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martedì 10 gennaio 2012

Viaggio al centro della serra (dove si coltiva la passione)

Ho la stessa sensazione di quando si riparte dopo essere rimasti bloccati a lungo in autostrada, l'incidente tra i due cicli sembra finalmente risolto. Gambe intorpidite dalla sosta come quelle di Vargas dalla siesta, mentre la radio annuncia il nuovo bomber Viola, oltre alle solite code in tangenziale a Milano e l'arrivo di una perturbazione atlantica, familiare ormai come una nonna. Piede che riprende confidenza con la frizione, quella stessa che slittata sulla passione ci ha graffiato un po' d'intonaco dal cuore. Le macchine che si muovono là davanti sono come la classifica, aprono a nuovi sorrisi, specie quando ripartendo accanto a noi cambiano di corsia per passare nella parte sinistra che più ci compete,  si, ripartono, gli stessi che accanto a noi dividono allo stadio anche la solita stanza a ore dove facciamo l'amore. Lentamente ma finalmente cambiano le prospettive, che da tristi come il Gila e ferme come Vargas, ritrovano il guardrail che scorre veloce come la palla tra i piedi di quelli che finiscono per ic, e forse sarà per questo che ubriacano gli avversari. La fila a tratti avanza a una velocità bastarda come una palla sulla traversa, quella che dalla prima bisogna cambiare, com'è già successo con la prima punta, ma che non ti permette di tenere la seconda, se la seconda punta è come un altro Santiago Silva, mentre bevo un sorso d'acqua come Vargas invece si tuffa in un corso d'acquavite. Ci sono tratti poi dove si può inserire questa benedetta seconda vittoria, e poi subito la terza, domenica contro il Lecce, sperando di non fermarsi alla fine della galleria da dove siamo appena usciti, mentre sulla destra sfila l' area di sosta dove Vargas riprende fiato dopo aver rincorso una lumaca. Alzo il volume perché i Negrita con “Fuoricontrollo” raccontano bene la situazione che ha trovato Delio Rossi quando è arrivato a Firenze, e poi la quarta dopo tanto tempo regala sensazioni di benessere pari al boom economico degli anni settanta, mi sembra quasi di essere diventato un po' più ricco dopo questi tre punti, mi sembra addirittura che Vargas sia tornato a essere un giocatore di calcio. E poi la quinta, uno sguardo allo specchietto retrovisore che ci vede allontanarci dal fondo della classifica, mentre spingo sulla corsia di sorpasso con la speranza di recuperare il tempo perso nell'incidente tra i due cicli, il casello del resto non è poi così lontano, e la stanchezza sulla passione sembra essersi dissolta insieme all'ingorgo delle delusioni che ci aveva rallentato gli entusiasmi. Vai Delio, siamo già pronti a seguirti per riformare, uniti, quello spirito di gruppo indispensabile per far crescere nuovamente i sogni, l'unica differenza è che noi useremo le gomme da neve.

11 commenti:

