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venerdì 4 gennaio 2013

Giochi Preziosi e oro di Bologna

Adesso la cosa che ci interessa di più è solo di tornare a giocare, per mettere fine a questo gioco al massacro imposto dai frutti dell’astinenza che ha reso cupo questo nostro cielo in una stanza, sperando poi che i sogni non abbandonino mai il gioco, e che il tifoso non sia costretto a chiedere al solito cartellinogiallomunito davanti a un Pizarro mai così tanto punito, “ma a che gioco giochiamo?” Continuare ad avere un buon gioco sarà importante, come importante sarà che anche la società entri in gioco nel caso si verifichino delle interessanti occasioni di mercato, saldi o non saldi, sempre e comunque se il gioco vale la candela. Sembra un gioco da ragazzi battere il Pescara, attenzione però al gioco delle tre carte, o addirittura al doppio gioco celato nel raddoppio delle forze che potrebbe mettere in campo una squadra costretta a giocare sporco e che sembra non avere scampo. Specie quando in gioco non ci sono le tre carte ma i tre punti che fanno sempre gioco. In questo caso sarà compito della difesa mettere in fuori gioco l’eventuale gioco pesante, che a differenza dell’alito per il quale potremo fare anche buon viso a cattivo gioco, o alito, sarà importante renderlo innocuo in modo che nessuno possa prendersi gioco delle nostre speranze. E se prendersi gioco della tavola significa mangiarsi un panino con il lampredotto in piedi, Firenze è sempre pronta a mettersi in gioco soprattutto quando in piedi c’è da mettere su una polemica, di fatto il suo gioco da tavola preferito. Ed è così che anche su operazioni marginali come quella di Larrondo c’è già chi si presta al solito gioco immondo, torna fuori così il checchisterismo di bassofondo nel gioco perverso dell’autolesionismo che spesso a Firenze gioca in casa. Oggi a maggior ragione che la grande distribuzione permette a chi ha individuato nei Della Valle il vero vaso di Pandora che contiene tutti i mali, con un solo euro di comprare un Bauli e toglierlo dal mercato per conservarlo con cura, e allo stesso tempo tempo di usare la busta dello zucchero a velo per calare un velo pietoso sulla storia della pontellizzazione. E allora se basta un Larrondo per tirare fuori il peggio del checchisterismo da bassofondo, è meglio un fondoschiena di un bassofondo, meglio ancora un fondoschiena che non sia basso, mentre il popolo dei sub cerca il relitto della smobilitazione in fondo al proprio animo derelitto, quel popolo che ambiva ai giochi Preziosi, o a quel Delio uno di noi, ma anche Delio giochi di mani giochi da villani. Oggi davanti a un culo non certo piatto, e a un piatto ricco di soddisfazioni che non piange certo come invece i soliti quattro sfigati o al massimo i quarantaquattro Gat, sul piatto, al disco incantato del gospel dello scetticismo cantato a cappella, che così bene rappresenta un certo tifo, preferiamo metterci il disco di Narciso Parigi. E per non sentire i fruscii di quella puntina di ridicolo, basta girarlo sul lato B evitando così giri di parole e ascoltando invece punti fermi come la fede incrollabile. Insomma, trentotto punti fermi in classifica invece di 45 giri di parole dei soliti quarantaquattro Gat. Quarantacinque per quarantaquattro perché quello che straparla vene considerato due.