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lunedì 19 marzo 2012

Il regime del 41 bis-chero

Rotola la testa di Corvino dopo l’impatto di sabato sera con la Renault 5 di Conte subito dismessa e posteggiata per sempre sulla nostra storia, e invece che su quattro su cinque bei mattoni duri da digerire come una cassoela, paga Pantalone? No per ora paga Pantaleo, e sarebbe profondamente ingiusto che fosse stato individuato lui come capro espiatorio da dare in pasto alla folla, stessa dinamica che ha portato al licenziamento di Mihailovic. Diverso invece, e più serio, sarebbe se questa risultasse alla fine la prima di una serie di mosse individuate per avviare quella rivoluzione rimasta sempre tra il lusco e il brusco, un po’ come un lambrusco scelto per accompagnare una bistecca. Tanto di cappello a Corvino che ha svolto un gran lavoro a Firenze, come è anche vero però che alla luce degli ultimi risultati siano risultate fallimentari le ultime due campagne acquisti, e in questa ottica può anche rientrare nella logica delle cose un avvicendamento, per vedere se finalmente si riuscirà a far ripartire questo benedetto ciclo. Intanto, mentre si tagliano le teste, quelle dei protagonisti rimasti bisognerà che le tengano ben salde per arrivare in fondo a un campionato che vede invece una squadra scendere in campo senza testa e senza che nessuno ancora gliel’abbia tagliata, e se è vero che testa di giocatore buona solo per portare cappello, è anche vero che testa di Cerci buona solo per fare cappella. Ho vissuto con un po’ di disagio non tanto la decisione di far fuori Corvino anche se mi dispiace, quanto per la tempistica con la quale è stata presa, perché secondo me Pantaleo si meritava una conclusione diversa da una botola dove far cadere la testa, adesso però quello che conta è arrivare alla fine sani e salvi, e dopo quello che si è visto sabato non sembra impresa poi così scontata. Si cerca per l’ennesima volta di ricompattare squadra e intenti e si dice che sia stata la squadra a chiedere di andare in ritiro, e in questo devo dire che ci riconosco pienamente il coniglio che vive nell’anima di questo gruppo, e la logica di questa iniziativa ricalca perfettamente quella malavitosa di chi preferisce scontare la sua pena in isolamento perché sa che la popolazione carceraria lo aspetta a gloria. Mi sembra una bella fuga dalle proprie responsabilità, e questa volta anche riuscita a differenza di quelle sulle fasce in grado di procurare uno straccio di superiorità numerica, lontano dallo stadio non c’è il pericolo di veder volare qualche labbrata, meglio il ritiro di sapore monastico che quello menastico di chi te le vorrebbe dare dopo che gli hai macchiato la storia calcistica con un onta indelebile. Vediamo, ora c’è il Genoa degli ex da affrontare dopo quel programma di protezione mascherato da ritiro, e c’è bisogno di risposte concrete per uscire fuori dal pantano dove i giocatori e il tecnico ci hanno portato, abbiamo tutti bisogno di un riscatto, a maggior ragione noi e lo dovrà pagare la squadra per liberarci dopo averci rapito la passione, e che ci vede oggi ostaggi di una squadra di ortaggi.