presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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lunedì 21 gennaio 2013
Miele di perspicacia
Partita
prima bloccata, giocata sui lanci lunghi per cercare di scavalcare i
ranghi, e poi sbloccata proprio da uno di quei lanci lunghi che vede il
portiere e il difensore napoletani intervenire come oranghi. Seguito da
dieci minuti di musi lunghi, quelli dei partenopei almeno fino alla
frustata dai capelli lunghi di Cavani in torsione, che Facundo ha potuto
ammirare solo più tardi in televisione, con il muso lungo. Di
Barcellona solo un ricordo, ombre lunghe se non a macchia di Leopardi in
quel rimembramblas ancora quella tua manovra mortale quando beltà
splendea tra il giro palla di un Pizarro che oggi invece ricorda più
Enea per le sue peregrinazioni lontano dal campo, e Jovetic lontano dal
gol che sembra più anchilosato ancora del figlio di Anchise. Qualche
ricordo in mezzo a una partita che per lunghi tratti, e sotto la
pioggia, poggia il suo equilibrio scivoloso dentro a schemi astratti, si
cerca il taglio nella tela, ma a differenza di Fontana, senza trovare
nessuna ispirazione se non quella suicida di De Sanctis, che a proposito
di portieri non è Fontana e nemmeno Taglialatela, trovando però il
multiplo di Cavani numerato a cento esemplari in serie A. Una volta si
sarebbe detto partita maschia, oggi per via delle pari opportunità si
deve per forza dire anche partita femmino pur senza Montolivo, con poche
opportunità ma quelle poche in grado di mettere in luce il buon momento
di Neto e gli errori sotto misura di JoJo e Aquilani che avrebbe potuto
suggellare la sua bella partita e allo stesso tempo uccellare la difesa
del Napoli. Partenopei che invece di quello di San Gennaro assistono al
miracolo di Neto su Pandev, e i Viola che invece di quella di San
Gennaro assistono alla liquefazione del top player Jovetic. Una bella
partita muscolosa dentro alla quale la Fiorentina ha dimostrato di
valere il Napoli, gestendo la fatica per gli straordinari di Coppa non
retribuiti, e trovando la forza di chiudere in avanti. La squadra di
ieri, quella cioè priva di Pizarro, del miglior Jovetic, Valero e
Cuadrado, quella dissanguata in coppa ha giocato la partita tatticamente
più giusta anche se meno blaugrana, quella necessaria ad affrontare con
profitto una squadra robusta e scorbutica come quella azzurra, comunque
una gran bella partita, una partita differente come certe banche, con
la difesa che ritrova la giusta venatura del marmo, solida, compatta che
lascia al Napoli solo le briciole sufficienti però a sfamare l’unico
top player in campo. Il primo punto del duemilatredici inverte una
tendenza che sembrava quella della grande depressione, la crisi del
ventinove o crollo di Wall Street, quando oggi rimane da superare solo
la crisi di Jovetic e quella del gol. Una squadra che non è solo bella
ma che dimostra di avere anche cuore, che rinuncia se necessario a
mostrare le sue forme sinuose per tirare fuori i muscoli e il carattere,
adesso ci aspettiamo di risentire in bocca il sapore inconfondibile
della vittoria, quel dolce come il miele, o anche solo quel miele, si
proprio quel sapore lì che un po’ ci manca, quello che ho cercato di
rappresentare nella seconda foto, perché il suo ricordo è ancora un po’
troppo lontano.