Mi sono salvato dalle vostre argomentazioni solo perché ieri ero al porto di La Spezia, e così quando ho capito l’antifona mi sono riparato dietro alla diga foranea che vi ho pure fotografato. Un caso fortuito che un po’ mi ha ripagato dalla tragedia Tommasi. Grazie allo sbarramento ho smorzato la corrente di certe vostre analisi tecniche, no, non mi avete convinto per niente, diga o non diga per me le analisi tecniche del pareggio con il Genoa sono tutte viziate dall’incredibile serie illimitata di errori dell’arbitro prototipo che hanno determinato il pareggio e di conseguenza le vostre analisi critiche su un pareggio viziato solo dall’incapacità dello sperimentale in giallo. Con un arbitro omologato invece di un pezzo di merda unico, avremmo commentato la maturità di una squadra in crescita, una grande prestazione di un gruppo capace di sopperire ad assenze molto pesanti. L’incontro di Milano tra arbitri, allenatori e capitani mi ha convinto ancora meno, insomma, un po’ come in quella barzelletta dove si vuole spostare l’attenzione dalle polemiche del calcio per pensare a qualcosa di più piacevole come una diga foranea. Tra tifosi: “ Eh si la Fiorentina, il Milan, il Napoli, l’inter...ma che palle!!! Basta con tutte queste polemiche. Ma parlare un po di fica no eh? Si, di quella bella fica dell’arbitro!!” La Fiorentina sta facendo qualcosa di grande, c’è una stagione da difendere, siamo in corsa su tutto, è sempre bene ricordarlo, come è doveroso precisare che nessuno vuole confezionare un alibi alla squadra. Io starò sempre dietro la diga foranea che proteggerà la squadra non tanto dal moto ondoso, ma dal vostro modo ondivago di commentare, che muta cioè a seconda del risultato. Perché metto davanti a tutto l’operato dell’arbitro? Perché vengo da un quartiere difficile, un quartiere malfamato che ci ha insegnato a coesistere con quanto è successo domenica sera. Furti, rapine e scippi sono all’ordine del giorno. Tanto che come deterrente ho messo un bel cartello fuori dal portone con scritto in tono minaccioso: “Attenzione il proprietario di questa casa è armato e pronto a sparare”. Domenica sera mi hanno rubato il cartello. E pure il portone. E così adesso le vostre critiche mi fanno corrente in cucina, visto che ho dovuto aprire la finestra che da sul giardino Torrigiani, dopo che l’arbitro mi ha fatto bruciare il soffritto. Lo sapete quanto mi avete convinto con le vostre analisi tecniche? Quanto il suonatore ambulante che sta all’angolo tra via Sant’Agostino e piazza Santo Spirito, un uomo macilento e triste. Suona il violino e ogni tanto un passante gli mette una monetina nel cappello, che ho guardato bene essere stranamente un gran bel Borsalino. Allora mi sono insospettito. L’ho osservato dall’altra parte della strada facendo finta di fumare una sigaretta spenta, e per rendermi più credibile ho fatto il fumo sfruttando la condensa del fiato con il freddo dell’aria. Per fortuna questi sono i giorni della merla, perché per Ferragosto non avrei potuto fumare per finta. Magari avrei potuto fischiettare per far finta di niente. Insomma, ho notato che quando il macilento aveva fatto abbastanza monete, andava al parchimetro a pagare qualche altra ora per la sua Porsche. Poi tornava a suonare. Si, ho usato momenti di vita quotidiana per cercare di raccontare meglio quello che ho provato a leggervi, e così finisco, con un altro episodio che mi ha insegnato a non telefonarvi mai, per nessuna ragione al mondo. Anche se ci rimandano quel sudicio di Tommasi. L’altra sera sono capitato in un ristorante sporchissimo in via dell’Ardiglione, le tovaglie erano luride come Braschi, il cameriere aveva le unghie bordate di nero come Nicchi, e i cibi avevano un aspetto disgustoso come una moviola di Paparesta. La mattina dopo ho telefonato alla Asl per denunciare il fatto. Mi avete risposto voi dicendo che lo conoscete benissimo, che avete fatto già alcune verifiche, ma che vi rifiutate di tornarci perché l’ultima volta vi siete presi l’epatite.