raccontarci quante poche probabilità abbiamo di vincere, proprio perché le statistiche dicono che vince sempre la Juve, il Milan o l’Inter. Le statistiche AG potevano avere anche un senso mentre quelle Dopo Gomez non più, oggi la statistica non serve a nulla, un esperto di statistica come Tiberio Fossi è uno che quando prende l’aereo porta con se una bomba perché è statisticamente impossibile che ce ne siano due sullo stesso aereo. Il massimo della sicurezza si ha quando tutti i passeggeri hanno una bomba ciascuno. Ma come dicevo, la statistica da quando c’è Gomez non dice più il vero, infatti in volo insieme ai miei sogni seduta accanto a me c’era un ragazza con due bombe così sullo stesso aereo. E questo significa che vinceremo lo scudetto.

sabato 20 luglio 2013

La resistenza

Se è vero che la donna mente sull’età e l’uomo sullo stipendio, il "Crisci” mente sulla lunghezza dell’uccello anche se può vantarsi del palindromo più lungo e poi capirete, per la verità mente anche su commissione,  ha dovuto raccontare infatti che la Juve avrebbe comprato Jovetic per due lupini altrimenti Marotta lo avrebbe tumulato in un sarcofago e seppellito nella Metropolitana di Milano alla stazione Lotto, una stazione simbolo del giornalismo sportivo italiano, un luogo elevato a ricordo della percentuale di una notizia azzeccata che è la stessa di un terno al lotto. Mi si chiede di ridicolizzare certi personaggi ricordando parole spese al discount del giornalismo, dico solo, togliendomi tutti i sassolini possibili dalle Tod’s per gettarli nella fossa prima di richiuderla sopra a questo argomento, che mi immagino il silenzio se tutti i giornalisti sportivi dicessero quello che sanno, un silenzio di tomba appunto. Aggiungo solo, e utilizzo le parole di un professore del quale non ricordo il nome, per fare un parallelo, lui sosteneva che solo alcuni animali distinguono i colori, i fiori hanno sviluppato colori sgargianti per attirare gli insetti che usano come veicolo di riproduzione, se gli insetti non vedessero i colori, i fiori sarebbero stupidi a colorarsi per niente, verrebbero su grigi. Criscitiello è così grigio proprio perché non è stupido, è inutile colorarsi tanto con lui non ci vuole trombare nessuna. Un recente studio ha accertato scentificamente che il giornalista sportivo italiano ha l’organo sessuale più corto di qualsiasi altra categoria, e come eccezione che conferma la regola è stato indicato Salvatore Napolitano, sulle ultime pubblicazioni è stato scritto che un uomo diventa giornalista sportivo proprio perché la natura lo fornisce di canna a due pollici, da qua la