Mentre ci prepariamo a una trasferta resa ancora più interessante dall’esordio di Matri, e in virtù dell’arrivo di Anderson che sembra aver confessato di avere tendenze a ingrassare dimostrando così un grande coraggio in un mondo di addomi tartarugati come quello del calcio, anche io mi sento pronto a fare outing, con lo stesso coraggio che ha avuto Lud nel ritornare a scrivere sul blog. Non so se in San Frediano sarò capito fino un fondo, il quartiere oggi è molto meno disincantato di un tempo, e l’ironia lascia sempre più spazio alla violenza. Una gramigna sociale dura da estirpare, e anche il corniciaio dello Sdrucciolo dei Pitti non più contento di avere il mastino napoletano nel giardino di casa, si è comprato una tigre, lui che è sempre stato un fiorentinaccio integralista, che mi raccontava di aver fatto tanta fatica ad accettare le origini del suo cane, poi è peggiorato e ha cominciato a sostenere che i ladri avessero lo stesso accento del mastino, che così chiudeva un occhio se non tutti e due e un paio di volte gli hanno messo a soqquadro la casa. Di ladri oggi neanche l’ombra, solo qualche osso qua e là. Si, San Frediano si è incattivita, c’è tanta volgarità e sesso sbattuto in faccia, anche in Boboli nella vasca non ci sono più i cigni di una volta ma solo poppe, e hai voglia a prendere per il culo le celebrità per via dei nomi che danno ai figli, fare il ganzo come fa il macellaio di via de’ Serragli che li sa tutti a memoria, Chanel Totti, Oceano Elkann, Nathan Falco Briatore, Apple Martin, Destry Spielberg, Scout Willis e così via, perché intanto il nome femminile più diffuso Diladdarno non è più Marta ma Querela. Faccio outing anche perché odio la violenza in genere, odio la gente che gesticola, alla messa della 10 in Serumido il segno della pace è stato sostituito con il gesto dell’ombrello, il parlare civilmente viene raccontato dalle guide turistiche come un periodo a cavallo del Rinascimento. La gente spintona, sputa in terra, sputa sentenze, aspetta le sentenze per mettere il fiocco rosa alla primogenita Querela. Di gente che urla ne incontro tanta, ogni mattina, mentre attraverso in macchina Piazza Santo Spirito passando sul marciapiede. Voglio fare outing per esorcizzare il momento più basso della mia vita, nel quale mi sono macchiato di una spregevole violenza nei confronti di una donna. E se oggi ho fatto del fair play finanziario il mio segno distintivo, allo stesso tempo c’è una macchia indelebile che è giusto che conosciate. Era un periodo difficile, tutti i miei progetti erano fermi, fino a quando anche Casarsa si è messo a tirare i rigori da fermo, mi è crollato il mondo addosso mentre ero fermo a un semaforo, e così per allontarmi da un momento così difficile e dalle macerie, avevo deciso di andarmene a fare un viaggio, per riflettere e cercare di analizzare la crisi nel quale versavo, cercando di guardarla da una prospettiva diversa. Poi è successo l’impoderabile, no, non era ancora arrivata la querela, ma fu lo stesso un naufragio. La nave da crociera dove ero imbarcato è colata a picco. Alla fine mi sono ritrovato su un’isola deserta con la maglia di Galdiolo che mi stavo provando davanti allo specchio prima dell’impatto, e così mi sono ritrovato solo, con una donna bellissima e molto procace. Un’altra passeggera che si era salvata, sembrava un segno del destino. Ci siamo guardati per giorni, lei mi ha rivolto la parola solo una volta per dirmi “Ma chi cazzo è Galdiolo?”, poi più niente. Io la fissavo, la studiavo, ne osservavo con malcelato interesse le forme opulente soffermandomi sulle cosce tornite e sui seni turgidi e straripanti. I suoi vestiti erano laceri e giorno dopo giorno se ne liberava mostrandosi come mamma l’aveva fatta. E l’aveva fatta parecchio bene. La mia indole da gentiluomo ha fatto si che per diversi giorni ho cercato di resistere, mi sono fatto forza, ho lottato con tutto me stesso per respingere i miei istinti animali. Poi non ce l’ho fatta più e sono crollato. E me la sono mangiata.