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martedì 31 gennaio 2012

Una ridda di voci a Radda

Un calciomercato che andrebbe spostato nel Chianti, altro che a Milano, per dare modo al nostro tifo più imploso di viverlo in una sorta di pellegrinaggio col cercicio, che poi è il nostro cilicio della domenica, da indossare sulla nuda carne per fare penitenza. Di autolesionismo parlò pure il Santo, anche se per qualcuno quello è stato il suo unico errore, e invece ci aveva visto giusto, perché siamo alla solita solfa nella quale il tifoso Viola di seghe mentali s'ingolfa, e anche se farsi le seghe mentali fa diventare ciechi, che poi non si vede più da quale parte stare, il tifoso Viola in questo turbinio di notizie, in questa ridda di voci a Radda appunto, si scatenerebbe più facilmente in frenetiche orge di rituali vudù, con su un bel plastico della Fiesole alla Bruno Vespa, dove infilzare spilloni all’impazzata. Il viola pensiero raggiunge vette di dieci piani di morbidezza, in quei bagni accoglienti dove ci si ammazza di autoerotismo mentale, e così quando guarda dal buco della serratura di questo mercato e non vede la Fenech ma Corvino, qualsiasi giocatore in arrivo è probabilmente un malato di Alzheimer che si è perso, oppure è un relitto come la Costa o come anche Da Costa. Quello che comprano gli altri invece è l'impareggiabile culo di Nadia Cassini sotto la doccia, mentre per noi di casa Viola, solo le docce fredde di giocatori scommesse, che comunque sono sempre meglio delle scommesse di giocatori come quelle di Cristiano Doni. Stanotte ho sparso cocci di vetro sul materasso per scontare la contentezza dell'esordio di Amauri, e stamani ho fatto la doccia con l'anticalcare di Rita per scrostarmi di dosso la vittoria contro il Siena. Ultime ore di mercato che speriamo possano rovinarci la giornata più della neve, ore nelle quali vorrei buttare via la mia vita con overdose di marocchini sconosciuti che preferiscono il kebab alla bistecca, oppure stordirmi con l’assenzio per essere poi ritratto come in un quadro di Degas o descritto come faceva Zola nel suo romanzo l’Ammazzatoio, come appunto è diventata la curva Fiesole. Ora mi aspetto solo degli sconosciuti comprati per due baiocchi, ma che non sia il Baiocco Davide che è troppo conosciuto, voglio nomi non nomi, sui quali potermi fustigare con i capelli di Amauri per tutta la serata, perché se compriamo un calciatore che non gioca per motivi disciplinari, per noi quei motivi sono un depistaggio nei confronti di Corvino messo in atto da Ds senza scrupoli per nascondergli i limiti tecnici, se invece gioca e viene scelto per le sue caratteristiche, è perché Corvino sta cercando di depistare noi, e crearsi così l’alibi per l’ennesimo delittuoso acquisto, se invece l’acquisto non ha nessuna di queste caratteristiche, un assassino da ricercare esiste sempre, ed è quello che ci ha ammazzato la passione. Io sono colpevolmente sopravvissuto a questa moria di anime Viola, e come qualcuno molto più famoso di me, mi sento pronto ad andare in giro a professare la fede. La mia sarà un associazione apolitica e non a scopo di lucro, mi mancano però 12 soci e mi aspetto le domande di affiliazione.

2 commenti:

  1. Fra i 12 metti pure me, Pollock, ma non sorprenderti poi per il bacio finale... A illustrare il tafazzismo che fornisce il tema dell'odierno pezzo pollockiano, estrapolo un posticino (viva la polisemia!) del Multinick, tornato all'opera dopo 36 ore di arduo smaltimento della vittoria nel derby: «Mi dispiace... ma anche questo mercato mi sembra quello delle pulci... Corvino è andato a cercare i saldissimi... giocatori dal valore di 2/3 milioni però non possono cambiare le povere ambizioni di  questa squadra. Spero vivamente di essere smentito... Saluti Viola». Rodata la tecnica dell'esordio, con affettazione di dispiacere alla Pooh («Tanta voglia di lei», una delle mie preferite e stranamente anche delle mie fiamme dell'epoca, pur femministe, che confermavano così la verità del kokoschkiano «Assassino, speranza delle donne!»). Segue generica carriolata di merda sul mercato viola, nonostante (direi anzi indispettito dalle) primizie amauresche impressionanti e nonostante alle pulci, come ognun sa, si peschino i Caravaggio, a saperne un tantinello più del Multinick ebetico. Da noi, continua il gobbo, arrivano i «saldissimi», che può essere un complimento (per spostare dal pallone in area Amauri o El Hamdaoui a un difensore occorrerebbe il soccorso di quattro tir da traino) ma che spicca comunque per acutezza comparativa, in un mercato dove tutte le altre squadre hanno speso fior di milionate e portato in Italia i Tevez e i Telhaivisto. Giocatori di 2/3 milioni non cambiano le nostre povere ambizioni, si dice poi: non le hanno cambiate quei resticcioli di Boruc e di Behrami, hai bisogno di conferme, decapitato della maiuscola buffon della tastiera? Séguita peraltro la confusione (interessata) tra il borsello dei Della Valle e quello di Corvino, séguita l'ignoranza (interessata) delle dinamiche cogenti (per tutte le Società, ormai!) del pareggio finanziario, che sta mettendo e metterà tutti negli stessi obblighi, con penalizzazione dei ritardatari (ma si sa, il terzo posto con Edmundo al carnevale ai Vomituri cancella retrocessioni e radiazioni dal novero delle società professionistiche, la cicala si secca sul ramo ad autunno ma ha cantato in estate e come ha cantato! Roba alla Nicola Di Bari ma che, al dolce fruscio del ricordo, si confonde con le note dell'unico Frank...). Si augura infine di esser smentito ma quando lo sarà non avrà quel nick e poi e poi e poi un moment de honte est vite passé, dicono i Franzosi! Chiudono i saluti viola tipici del Multinick quando fa l'accorato (quando è lì per insultare da scemo privilegia «fai festa!»: dovrebbe scrivere un galateo di corrispondenza epistolare, con schedatura delle formule beote tipo per blog). Da segnalare, infine, la semina generosa nel testo dei tre puntini, simulanti rincresciuta fatica del dire e dolorosa messa alle strette di un tifoso che fino all'ultimo ha cercato di arretrare dinanzi al compiti di pronunciare l'ingrato vero. E ora vado a disinfettarmi, scusate.

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  2. Adesso non esageriamo col tafazzismo  del tifo viola a Firenze. Qualche motivo esiste: i tempi sono cambiati, allo stadio ci sono i tornelli, i conti devono quadrare, i padroni non sopportano la maleducazione, infine, ciliegina sul dolce, c’è la crisi. Quello che non si vuol capire è che tutte queste cose stanno in varia misura capitando dappertutto,  e chi le affronterà e le risolverà prima  ne uscirà più forte. Io non sono neppure certo che tra dieci anni le gerarchie calcistiche in Italia saranno identiche alle attuali, non mi sorprenderei di qualche declino e soprattutto di qualche new entry. Perché non potremmo essere noi, in quest’ultimo caso?  Quello che non si vuol capire è che forse per la prima volta nella storia la viola potrebbe attrezzarsi per entrare stabilmente nel novero delle grandi. Ma io penso che chi non lo vuol capire non lo faccia per ignoranza, ma perché non vuole perdere vecchie e superate rendite di posizione, in ogni campo che ruotava attorno al vecchio mondo del tifo. Certo, su questo malcontento giocano i rosiconi.

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