.

.

mercoledì 11 aprile 2012

Nadia Cassani


Ormai si pensa solo a quello, hai voglia a voler fare il radical chic, tanto troverai sempre qualcuno a farti presente che ne parli troppo poco, e che soprattutto non ne offri, che detto così potrebbe sembrare anche il posto fisso. E allora bisogna spendere due parole su questo tema che come il posto è diventato chiodo, in un mondo del lavoro che invece è flessibile come l’appetito di Vargas, sempre pronto ad adattarsi al sacrificio di essere soddisfatto. Il lavoro dovrebbe essere protetto si dice, ma non penso di sbagliare se dico che allo stesso tempo diventa anche un limite stare sempre dietro a una scrivania, quando invece si potrebbe stare sopra oppure sotto, se non addirittura a casa a letto. E qua si apre un altro scenario più trasversale e molto amato dall’esemplare del tifoso maschio, si perché se quel “ormai si pensa solo a quello” cambiasse di significato tanto da rendere il pensiero subito torbido, vorrebbe dire che siamo andati a pensare immancabilmente “a quella”, che ha da sempre avuto la forza motrice di trascinare Delli Carri. Mentre il sindacato accusa il governo di trasmettere ansia di prestazione lavorativa, se non di causare licenziamenti precoci, qualcuno potrebbe pensare addirittura che il precariato fa diventare ciechi, che diventa una contraddizione però quando poi si sostiene sempre con più forza, che è proprio con il lavoro manuale che ci potrà essere un futuro sbocco lavorativo per i giovani, che intanto si allenano manualmente, con tanto, tanto sbocco, e per farlo si aiutano pensando proprio a quella, oppure a quello come succedeva a noi con il lato B di Nadia Cassini. Ma oggi dalla Cassini il pensiero va senza nessun dubbio forse al rientrante Cassani e probabilmente qualcuno mi prenderà anche per un omosensuale, perché quel “ormai si pensa solo a quello” era riferito solo ed esclusivamente a vincere la partita di stasera con il Palermo, a Cassani quindi e non alla Cassini, perché troppo importante, e anche perché con Nadia non è più possibile avviare un ciclo visto che è nella sua parabola discendente, e anche perché se l’articolo 18 sembra un tabù, giocare senza quello che indossa la maglia numero 18 non sembra più esserlo invece, e forse giocare senza potrebbe voler dire rischiare di contrarre ancora il virus della vittoria, risultando quindi alla fine una scelta rischiosa ma  seriopositiva, Qualsiasi siano però le scelte di Delio Rossi l’importante è non continuare a sbirciare la vittoria in casa dal buco della serratura, come lo si faceva guardando la Cassini di schiena, perché il rischio non è tanto quello di guardarla, ma quanto di farla quella doccia, e bella fredda per di più, di diventare ciechi dalla rabbia anche perché se non Chievo (berese) e divento cieco vuol dire che mi tocco, e allora mi tocco davvero, perché non voglio fare la fine che abbiamo fatto con il Chievo. Anzi voglio proprio rivedere la squadra di Milano, e come dice Delio mi aspetto la conferma di quella prestazione, è comunque talmente importante la vittoria, che la presenza di Nadia Cassani ci permetterebbe eventualmente almeno di vincerla con una botta di culo.