necessità della categoria prima di rilasciare il tesserino, di dare almeno uno strumento culturale di rivalsa, e così oggi tutti i giornalisti sportivi sanno a memoria che il palindromo di una sola parola italiana più lungo, e la conoscenza di un palindromo così lungo viene spacciato come risarcimento, sembra essere “onorarono”. E una volta con l’agognata tessera in sostituzione della passera inizia il vero dramma della ricerca del colpaccio, della notizia cioè che li accrediterebbe per attendibilità se solo risultasse vera, un’attesa sempre disattesa, una continua delusione, un gioco crudele del destino, insomma, uno Jovetic alla Juve per la metà di Marrone e una settimana a mezza pensione con Gabbiadini in Val di Fassa, e poi invece volato al City per 30 cocuzze cash, quello che succede quando una ragazza decide di dartela, e quando ti sembrerà quasi fatta, avrà da ridire sulla marca dei preservativi. Oggi la divagazione gastronomica ci richiama allo scottante tema del doping, scottante quasi quanto la fronte del Crisci all’ufficialità di jovetic al City, vi ricorderete la subutramina della mamma di Mutu celata dietro alla sua subcultura, Vargas che è un buongustaio e che a Genova ha trovato una cucina molto gradita, prima di lasciare la città della Lanterna si è voluto portare via sacchettate di quello che è il suo simbolo gastronomico per eccelenza, anche se questo ha suscitato non poche perplessità, prima nei cani all’aeroporto, e poi da parte dei suoi amici con i quali fa due “pippate” ogni tanto, una specialità così verde che è stato costretto a spiegare che era cocaina al pesto. E a parte le bischerate, la cessione di Jovetic è stata veramente una grande prova di forza, niente ricatti, la Fiorentina non si fa indirizzare il mercato da nessuno, se vuoi venire a comprare in casa nostra devi farlo alle nostre condizioni, la società Viola non sottostà a nessuna dinamica di potere. Il messaggio è stato chiaro finalmente per tutti, definitivo, e nel mio piccolo per cercare di perorare la causa a favore di una proprietà di questo livello mi è toccato arruolarmi nella Resistenza, aprire persino un blog, insomma stare sulla Rete tanto di quel tempo a combattere che oggi mi succede di dire al tassista di portarmi indietro alla home page. Insomma ho lottato contro un nemico che mostrava lo spauracchio della pontellazzione, un nemico subdolo che si presentava in trincea con nasi e parrucche finte, orfani e Orfei, finito Prandelli finito amore, ma oggi che si sono arresi all'evidenza posso mostrare finalmente con orgoglio un autofinanziamento attraente come un autoreggente.

