E’
ancora un’altra volta bella la Fiorentina di Udine, una squadra che ci
rende orgogliosi anche dopo una sconfitta colorata di giallo, falsata
nel suo magma da quello stesso arbitro che aveva fallito il primo
tentativo fraudolento a Milano perché tradito dall’errore dal dischetto
di Pato che non se l’era sentito di parare il sacco. Una bella partita
anche se coincide con la seconda bella sconfitta consecutiva, e visto
l’andamento di entrambe è roba da ufficio inchieste, se non fosse che il
gol di mano laziale dimostra che l’ufficio in questione è rientrato tra
i tagli della spending review. Mentre a Roma si sostiene con un manuale
di anatomia alla mano, che uno non è che se le può tagliare così tanto facilmente le mani
visto la crisi economica e la conseguente difficoltà ad avere la sacrosanta pensione
d’invalidità. Un Udinese rintuzzata nella sua area e costretta all’unica
soluzione praticabile, il lancio lungo a Di Natale, mai vista una
superiorità così manifesta a Udine nemmeno nella vittoriosa partita di
Tim Cup, come del resto non si era mai visto un pareggio così irregolare
maturato tra un fuorigioco di massa e una bega condominiale sfociata in
un rigore fantasma al culmine di un’assemblea con l’amministratore
sopraffatto dagli interessi di portierato del giudice di porta che non
vuole mollare la guardiola mentre i condomini lo vorrebbero mandare
affanculo. Ghostbusters. E dopo un pareggio frutto di truffa si è
subito formata la muffa sulla capacità realizzativa di una squadra che
gioca un secondo tempo comunque di grande personalità fino a un passo
dall’urlo in gola che invece diventa fuffa, capacità di fare gioco
sfociata poi nel gol fantasma. Ghostbusters. La sensazione era quella di
giocare con la consapevolezza di andare incontro alla vittoria, con
l’ultima giocata spesso mancata di un soffio, con la partita che dava
l’idea, insomma, che quel tocco vincente sarebbe potuto arrivare di lì a
poco, e invece di lì a poco si è andati incontro a una sconfitta
immeritata in un campo dove per la prima volta, e in fase sperimentale, è
stata tolta la regola del fuorigioco, un tentativo di rendere il gioco
meno tattico, che sfocia nella figura nuova del guardalinee presente ma
allo stesso tempo fantasma. Ghostbusters. Guidolin si mette in luce per
un battibecco con Montella dopo essersi lamentato per un calcio d’angolo
malagrado tutto quello di cui era stato omaggiato, una faccia come il
culo che sfocia in una simpatia fantasma. Ghostbusters. Uno stadio
vuoto, la panchina corta, il servizio Rai del Novantesimo che occulta
entrambi i gol in fuorigioco dell’Udinese, la mancata espulsione di Di
Natale per un calcione rifilato ad Aquilani a gioco fermo in occasione
del calcio di rigore, la valutazione della partita troppo condizionata
dal risultato, atteggiamenti e situazioni negative che sfociano in una
domenica fatta di gioia fantasma. Ghostbusters. Ci riportiamo a casa un
problema portiere invece dei tre punti, con Neto che si butta nello
stesso laghetto delle papere di Viviano, adesso dovranno entrambi
superare il fantasma delle papere. Ghostbusters. Si è vero, mancanza di
concretezza, Jovetic che non incide e Ljajic che svolazza leggero al
largo dell’area di rigore, ma la squadra conferma anche personalità,
grande presenza nella partita, gioco, ci rimane addosso la sgradevole
sensazione che riassumo nella foto, quella di un campionato mosso dai
fili della regia di un puparo, ma poi mi accorgo subito che è solo una
caccia ai fantasmi. Ghostbusters. Il duemilatredici è iniziato male
fondamentalmente per molta sfortuna e anche per qualche nostra
responsabilità, in due settimane ci siamo persi un po’ di quelle belle
sensazioni che ci avevano accompagnati per tutto il girone di andata,
e quando meno ce lo aspettavamo puff! Sono diventate fantasmi, e in
fretta e furia allora mi sono messo la tuta e ho cominciato subito la caccia.
Ghostbusters.