Partirei da Luciano in quanto Luna perché
è giusto ricordare che lui con il fallimento della Fiorentina di Cecchi
Gori non c’entrava niente, anzi è stato riabilitato da una sentenza del
tribunale che ne ha rivelato la volontà di mettere in piedi un’opera di
risanamento, l’unica seria, fatta naufragare poi dall’azione corrosiva
dello zafferano. Perché oggi l’argomento sarà la luna che ci accompagna in un mini viaggio intorno alle varie fasi lunari della crisi e poi della rinascita Viola. Un vero e proprio allunaggio all’indomani del sabotaggio del clan di Caravaggio. Dopo l’uscita di scena di Prandelli in molti hanno abbaiato alla luna,
agitandosi e lamentandosi con i Della Valle, prendendosela con il
destino cinico e baro, ma anche con la propria passione che in quella
vicenda triste non c’entrava niente a differenza di Bettega. Secondo una
vecchia credenza popolare i cani sono disturbati dalla luce della luna
e pertanto cercano di scacciarla abbaiandole, che sembra proprio essere
quello che ha fatto Corvino davanti alla luce accecante di Prandelli,
storia di latrati questa, raccontata in una delle tante versioni dei
fatti incresciosi successi ai danni del Santo. Insomma, dietro all’addio
doloroso di Cesarone nostro, sempre lontano da qualsiasi sospetto
perché al riparo da una luna
piena di moralità, si sono susseguiti dei gran salassi di fiducia, dei
prelievi di fede nella tifoseria, per molti è stata una sorte di eclissi
lunare della malasorte, mentre
per altri l’uscita di Prandelli è equivalsa ad un rosata di sale
sparata nel proprio culo con una scacciacani, forse proprio e anche per
far smettere quel cane che abbaia alla luna. E
così si è dato vita al più grande accentramento delle responsabilità ai
Della Valle, per cercare di mettere un argine alla crisi sentimentale
scoppiata in petto, quello che politicamente sta succedendo oggi con
l’accorpamento delle province, e che ai marchigiani è valso l’addebito
di tutte le colpe allargandole a macchia d’olio fino a formarne un’area
metropolitana di competenza che si facesse carico anche del lavoro
sommerso della comunità cinese a Prato. La madre di tutte le
responsabilità è riassunta bene nella leggendaria dismissione che fa il
pari con il complotto “interno” a stelle e strisce per abbattere le
Torri Gemelle, con evidenti implicazioni incrociate tra due eventi così
drammatici, perché tre indizi fanno una prova e allora la teoria dello
smantellamento mette in fila lo sconto zero applicato alle Tod’s, gli
zero titoli vinti dai DV e il Ground Zero appunto, con l’aggravante di
un’antipatia tra Bin Laden e Marchionne per via dell’uso “talebano” dei
licenziamenti degli operai iscritti alla Fiom . Anche se questi fatti
non sembrano avere alcuna attinenza, legame o rapporto con quanto
successo a Prandelli, il dolore è stato troppo grosso, e il modo di dire
Averci a che fare come la luna coi granchi, racconta
proprio questo modo di difendersi da un lutto troppo grande. E da lì
che è partito l’autolesionismo, che è arrivata la depressione,
addirittura il culto della sconfitta per poter rinfacciare ai DV le
colpe di un destino amaro come una Schweppes, fino a urlare al mondo la
scoperta di una grotta della pontellizzazione così sotterranea che
l’hanno vista solo gli speleologi del tifo, un atteggiamento questo che
alla luce di quanto è riuscita invece a fare la società quest’anno
sarebbe da denuncia per procurato allarme, derubricato poi dalla bontà
del campionato in corso, in procurato giramento di palle per tutti
coloro che avevano fornito alla pubblica accusa prove di smantellamento
che sono state via via declassate da ciclone a scoreggia, e che ha
lasciato nei PM del tifo contro una certa luna storta
anche in presenza di vittorie reiterate come certi ultimi filotti.
Perché poi c’era stato anche l’attacco all’autofinanziamento, e da qui i
famosi “braccini” per finire al più classico “con questi chiari di luna si
va in serie B”, con i gregari del tifo che hanno cercato di tirare la
volata a Tutunci o ai vari benestanti rionali, mentre chi ha sempre
avuto fiducia nella società oggi vive la propria passione a vele
spiegate come un tempo furono quelle di Luna Rossa, si alza la mattina con la luna buona e vive in luna di miele
con la propria squadra del cuore. Il viaggio terminerà domenica
prossima proprio davanti a Montolivo che insieme alla Branchini band ci
ha voluto far credere cose assurde per giustificare il proprio
comportamento, insomma, ha provato a farci vedere la luna nel pozzo, un modo di dire che i più consapevoli di quanto realmente è successo definiscono oggi più propriamente una luna nel gozzo. Non
ce ne vorrà poi Montolivo se non ci struggiamo di rimpianti, e se anzi ci
divertiamo molto di più di quando c’era ancora lui in campo, e tutto
questo grazie ad una squadra che ci fa divertire più di un luna park, anzi di un luna Pek.