L’unico
rammarico che ci accompagna nel ritorno dalla prima vittoria esterna
della stagione è il fatto che non potremo più giocare a "nascondino", è
finita l’epoca spensierata e innocente del self service del divertimento
aperto ventiquattrore ore, con gli sconti del fine settimana quando si
andava dai nonni, è ora di cominciare a studiare per diventare grandi.
Mentre Del Neri ancora bambino dentro e Superciuk fuori, continua
imperterrito a giocare a "mosca cieca" prima del solito appuntamento con
la logopedista. L’uomo uscito dalla matita di Max Bunker racconta con
voce impastata dalla leggendaria fiatata alcolica una partita surreale
fatta di ripartenze, mentre il suo bunker difensivo è molto più
scorrevole dell’Autostrada dei Fiori. Insomma, il superpotere di
Superciuk è quello da una parte di riuscire a vedere le partite da
dentro le numerose gallerie che circondano Genova, e dall’altra di farci
rivedere finalmente la luce della vittoria dopo una lunga galleria
durata trentanni, in uno stadio rossoblu sempre così avaro di
soddisfazioni, con la sventura per Genova di aver trovato un antieroe
come lui che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Roba questa che per la
città della Lanterna equivale a una sciagura. E lui dona ad una
Fiorentina ricca di gioco la povertà di una concezione di calcio che
prevede una difesa altissima pur avendo in porta il portiere meno adatto
al mondo per applicarla, un uomo che presidia la propria area piccola
come un politico la propria poltrona, e che fornisce a Pasqual il
Telepass per fare il tratto Savona-Genova senza il disturbo di una
benché minima barriera. Sarà il destino del gruppo degli ex
Viola, tra chi come Montolivo l’asticella la alza, chi come Frey
l’abbassa, e chi invece come Vargas la butta giù con la Porsche, tutti
capaci di sposare progetti molto più ambiziosi del nostro, che intanto
con Ljajic sembra proprio trovare la sua miglior espressione. Mentre
Cuadrado continua a fare il fenomeno anche senza l’appendicite, e la
difesa a non incassare gol pur ruotando gli interpreti, con Viviano che per
la prima volta dona a questo reparto anche la sicurezza sulle
uscite alte, e così oggi ci rendiamo conto di quale magia abbiano fatto Pradé e
Macia nel portare a Firenze, Roncaglia, Gonzalo e Savic,
infiocchettando Nastasic a Mancini, Gamberini e Behrami a Mazzari,
razziando il calcio spagnolo di un giocatore come Valero, oltretutto
svuotando i forzieri dello sceicco e del cinematografaro. E Montella
esce fuori da questa partita come un gigante, come interprete di una
generazione di nuovi allenatori dalle idee e dai metodi innovativi di
fronte al riciclo di personaggi come Delneri che fanno spola tra gli
studi televisivi e gli stadi, svuotandoli. Mestieranti che sembrano
difendere sempre più affannosamente la propria posizione minacciata da
questo gruppo di giovani che danno un po’ di speranza a un calcio
italiano antieroe come Superciuk, un movimento che sembra proprio il
negativo di Robin Hood, tra scandali, gestioni societarie
approssimmative e poche idee. Ieri Montella ha scoperto definitivamente
le carte del progetto di questa nuova Fiorentina, dimostrando la qualità
e la serietà di una società sana e solida, lasciando le asticelle agli
altri, così come ripulendo lo spogliatoio dalla mancanza di
professionalità e moralità, ha creato veramente un bel gruppo, che ha
margini di crescita ancora tutti da scoprire. Lasciato per sempre il
“nascondino” per diventare grandi, si concede oggi solo il gusto di un
gioco dal sapore antico come “cose, città, animali...” e durante i
ritiri prepartita si divertono ancora come quando erano bambini, e alla
solita scontatissima D di Domodossola oggi ci si aiuta con l’attualità e
si preferisce ormai la D di Detroit di “golfino” Marchionne, mentre
alla A è stata fatta una deroga per poter scrivere Asticella al posto di
Asti, agli animali invece, con la M il più gettonato è Montolivo, mentre
tra le “cose”, alla lettera D è ormai diventato un cult scrivere “dismissioni”.