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martedì 27 marzo 2012

L’armata Brancaleone


Abbiamo perlomeno messo una partita come tramezzo di mattoni forati a separare quel tracollo dal salotto buono, un tracollo che ci è caduto tra capo e collo,  il pareggino di Genova ci isola un po' dal dolore e ci aiuta a esorcizzare lo zerocinque, oggi è il momento del rivestimento facciavista di quel tramezzo tanto per non mostrare solo la faccia del piagnisteo, e allora rivisitiamo con ironia quella disfatta considerando la squadra di quel giorno come un’armata Brancaleone, definendola bonariamente e in tema, un manipolo di miserabili oppure un gruppo di straccioni come più vi aggrada. Mescoliamo le atmosfere di una buia Italia del XI secolo con la modernità di oggi, Benigni direbbe “anda e rianda chi capita capita”, Sirvano di Panariello con la R, detto “ i’ vaia” invece, dopo la partita avrebbe detto “ma vaia vaia vaia”, mentre i dialoghi sono tutti originali tratti dal film di Monicelli. Cominciamo subito con un tifoso che dopo la Waterloo Viola ha aspettato fino a tarda notte un giocatore/dirigente a piacere e a seconda delle antipatie. Il tifoso chiede al giocatore/dirigente che dopo la partita sta guardando come se niente fosse successo una foto sul suo iPad - Quella pallida ma appetibile chi è? Risposta – Mia sorella.  Allora il tifoso di nuovo – No, intendo quella a latere con la faccia da baldracca. Risposta – Mia matre. - Ah! Con questa esclamazione alle 1,30 di notte il tifoso Viola chiude il dialogo. Il telecronista di Sky a bordo campo vicino alla panchina di Delio riporta le grida del Mister dopo il terzo gol -  Oh gioveni, quando vi dico seguitimi miei pugnaci, dovete seguire et pugnare! Poche conte! Se no qui stemo a prenderci per le natiche. Alla fine del primo tempo invece al rientro negli spogliatoi c’è stato un mezzo battibecco tra Conte e il Vigile Urbano perché l’allenatore bianconero imbottigliato prima delle scalette ha esclamato – Cedete lo passo signore. Mentre lo Vigile Urbano rispondeva – Cedete lo passo tu. Alla fine della partita due tifosi Viola incazzati dialogano riferendosi alla fidanzata di un giocatore - Vanci, è grande amatora. E l’altro – Ma Cippa non se ne dole? E il primo di animo buono -  E sì che se ne dole, ma a te che te ne cale? Il momento più triste arriva al quinto gol quando nel parterre di Maratona un tifoso si accascia a terra subito confortato dall’amico, e questo è il dialogo -  Arrivette lo mio momento: non sento manco più li dolori a li piedi, oramai. L’altro gli risponde - E se anco fosse? Io credo che anderai a star bene. Io non vorria dire se tu, or che trapassi, irai allo paradiso nostro dei cristiani o a quello de la tua gente e de lo tuo Dio di prima; ma per certo, io credo che sarà sempre meglio di questa vita che ci toccò in sorte. E l’uomo distrutto dal gol di Padoin risponde – Anco io lo credo.  Allora l’altro lo consola - Non soffrirai più lo freddo, né calura, né fame, né sete, né bastonate, né spaventi, ma uno ciclo sempre a bello e l'uccelletti sui rami degli arbori in fiore, e l'agnoli che ti daranno le gran pagnocche di pane, e cacio, e vino, e latte in abundanzia, e ti dicono "Vuoi, vecchio? Piglia! Ancora vuoi? Piglia! Mangia, bevi, vecchio!, fatti sazio, e dormi... vecchio!... dormi... dormi...". Poi un dialogo tra Montolivo e il massaggiatore dopo che il giocatore Viola si era avvicinato alla panchina, questa è la cronaca di Sky - Ah... la milza! Il massaggiatore gli risponde - No, ivi ci sta lo fegato. E allora il Monto - Ah sì? Spesso mi dole. Massaggiatore -  Bollitura di cetosella, finocchio... zolfone... malva... tutto insieme... Bere a digiuno! Monto - Bono remedio? Massaggiatore - Eh... ti ribolle dentro come sciacquare una botte, poi per lo dietro ti esce uno gran foco... e tu sei guarito! Poi una frase di incitamento di Delio subito dopo avere incassato lo zero due - All'erta, miei prodi! Vi siete finora coperti di merda, copritevi oggi di gloria. Alla fine del primo tempo Delio infuriato si rivolge a Cerci – Potevi dircelo che eri un bastardo! E il romano – Manco io lo sapevo! E poi per finire quello che rimane solo un desiderio per sfogare la rabbia di una sconfitta tattoo, e come all’inizio è il solito tifoso Viola che si rivolge a un giocatore/dirigente a piacere e a seconda delle antipatie - Aquilante! Vien qui mala bestia che ti do lo zuccherino… [boom, gli da un pugno] Eccote lo zuccherino.

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