presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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mercoledì 21 novembre 2012
Perifraseggi
In
un mondo come quello del calcio dove l’uso della lingua italiana è più
ruvido di un intervento di Chiellini, per alcuni addirittura un optional
come la vernice metallizzata, tanto che molto spesso si sceglie di
andare in bianco con la grammatica pur di risparmiare, la Fiorentina si
dimostra la più democratica promotrice di linguaggi facili, scegliendo
di parlare la meravigliosa lingua universale del bel gioco, per cercare
di facilitarne a tutti la comprensione, con eccezioni come le perle da
pirla di Massimo Mauro che parla un lessico dislessico, e al quale hanno
affiancato non a caso quel gran pezzo di un tutor della D’Amico, visto
come l’opinionista di Sky pur di ottenere la libertà di pensiero
necessaria a dire stronzate, usi il condizionale come unica possibilità
per scontare la pena fuori dal Cepu che è il suo carcere naturale, e in
attesa dell’indulto che lo liberi dall’insulto di un uso convulso della
lingua italiana, e soprattutto con il terrore per il giorno in cui il
congiuntivo tornerà di moda. La modernità di linguaggio del suo gioco
mette invece la Fiorentina sotto i riflettori di una passerella
addirittura europea, e così chiunque oggi se ne può riempire la bocca e
gli occhi, ad alcuni concede addirittura quel giusto equilibrio fatto di
parrucche e nasi da pagliaccio che regala lo stesso glamour un po’
retrò di Mughini. Dall’associazione medici offensivisti viene definita
una squadra curativa, in alcuni casi persino termale, benefica per la
cura dei dolori del giovane Werther ma anche di chi aveva buttato una
passione non più giovane nel water, che riesce persino ad ingentilire
gli animi burberi di chi offendeva e che oggi invece riesce ad amare
persino un marchigiano come Andrea, mentre in un fuori onda la D’amico
consigliava a Mauro l’uso di frasi forti ma allo stesso tempo facili da
pronunciare, un po’ come hanno fatto domenica i tifosi Viola con Della
Valle, che è sempre meglio che avventurarsi alla ricerca di insidiose
gentilezze, o sempre come i tifosi Viola quando cercavano trame
nascoste, che diventano pericolose botole dialettiche per la diretta o
per la logica più stretta, come quelle frasi che vorrebbero promuovere
la sana abitudine di mangiare la frutta in una dieta più equilibrata di
un giudizio sulla Juve o sui marchigiani, ma anche insidiose come un
crampo da combattere con un concentrato di potassio, e che alla fine per
offrirne in segno di pace si rischia il fallo in mischia con frasi del
tipo “vuoi quei kiwi?” che fanno il pari con “pontellizzazione”. E la
Fiorentina che sa di essere la squadra che esprime il miglior linguaggio
calcistico ha già chiuso accordi di collaborazione con l’Accademia
della Crusca, commissionando la fornitura di striscioni di base da
esporre in uno stadio sempre meno sgrammaticato, con una frase
passepartout buona per tutte le stagioni, striscioni insomma che
facilitano la loro compilazione attraverso una formula semplice ma allo
stesso tempo efficace, in grado di esprimere emozioni e spirito di
appartenenza, una base neutra “Uno di noi” come fosse pasta frolla da
farcire a piacimento aggiungendo alla bisogna una volta Andrea, un’altra
Viviano, mai il Gat che ha esplicitamente chiesto e ottenuto
dall’Accademia della Crusca l’esclusione del suo acronimo in favore di
un’esclusiva concessa ai Savoia e al Vaticano, che così potranno esporre
lo striscione “Gat uno di noi” dalle finestre di qualche residenza
estiva e di Piazza San Pietro. Noi intanto culliamo il nostro grande
sogno con la musicalità di fraseggi che se da una parte ricordano il
Barcellona, dall’altra ci riportano anche al più familiare Dante
Alighieri con lo schema di Gianni Vio denominato proprio “Vuolsi così
colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare” che esprime
perfettamente la velocità di esecuzione di certe soluzioni dialettiche e
diaboliche. E tutto quello che potrebbe sembrare impossibile, anche
quel sogno così impronunciabile, con questa squadra può diventare realtà
proprio grazie alla sua grande facilità di fare gioco, che rende il
linguaggio del calcio più facile e accessibile a tutti, anche per chi
non ci aveva visto affatto chiaro nel comportamento dei Della Valle fino
a ritenerla un’ incomprensibile pontellizzazione, più difficile da
digerire di un proverbio giapponese, che oggi invece gli è stato
finalmente svelato, tutto adesso è possibile
con questa grande squadra, e il finale è scritto nella seconda foto, il
sogno è ormai un libro aperto che ci sta già abbracciando.