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domenica 15 aprile 2012

Porca polemica

Malgrado la morte di Morosini non sembra essere arrivato il momento del dolore e della riflessione, o meglio non per tutti, o non solo, visto che c'è chi non ritiene opportuno lo stop ai campionati giudicandola una scelta retorica e dovuta unicamente alla paura che il movimento calcio potesse essere considerato insensibile, e demagogia della demagogia a parte, tutto legittimo, specie sapendo purtroppo che questo non servirà a ridare la vita a un ragazzo di 25 anni. Personalmente però trovo giusto fermare i campionati, non tanto per riflettere, o non solo, ma per rispettare il dolore di chi è stato colpito direttamente, e anche per quello di una categoria spesso e superficialmente considerata superficiale. Le immagini della morte del giocatore sono talmente tremende da rendere tremenda tale e quale la stessa polemica, che si accascia drammaticamente sulla tragedia, perché a mio modesto parere la strumentalizza solo per condannare il fetore d'ipocrisia che spesso emana il nostro tanto amato mondo del calcio. Quello che mi smuove dentro questa vicenda è la pena infinita per quanto sia stata colpita duramente la famiglia di questo ragazzo, tanto che mi verrebbe da chiedere a uno qualsiasi di quelli che scrivono sotto i ponti dell'Autostrada “Dio c'è”, se al prossimo cavalcavia potesse aggiungere anche il nome del mandante.

11 commenti:

  1. Niente da aggiungere sulla povertà di spirito di coloro che sembrano infastiditi da questo “intoppo” che ha causato lo stop  del campionato di calcio, o che continuano, ignari di tutto, solo con le loro piccole polemiche. Ancora una volta ti sottoscrivo in pieno, caro poeta, e voglio aggiungere alla tua una mia riflessione sull’ingiusta  morte del giovane calciatore Morosini. Quando accadono questi drammi subito ci viene da pensare all’al di là, invece dovremmo pensare di più e meglio all’al di qua. Perché mentre dell’al di là non abbiamo certezza razionale, ma nel migliore dei casi fede o speranza consolatorie, dell’al di qua abbiamo l’evidenza ogni giorno e spesso non abbiamo la minima consapevolezza di quanto esso sia prezioso. Dostoevskij, il più grande scrittore mai esistito, visse personalmente  l’esperienza di condannato a morte (poi graziato) e ci ha lasciato le pagine più belle sul grandissimo valore della vita  pur considerandone i drammi, su come il tempo di un condannato a morte verso il patibolo possa essere il più intenso e proficuo di tutta una vita, interiormente  e nel relazionarsi con l’esterno, proprio per la piena consapevolezza di esso e del suo scorrere. Una lezione che aiuta a saper vivere con intensità e con positiva intelligenza ogni attimo della nostra vita, sia introspettivamente che socialmente. Morosini,condannato dal destino a morte precoce e quindi ingiusta, della vita ha saputo affrontare con serenità e dignità tanti drammi, e nello stesso tempo ha saputo viverne in modo pieno e altrettanto degno  anche la parte più bella. Ci lascia un ricordo di sé struggente e dolcissimo.

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  2. Non me la sento di giudicare chi non ha trovato giusta la sospensione del campionato, mi limito a prenderne atto....avranno le loro ragioni, giuste o sbagliate che siano. Dico la mia: per me è stato giusto e per tante ragioni, per riflettere, per rispettare la morte di un atleta sfortunato e, non ultima, per rispettare il dolore di chi con Morosini ha giocato e condiviso momenti irripetibili. Mi domando: come sarebbe possibile giocare, esultare, imprecare, pensare ai 3 punti sapendo che un ex compagno di squadra o comunque un collega ha perso la vita solo poche ore fa mentre svolgeva il suo lavoro? Con quale spirito sarebbero scesi in campo i giocatori? Comunque ho detto che non voglio giudicare e non lo farò.
    Mi sento invece di biasimare tutto il circo mediatico che ha seguito la morte del Moro che è andato ben oltre il dovere di cronaca, Non mi abituerò mai a questa logica da grande fratello che stupra persino la sacralità della morte. Ho visto delle immagini ieri sera che mi hanno fatto venire il voltastomaco, immagini di una crudezza assurda e inutile che mi hanno shockato. Purtroppo ho cambiato canale con qualche attimo di ritardo. Mi chiedo come si possa permettere questo scempio.

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  3. Morire così è una tragedia,tragedie che si affrontano in silenzio.I filmati,le polemiche,magari pure fondate,non lo rispettano.
    Se,e sottolineo se,qualcosa si poteva fare o si potrà fare lo si faccia,però sempre tenendo conto che la morte non è uno spettacolo.In silenzio,per rispetto.

