Quando
piove mi viene sempre in mente D’Annunzio e poi La Versiliana, mi viene
in mente “La pioggia nel pineto”, mi viene in mente Romano Battaglia,
che almeno è coerente con la battaglia che ci sarà stasera proprio in
territorio romano. Il resto sono invece ricordi, perché la pioggia mi
riporta alla mente il babbo, “piove sui nostri volti silvani” perché lui
si chiamava proprio Silvano, o meglio, e per dire un’altra
particolarità di quella Firenze dei ricordi da bambino, perché in realtà
si chiamava Spartaco ma tutti lo chiamavano Silvano. Funzionava così
in San Frediano, spesso il nome di una vita non era quello con cui si
era stati battezzati. Che non è proprio una bella cosa, o forse è
proprio una gran bella cosa, non è bella come un gol annullato, ma è
bella se poi vinci lo stesso con un gol regolare, visto che già l’ho
conosciuto poco, e oggi mi ritrovo un nome non proprio familiare sulla
sua lapide, che me lo fa sentire ancora un po’ più sconosciuto. Non è
una considerazione triste, ma il modo un po’ disincantato di vivere
anche una situazione triste, e quando piove certa fiorentinità sale su
come l’umidità, come il livello dell’Arno, sale come l’attesa quando
deve giocare la Fiorentina. D’Annunzio poi in questa poesia usa parole
non tanto per il significato quanto per il loro suono, per creare la
suggestione di una musica. E in San Frediano funzionava così tra moccoli
e nomi cambiati apposta proprio per creare la suggestione di una
musica, e voglio pensare che tra le Milene che si chiamavano Liliane, i
Gigi che si chiamavano Sergio, un Silvano potesse essere la chiave di
una lirica dove l’autore spezza i legami sintattici e crea una sequenza
di effetti sonori con le rime, e quindi il trionfo finale con Silvano e
San Frediano. Mentre Spartaco sarebbe stato troppo desertico. E pensare che
oggi in via del Campuccio magari c’è una Samantah con l’acca, e poi
ci si chiede perché non ci siano più i fiorentini, sono scappati perché i
nomi non si cambiano più, poi ci sono i varchi elettronici, di cui uno
proprio davanti al Torcini all’inizio di via Romana, quando penso che
dal Torcini si andava a prendere la spuma da cento dopo aver giocato
cinque ore alle Scuderie. E allora se piove, tra le rime baciate
“irti/mirti” aggiungerei "divertirti" dopo i gol di Jovetic, anche se non è
un nome tipico come potrebbe essere Duccio o Lapo, “accolti/folti”
aggiungerei "molti", come dovrebbere essere più di uno i gol che ci
faranno divertire stasera, e tra “silvani/mani” avrei dovuto aggiungere
Aquilani ma quella fava si è fatta squalificare proprio per farmi
saltare la rima, e allora dico che vinciamo a mani basse. E dico anche
che quando piove l’arcobaleno basta farselo in casa. E meglio di tutti
viene in San Frediano.