venerdì 19 luglio 2013

L'arabona e quella racchia

La prossima stagione più che a Verratti dovremo pensare al prolbema dei gatti, essere così bravi cioè da aggirare quel problemino tipico che in certe realtà domestiche si evidenzia quando appunto il gatto si è addormentato in grembo con l’aria perfettamente felice ma bisogna andare in bagno, quello che tradotto ci capita quando invece del gatto c’è di mezzo un ratto tipo Bergonzi, quando cioè siamo lì lì belli beati un attimo prima di fare il grande salto, vediamo, la miglior cosa sarebbe quella di mandarci Bergonzi in bagno, come si dice dalle parti di via della Chiesa, di mandarlo a cacare. Diciamo anche che la prossima stagione dovranno avere tutti molto più rispetto per una squadra e soprattutto una società che è riuscita a far puntare i riflettori dell’Europa sul suo campionato un po’ decadente, non siamo più una squadra di imbalsamatori di pernici e di pagliacci con kit da viaggio, no, siamo una realtà che da prestigio a tutto il calcio italiano. Bergonzi o i paritetici stronzi dovranno usare forme di tutela al posto della lupara, no alla gambizzazione della Fiorentina, no al pizzo a favore del Milan, si all’intimo con il pizzo di Carina Wanzug, per farla breve e per mandare in bagno anche la scaramanzia e la prudenza, io sarei per dichiarare come obiettivo minimo della stagione il triplete, un triplo concentrato di ottimismo capace di dare sapore alla salsa di parole di questo periodo, una grigliata di aspettative e sogni da far rosolare sul barbecue dell’estate. Io faccio delle previsioni ridondanti di ambizioni, grondanti grasso di festeggiamenti, spendo parole, investo speranze, trasmetto ottimismo, ma è chiaro che non si può prevedere con successo quale lato del pane andrebbe imburrato. Ma alla faccia del colesterolo vuol dire che mi sacrificherò per voi e così la fetta del pane la imburro da tutte e due le parti, mentre quello che avanza lo tengo in frigo in memoria di Romy Schneider. Per chiudere definitivamente l’argomento ingiustizie, arbitri e giochi sporchi, per liberarmi dal rammarico di un danno importante subito, faccio una seduta di gruppo con voi e quando sarà il mio turno mi vorrò sfogare dicendo che finché mi morde un lupo come Galliani, pazienza, quello che secca è quando ti morde una pecora come Montolivo andato a segno proprio a Firenze, e questo vorrei davvero che non succedesse più. Oggi che gli occhi sono tutti puntati sui big, Gomez e Pepito Rossi su tutti, vorrei spostare l’attenzione su quella che probabilmente è stata l’unica delusione della scorsa stagione, una considerazione in chiave positiva però, perché alla fine potrebbe risultare proprio lui la più bella sorpresa, Mati Fernandez, certo, era stato presentato come un giocatore dai colpi magici mentre abbiamo ancora impresso nella mente quel tentativo di “arabona” sotto la Curva Fiesole naufragato in una figura di merda quasi senza precedenti, la nostra posizione in merito, ad oggi è quella della foto, e cioè che preferiamo un’ arabona in quella posizione ad un aborto di gesto sportivo di quel livello. Il calcio ha finalmente una nuova protagonista e il Viola si è dimostrato non essere affatto un colore inadeguato allo spettacolo come si dice nei corridoi tra vecchie credenze, comodini e superstizioni, no ai superstrizzoni di corpo dovuti all’ansia, anzi, perché invece sembra davvero essere cominciata un’altra epoca, quella di un calcio di nuova generazione, quello classico è stato ormai superato, e come un film che per diventare un classico deve riuscire a far sbadigliare almeno tre generazioni di spettatori, il calcio italiano vecchio stampo ci aveva mandato persino in catalessi. Se Dio avesse voluto un calcio più classico non avrebbe sabotato la pontellizzazione, un calcio stantio che fuori dal campo richiede però ancora la frequentazione di certe stanze vetuste come quella della Lega tra mummie come Lotito e i Preziosi, e la Fiorentina ha capito sulla sua pelle qual’è il metodo per stare a quel tavolo, del resto con il giusto metodo si accorcia anche la strada per lo scudetto. E lo dico io con cognizione di causa visto che molte cose le ho imparate sulla mia pelle, ultima è quella che oggi riesco a trovare le parole sul dizionario molto più velocemente, da quando cioè ho scoperto che sono in ordine alfabetico.

