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lunedì 7 gennaio 2013

Una mezza gufata

Una mezza gufata bisogna dirlo ce la siamo dati parlando di Pato, e forse il fato che è un po’sordo ma non certo cieco ha capito male ed è intervenuto sentendosi chiamato in causa, abbiamo considerato scontata la vittoria mentre di scontato oggi ci sono solo i saldi, usciamo a mani vuote da questo turno di campionato come vuoti sono comunque i negozi malgrado i saldi, manteniamo allora i nervi saldi dopo che è calata la notte sulla Fiorentina insieme a una Befana vestita con la maglia del Pescara, e se è vero che la Befana vien di notte, invece che con le scarpe rotte il Pescara si è presentato tirando un sacco di botte, una giornata che si salva parzialmente in extremis solo grazie alla sciarpata finale della Fiesole, finalmente una bella immagine che dimostra un modo più british e molto meno becero di frequentare la propria passione, oltre a certificare una sconfitta immeritata. Un gran bel primo tempo che elimina i sospetti di una sconfitta macerata negli eccessi vacanzieri, con un Pescara tenuto in vita solo dal suo portiere, che proprio grazie a quel cognome potrebbe essere efficace anche come farmaco salvavita, o quantomeno come rimedio contro l’aerofagia. Abruzzesi schiacciati da una superiorità Viola imbarazzante, molto difficile da vedere oggi su un campo di serie A, una differenza che avrebbe dovuto vedere la Fiorentina almeno sul doppio vantaggio alla fine del primo tempo. Il Pescara sfrutta due errori clamorosi come quello di Savic nel rinvio e di Roncaglia sul pressing, oltre alla mancata espulsione di Jonathas, speriamo almeno che i possibili episodi negativi siano stati tutti già scontati all’interno di questa sconfitta, scontata come anche la squalifica di Gonzalo che si è fatta sentire più di quella precedente di Roncaglia, mentre davanti la responsabilità maggiore se la deve assumere Toni che sbaglia un gol non solo facile, ma d’importanza capitale perché ci avrebbe permesso di affrontare l’avversario nelle condizioni più favorevoli. Pizarro si salva dal cartellino giallo e anche dalla sospetta frattura del perone che preoccupava più della sconfitta, e il calcio ci mostra così la sua faccia più spietata, i suoi lineamenti spigolosi, presentando all’uscita del girone d’andata un conto salato che proprio non ci aspettavamo. Paghiamo con la carta di credito, ci prendiamo questi due schiaffi convinti che la Fiorentina il credito se lo sia comunque abbondantemente guadagnato, tanto da farci pensare che possa subito ripartire andando ad ottenere un risultato di prestigio in un campo difficile come quello di Udine. E ora un po’ di delusioni sparse, per le prove di Pasqual impreciso e capace di sperperare un’occasione solare, per Aquilani impalpabile, per Toni colpevole di non aver messo la partita in cima al discesone, per l’incredibile gol sbagliato da Tomovic, per Jovetic perché quando la partita stava diventando complicata in mezzo al traffico intasato da Bergodi, quando ti ritrovi imbottigliato nelle difficoltà, nell’imbuto di una squadra che abbassa dietro la linea della palla anche la panchina, un campione è lì che deve fare la differenza. E poi per Perin che ci sarebbe sembrato il minimo segnargli due pere invece di prenderle. Tanti rimpianti quindi per una domenica che ci blocca la digestione, e un po’ di rimpianti anche per l’assenza di El Ham che spesso riesce ad avere un buon impatto quando la partita è già un po’usata, o forse solo perché non c’è e abbiamo bisogno di aggrapparci a qualcosa per digerire il mattone in salsa abruzzese, un soluzione potrebbe essere come abbiamo detto in apertura quella di dare la colpa al fato, un’altra potrebbe essere quella di prendere direttamente la soluzione Schoum, e se non proprio fato allora foto, come quella dell’autovelox che immortala una partita mortale per gli entusiasmi, che ci toglie tre punti dalla patente di pretendente al secondo posto. Insomma, la partita ha detto che il Pescara è Perin mentre la Fiorentina è Perout.