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domenica 3 marzo 2013

Un calcio alla politica

Affonda la casta come il gigante Costa, come il Chievo davanti al giglio a coste fini della nostra maglia, manteniamo piena la fiducia sulla squadra e non perché siamo ubriachi, ma perché non c’è il caos che c’è invece dentro al Senato, ma una maggioranza piena dentro alla nostra passione, dentro appunto ad un astemio Franchi. Non siamo naufraghi come quello che resta della casta, la nostra passione non è una visione iconoclasta, siamo Bersani come pesci mentre Bersani piscia fuori dal vaso della realtà, un uomo prostrato ai voleri di un partito che ha la prostata che produce uno sperma buono solo per friggere “chiacchere”, perché più che un liquido seminale è olio di semi. Andiamo quindi a governare la nostra passione senza bisogno di vendere l’anima o il voto al diavolo che intanto strapazza la Lazio con la complicità questa volta non tanto di una bandierina sventolata o no per errore, ma per una banderuola di arbitro che ricorda tanto Scilipoti. Ho fiducia nel nostro centrocampo, una fiducia con premio di maggioranza dei piedi buoni, un centrocampo che a un certo punto era stato accreditato persino dell’arrivo di De Rossi, poi i tre milioni furono spesi per De Gregorio spostato così sul centro destra, una mossa che il Bacconi del Foro ha definito solo un accordo politico, quel Ghedini che definirebbe la corruzione come un passaggio laterale di denaro. Montella intanto sembra rinunciare ad utilizzare gli acquisti di gennaio come Grillo i rimborsi elettorali, l’importante sarà per l’ex comico recuperare gli sprechi della politica come per il napoletano tre punti alla Lazio, senza accordi con la casta o inciuci con Corini, altrimenti sarà delusione e allora anche i tifosi Viola aderiranno al Vaffa day, e on line denunceranno tutto il loro rammarico, cavalcheranno tutti i linguaggi più moderni fino al flash mob dove congeleranno la propria passione bloccandola un minuto per protesta. “Io chiavo voi Chievo” non sarà permesso come anche “no alla tessera del tifoso si alla passera del tifoso” per non cadere nel bunga bunga, per non trasformare lo stadio in Casini dove vengono trombati Di Pietro e il contadino con la casa colonica a Montecarlo, che anche un detto popolare definisce avere scarpe grosse che per trentanni sono state nel comodino del Parlamento ma anche cervello Fini. A noi ci piace soprattutto il movimento della squadra più che quello 5 Stelle, la manovra degli uomini di Montella più che quella di Governo, un calcio che si avvicina di più alla Spagna che non alla Grecia già sventolata da più parti come lo spauracchio Pescara, insomma, si a Montella e no a Monti, e se proprio deve essere ancora casta che sia almeno Laetitia.