Firenze è città da vivere a piedi o al limite in bicicletta, come fa Ambrosini, si fa moto senza bisogno del casco, per me è uno strazio solo perché bisogna usare il campanello, quando chi mi conosce sa benissimo che amo bussare. Non è certo per fare un piacere a me ma anche a “tressette” si bussa e non si suona il campanello. Con la bicicletta i pensieri vanno a spasso d’uomo, anche in città dove non c’è un duomo, l’aria in faccia quando si fa frizzante ricorda il lambrusco. La bicicletta è così silenziosa che non copre nemmeno il rumore dei pensieri, che tra il lusco e il brusco percorrono non tanto strade condivisibili ma piste ciclabili. Certe riflessioni profonde come buche s’Interrompono alcune volte davanti alla bellezza del paesaggio o a fiche di passaggio, altre davanti a barriere architettoniche. Le cossiddette donne da marciapiede. Pedalando insieme ai dubbi illumino i Lungarni, la dinamo non è solo quella di Kiev. La bicicletta a differenza del calcio ti costringe a usare la moviola per vedere le azioni più belle della città a rallentatore, spesso un bene, delle volte però ti costringe a vedere meglio anche le persone che camminano e che mostrano tutta la cattiveria di chi non da la precedenza nemmeno sul marciapiede. Allora penso che persone senza cuore così non saranno mai donatrici di organi per un trapianto. In bicicletta solitamente fischietti pur non avendo i cartellini gialli in tasca. Quando non lo fai è solo perché ti girano le palle per via delle bollette da pagare. Ieri mi è arrivata anche la bolletta di Frate Indovino. Cosa volete che faccia? La pago, altrimenti mi staccano anche il calendario. Non c’è solo il Colonnello a cantare, la bicicletta è un mezzo che ispira parecchio, specie quando imbocco Borgo Tegolaio contromano “ Dieci ragazze per me posson bastare... Dieci ragazze per me, devo dimenticare... Laura non c'è, è andata via, Laura non è più cosa mia... Nove ragazze per me posson bastare…”. Non so se è meglio quando canto o quando penso, il rumore del rotolamento dei pensieri dipende dal tipo di superficie, quando trovo la pietra serena allora penso che quello che ha inventato la prima ruota era un idiota. Perché è quello che ha inventato l’altra che era un genio. Come chi ha inventato le cosce, due devono essere, con la loro superficie bella liscia dove i pensieri rotolano cadendo sul duro di pensieri sempre più turgidi. Chi ha inventato i freni invece di fatto ha condannato i calzolai alla chiusura. Nessuno risuola più le scarpe anche perché su Zalando non paghi nemmeno le spese di spedizione. E’ la settimana del ritorno di Mario Gomez, e anche se non è ancora in gruppo penso a coloro che invece lo sono con la bicicletta, occupano l’intera carreggiata e rompono i coglioni. In bicicletta la salita è antipatica come Guidolin, l’infortunio di Gomez però è ormai in discesa, superato, allargare il braccio infatti non è come nel calcio che ti fischiano il rigore, serve, è l’equivalente della freccia. Nel calcio il palo è la dannazione più grande, il quasi gol, un no detto quando il cinci è bello ritto, con la bicicletta è essenziale per allucchettarcela. Quando piove c’è la cyclette mentre nel calcio non vengono mai a giocarti le partite in camera, l’unica cosa in comune è che stai a sedere sul duro. La Graziella è la bicicletta dei sogni, soprattutto quando è nuda, e allora dedico al Sopravvissuto l’ultimo raduno di Grazielle nude.