Oggi scrivo da Bucarest (connessione di fortuna) dopo una ragnatela di passaggi senza fine, di quelli che solitamente portano al fallo di frustrazione. Da Soffiano in macchina fino alla tramvia, poi alla stazione, primo treno fino a Roma Termini e secondo fino a Fiumicino, finalmente aereo e poi ennesimo trasferimento in hotel. Un gioco estenuante fatto di ripartenze in mezzo alle maglie di una difesa con marcatura ad uomo, asfissiante, una serie di controlli di carte e documenti che procurano crampi proprio quando non ci sono più sostituzioni da fare. Insomma, un possesso palla cominciato alle 11:30 e e finito alle 22:30 con il gol della meritata vittoria in trasferta. Un anticipo di Europa League o forse di qualcosa di più. Sicuramente non un volo in gessato blu, ma pregno di neorealismo fermo agli anni 70, singhiozzo fuori controllo come dimostrazione migliore delle buone maniere targate Europa dell’Est, mentre una signora con il mal di testa dopo aver buttato giù un analgesico chiesto al mio vicino di posto ha cominciato a segnarsi ripetutamente la fronte pronunciando una litania incomprensibile, un rituale penso a metà tra l’omeopatia e la medicina tradizionale. E oggi la Fiorentina mi sembra proprio così lontana, mi viene in mente solo Adrian Mutu che dopo Lacatus è stato uno dei pochi rumeni che hanno indossato la maglia Viola, o che hanno frequentato con una qualche dignità il nostro campionato, altri mi ricordo solo Hagi. Di Adrian conservo un gran bel ricordo mescolato anche a qualche delusione per certi suoi atteggiamenti ed errori, un giocatore che comunque ha voluto bene e ha dato tanto alla Fiorentina. Ho cominciato a scrivere in aereo, qualche appunto di viaggio sul mio Moleskine rosso con la penna di quello zio Franco che mi ha fatto un po’ da babbo e che oggi non c’è più. Su quella penna c’è impresso il logo di quella che era la sua impresa edile. Mi ero un po’ dimenticato di lui, e in quelle due ore di volo grazie a quella penna mi sono reso conto di quanto una persona che è stata importante possa essere dimenticata così velocemente, incastrarti come siamo dentro ad ingranaggi che non sono sempre oliati come quelli del nostro centrocampo. Tendiamo a difenderci dai dolori spazzando via l’area il più lontano possibile. E così anche lo zio Franco era finito in fallo laterale.
E chissà come si mangia in Romania.