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martedì 8 gennaio 2013

Arbre Magique

Il Pescareccio ci ha portato in bocca ad una domenica fetida, di quelle che nella rete ci rimane impigliata una sconfitta che puzza più del pesce dopo i fatidici tre giorni, che intanto non erano giorni quei tre che puzzavano di beffa, ma punti, mentre i giorni sono due e sono quelli di sonno ancora agitato. E allora oltre a stemperare l’amaro in bocca con la presentazione di Pepito Rossi che non fa affatto equazione con la cessione di Jovetic, non resta che rifugiarsi nel gioco, in quell’albero di Natale magico che Montella ha montato a Moena e che non smonta certo dopo Natale, e tanto meno per il morso di quella viscida partita travestita da murena. Stando attento domenica anche al morso di Di Natale. Un albero sul quale speriamo possa schiantarsi in volo quel gabbiano di Jonathas Livingston che ha volteggiato su una domenica fatta di spazzatura, stroncandoci prima Pizarro e poi facendo scendere in fretta e furia i sogni da vincitori che si erano già accomodati sul carro. Profumo di pino quindi nell’abitacolo di Vincenzino, del quale ci è piaciuta la serenità del dopo partita, che poi è quella tipica di chi pur chiamandosi Gino o Rino ha l’opportunità di guidare col profumo di pino. Un Montella così ossigenato dal suo Arbre Magique dovrà riportarci in carreggiata per evitare di rimanere tra l’incudine del Pescara e il martello di Udine, e per farci dimenticare la Befana, che a Porta Romana, e per la precisione in Piazza della Calza, al posto del carbone ci ha fatto trovare due belle Perin. Di peggio c’è solo il ricordo di Speggiorin. E quello che ci è toccato domenica altro non è che il rovescio della medaglia, il manrovescio del calcio, un eclissi che come quella lunare, quando la fase della scarogna coincide con la Befana regala l’effetto del carbonato di calcio, il maggior componente sciolto nell’acqua di una partita come quella contro il Pescara che ci saremmo dovuti bere appunto come un bicchier d’acqua, carbonato di calcio responsabile anche della durezza di quell’acqua, durezza come abbiamo potuto constatare domenica essere presente anche e soprattutto nello stesso calcio. E domenica è stata veramente durissima da mandar giù. Vorremmo che l’Udinese dopo la vittoria larga contro l’Inter possa essere distratta da facili pensieri di vittoria, che possa ingenerarsi l’illusione di una partita in discesa, e una volta lusingati da pericolosi sogni di gloria, caricati dal solito atteggiamento di rivalsa del suo tecnico sempre così avvelenato nei nostri confronti, possa, anche in onore del suo presidente, una volta create certe false illusioni pensare di vedere la luna nel Pozzo. Dovrà essere brava la Fiorentina a togliere all’Udinese la sete col sale, dopodiché sfilargli sogni, illusioni, e naturalmente anche la luna dal pozzo.