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lunedì 11 marzo 2013

Undici leoni di cui molti senza criniera

Undici leoni anche se molti senza più criniera dopo che Llama e Sissoko hanno partecipato al banchetto della partita perfetta sbranando gli spazi e la Lazio prima irretita e poi dominata dal capobranco Borja Valero. Una Lazio alla quale è rimasto il fallo di frustrazione come addio alle speranze, per cercare di scuotersi da quella Savana che la Fiorentina gli aveva disegnato intorno. E poi le piogge torrenziali della coppia Joevitic-Ljajic gli hanno definitivamente allagato le ambizioni, e con Viviano che finalmente pesa sulla partita e non solo sulla bilancia, cancellato il tentativo di divincolarsi dal morso di una superiorità del branco Viola. Perché la Fiorentina di ieri sera ci è sembrata una squadra sontuosa, capace di trasformare la giornata di campionato in un doppio sorpasso, che poi coincide anche con il crollo delle azioni di De Laurentis, uno di quei tre presidenti insieme a Zamparini e Preziosi, che il doppio concentrato di competenza uscito da certi cervelli del tifo Viola, strizzati come tubetti, ci suggeriva ad esempio rinfacciando alla proprietà ridimensionamenti come sputare in terra, prima di caricare le parrucche e i nasi da pagliaccio nel bagagliaio della propria esperienza, un curriculum di figure di merda in formato europeo, e prima di andare a contestare a Moena. Perché la Fiorentina oggi, invece, a differenza da chi predicava la discesa in campo di un Tutunci senza nemmeno la congiuntivite, è una delle squadre che ha la proprietà più solida insieme a prospettive tra le più interessanti, alcune delle quali già svelate con l’arrivo di Pepito Rossi. Mentre Montella sembra  indovinarle proprio tutte mostrando che la squadra è cresciuta, che ha imparato dalle sconfitte e che oggi ha temperamento e atteggiamento da grande squadra, rimangono trenta punti a disposizione per alimentare le ambizioni e ruggire al futuro, sperando di non spenderli come i trenta denari di Giuda tradendo le aspettative di questa ultima parte finale di campionato. La Lazio e la Fiorentina sono sembrate squadre di due livelli diversi, ed essendo quella romana una delle sorprese positive della stagione, questo ci da la misura del grandissimo lavoro che è stato svolto dalla Società e dallo staff tecnico, regalandoci un grande gruppo ambizioso e motivato, che il Re Mida Diego tocca e trasforma in oro tutte le volte che porta il suo lenzuolo di cachemire dentro al ritiro Viola. Solo qualche annotazione per una squadra che dimostrando di essere perfetta  ci toglie lo schiribizzo di addentrarci in suggestioni barocche della partita, con Migliaccio che si merita un più sul registro, Cuadrado sempre di più il secchione della classe che fila via su quella fascia andando avanti persino al programma, al quale manca solo di fare bene la versione di latino per tradurre in gol la lingua antica del calcio. E poi là davanti la strana coppia con lo schiaffeggiato da Rossi a sua volta schiaffeggiato dal Cagliari, che sembra essere definitivamente esploso dando ragione al grande lavoro che evidentemente sta facendo su di lui Montella. E poi, e poi Borja Valero e chi l’ha portato, e se Macia, da fargli subito se non proprio una statua da mettere accanto a quella di Batistuta, almeno un intaglio sulla corteccia del tronco del nostro albero maestro, grazie al quale oggi veleggiamo verso il miglior gioco a livello europeo, diventando di fatto la seconda squadra più amata e trasversale a tante tifoserie che ormai ci seguono con simpatia. Perché oggi la Fiorentina è praticamente diventata l’amante d’Europa, e poi dopo l’orgasmo di ieri lascio l’analisi della partita alla scienza.