presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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venerdì 25 gennaio 2013
A Ozpetek gl'importa una sega del riscontro
Non
si può certo dire che è stata alla finestra, perché in questa finestra
di mercato la Fiorentina non solo non ha mangiato la solita minestra di
un calcio ai tempi della crisi, ma non si è buttata neanche dalla
finestra. Ha scelto di guardare lontano e non dalla finestra di fronte,
ha preferito Wolsky a Ozpetek incurante del riscontro, in poche parole
ha programmato, ha scommesso pur non essendo Buffon, non è stata miope,
non ha creato quel disagio che entra addosso all’intervistatore quando
non sa se Marotta guarda in camera o in cucina, quella tensione tipica
hitchcockiana della finestra sul cortile per capirci, e soprattutto non è
rimasta ne in mutande e nemmeno con il cerino in mano come Cellino con
il nuovo stadio. Con l’acquisto di Rossi ha mostrato il petto alle
ambizioni, un seno che dimostra senno anche se ancora non tutti lo
sanno, legati come sono a certi legacci psicologici che sono molto meno
stabili di quelli nuovi del ginocchio di Pepito, che poi sono quei
crociati che non sono nemmeno i controlli della Finanza, perché quelli
sono incrociati, e ne tantomeno sono sbattuti in prima pagina perché
quello era invece Incocciati, e poi sono crociati che non faranno
nessuna guerra santa a meno che non si nomini Prandelli. E così adesso
Lud scrive centoquaranta commenti e il Delfino chiede il riconteggio
delle schede. Legati a certo malcostume come quello di pagare i pizzi ai
procuratori invece di toccare i merletti, avvinti come l’edera di Nilla
Pizzi, o come il nulla di chi fa mercato con il prestito di Pozzi. Poi
ci sono gli incroci di mercato, quelli dai quali transitano trattative
senza lasciare più traccia, accordi che valgono come la carta straccia,
passaggi di meteore per i quali nessuno le vesti si straccia, tifosi
gelati da notizie di trattative saltate e gelati alla stracciatella che
come il pistacchio sono un classico del mercato del gelato, mentre
Pistocchi è la classica espressione del giornalismo congelato da
ipermercato. Insomma ipotesi d’incroci che alla fine non si sono
verificati e poi incroci magici come quelli con il Villareal, ormai
tutta pappa e ciccia, culo e camicia, Criss e Cross che sono invece
quelli che non arrivano mai dal fondo sulla testa di Toni perché Pasqual
è attratto da quelli stinchi di santo dei difensori che usano
parastinchi con l’immagine di Prandelli. E così adesso Lud scrive altri
centoquaranta commenti e il Delfino attacca la magistratura politcizzata
rea persino di mangiare i bambini, un po’ come Antoine che dichiara
d’ingerire solo tofu mentre muore dalla voglia di Sau. Il famoso
Playtex, insomma, che non è la bomba di mercato di Louis, che non
proviene dalla vecchia Europa e nemmeno dal vecchio West, ma che esalta
certe forme di mercato avveduto come quelle di un bel seno sostenuto, e
non come quello fatto con il senno del poi, perché a Firenze si è voluto
adirittura esgerare con la pianificazione, e alla canonica misura da
miss ha risposto con molti novantadue che sono un seno di più grande
talento, più di un classico seno novanta. Il duo che lavora in parallelo
proprio come un seno, a differenza di un seno nudo non lascia
trasparire niente, lavora dietro le quinte pur sapendo che sono donne
dalle misure maggiorate, che gli permettono però di portare a casa
l’obiettivo senza la fastidiosa luce della ribalta. Un monte di parole,
insomma, voli prima pindarici e poi low cost, lancio di pirulini dalla
finestra per colpire qualche gobbo alla schiena, fantasie di mercato, ma
adesso va riportato in primo piano la partita che ultimamente ci
ricordiamo esistere solo dal venerdì in poi, un evento che per qualcuno
dura novanta minuti e per qualcun’altro invece fa si che è la sessualità
a diventare dura perché provocata da quei novanta minuti che ricordano
tanto le emozioni provocate dai novanta gradi. “Tu me provochi e io me
te magno!”