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sabato 17 marzo 2012

Tra un Cognigni e un cognac

Non potrà essere questa la partita che salverà la stagione, come del resto nessuna delle rimanenti ormai, se non un pacchetto che ne comprenda il totale delle vittorie, oggi potrebbe essere più un modo per salvare almeno l'onore, ripescandolo per i capelli al di sotto della linea di galleggiamento della delusione, e forse anche un modo per salvare la faccia per molti che quella maglia la indossano senza nessun merito, oltre a proteggere la chiglia di una barca in balia delle onde. Non basterà una vittoria quindi, anche se necessaria a mettere in sicurezza una classifica che ha bisogno della dichiarazione di conformità alla massima serie, non potrà bastare cioè per far finta di nulla, per dimenticare una stagione dove tutti hanno fatto molto meno di quello che avrebbero potuto e dovuto fare. E' bene dirlo prima perché comunque non ci sarà indulto, diciamo però che se ci servissero del buon cognac lo gradiremmo molto, come molto apprezzata sarebbe la porta juventina violata dal pallone, allo stesso modo di un Delamain versato in un ballon(e), che è poi il bicchiere più adatto e panciuto, come grasse e panciute potrebbero essere le risate nel veder crollare le speranze bianconere. Bicchiere di cristallo come cristallina la vittoria, e poi la trasparenza dell'arbitraggio, il colore Viola sul risultato e la viscosità di un personaggio come Conte. Il colore giallo oro del cognac invece dipende dall'invecchiamento, la nostra vittoria avrà allora il valore dell'oro proprio per evitare che l'invecchiamento sia il nostro prima di rivedere una vittoria interna. Il cognac non deve apparire torbido come potrebbe invece risultare un arbitraggio pieno di sedimenti, che dovranno essere assenti nel nostro bicchiere mezzo pieno, e che faremo roteare per osservare gli archi che ricordano il trionfo di certe vittorie e le lacrime che certificano la fine dei sogni juventini da scudetto, dalla velocità delle lacrime si intuisce il grado di maturità che può arrivare fino a decine di anni per i cognac più preziosi, tempo stimato come ancora necessario alla Juve per vincere qualcosa evidentemente perché non ancora abbastanza matura. Un altro aspetto è l'osservazione dei profumi, nella degustazione del nostro cognac estremamente sottili e volatili, mentre gli odori juventini sono acri, persistenti e resi fruibili al grande pubblico attraverso un coro olfattivo come quello “ Là nella valle c'è un filo d'erba Juve di m... Juve di m...!” Il liquido va scaldato con il palmo della mano come anche il cuore con un tiro di Amauri che rotola un palmo oltre la linea di porta, e poi il passo più complesso e coinvolgente è l'assaggio di una vittoria che a differenza di quello del cognac non sarà fatto di piccolissimi sorsi trattenuti quasi sulla punta della lingua, ma addirittura di tuffi dentro a fontane di cognac, nelle quali incroceremo l'immersione subacquea di un Rossi affatto equilibrato e che ai sorsi avrà avrà sostituito delle meno raffinate gozzate. Diciamo che sarà con il secondo sorso più lungo che faremo sbocciare gli aromi del bouquet, come con il raddoppio di Cerci invece glielo metteremo nel bocciolo a Conte, comunque degustazione di vittoria a parte, e va bene anche la goliardia del parrucchino, basta che non si voglia mascherare l'alopecia di questa stagione con una vittoria posticcia, meglio festeggiarla con un semplice raudo che non con un trapianto alla Pippo Baudo.