Ieri avevo usato le ginocchia di Pepito e Gomez per introdurre il tema tuttora attuale che riguarda il tentativo di aggiustare certe dinamiche del blog. Oggi vorrei integrare quella che rimane una mia speranza, usando Matri come atteggiamento di fiducia e ottimismo, nel caso della Fiorentina per ovviare alla rottura dei legamenti dei nostri eroi, e per quanto riguarda la dinamica del blog, per ovviare a problematiche di vicinato più o meno fastidiose. Quindi il tema di oggi sarà la speranza. E la invoco, certo di non morire su una ceramica Pozzi Ginori, e neanche di morire attivando uno scarico della Geberit o srotolando 10 piani di morbidezza, no, lo dico perché tra le cose più belle che possiamo avere c’è proprio la speranza. Che è solo una maniera positiva di vivere. Un modo vivo di vivere. La speranza del terzo scudetto per esempio mi tiene talmente in vita che spero di ottonerlo il più tardi possibile. L’immagine di oggi mostra proprio le luci della speranza, tra le quali c’è anche quella più classica che si vede in fondo a un tunnel. Più classica come certi pubi non disboscati. Poi c’è una vena poetica in me che mi fa vivere la speranza addirittura mostrandomela nei toni accesi più belli. La mia visione della speranza è piena di colori vivaci. La stessa vita di per sè ha uno sfondo tutto Viola, e quando penso alla speranza me la immagino come il sole, gialla. Oppure come il mare, azzurra. Mica come succede alla maggior parte delle persone elvetiche, che ha sempre un’avana speranza. La mia speranza è che a Catania, con Matri, possa essere risolta l’emergenza evidenziata nella trasferta di Torino. Speranza che in me vede uno dei suoi massimi esponenti, direi che mi considero persino un’estremista che fa esplodere auto bombe imbottite di ottimismo, auto che utilizzo per andare in trasferta, sempre con la speranza di portare a casa i tre punti. Questo blog sognante è soprattutto pieno di speranza, per esempio che la lentezza delle Poste possa farmi andare in prescrizione la querela, un blog dove mantengo alta la speranza che un giorno si possa dire che Neto è spettinato senza rischiare una coltellata. La mia speranza è che oltre ad Antoine facciano outing anche Lud e Leo, e che ci mandino le foto della loro casa sul lago dove convivono felicemente. La mia speranza è che prevalga la speranza e non il pessimismo. E infatti la mia speranza è stata ripagata a proposito di un libro che avevo ordinato e che mi aveva consigliato quella merda del Colonnello, perché sapeva che era quasi irreperibile, fuori catalogo, fuori da ogni grazia di Dio, 180 librerie interpellate, un passaparola senza precedenti, ma che grazie al mio ottimismo sconfinato ho cercato per giorni e giorni anche nei filtri delle canne di Foco per capire se aveva usato quella copertina e così chiedergli il resto prima che si fumasse anche quello, e poi finalmente è arrivato l’SMS della libreria che vi giro come manifesto della speranza “La libreria…...la informa che il libro “La storia seguente di Cees Nooteboom è arrivato". Vorrei precisare per i non eruditi che la libreria non si chiama “Puntini di Sospensione”, ma che ho usato i puntini di sospensione perché nel blog non ci voglio nessun banner pubblicitario. Per una che ne va bene ne racconto anche una che invece non ha trovato un lieto fine, sennò sembra che questo sia davvero il laghetto che vedono dalla finestra, abbracciati, Leo e Lud, perché in questo caso ho esagerato nella speranza non leggendo bene certi messaggi che avrei dovuto recepire con più senso della realtà e con un’atteggiamento meno distratto e disincantato .Per un certo periodo ho cominciato a frequentare Speranza, una ragazza molto taciturna. Bella quanto diafana. Anzi, ripensandoci, ricordo che non diceva neanche una parola, io le parlavo e lei non mi rispondeva nemmeno. Da prima l’ho presa come una sfida. L’ottimismo mi spingeva a cercare di guadagnare la sua attenzione. Poi mi sono accorto anche che non si lavava. Insomma, non aveva di sicuro un buon odore. E’ arrivato un momento di scoramento, ho pensato che non ero riuscito a scalfire il suo atteggiamento distaccato, dopo che le avevo provate tutte, dalla gentilezza, all’ironia, alla poesia. Fino a quando, alla fine, esasperato, mi decisi a lasciarla, e quando lo feci mi accorsi che in fondo non era tutta colpa sua, perché era morta da almeno due settimane.