Intanto diciamo che è stata una bella partita, emozionante e con ben oltre un ora legale di carattere, affatto bloccata dalla paura che entrambe le squadre avevano accatastato a ridosso delle proprie tifoserie, tra contestazioni e prestazioni gelatinose al limite del flaccido tremolante. Con una vittoria potevamo uscire dalla sala d'attesa del dentista lasciando il Genoa a togliersi il dente sulla poltrona della serie B, ma come spesso ci capita quest'anno abbiamo sbagliato il facile lungo linea del match point per subire la beffa dell'infilata sulla bandiera a scacchi. Se l'errore di Lazzari è clamoroso per la maggiore difficoltà a sbagliarlo che a farlo un gol del genere, e perché sarebbe stata l'ultima palata di terra sulla fossa genoana, più grave è l'errore di Amauri perché a differenza di Lazzari è un centravanti, e davanti a una balena già spiaggiata bastava alzare la palla per lasciare Frey ai volontari del WWF nel disperato tentativo di rimetterlo in piedi e riportarlo al largo di una tenuta difensiva che fa acqua da tutte le parti. E' grave anche l'errore di Vargas è vero, perché anche lui avrebbe potuto sciogliere un istituzione come l'unità di crisi allertata non dalla Farnesina ma dalla Fiorentina per l'emergenza della sua classifica, ma la sua partita è talmente convincente che la prepotenza fisica scaricata a terra mi lascia pensare che sia definitivamente tornato dall'oltretromba dove era sprofondato insieme alla coniglietta Tilsa. Riconosciamo a Delio almeno il merito di aver presentato una squadra viva, migliore come gioco di quella di Marino, che visto il nome tutto gli si potrà dire sul rendimento della sua squadra, ma certamente non di essere uno sciocco data la quantità del suo sale, e non possiamo invece addebitare a Delio delle responsabilità sui tanti, troppi errori plateali dei singoli giocatori. Il rammarico per la mancata e meritata vittoria va a braccetto con la preoccupazione di aver perso un'altra chance importante, l'ennesima per fare un balzo in classifica e rinfrancarsi anche psicologicamente, occorre adesso una verifica doverosa sulla tenuta nervosa di fronte a una squadra tignosa come il Chievo. Il 4 4 2 sembra rincuorare un po' il gruppo con un Marchionni che se è questo è l'ala giusta per glassare la fascia del modulo nuovo, che non è una colomba e neanche un uovo di Colombo, ma visto il periodo un uovo di Pasqua con la sorpresa di un giocatore che da qui alla fine della stagione può ancora fare comodo. Marchionni rispolverato all'indomani dell'addio di Pantaleo potrebbe non essere proprio un caso, ma se così fosse i vari annunci di democrazia delle opportunità più volte sbandierata da Rossi in campagna elettorale perderebbero di credibilità. La squadra continua a raccogliere meno di quanto meriterebbe, ma almeno mostra quella personalità che speriamo serva a portarci a questa benedetta quarantena di punti e poi finalmente fuori dal reparto infettivi. Sulle macerie di Corvino nessuno meglio di Macia così come per le guerre intestine Guerrini, entrambi promossi per andare a riempire il vuoto di carica fino all'ingaggio del nuovo Ds, che qualcuno spera sia Lo Monaco non tanto per le sue qualità, quanto perché una scelta così spirituale potrebbe scoprire le carte di una vendita societaria se non proprio al Vaticano almeno ai Fratini. Speriamo comunque che non arrivi Leonardi perché c'è già troppa confusione in città con Renzi che impazza alla ricerca della battaglia di Anghiari, una pittura murale di Leonardo quello da Vinci, che dovrebbe essere nel Salone dei Cinquecento dietro al Vasari, perché il rischio alla fine è quello di comprare un giocatore come Cerci per esempio, e dopo averlo scortecciato debitamente nell'angolino di qualche bella prestazione, di qualche bella giocata o gol, si cominci a dire che dietro a lui si nasconde un Messi.