giovedì 18 luglio 2013

Quando la forza di gravità nulla può

Dopo Criscitiello è arrivato il turno di Ciro Venerato, Ciro, un nome che torna comodo perché ideale per far prima a chiamarlo e mandarlo affanculo, entrambi comunque confluiti in un gruppo chiamato “Gli esperti di calcio non fanno mai tredici”, sottotitolo “Se lo facessimo, non faremmo più gli esperti di calcio”. Venerato parla di Gomez come di un attaccante di terza fascia e noi parliamo di lui come il terzo mondo del giornalismo, di un uomo cioè che vive la professione a spizzichi e bocconi su Twitter, uno al quale contano le parole, può cinguettare fino a tre e non gli puliscono mai la gabbia. E questi sono solo due, certamente i più fragorosi, dei fastidiosi stagionali, delle zanzare che fanno parte di un esercito che ha ormai invaso sale stampa e televisioni, e ce ne fosse uno che paga per quello che dice, mentre invece dovrebbe essere automatico come succede quando si prende il taxi in quattro e a pagare è sempre quello accanto al guidatore, ecco, Criscitiello e Venerato andrebbero messi nel posto del morto. Poi come succede in quel taxi che chiunque paghi ognuno di loro emetterà comunque l’intero prezzo della corsa in nota spese, anche a chi dice cazzate gli andrebbe messa una nota sul diario e calcolata come quando ti tolgono i punti della patente, dopodiché finito il credito te ne stai a casa a raccontare le novelle ai figli o le cazzate al bar. E grazie a questi derivati del giornalismo ho capito però che Vargas è un giocatore più profondo di quanto possa apparire, un uomo prima ancora che un giocatore, costretto a frequentare un ambiente superficiale e a bere per rendere persone come Criscitiello e Venerato delle persone interessanti, e quindi chi ha degli eccessi come il peruviano va solo capito perché non sempre dietro agli eccessi c’è del negativo, e mi viene in mente che proprio dai fumatori c’è da imparare che cosa è la tolleranza, per esempio, mai un fumatore si è lamentato di un non fumatore. Così come gli eccessi nella chirurgia plastica in certi casi vanno tollerati e compresi perché c’é chi ha visto Berlusconi prima di cominciare la nota relazione con il bisturi del cugino di Barnard, che sostiene, forse anche influenzato dal fatto che come il padrone somiglia al suo cane lui somiglia al suo denaro, che Berlusconi, insomma, prima degli interventi era tutto verde e raggrinzito come un milione di dollari. E a proposito di somiglianze non va giudicato come strumentale nemmeno il fatto che ogni bambino somiglia al parente che possiede più denaro. Io che sono padre per certi versi devo persino ringraziarlo Criscitiello per il fatto che fa così tanta televisione, ore e ore che mi permettono di trasformare appunto la televisione in uno strumento educativo, ogni volta che appare il “Crisci” infatti, Tommaso va nell’altra stanza a leggere un libro. In questi giorni del dopo Gomez, in attesa che Jovetic riempia la casellina dell’ex e Ilicic arrivi finalmanete all’altare con la sua promessa sposa, voglio riempire queste ore nelle quali le emozioni hanno messo le infradito e la gazzosa ha preso il sopravvento della gazzarra mediatica, per capire come fare a risolvere il problema dell’identità anagrafica dei giocatori africani, quella vera naturalmente, perché non è più accettabile che arrivino promesse diciassettenni che hanno già dei problemi con la prostata, come fare non lo so e lo chiedo a voi che siete esperti nel togliervi gli anni e tingervi i capelii, quello che succede con gli africani è un po’ quello che succede in quei  fatidici dieci anni più lunghi per una donna che vanno dai 39 ai 40, ma mentre per le donne è più facile smascherare la truffa semplicemente verificando quanto la forza di gravità si sia aggrappata al seno, e la foto che vedete è quella che viene utilizzata dalle Polizie internazionali per risalire all’età di una ventenne senza documenti e impronte digitali, per i giocatori africani diventa più difficile utilizzare la forza di gravità come strumento per associare un età perché l’uccello pende comunque anche a vent’anni

