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domenica 8 aprile 2012

Una Milano bevuta

E' Sbocciata la primavera tra il grigiore del nostro campionato e quello delle periferie di cemento della città che invece lo comandava, è sbocciata tra le tangenziali intasate, come le vene di chi ha provato a fare sfaCeli e di chi li ha fatti davvero come la Fiorentina sul campo, di chi finalmente con il giglio sul cuore ha addobbato a festa la navata centrale di una Milano bevuta con un uno-due di JoJo e Amauri a un minuto dalla fine, che fa appunto uno a due. Nell'infiorata che non ti aspetti c'è tutto quello che c'era maledettamente mancato fino ad oggi, Diego che cammina sulle acque dei Navigli mentre dalle sue cucine filtra il profumo del grande rilancio, la squadra che dopo la visita del Re Sole si ritrova proprio nel giorno più difficile, quel Re Mida che ha voluto salutare il suo ritorno toccando De Silvestri e trasformandolo in Briegel, un operazione di pranoterapia che rimarrà negli annali delle plusvalenze. Andrea dall'altra parte della crisi che si è speso con grande generosità, che ha speso ripianando il bilancio, e che ha ricucito gli strappi della mongolfiera rattoppandola giusto in tempo per farla volare sopra la Scala del calcio, determinato come non si era mai visto, facendo un grande lavoro nel rassicurare la tifoseria, servendogli così l'antipasto del pranzo di Pasqua sul cabaret del rilancio, menù che lo chef sciarpato di cachemire avrebbe illustrato alla squadra dopo che in settimana aveva accuratamente scelto l'Agnelli da sacrificare, anche se si chiama Elkann. E la squadra ha risposto, ha ritrovato l'anima e il senso di appartenenza partendo da una difesa che apre il cuore a vedere Nastasic e Camporese accompagnare per mano Natali verso la sua dorata pensione, perché allora il futuro è anche qui e si tinge di Viola, proprio il giorno che dei due capitani di stagione non c'è traccia, che Vargas trascorre la domenica tra le paturnie di chi si sente addosso una maglia troppa stretta e non solo perché mangia troppo, e non sarà un caso se la squadra si scrolla di dosso anche i malumori dello spogliatoio proprio il giorno che la fascia al braccio se la mette chi invece, campione vero tanto che il Re Mida non ha avuto bisogno di toccare, il rinnovo del contratto l'ha firmato già da tempo senza ritenere i progetti societari inadeguati alle proprie ambizioni. Una squadra che finalmente si abbraccia e ci abbraccia tutti dopo il gol di Amauri, come una squadra vera deve fare. Ora basta davvero con i giocatori con la Pallavicino al piede, abbiamo visto che possiamo e dobbiamo ricostruire lontani, molto lontani da chi ritiene inadeguata la maglia con il giglio al proprio valore, perché rivogliamo la nostra Fiorentina fiera e non in ferie per campionati interi trascorsi con giocatori in attesa di andare altrove, e l'antipasto di ieri apre il cuore anche a quello che vogliamo sia il prossimo campionato, quello del rilancio, dal quale laveremo bene la scia di schiuma delle lumache che ci hanno indegnamente rappresentato, soprattutto dopo le indiscrezioni che risuonano dolci e che raccontano di scenari Mercafir bonificati dal volo degli avvoltoi, una prospettiva che rilancerebbe non solo la Fiorentina, ma Firenze con note sapide di futuro, in un presente nel quale si è fatto di tutto in città perché questo futuro potesse non esserci. Ringrazio la squadra per questa scossa di adrenalina che ci ha fatto risentire finalmente vivi dopo una settimana non certo facile per chi ha sempre cercato di costruire con serenità, di ricostruire in un clima certamente più adatto all'autodistruzione e nel quale proliferano a pancia piena quelli che io definisco i germi della tifoseria. Ma la Fiorentina è di tutti e tutti dobbiamo sperare di poterne gioire insieme, prima finendo dignitosamente questo campionato e poi andando a raccogliere gli interessi di questi due campionati di sofferenza, lasciando da una parte le antipatie personali, tutti insieme Della Valle compresi. Un ringraziamento anche a Corvino che a Firenze lascia un bel ricordo, e una buona Pasqua a tutti, di cuore.