Dopo le tristezze della vita e quelle di un lunedì mattina che non facilita, dopo la visione mattutina e involontaria della classifica, sento il bisogno di ritrovare la Guida giusta che ci riporti almeno con la mente alla Gloria del dopo Milano, o meglio ancora a quella di quando il gol lo facevamo con la mano. Perché se oggi di mattutino c’è solo la lettura della classifica, un tempo no, ed è proprio per motivi di quell’alzabandiera che la scoperta del gol con la mano non riguarda affatto quella dell'arbitro nello smascherare Amauri contro il Palermo, ma quella del piacere della scoperta dell'autoerotismo che finalmente aveva gettato la maschera. Questo lunedì piovoso, triste per molti aspetti e grigio per altri, e ci scuserà il meteo se per noi malati di Fiorentina è proprio la mancanza della partita il vero temporale, perché oggi ci manca la partita come da adolescenti ci mancava quello che invece ci mostrava maliziosa la nostra liceale Guida spirituale, e allora si che la cecità ci abbracciava voluttuosa mentre tutti i salmi finivano in Gloria nel gabinetto. Oggi siamo a ricordare quei tempi, ma neanche tanto, perché poi bisogna anche dire che nelle vari fasi della nostra vita, per non perdere la manualità del fai da te, il mestiere l’abbiamo comunque praticato in qualche modo, abbiamo portato avanti quell’arte sia come status del lusso potendoselo permettere anche durante il rapporto di coppia, quindi se per qualcuno è stata una fuga dal menage, per altri no mennaggia, ma solo perché ancora impossibilitati a far altro. Da grandicelli quali siamo potremo anche divertirci a fare qualche considerazione su quelli che tra i nostri amati giocatori, ci fanno pensare che da ragazzi avessero già mostrato doti del campioncino dell’assolo con dribbling verso il bagno, e il mio è indubbiamente Pasqual, ma non tanto perché è pippa anche sul campo, ma quanto perché probabilmente essendo nota anche in famiglia quella sua propensione, lo hanno chiamato appunto Manual poi doverosamente corretto all’anagrafe in Manuel per colpa di un impiegato bigotto. Poi Cerci che cieco lo è diventato davvero scambiando il fondo schiena di De Ceglie per il pallone, Vargas che in origine era Vergas la dice lunga come è appunto la sua…assenza dal terreno di gioco, cosa credevate, e Natali che si chiama così perché l’aveva sempre ritto e allora per limitargli un po’ quella manualità innata gli avevano attaccato le palline dell’albero in modo che si sentisse dalla cucina il tintinnio quando si chiudeva in bagno. Ma la ricerca degli osservanti e praticanti dell’autoerotismo nel mondo trasversale della Fiorentina deve per forza comprendere anche quello dei giornalisti, in questo caso io esprimo una sola preferenza perché conscio che quello sia un mondo di permalosi e non me ne vorrete se dico che per me è la Conte, che essendo giornalista non significa che voglio rinnegare il mio passato in onore della topa, ma la scelgo per festeggiarlo quel periodo, e proprio perché si chiama Manola. Sono convinto addirittura che come a Hollywood ci dovrebbe essere anche a Firenze una bella strada dedicata ai più incalliti praticanti e per questo pieni di calli, una “walk of fame”, magari via del Leone, che bene rappresenterebbe il ruggito per la “fame” ma di topa, con le impronte delle mani più virtuose sulla sconnessa pietra serena, e chiudo purtroppo questa rassegna un po’ nostalgica e anche un po’ ruffiana, perché spudoratamente sequel del “Nadia Cassani”, come un cinepannettone tanto per fare un po’ di cassetta nel disperato mondo dei blog, e la chiudo con una preoccupazione seria, perché se la nostra adolescenza è finita a pugnette non vorrei invece che il campionato finisse a puttana.