Finalmente ritorna la domenica mattina ideale, quella nella quale insieme all’aroma del caffè sale anche una sorta di eccitazione adolescenziale, sempre bella come la prima volta, e tutto grazie al pensiero della partita. Mentre come vedremo più avanti per qualcuno sale inesorabile la nebbia, ma questo a prescindere dalla partita. Un risveglio dal sapore inequivocabile, adrenalina dell’umore che si tinge di Viola e allo stesso tempo tutto perde il potere di condizionarti, anche la pioggia quando il pomeriggio c’è la Fiorentina non riesce a bagnarti il risveglio, così come il lunedì, non è più visto con la rassegnazione di Fantozzi, chiaramente sempre per chi, come dicevamo, non è disturbato nella visuale dalla nebbia. La magnifica prospettiva della partita fa da scudo, e questo benessere psicologico sale fino al fischio d’inizio. Poi inizia tutta un’altra storia che invece risente di qualsiasi sfumatura, di una parola fuori posto, di uno stop sbagliato, di un palo interno piuttosto che una svista arbitrale. Di una gufata. Di un telecronista o di un vicino di posto. E così il dopo, che dipende tutto dal risultato, perché se hai vinto il mondo è un luogo accogliente come certe fessure, se hai perso invece, la tua si trasforma in una vita di merda. Il ciclo completo del giorno della partita è più o meno questo, poi il carattere di ogni singolo tifoso fa si che venga vissuta con emozioni diverse l’esaltazione della vittoria o la depressione della sconfitta, a prescindere da quello che uno pensa di aver visto, perché se è vero che il risultato è oggettivo, al contrario non lo è la lettura della partita. Si può pensare di vedere un quattro tre tre anche senza aver fatto abuso di alcol durante il pranzo, oppure lo si può aver visto solo per quell’abuso, molto spesso le sostanze alcoliche hanno il medesimo potere di deformare la realtà come la mancanza di conoscenza della materia che si sta osservando, in questo caso il grande vantaggio è quello di non recare alcun danno alla salute, ma solo a chi discute con te. E poi c’è l’inesorabile erosione del tempo, l’uomo è una macchina che negli anni si deteriora, e specie in certi soggetti che non vogliono prendere atto di questo rifiutando l’aiuto della medicina, allora gli inconvenienti si amplificano. Quindi può esserci uno che non vede quello che realmente sta succedendo in campo solo perché non ha gli strumenti adatti per interpretare ciò che sta guardando, ma c’è anche chi non vede bene perché gli è calata la vista e non si vuole decidere a mettersi gli occhiali, anche questo uno strumento indispensabile. Per dire che delle volte ci infiliamo in discussioni melmose come il fondo di un lago, pensando che la persona con cui stiamo parlando non capisca quello che vede e invece non è così, ma è solo una persona che ha un abbassamento della vista. A questo proposito vi racconto un’episodio che è successo ad un nipote del Conte Razza che si è ritrovato a servire uno straniero, mi sembra mi abbia detto che fosse uno svizzero, insomma, forse stanco di di non vedere bene e quindi di vedere Ljajic attaccante esterno di un quattro tre tre si era deciso a fare il grande passo fregandosene dell’estetica, insomma, Carlino mi ha raccontato che questa persona si è avvicinata al banco e gli ha detto “credo che la mia vista si sia notevolmente abbassata, non ci vedo più bene, e ironia della sorte vedo quello che non c’è, addirittura vedo dinosauri, non riesco più neanche a trovare la bocca quando mangio, insomma, mi trovo a disagio anche nel gestire le cose più semplici. Per me la palla non è rotonda ma sfuocata”. Un po’ l’ha lasciato parlare, lo ha ascoltato anche con attenzione tutta sanfredianina., poi gli ha detto che si era sbagliato perché quella era una pescheria.