Matri e Mati mentre Inter e Napoli venivano spalmati. O meglio, prima sedati e poi purgati. Una perfetta Fiorentina, intanto, contro un Catania fatto invece di giocatori che si muovono come primati. Arbitraggio vergognoso, da conati, e lo possiamo dire senza essere tacciati di vittimismo, un arbitraggio che per l’ennesima volta non tutela chi fa calcio dai giocatori violenti e pericolosi come Spolli, speriamo almeno nella prova televisiva che possa fare giustizia squalificandolo. Ieri la Fiorentina ha vinto con un perfetto testacoda, finalmente centravantimunita e con la porta ancora ben sigillata contro gli spifferi che fino a qualche partita fa passavano da sotto il povero Neto. Il grande rammarico è pensare a questa squadra con Rossi Gomez e rispettive ginocchia, anche se stiamo comunque crescendo in maniera importante, poi alla fine si potrebbe leggere addirittura il finale felice tipico delle fiabe, anche perché c’è ancora da inserire un Anderson che molta assonanza con le fiabe ce l’ha eccome. E a proposito delle articolazioni del destino, devo dire che la sfiga ce la sta mettendo proprio tutta per metterci in ginocchio, ieri ha mirato dritto a quello dell’affidabile ma non certo inossidabile Tomovic, mentre un risentimento al polpaccio cercherà di farci fuori la punta numero 648. No, 648 non è nemmeno il modulo utilizzato ieri da Montella, e lo dico per chi è distratto dal bordello tattico che come un’orgia si aggroviglia cambiando i partners di linea nella stessa partita, 648 sono invece i minuti d’imbattibilità che la Fiorentina può vantare dopo che la sua fase difensiva è stata ottimizzata con il Saratoga di cui abbiamo già parlato. Parlando invece di singoli torna sul trono della regia il bizzoso Pizarro, la difesa tutta, risulta irreprensibile come una suora quando non tromba, e se per una volta Borja Valero suona con la sordina, anche Cuadrado suona ma non da solista, e insieme a Vargas curano il tappeto ritmico della squadra. Squilla invece la tromba di Matri e anche Pasqual si toglie la soddisfazione di eccellere agli archi, come sono appunto quei suoi cross che assistono perfettamente le percussioni offensive. Gliela dobbiamo proprio oggi la vetrina a Pasqual, e molto volentieri anche, perché spesso ritenuto anche dal sottoscritto la pecora nera, e per ridargli un po’ di dignità lo paragonerei al cibo di strada, ecco, non certo pregiato, anzi spesso molto rustico, ma allo stesso tempo detentore di tipicità, come lo è quella del suo cross tagliato fine come il lampredotto, quando naturalmente c’è qualcuno a riceverlo come i viandanti o i centravanti. E poi lo sapete tutti che io adoro il cibo di strada, quello che ancora si può comprare al volo in certi “baracchini” o chioschi nei vicoli della città. Al volo come certi suoi cross, appunto, in quel vicolo sulla riva sinistra dell’Arno. Il cibo di strada, come tanta è quella che ha fatto nella sua carriera a Firenze, Pasqual, fino a indossare la fascia di capitano, cibo di strada che racconta la storia e la cultura più popolare e le sue antiche tradizioni gastronomiche, come la tradizione nel calcio del cross dal fondo. Poi è chiaro che ci piace di più andare all’Enoteca Pinchiorri, ma durante la settimana è necessario anche sentire gli umori della gente di tutti i giorni, quella che mangia in piedi, e poi ci sono anche delle rare eccezioni che uniscono le due cose, ma sono eccezioni, appunto. Quest’estate, ad esempio, a Montecarlo, ho mangiato un semplice panino con aragosta e caviale.