mercoledì 17 luglio 2013

Il punto G

Al Gomez day abbiamo toccato il punto G con un dito, e quella M puntata messa là davanti sta per M di “mona”, un’articolo che a Firenze tira sempre anche se il punto G della nuova Mona Lisa bionda arrivata in città fa parte di un collezione privata tedesca, ma il G day  è stato anche un momento di commozione nel quale si è capito definitivamente quanto un personaggio come il Ciuffi fosse entrato nelle nostre case prima ancora dell’ufficiale giudiziario, molte le testimonianze d’affetto nei suoi confronti, pensieri che esprimevano sostanzialmente il rammarico per la sua assenza in un momento così carico di emozioni e speranze. Vorrei rassicurare tutti, il Ciuffi non è morto, sta solamente cercando ancora un parcheggio. E anche se in mezzo a un traffico di pensieri d’affetto così congestionato, lo spettacolo della vita non può fare la coda e così subito a ruota adesso tocca a Ilicic, espressione certo più adatta al ciclismo o a un gommaio, ma che rende bene l’idea di questa girandola di emozioni che si susseguono,  perché sullo sfondo di un’estate madida di Madè c’è pure Verratti ad occupare la casella del prossimo desiderio. Ma se da una parte c’è festa da altre parti c’è il rammarico di non fare più parte della città e della squadra, è la fidanzata di Montolivo che interviene risentita per il coro offensivo rivolto al suo Riccardo, un intervento che tradisce questo tipo di sentimento, un’occasione che le è servita anche per fare chiarezza su certe voci che sono circolate sul suo conto, sul fatto cioè che fosse stata diseredata in quanto fidanzata di un metrosexual, in breve ha dichiarato “La verginità non è ereditaria”. Una bella giornata quindi, anche se a volte riversare tanto affetto può nascondere un’esigenza di chi te lo chiede non del tutto sana, non dico che la presentazione di Gomez nascondesse una qualche patologia, però per un attimo mi ha fatto venire in mente una storia d’amore di quando ero ancora un ragazzo acerbo, e non come adesso che sono un uomo acerbo, una storia per la quale avevo pensato che il mio fascino fosse così irresistibile da fare impazzire anche una signora più matura e che per questo mi chiedeva affetto in quantità sempre doppia di quelle che pensavo potessero essere le normali esigenze di coppia, questo mi inorgogliva, ricordo il giorno che invece ho scoperto il motivo e mi è caduto il mondo addosso, quando dopo una serie di effusioni tutte al quadrato mi ha detto “Baciami due volte, sono schizofrenica”. La squadra nel mentre, nel tempo di un frappè o nel frattempo è arrivata a Moena dove troverete la prima vera novità della stagione, in questa settimana infatti non avremo più la Bice come inviata ma Salvatore Napolitano, uomo tutto d’un pezzo come un Presidente della Repubblica, un uomo anche molto sintetico nei suoi resoconti, ristretto appunto come un un buon espresso, la seconda settimana avremo invece Orcio che darà il cambio al “partinopeo”, lui sarà il nostro secondo contenitore di notizie, intanto le prime indiscrezioni importanti che ci arrivano da Salvatore detto anche “Il bagnino” riguardano però il ritiro della Juve, dal quale sembrerebbe che per ovviare al sovrappeso di Tevez gli abbiano consigliato di partorire. E adesso visto il gruppo che sta nascendo, uno di quelli importanti anche numericamente, capiremo meglio come Montella riuscirà a gestire le molte personalità al suo interno, vediamo se dimostrerà di saper parlare anche con gli eventuali scontenti, una situazione che richiama alla mente vedute diverse sulla gestione del gruppo come quella di Prandelli che invece preferiva avere una rosa più corta di soli fedellissimi. Un Gesù che aveva i suoi apostoli, 12 perché considerava due Giuda, uno in campo, Montolivo, e l’altro che serviva invece per andare a prendere accordi con Bettega,  una filosofia che partiva dal concetto dei soli devoti, tanto che ci fu la fuga degli adulteri, la fuoriuscita dei fedigrafi, insomma il rogo degli eretici primo tra tutti Osvaldo. La filosofia di Cesare era quella tipica contadina, quella del microcosmo, del km zero, dell’intera filiale, dal produttore al consumatore, quella del mi alzo all’alba e vado a letto al tramonto, dove è solo il fattore che manda avanti le cose, nel quale pollaio non ci possono stare tanti galli, diciamo che il bresciano è uno di quelli che con un orologio sanno che ore sono a differenza di chi ne ha due e non è mai sicuro. Figuriamoci il casino che c'è nello staff di Montella che sono una decina, ci dice infatti Salvatore che probabilmente ne sta arrivando uno nuovo, e dopo Gianni Vio per i calci da fermo, questo si dovrà occupare solo dell'orologio.

