Malgrado la morte di Morosini non sembra essere arrivato il momento del dolore e della riflessione, o meglio non per tutti, o non solo, visto che c'è chi non ritiene opportuno lo stop ai campionati giudicandola una scelta retorica e dovuta unicamente alla paura che il movimento calcio potesse essere considerato insensibile, e demagogia della demagogia a parte, tutto legittimo, specie sapendo purtroppo che questo non servirà a ridare la vita a un ragazzo di 25 anni. Personalmente però trovo giusto fermare i campionati, non tanto per riflettere, o non solo, ma per rispettare il dolore di chi è stato colpito direttamente, e anche per quello di una categoria spesso e superficialmente considerata superficiale. Le immagini della morte del giocatore sono talmente tremende da rendere tremenda tale e quale la stessa polemica, che si accascia drammaticamente sulla tragedia, perché a mio modesto parere la strumentalizza solo per condannare il fetore d'ipocrisia che spesso emana il nostro tanto amato mondo del calcio. Quello che mi smuove dentro questa vicenda è la pena infinita per quanto sia stata colpita duramente la famiglia di questo ragazzo, tanto che mi verrebbe da chiedere a uno qualsiasi di quelli che scrivono sotto i ponti dell'Autostrada “Dio c'è”, se al prossimo cavalcavia potesse aggiungere anche il nome del mandante.