Una
mezza gufata bisogna dirlo ce la siamo dati parlando di Pato, e forse
il fato che è un po’sordo ma non certo cieco ha capito male ed è
intervenuto sentendosi chiamato in causa, abbiamo considerato scontata
la vittoria mentre di scontato oggi ci sono solo i saldi, usciamo a mani
vuote da questo turno di campionato come vuoti sono comunque i negozi
malgrado i saldi, manteniamo allora i nervi saldi dopo che è calata la
notte sulla Fiorentina insieme a una Befana vestita con la maglia del
Pescara, e se è vero che la Befana vien di notte, invece che con le
scarpe rotte il Pescara si è presentato tirando un sacco di botte, una
giornata che si salva parzialmente in extremis solo grazie alla
sciarpata finale della Fiesole, finalmente una bella immagine che
dimostra un modo più british e molto meno becero di frequentare la
propria passione, oltre a certificare una sconfitta immeritata. Un gran
bel primo tempo che elimina i sospetti di una sconfitta macerata negli
eccessi vacanzieri, con un Pescara tenuto in vita solo dal suo portiere,
che proprio grazie a quel cognome potrebbe essere efficace anche come
farmaco salvavita, o quantomeno come rimedio contro l’aerofagia.
Abruzzesi schiacciati da una superiorità Viola imbarazzante, molto
difficile da vedere oggi su un campo di serie A, una differenza che
avrebbe dovuto vedere la Fiorentina almeno sul doppio vantaggio alla
fine del primo tempo. Il Pescara sfrutta due errori clamorosi come
quello di Savic nel rinvio e di Roncaglia sul pressing, oltre alla
mancata espulsione di Jonathas, speriamo almeno che i possibili episodi
negativi siano stati tutti già scontati all’interno di questa sconfitta,
scontata come anche la squalifica di Gonzalo che si è fatta sentire più
di quella precedente di Roncaglia, mentre davanti la responsabilità
maggiore se la deve assumere Toni che sbaglia un gol non solo facile, ma
d’importanza capitale perché ci avrebbe permesso di affrontare
l’avversario nelle condizioni più favorevoli. Pizarro si salva dal
cartellino giallo e anche dalla sospetta frattura del perone che
preoccupava più della sconfitta, e il calcio ci mostra così la sua
faccia più spietata, i suoi lineamenti spigolosi, presentando all’uscita
del girone d’andata un conto salato che proprio non ci aspettavamo.
Paghiamo con la carta di credito, ci prendiamo questi due schiaffi
convinti che la Fiorentina il credito se lo sia comunque abbondantemente
guadagnato, tanto da farci pensare che possa subito ripartire andando
ad ottenere un risultato di prestigio in un campo difficile come quello
di Udine. E ora un po’ di delusioni sparse, per le prove di Pasqual
impreciso e capace di sperperare un’occasione solare, per Aquilani
impalpabile, per Toni colpevole di non aver messo la partita in cima al
discesone, per l’incredibile gol sbagliato da Tomovic, per Jovetic
perché quando la partita stava diventando complicata in mezzo al
traffico intasato da Bergodi, quando ti ritrovi imbottigliato nelle
difficoltà, nell’imbuto di una squadra che abbassa dietro la linea della
palla anche la panchina, un campione è lì che deve fare la differenza. E poi per
Perin che ci sarebbe sembrato il minimo segnargli due pere invece di
prenderle. Tanti rimpianti quindi per una domenica che ci blocca la
digestione, e un po’ di rimpianti anche per l’assenza di El Ham che
spesso riesce ad avere un buon impatto quando la partita è già un
po’usata, o forse solo perché non c’è e abbiamo bisogno di aggrapparci a
qualcosa per digerire il mattone in salsa abruzzese, un soluzione
potrebbe essere come abbiamo detto in apertura quella di dare la colpa
al fato, un’altra potrebbe essere quella di prendere direttamente la
soluzione Schoum, e se non proprio fato allora foto, come quella
dell’autovelox che immortala una partita mortale per gli entusiasmi, che
ci toglie tre punti dalla patente di pretendente al secondo posto.
Insomma, la partita ha detto che il Pescara è Perin mentre la Fiorentina
è Perout.