martedì 16 luglio 2013

Mario Gomez

La passione si riversa al Franchi e questa volta il bicchiere non può essere che traboccante, via i mezzi vuoti e i mezzi uomini come Jovetic, si all’entusiasmo che va tutto di fuori, quello che tracima sui sogni, e come dicevo sono andato allo stadio con Tommaso che per non smentirsi ha voluto vedere con i suoi occhi se era vero, mi ha detto “Sai babbo, magari ci presentano Moscardelli”, e invece la pontellizzazione del’ultim’ora tanto temuta non c’è stata, si era fermata dal Badiani a prendere “riso e Buontalenti”, entusiasmo alle stelle senza neanche passare dalle stalle dove dormiva Montolivo, emozioni forti che ci regalano un tedesco da area di rigore ma anche da Loggia dell’Orcagna. L’unica cosa che è mancata in tutto questo crogiolo di emozioni è stato il colpo di teatro, perché quando ha dichiarato “Sono più fiorentino io del Vuturo” un regista come Tarantino gli avrebbe fatto mangiare un panino col lampredotto e sarebbe stato un tripudio bagnato col suo brodo. Pelle d’oca e foie gras di fegato di rosiconi, frecciata all’arrogante De Laurentiis,  tutto veramente bello, sciarpa del Gruppo Chiava consegnata a Tommaso per una vita sessuale frenetica, sciarpa di quando ancora i miei ormoni non facevano partenze intelligenti e si ritrovavano in coda al casello di Chiavari. Dica 33, il numero sulla maglia dei bomber sani, quelli di razza e di stazza, dal tiro da fuori che t’ammazza, e così siamo tutti guariti, tutti sullo stesso carro, si, anche “loro”, e non li voglio nominare nemmeno oggi perché non ho dietro la paletta e il sacchetto del cane, per la cronaca non c’era nessuno con il naso e la parrucca finta come temevo. Tutto bene a parte il caldo, il traffico e il parcheggio, un avvicinamento allo stadio lento come un’dea di Montolivo, un ex che si è preso anche un coro offensivo, perché almeno Jovetic i soldi li porta. Le ho provate di tutte, strade alternative ma si sono dimostrate le alternative di tutti, allora Tom Tom per cercare la scappatoia, è uscita fuori  una strana indicazione “La linea più corta tra due punti è chiusa al traffico per lavori”. Una giornata fantastica per un tifoso, con la pancia piena di sensazioni forti, ideale anche se solo lunedì, diciamo una perfetta giornata estiva, con il sole che brilla, Gomez già innamorato della città, Della Valle commosso, i tifosi in festa e il tagliaerba guasto. Devo dire la verità che nella bolgia c’è stato anche qualche momento di commozione privata, come i due voli che in mattinata hanno portato a Peretola Gomez e Zamparini, c’è stato scoramento misto a pentimento, avevo accanto un ex contestatore dei Della Valle, aveva mangiato la panzanella e la cipolla gli si rinfacciava più delle sue ultime contestazioni del cazzo, polacchine di Bata come latenza di un avversione marchigiana non del tutto debellata, ma all’ingresso di Andrea insieme a Gomez è scoppiato in lacrime e a chiesto perdono aggrappandosi al collo come se io potessi risolvere la pontellizzazione della sua anima, e tra che volevo vedere Marione, tra che m’importava una sega se Della Valle non si era rivelato quel pezzo di merda che si raccontava sugli striscioni, me lo dovevo comunque levare dalle palle perché mi faceva caldo, allora ho sfruttato le sue lamentele per ridargli un significato di uomo, si, perché era partito da lontano cercando di dirmi e di dirsi che ce l’aveva con i marchigiani solo perché quello per lui era un modo di sentirsi vivo, di dare un calcio a una vita da scomparso a se stesso, aveva trovato uno scopo, e oggi quella festa lo aveva di nuovo cancellato, allora per rassicurarlo e levarmelo dal collo gli ho detto “Se pensi che non importa a nessuno se tu sei vivo prova a a non pagare un paio di rate della macchina”, ma gli ho anche detto che il suo colore fortunato era sbiadito. Durante la conferenza stampa seguita sullo schermo c’è stato un solo momento doloroso, e così alla domanda di Tenerani, per la prima volta ho rimpianto il mal di stomaco. E’ stato bello dividere con Tommaso queste emozioni, come se fosse stato un passaggio del testimone, un po’ mi sono rivisto giovane e mi è anche venuto un pensiero al botulino, poi mi sono scosso e ho pensato che l’unico modo per apparire più giovane è non nascere così presto.

