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lunedì 27 gennaio 2014

L'arbitro prototipo

Come ha detto Montella la squadra non è stata troppo lucida ma è piaciuta per l’atteggiamento, per la voglia di ribaltare la partita, e alla fine se si guarda bene, e non come chi avrebbe bisogno degli occhiali per guardare bene, ha preso un gol su un rigore confezionato in un capannone a Prato, uno su un rimpallo scaturito a Rapallo e l’ultimo su un calcio d’angolo ottuso. Ne avrebbe fatti quattro se a Firenze non fosse stato inviato il primo prototipo di terna arbitrale, che secondo la Lega, matta da legare, dovrebbe riuscire a commettere errori su commissione eludendo le riprese televisive, e quindi risultando la migliore in campo. L’arbitro prototipo non è inadatto alle partite di cartello come lo è invece Calvarese, è solo un prototipo che quando verrà messo a punto dovrà riuscire a fregare le telecamere, c’è ancora da lavorarci perché si è visto benissimo la contraffazione nel gesto di Antonelli poi trasformata in rigore, mentre sul gol del Genoa in fuorigioco e sul gol di Aquilani annullato, ma buono, l’arbitro prototipo ha quasi funzionato bene. Aggiustamenti, migliorie, e poi sarà pronto senza che s’inneschino polemiche che non fanno bene al calcio. A quel punto anche se il Genoa avrà fatto un solo gol regolare e noi quattro, una partita finita tre a tre non desterà nessuna indignazione, non ci accorgeremo di niente e usciremo dallo stadio consapevoli che è proprio questo il bello del calcio, perché alla fine la palla sarà rotonda, le partite inizieranno tutte da zero a zero, e certe volte sarà meglio giocare in 10 che in 11. Si può dire partita falsata? Ci si può chiedere come mai dopo Calvarese, Braschi ci spedisce l’arbitro prototipo? Oggi in un altro campo abbiamo avuto modo di assistere alle nefandezze dell’arrogante Tagliavento, ma quello è un arbitro scarso che prima o poi capita a tutti, ma chi è in lotta per la Champion avrebbe tutto il diritto di non essere scelto per i crash test aziendali di una categoria che invece impatta sempre di più sul risultato finale. Per rendere più credibile il calcio italiano, a questo punto c’è solo un modo, vanno tolte tutte quelle cazzo di telecamere e messa una persona che disegni le azioni salienti e poi ce le faccia vedere come meglio crede. Un fumetto, una seppia, un carboncino o un bell’olio su tela intitolato “il pareggio nei paraggi di una beffa vicino allo Scheggi” Magari una vignetta di Vauro, o anche una striscia di Milo Manara così ci fa due fiche e ci dice che è stata una partita femmina invece di maschia. Insomma, la gente non deve sapere com’è buono il calcio con le pere. Dovranno nasconderci che non ci sono più le mezze stagioni, insomma non dovranno più lasciarci con quella sensazione sgradevole che sia persino meglio Rino di Dino, che anche la Sara sia una Tommasi migliori, e ci voglio mettere pure Damiano. Si, la squadra non sarà stata lucida, ma viste le assenze dei cinque titolari, con la partita di giovedì sul groppone e con il cortocircuito dell’arbitro prototipo non me la sento proprio di sottolineare gli errori della squadra, anzi, gli dico brava. Sono amareggiato, e dopo i misfatti dell’arbitro prototipo mi rifiuto di analizzare la partita, è un mio diritto, magari qualcuno mi querelerà perché sostiene che non ho difeso l’onorabilità della classe arbitrale, mi difenderò sostenendo che Dino Tommasi non è un arbitro, ma un congegno in fase di messa a punto. Non parlo della partita perché sono indignato perché amo troppo il calcio e mi fa male vederlo sfregiato così. Il comportamento dell’arbitro prototipo mi ha ricordato molto un episodio successo agli Uffizi, che in quel caso non ho dovuto subire inerme, ma sono potuto intervenire prontamente a difesa dell’arte che adoro come il calcio, perché quando entro in una pinacoteca non tollero che si manchi di rispetto a quei luoghi che considero sacri. E come ieri è stato profanato il Franchi dall’arbitro prototipo, l’ultima volta che sono stato agli Uffizi c’era una scolaresca che faceva una gran confusione, proprio come ha fatto ieri l’arbitro prototipo. Avrei voluto gridare “silenzio”, come ieri ho mandato ripetutamente affanculo l’arbitro prototipo, ma gli Uffizi non sono lo stadio e avevo paura di turbare l’intimo raccoglimento di quelle sale. Quindi ho preso un pennarello e l’ho scritto a caratteri cubitali su un dipinto del Botticelli.