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domenica 27 aprile 2014

Il ritorno

Il ritorno al gol, o meglio, oggi ritorno, e così per disorientare i cani che ormai mi sono alle calcagna, passo da Saturnia. Il puzzo di zolfo dovrebbe infastidirli, come quello acre della serie B che dovrebbe aver invaso lo spogliatoio del Bologna dopo la lezione di calcio subita. Il tre a zero fa bene al morale della mia famiglia sempre costretta alla fuga, vedere la bellezza del sinistro di Ilicic fare il paio con la sua bruttezza fisica è sempre meglio che avere a che fare con i blogstbusters. Il Napoli a 8 e l’Inter a 4 punti ridisegnano gli steccati che separano il terzo dal quinto posto, Higuain esce in barella mentre lo straripante Cuadrado esce per squalifica da una finale che ci vede già privi dei quadri più quotati della collezione di Pradè, di cui uno dovrebbe andare in mostra a Barcellona. Possiamo dire che ha segnato il falso-Kubik, e anche che non è sportivo gioire per le assenze altrui, quindi speriamo che Higuain possa esserci, e partecipare così al torneo di briscola insieme a Cuadrado, Gomez e Rossi. Dovevamo difendere il quarto posto, arrivare con il morale e la convinzione giusta alla finale, e Bologna è stata una rampa di lancio all’altezza. Mi sembra che Diakitè porti tanta sostanza al centro dell’area, Neto conferma di essere cresciuto molto, e mette in mostra la sua reattività sul colpo di testa di krhin, il solito Gonzalo, più Tomovic che Vargas. Centrocampo all’altezza della sua fama, con una correzione di panna fresca sulla giocata di Wolski, e una caposaldo italiano del fine pasto, come quando bisogna gestire il risultato, la macedonia Albertini. Là davanti come detto Lubos Ilicic, brutto ma bono, e poi lo spacca partite che aiuta Montella a tracciare la stagione di record. A proposito di denunce, consiglierei il “Sopra” di precisare che le sei Audi le ha cambiate per sfizio, prima che qualcuno strumentalizzi la cosa per far passare la casa automobilistica tedesca poco affidabile come Gomez. Se non vuole ritrovarsi come me in Maremma costretto a mangiare il biologico della “Selva” per paura di essere avvelenato, e bere vino di Bolgheri sulle ultime propaggini delle Colline Metallifere, solo per far impazzire i metal detector dell’Intelligence che cerca ancora la chiave per risolvere il caso. Non mi fido più di nessuno, tantomeno di Matri, dopo l’illusione di quei primi due gol, no, ho anche paura di essere avvelenato e così ho deciso insieme alla Rita di seguire certe indicazioni dello zio cocainomane. Siccome non mi fido di certi negozianti filo-milanisti che amano solo Montolivo, senza contare che a Pietrasanta vive Botero, un uomo che ha riempito di colesterolo anche tutti i personaggi dei suoi quadri, invece che le uova mi sono comprato una gallina, e così ogni mattina sono sicuro di mangiarmi un bell’ovetto fresco. Per il latte abbiamo pensato di comprare una vacca che terremo nel garage di Borgo Tegolaio, poi abbiamo litigato, perché la Rita ha voluto togliere la vasca dal bagno per mettere la doccia, più moderna quanto si vuole, ma un tonno di un quintale non può vivere sotto la doccia. E i carciofini senza il tonno sono come una stagione senza la coppa Italia.