lunedì 15 luglio 2013

Quel fermento che c'è dentro a un tino di un casale fiorentino

C’è tanto fermento intorno alla squadra Viola, da non confondersi con il frumento perché sbagliare è un momento, fermento tra il lusco e il brusco quasi come nel Lambrusco, quasi come dentro a un tino di un casale fiorentino. E così Firenze ribolle come l’asfalto sulla strada del prosecco, il tifo mesto e ridimensionato si è trasformato in mosto e già si sbizzarrisce in calcoli all’indomani dell’acquisto di un mostro. Si fanno calcoli di tutti i tipi, c’è carne e c’è pesce sul piatto, ci sono corna di rimpiatto e piscia di gatto, filetto di cernia pescato a Pescia con un cinto per l’ernia, calcoli ai Renai e renali. Siamo ubriachi di gioa al pensiero di avere fatto 72 gol senza Gomez, e allora andiamo a ritroso verso le reminiscenze di matematica per fare ognuno il proprio business plan del gol della prossima stagione, e con quello che avanza dare anche il 3 per mille al ricovero per i reduci della pontellizzazione, e infine scegliere la quota migliore per giocarsi i gioielli di famiglia sul terzo scudetto. Ebbro come un fabbro con la febbre il primo calcolo che mi viene da fare così su due pied-à- terre è che una mela ogni otto ore toglie tre medici di torno, e così ritorno a parlare per un attimo di un ottimo mercato che sembra fatto a cottimo, e sottolineo pur essendo in superfice, come siano superficiali certi commenti che avanzano perplessità sul rinnovo di Ljajic, come se Pradè non sapesse il fatto suo, come se gli si volesse insegnare a fare il proprio lavoro, lui che s’innalza più dell’asticella di Montolivo, che emerge su tutti per manifesta superiorità, come un palombaro, ognuno deve mangiare quello che cucina e non insegnare ad Oldani come fare l’uovo al tegamino, chi spadella dubbi mangerà frittate di patate, forse, oppure di cipolle, chissà, e in un blog dove si millantano argomenti di cucina ma non si parla mai di cibo, voglio rifarmi per una volta al pensiero di Bisio su un aspetto di certe abitudini gastronomiche che sono incomprensibili come un’intervista di Delneri. Prendiamo Nonna Papera che anche se somiglia a Paola Ferrari rimane sempre una papera, e allora perché quando invita gli ospiti, Gene Gnocchi piuttosto che Zazzeroni, gli da il tacchino? Come se Minni desse dei criceti ai suoi ospiti, come se la madre di Vargas gli cucinasse il timballo di suo cugino stupido e quindi pure sciocco. E a proposito del peruviano, sta facendo di tutto per convincere Montella a dargli un’altra opportunità come ha fatto con Ljajic, si dice convinto, si allena e studia per diventare finalmente un serio professionista, ha già dato il primo esame sul “Principio di indeterminazione di Heineken”, e l’ha esposto proprio a Montella telefonicamente “Non potrai mai essere sicuro delle birre che hai bevuto la notte scorsa”. Oggi intanto vado a vedere Gomez perché mi sento solo e così sto un po’ in mezzo alla gente, respiro entusiasmo genuino come il salame del Chini, prendo l’insolazione e mi compro anche la gratitudine di Tommaso insieme alla nuova maglia del tedesco. La solitudine è proprio una brutta bestia, FB è virtuale come la carriera di Stramaccioni, e alla fine tra le tante bischerate dette per strada tra piazza del Carmine e Santo Spirito, tra un lampredotto e una poppa ti ci scappa anche un pensiero profondo come le buche di via dell’Ardiglione, per cercare di capire chi hai intorno di veramente importante, ma tanto non saprai mai veramente quanti amici hai finché non ti compri una casa sulla spiaggia. Le foto di oggi raccontano proprio quei momenti fatti di luci e di ombre di una vita senza una casa sulla spiaggia.