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  4. Se il Signore c'è caro Gianni temo che molto spesso sia in ferie. Non mi addentro sulla situazione globale del pianeta, mi limito alla famiglia del povero Morosini. Padre e madre morti quando era ancora giovanissimo, un fratello disabile suicida, e una sorella, anch'essa disabile senza più suo fratello. Credo che una sorte peggiore di questa per una famiglia non sia lontanamente immaginabile neanche al peggiore dei pessimisti. A chi troppo a chi nulla.
    E' questo che mi fa incazzare.

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  5. Devo confessare che la vicenda di Morosini mi ha dato una bella botta di depressione. Una storia familiare così - con la sorella disabile che mi par di capire sia rimasta sola al mondo - non sarebbe potuta uscire nemmeno da una riunione di penne tra Celine, Cioran e Kafka. Nel calcio, mi viene in mente [se non ricordo male] la storia di Franco e Beppe Baresi, rimasti ben presto orfani dei genitori, entrambi colpiti da un fulmine a distanza di qualche anno l'uno dall'altro. Ho enormi difficoltà ad accettare ed abbracciare il mistero chiamato vita, per le ragioni esposte qui sotto da Leo. Ma può darsi, anzi è probabile, che la mia sia una visione delle cose limitata...

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  6. Chi ha voglia di calcio nell'imminenza della tragedia dimostra solo quello che è. Piuttosto io mi chiedo cone tutti questi eventi che si susseguono con una certa frequenza (Muamba, il nostro pallavolista, Mancini, Morosini, lo stesso Cassano che non è morto ma ci si è accorti a 29 anni di una malformazioen al cuore) non possono far pensare che bisognerebbe 1) contorllarle meglio queste macchine da formula 1 che sono gli atleti professionisti, 2) che bisogna avere a bordo campo strumentie personale idonei. Il calcio del 2000, con i suoi ritmi e le sue frequenze è evidentemente sport a rischio e come tale deve essere trattato

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  7. Posso provare a rispondervi , Deyna e Leo, con parole mie ma con l’argomento usato da Dostoevskij nel più grande romanzo mai scritto da un essere umano, I Fratelli Karamazov : più ne descriverete le tragedie che non potete accettare, che non potete capire, più la amerete, la  vita. Ed io, molto modestamente, aggiungo: più saprete viverla. Jordan quanto dici è vero, ma la morte di Morosini  mi sembra abbia tutte le caratteristiche di un  tragico destino, non so quanto prevedibile ed evitabile.

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  8. Non lo se nemmeno io Chiari e magari è come dici, però non è un caso isolato, cominciano ad essere alcuni, forse troppi e, anche se nel caso probabilmente avrebbe cambiato poco, che non ci sia un defribillatore o che l'ambulanza stia fuori e trovi il passo sbarrato addirittura da un auto dei vigili è roba da teatrino delle marionette.

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  9. Infatti Jordan ti ho dato ragione sulle cose da fare in queste circostanze, e sulla loro prevenzione. Lo squallido teatro continua con la polemica sulle date e modalità del recupero della giornata di campionato. Per questo condivido l’appello di Tocca contro queste polemiche. Preferisco  nobilitare questa morte nella sua tragica fatalità e riflettere sul suo più profondo significato,  non discutere su presunte quanto strumentali ed aleatorie responsabilità.

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  10. Non si tratta di far polemiche e cercare responsabilità ma di trarre una buona volta insegnamenti da quel che succede. Il pressappochismo, il lasciafarismo alla fine si pagano e magari cari. Ripeto l'autopsia dirà se e cosa poteva essere fatto, magari in questo caso niente sarebbe servito, però...e se fosse servito? non c'era. Quanto alle polemiche sulle modalità rinvio, sono dei penosi, che non ci si trovi d'accordo perchè ognuno pensa al suo orticello è tragicomico. Bene mi sembra abbia detto, in questo caso, Baldini della Roma.

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  11. Certo Jordan, infatti ti sto dando ragione, da ogni tragico evento bisogna trarre lezioni e cercare eventuali responsabilità, basta non farne lo strumento per cercare anche i picchi di audience, e stare attenti a rispettare sempre la memoria di chi se n’è andato e la sensibilità dei suoi cari rimasti. Ti ripeto, io preferisco, intanto,  proprio perchè appare fatale, riflettere sulla tragica ingiustizia ed il più profondo significato, di questa morte.

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