  1. Viandante smarrito da giorni, mesi, anni forse…chissà se sarebbe stato più nobile sopportare gli oltraggi e gli ortaggi, anche quelli marci, dell’iniqua fortuna (Fortuuuna io…ci credeeevo…dice che si può anche impazzire di troppo amore…) anziché prendere a due mani il coraggio e farsi sul letto una valigia da lungo viaggio…e chi l’ha detto che non ci poteva stare tutto il nostro passato, ormai ridotto a foto ingiallite di improbabili colori di fumogeni che raschiavano duro in gola, ma una volta alzatisi ti si apriva il cuore nel vedere la prospettiva un po’ sbilenca di quel prato verde….ma com’era verde la mia valle? Anche un’altra Valle fu verde, verdissimamente speranzosa, come un Verdicchio dei Castelli di Jesi, le cui sfumature verdognole trasmutano in color Oro al momento della maturazione che tutti attendevamo trepidanti e fors’anche crepitanti davanti ad un camino acceso con un bicchiere di Oro pilla in mano….ora invece è Malinconicamente (o sono io che non ho capito niente de silva…tra l’altro e casualmente pure diego…uhmm, mi sto intrecciando peggio della treccia da Guinness di Avellino…già…altri allegri ricordi di ragazzi ormai morti diventati adulti..) al verde….sarà poi vero che quello che conta tra il dire e il fare baciare lettera testamento è saper andar via ma saper ritornare come (vin) novello (e castagne, tra una boccia di Ghemme ed un assaggio di gorgonzola ne sono scese giù ben 3 di un gusto ormai quasi dimenticato) Conte di Montecristo, anche se mi sento molto più povero cristo che si consola sorseggiando un Lacryma Christi nel cui bouquet, risultato da fermentazione e invecchiamento, ritrovo similitudini di sensazioni vissute come voleva Vasco…carpe diem, ed io l’ho carputo, pur non essendo sergio ma vivendo ogni martedì o mercoledì di coppe e calici cincinnanti come fosse un sabato italiano, e infine come Lucio Quinzio mi sono ritirato all’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate dal panforte dopo aver sdato il mio contributo all’oggetto della passione di una vita. Sono stato tuttavia attratto come un falena dalle luci, dai colori, dai sapori e dagli odori di questo luogo un po’ fuori mano, un po’ naïf e un po’ chic, un po’ di tutto e dittunpo’, atmosfera da pianobar leggermente retrò ma con spiccata tendenza agli spuntati come funghi Wine Bar & Restaurant, modernità con sguardo non passivo al passato, magari con l’idea di offrire un assaggino aiutino minutino che fa tanto antonellina di quel meraviglioso passito in vetrina come benvenuto al nuovo commensale, prolisso come un Moët & Chandon troppo scosso, manco fossimo a siena. Attendo in piedi al bancone, non ho la forza di sedermi, temo mi possa piacere. Probabilmente uscirò.

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  2. Proprio oggi, intuito alla mano di chi sa starci dietro a quel
    bancone, e che per questo non può farsi trovare impreparato dall’arrivo di un
    ospite gradito ma non del tutto inaspettato, avevo appena messo in vetrina la
    bottiglia che ritenevo più giusta per salutarlo. Proprio quella di 007, questa volta però senza la licenza di uccidere i sogni. E poi meglio la Parodi.

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  3. Gran giornata oggi per il blog, che bell’aria intelligente e fantasiosa che si respira. Qual raffinata ed elevata prosa ci viene offerta!  ed in perfetta sintonia con quella dell’ospite. Che fare tra cotanto senno, con le mie storielle di vita in bella copia? Guido io vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento….., ma in questo vascel siamo di più, ci sarà posto per la mia prosa scarna che cerca solo di fare un po’ di luce qua e là? Proverò a  ritagliarmelo un posticino, tanto  ne ho solo da guadagnare, che per un  genovese non è poco, ma non so voi. In fondo qualcosa ci unisce, non solo l’amore per le lettere, da voi così soavemente  padroneggiate, e per il vero ed il giusto, ma anche, se non soprattutto, per quel meraviglioso colore viola che ci turba in ogni dove appaia.

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  4. Tre interventi soli, mi stavo quasi per incattivire ma poi leggo e mi metto zitto, zitto nel mio canto, vicino al piano-bar, in penombra, senza chieder nulla per non sciupare il silenzio, nè il sapor di caipirinha che ancor mi porto dietro.

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  5. Ti ricordavo un po' meno militarizzato e con una sorta di divisa senza mostrine, uno che dovrebbe difenderli i poveri
    siti come il mio, mentre invece quando mi sono girato per versare il Dom Perignon all'amico appoggiato al bancone, mi hai sfilato di tasca il Moleskine, dove come Hemingway, avevo appuntato la traccia per il post di domani. Non sarà stato il "Vecchio e il mare" ma nemmeno da grucciate agli zoppi. 

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  6. Facciamo un giro di Armagnac

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  7. Visto l'andazzo di oggi, per rutti e scuregge passo domani?

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  8. Avevo servito l' Armagnac veramente, non è che per sbaglio hai bevuto il bicarbonato che avevo preparato invece per farvi digerire il conto che tra un po' vi presento?

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  9. Per quello devi passare ai bar di Caracas della settimana scorsa, prima dei tornelli. Qui siamo in un altro mondo.

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  10. Il bicarbonato serve per i rutti, ora non cominciamo a scendere di livello.

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