Ieri
sono stato tutto il giorno a Milano, di cui sei ore a strasciconi
ostaggio di Trenitalia che almeno ha scelto di non inviare nessun
brandello di orecchio alla Rita. Non ho letto niente sulla Fiorentina e
neanche seguito la discussione sul blog, non ho nessun aggancio col
mondo del calcio se non quello di essere passato davanti a Giannino e
alla Saras, senza però incrociare ne Galliani con il fantasma di Kakà e
ne Moratti accerchiato da giornalisti vogliosi di sapere a che punto
fosse la trattativa per portare a Milano quel Durbans che anche se solo
in comproprietà risolverebbe almeno in parte il problema orale anche se
non quello del gol. Praticamente non so una sega di quanto è successo
ieri, è vero anche che ieri sera ci sarebbe stata una semifinale di
Coppa Italia, ma io scrivo prima, scrivo come Silvio Pellico durante la
detenzione e scrivo quindi le mie prigioni alle quali mi ha costretto
Trenitalia, della partita non me ne può fregare di meno. Treno
Frecciarossa 9555, 1° Business delle 18:20 da Milano Centrale, la
mattina scorre come da programma mentre il pomeriggio no, quello è
affetto da eiaculazione precoce e così alle 12:30 sono libero compreso
il bidè già fatto, e potrei quindi ritornare a Firenze con qualche ora
di vantaggio se non fosse che l’anonima sequestri mi fa presente che con
quel tipo di biglietto comprato on line con un qualche cavolo di
offerta non è possibile effettuare nessuna sostituzione, di fatto sei
ore in mano ai rapitori a meno che la famiglia non fosse disposta a
pagare un riscatto pari ad un nuovo biglietto, cercando di evitare con
depistaggi vari il blocco patrimoniale predisposto dalle forze
dell’ordine, visto anche che la mia azienda col cavolo che me lo
rimborserebbe. Diciamo pure uno di quei sequestri lampo che vanno per la
maggiore. Come se non bastasse e vista la malaparata chiedo ai
sequestratori di poter affrontare questa detenzione per ingiusta causa
scontandola almeno in un ambiente il più confortevole possibile come
sembrava essere lo spazio appositamente adibito e predisposto nelle
stazioni dove transita l’alta velocità, battezzato Freccia Club. Manco
per il cazzo mi si risponde, perché lì ci può accedere solo chi ha un
biglietto business come il mio ma nella formula “salottino” oppure
“executive”. Altrimenti tessera Freccia Club come se non bastasse
quella dei tifosi, un’operazione marketing vergognosa. Allora chiedo da
dove traggono ispirazione e mi viene mostrato con orgoglio l’albero
delle idee che riporto nella foto di copertina dopo loro precisa
richiesta. Poveri stronzi. Ma andate affanculo razza di barboni,
discriminatori sociali e pezzi di fango, ideatori di centri asociali. Viva Della Valle e viva NTV, accogliente, politicamente corretto e
democratico, tanto che ti accoglie a Casa Italo, lo spazio equivalente
al Freccia Club di questa minchia, semplicemente perché sei un cliente,
qualsiasi biglietto tu abbia acquistato, e lo fa oltretutto facendoti
posare il culo su Poltrona Frau e non su quel trionfo di vilpelle che ha
lo stesso effetto dell’ortica. Allora utilizzo l’impedimento tecnico
per alimentare un po’ anche l’anima gastronomica del blog sempre troppo
trascurata e disintossicandola anche un po’ da un calcio ai tempi di
Romeo. E sfrutto le ore d’aria che Trenitalia mi concede solo perché
così non gli sporco quell’immondezzaio di Freccia Club del cazzo e vado a
mangiare la migliore pizza a taglio di Milano, basta imboccare Corso
Buenos Aires e prendendo una qualche traversa sulla destra si arriva da
Spontini, locale scarno e quasi squallido quanto Trenitalia, con tavoli
di formica, scortesia funzionale a chi ha bisogno di liberare il tavolo
perché c’è sempre la fila, con un locale non certo piccolo tanto per far
capire di quale fenomeno si stia parlando, locale dove vanno i
milanesi, Sponitni che segue ancora la ricetta degli anni cinquanta, in
un unica versione, con pomodoro, mozzarella e qualche acciuga... Un solo
tipo di pizza, l’unica cosa che si può scegliere è la versione
abbondante. Fine. Una gran pizza, un trancio incredibilmente alto,
soffice ma croccante alla base, cotta nel forno a legna e ricoperta di
mozzarella, insomma unica, il segreto è nella pasta e nella
lievitazione, ma anche nel condimento. Non puoi prendere nemmeno il
caffè, puoi solo mangiare quella pizza lì, buona e trasversale a tutte
le età e target, mentre per Trenitalia è d’obbligo pensare a un menù
più vario, o almeno a qualche ingrediente in più del tipo “capperi”, e
questa sarebbe l’esclamazione aggiuntiva, “che teste di cazzo”, questo
invece come per Spontini dimostra quanto anche loro siano unici nel loro genere.
Leggo solo adesso di Wolsky, troppo tardi ormai. Sono stanco e tra un
po’ anche già a Venezia.