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giovedì 3 gennaio 2013

Un cielo di anice stellato

Come si può ben vedere, dopo i recenti bagordi non tutte le cose riescono come si vorrebbe, nel nostro piccolo ma sempre lineare modo di fare tifo, vogliamo contribuire a mantenere alta l’attenzione su una partita che potrebbe nascondere insidie legate proprio a quella linea di mezzeria piena di eccessi disegnata a cavallo tra il duemiladodici e il duemilatredici. Vorremmo perciò liquidare la pratica Pescara in linea perfetta con il pronostico, la sorpresa del zigzagare tra risultati a sorpresa, di quel barcollare sul filo della scazzata l’auspichiamo invece ad altri, dall’alto di quello spirito generoso che ci ha sempre contraddistinto, per far si che questo nuovo anno possa essere molto meno monotono per le squadre che lottano sullo sfondo dei nostri stessi scenari, possa essere per loro un anno pieno di sorprese inaspettate, se possibile amare, così da tenere sotto controllo certi valori, che non sono quelli morali ne tantomeno quelli umorali, ma i valori sul campo a rischio dei derivati della barbabietola e nemici quindi del sapore dolce della vittoria. Noi ci prendiamo volentieri l’onere del risultato scontato, quel sapore trito e ritrito del gusto conosciuto, e se proprio ci dobbiamo sacrificare, che la monotonia della vittoria prevista sia pure a nostro carico, che venga a noi la barbabietola lunga, in modo da lasciare ad altri lo spazio per l’esplorazione virtuosa  di fenomeni come il fulmine a ciel sereno. Vogliamo sperare che Montella abbia messo la squadra al riparo dalla caduta di tensione, che si possa dare inizio così alla caduta degli Dei in tutta sicurezza, per lasciare il giusto spazio a tutte quelle squadre che vogliono vivere in maniera più avventurosa il ritorno del campionato, magari attratte dal romanticismo di un cielo stellato come l’anice, ma anche soggette a prendersi una tegola tra capo e collo, sempre così vagante e capace di far vedere le stelle. Lasciamo quindi a loro il bernoccolo di una sconfitta pesante, condannati come siamo dal bernoccolo per la matematica, rimarremo prudenti e annoiati a fare i conti per aggiornare la classifica come tanti ragionieri della passione. Nel nostro menù disintossicante proponiamo una vittoria secca per scacciare i trionfi di quella frutta secca che ha inondato con arroganza le nostre tavole in questo periodo, ci dispiace per gli allenatori che non hanno mangiato il panettone, ma allo stesso tempo confidiamo nella pesantezza di certe partite preparate da chi invece ne ha mangiato fin troppo. A Firenze non sono più i tempi che Berti filava, oggi a filare via non c’è rimasto più nemmeno Montolivo, mentre si è innescato il fenomeno contrario dell’immigrazione verso quelle coste che un tempo videro approdare il Re del litorale, tal Rui Costa rimasto poi come un faro a illuminare la nostra memoria per evitare il naufragio del buonsenso, come potrebbe essere il rimpianto per chi non se lo merita. E se il problema dell’emigrazione è stato arginato grazie alla realizzazione di un bacino che è servito ad allagare la città di nuovo entusiasmo e la squadra di bel gioco, nella speranza che ad alzare i tacchi non sia rimasta l’eccezione Jovetic, o meglio se lo sarà, che il risultato alla fine confermi la regola dello stesso guadagno post Montolivomortem, quello che più ci preme in questo momento, tacchi o non tacchi, è che la squadra tenga i piedi per terra. Così, tanto per evitare che vengano ribaltati tacchi e pronostici. Almeno i nostri.