La partita alle 12,30 mi da proprio fastidio devo dire la verità, più dello stesso Montolivo alle 15 o di una sconfitta servita fredda in quello che è diventato ormai il calcio, un buffet affatto buffo, perché mi spezza quella spudorata tecnica della mollezza messa a punto negli anni, studiata e cucita appositamente sulla domenica mattina, la stessa di Homer Simpson, solo che lui poi ha esagerato protraendola all’intera esistenza. Questo anticipo dell’orario d’inizio genera una tachicardia emotiva che mi getta in un andropausa da stadio, che altro non è una che una sorta di androne dove trascorrere appunto la pausa tra la mattinata e la tarda mattinata, cercando in tutte le maniere di evitare l’ejaculatio precox che rende nulle tutte le mie conoscenze sulla massoterapia, musicoterapia, meditazione, rebirthing, training autogeno e yoga. Tutte le mie tecniche di rilassamento domenicali saltano come gli avversari Gamberini, il sangue non mi si ossigena più come invece i capelli di Behrami, e la pressione invece di scendere mi sale come quella fiscale sulle aziende. Non riesco più a raggiungere quel rilassamento fisico da barba non fatta, e ne tantomeno quello psichico da Cerci, quell’equilibrio che mi porta a deambulare per casa con la cispa negli occhi che sembra muesli croccante, con il primo adorato caffè in mano, che si differenzia dal secondo subito a ruota solo perché viene prima. In questa situazione di partita tra capo e collo, si genera una tachicardia ansiosa che mi toglie quel rassicurante grigiore della consuetudine, quel tran tran che ricordo Cerci su Twitter confessò essere un espressione che aveva sentito per la prima volta a Firenze e che pensava fosse la tranvia con due vagoni. Insomma mi si scombussolano le certezze di chi come me è evidentemente vecchio dentro, un overdose di ora legale che mi scatena ansia da prestazione, altro che il rilassante pensiero allo scrivere, e poi quello ai preparativi del pranzo già pianificato il sabato con la scelta del menù e il reperimento degli ingredienti, con il giro d’onore in terrazza a salutare le piante e a favorire l’eliminazione delle tossine. Domenica scorsa comprai due chili di cozze di quelle di La Spezia, piccole naturalmente in modo che mi si presentasse in tutta la sua drammaticità l’immane lavoro di doverle pulire, una drammaticità superata appunto dal conforto di una mattina della domenica rilassata, e un po’ anche dal fatto che i veri problemi sono altri, e mi viene in mente Montolivo defraudato della fascia di capitano costretto il prossimo anno a scambiare la palla con uno scarso come Nocerino, un indegno che tra i tanti difetti, ha anche quello di fare gol. Si insomma alla fine non so se mangiare prima o dopo la partita, e quindi che tipo di colazione fare e a che ora, non so se gioca Cerci o Ljiaic, non so se sia il caso di far credere a Montolivo che sia già un derby per vedere se così riesce almeno a spettinarsi, e magari dire a Cerci che se non saranno sufficienti nemmeno le motivazioni della stracittadina a provocare sudorazione da sforzo, che gliela dia a lui questa volta una bella pedata nel culo, o forse non ce ne sarà bisogno perché gliela potrebbe dare Delio a sto giro. Comunque sia facciano pure quello che vogliono perché tanto non è più il tempo della partita al bacio, ma i tempi sono diventati quelli del bacio di Giuda, che sia quello di Montolivo oppure di chi si è venduto alle televisioni, ed eccolo l’orario allora, perfetto, 12 come quello che un tempo era considerato il dodicesimo uomo in campo, e 30 come i denari per tradirlo e così privarlo del suo pranzo preferito, che oggi è costretto a consumare come fosse a un McDrive, un calcio spazzatura come certo cibo, ma se proprio panino dovrà essere quello della domenica, allora me lo voglio mangiare con il salame di Gaiole, sperando di trovare qualche salame anche nell’Inter che possa facilitarci la digestione della classifica, perché stramazzare per stramazzare, chi meglio di Stramaccioni?