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domenica 20 gennaio 2013

Una partita sproporzionata

C’era una volta una partita sproporzionata, una partita di calcio spezzatino sporzionato sul piatto che piange direttamente da una cucina piovosa all’ora di pranzo, servito ai tifosi Viola dopo che la mucca del lilla che invoglia ha brucato tutto il campo per drenarlo, mentre i tifosi napoletani, corna, bicorna, aglio, frattaglie, fattura ca nun quaglie, temono invece che la mucca sia un cavallo di troia nel quale si nasconde una brutta sconfitta. Poi c’è anche qualche figlio di troia che invece non gliene può fregare di meno se la principessa è grassa come una mucca, oppure se è troia, ne se arriva o non arriva in carrozza, perché quello che importa è che dentro la carrozza ci sia la mozzarella. Una partita dove non servono i buoni sentimenti, o almeno servirebbero se fossero Ennio (I), Arnaldo (II), Vittorio (III), Lucidio (IV) e Primo (V), una famiglia piena di Sentimenti che riempiva le squadre non solo di buoni giocatori ma anche di buoni propositi. Questa però è una partita dove è vietato essere buoni come il pane, dove la fase difensiva non deve essere di marzapane, dove non c’è Glenn Hysen e ne tantomeno Hansel e Gretel, ma dura come un tozzo di pane, dura ma leale, con frasi non certo da fiaba come voglio vedere il sangue, sostutuite con il pomodoro San Marzano, e con la difesa del Napoli intenta a fare una bella pizza difensiva con la quale sfamare il nostro desiderio di ritornare alla vittoria. E’ una partita sproporzionata perché priva di un giocatore scapolo ma allo stesso tempo coniugato, quel Larrondo che essendo gerundio è soggetto a infortuni perché sempre in movimento, sarebbe bastato un Larrondò per aver già superato l’infortunio al ginocchio o un Larrondrò per rimandarlo a un un futuro prossimo. In un calcio sproporzionato dove c’è l’unico Vigile che mi fa i complimenti invece delle solite multe. Intanto il bello addormentato nel bosco Jovetic baciato dalla buona sorte si risveglierà dalla pennichella e una volta ripresa coscienza di essere ancora un top player e non una semplice Ranocchia, nella ripresa segnerà le due pere della foto. Lo gnomo Pek come in tutte le più belle favole alla fine giocherà e salverà la Fiorentina dall’antipatia dell’orco Mazzarri, uomo che mal si adatta a una visione fiabesca di una domenica da cani, perché uomo ruvido e specifico dei giorni nostri, un mastino napoletano ringhioso e bavoso, un inelegante che inala rozzezza puzzolente come l’acqua di Sirmione, un burbero spesso in maniche di camicia salvato spesso dalle prodezze Cavaniche, un uomo che per coerenza scenografica oggi dovrebbe ritrovarsi nel bel mezzo di una partita incolore del suo Napoli, lui certamente più adatto al bianco e nero come in un film di Spike Lee, lui che è un vero afronapoletano della lamentela, e se è vero che la fiaba è quanto di più distante gli si possa accostare, vogliamo comunque accontentarlo  inserendolo nel suo ambiente più naturale, tanto che per amore della sua estrema praticità lontana da sogni e poesia, e per un uso iperrealista della fotografia a lui più congeniale, che non sia insomma così volgarmente fanciullesco come la foto di copertina, ma per non cambiare il senso a noi tanto caro, comunque sempre due belle pere gli vogliamo regalare.