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venerdì 2 novembre 2012

Cose, città, animali...

L’unico rammarico che ci accompagna nel ritorno dalla prima vittoria esterna della stagione è il fatto che non potremo più giocare a "nascondino", è finita l’epoca spensierata e innocente del self service del divertimento aperto ventiquattrore ore, con gli sconti del fine settimana quando si andava dai nonni, è ora di cominciare a studiare per diventare grandi. Mentre Del Neri ancora bambino dentro e Superciuk fuori, continua imperterrito a giocare a "mosca cieca" prima del solito appuntamento con la logopedista. L’uomo uscito dalla matita di Max Bunker racconta con voce impastata dalla leggendaria fiatata alcolica una partita surreale fatta di ripartenze, mentre il suo bunker difensivo è molto più scorrevole dell’Autostrada dei Fiori. Insomma, il superpotere di Superciuk è quello da una parte di riuscire a vedere le partite da dentro le numerose gallerie che circondano Genova, e dall’altra di farci rivedere finalmente la luce della vittoria dopo una lunga galleria durata trentanni, in uno stadio rossoblu sempre così avaro di soddisfazioni, con la sventura per Genova di aver trovato un antieroe come lui che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Roba questa che per la città della Lanterna equivale a una sciagura. E lui dona ad una Fiorentina ricca di gioco la povertà di una concezione di calcio che prevede una difesa altissima pur avendo in porta il portiere meno adatto al mondo per applicarla, un uomo che presidia la propria area piccola come un politico la propria poltrona, e che fornisce a Pasqual il Telepass per fare il tratto Savona-Genova senza il disturbo di una benché minima barriera. Sarà il destino del gruppo degli ex Viola, tra chi come Montolivo l’asticella la alza, chi come Frey l’abbassa, e chi invece come Vargas la butta giù con la Porsche, tutti capaci di sposare progetti molto più ambiziosi del nostro, che intanto con Ljajic sembra proprio trovare la sua miglior espressione. Mentre Cuadrado continua a fare il fenomeno anche senza l’appendicite, e la difesa a non incassare gol pur ruotando gli interpreti, con Viviano che per la prima volta dona a questo reparto anche la sicurezza sulle uscite alte, e così oggi ci rendiamo conto di quale magia abbiano fatto Pradé e Macia nel portare a Firenze, Roncaglia, Gonzalo e Savic, infiocchettando Nastasic a Mancini, Gamberini e Behrami a Mazzari, razziando il calcio spagnolo di un giocatore come Valero, oltretutto svuotando i forzieri dello sceicco e del cinematografaro. E Montella esce fuori da questa partita come un gigante, come interprete di una generazione di nuovi allenatori dalle idee e dai metodi innovativi di fronte al riciclo di personaggi come Delneri che fanno spola tra gli studi televisivi e gli stadi, svuotandoli. Mestieranti che sembrano difendere sempre più affannosamente la propria posizione minacciata da questo gruppo di giovani che danno un po’ di speranza a un calcio italiano antieroe come Superciuk, un movimento che sembra proprio il negativo di Robin Hood, tra scandali, gestioni societarie approssimmative e poche idee. Ieri Montella ha scoperto definitivamente le carte del progetto di questa nuova Fiorentina, dimostrando la qualità e la serietà di una società sana e solida, lasciando le asticelle agli altri, così come ripulendo lo spogliatoio dalla mancanza di professionalità e moralità, ha creato veramente un bel gruppo, che ha margini di crescita ancora tutti da scoprire. Lasciato per sempre il “nascondino” per diventare grandi, si concede oggi solo il gusto di un gioco dal sapore antico come “cose, città, animali...” e durante i ritiri prepartita si divertono ancora come quando erano bambini, e alla solita scontatissima D di Domodossola oggi ci si aiuta con l’attualità e si preferisce ormai la D di Detroit di “golfino” Marchionne, mentre alla A è stata fatta una deroga per poter scrivere Asticella al posto di Asti, agli animali invece, con la M il più gettonato è Montolivo, mentre tra le “cose”, alla lettera D è ormai diventato un cult scrivere “dismissioni”.