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venerdì 15 novembre 2013

Ieri, oggi, domani

Quando ero ancora un adolescente e vedevo uscire fumo dalla cucina pensavo subito la cosa più normale, mia mamma ha eletto un Papa. Oggi che sono meno ingenuo e vedo armadi pieni di scheletri e cassetti pieni di sogni, capisco anche come mai al mattino la gente esce di casa vestita di merda. Nel settimino sotto la camicia Burberry tengo sempre nascosto il terzo scudetto per indossarlo non appena la realtà convolerà a nozze con il sogno, e mentre io arrotolavo i pirulini per la cerbottana, Tommaso fa l’aggiornamento per l’S4 Android 4.3. Anche le domande non sono più quelle di una volta, un po’ come le mezze stagioni, proprio com il terzino che intanto è diventato modernariato e si trova nei mercatini del centro a fare marcatura a zona blu. Le domande dicevamo, io al duraio di Porta Romana chiedevo se aveva la liquirizia, oggi un adolescente medio dopo aver visto che Ambra Angiolini guadagna un sacco di soldi si chiede perché deve continuare a studiare. I cori da stadio sono prima evoluti e poi degenerati in discriminazione territoriale, “Là nella valle c’è un filo d’erba, Juve di merda Juve di merda” oggi è improponibile perché non c’è più una valle e l’erba in curva viene solo fumata e non più filata. Oggi per ogni delitto c’è un modellino di Vespa, un criminologo, una psicologa bona con le cosce di fuori, le registrazioni ambientali, prima c’era si e no un verbale dei carabinieri. D: Cosa avvenne poi? R: Lui mi disse: "Devo ucciderti perché mi puoi identificare". D: E la uccise? R: No. Insomma, in principio era la parola, ma nel momento in cui la seconda parola fu aggiunta ad essa, ci fu un problema. Per questo oggi c’è la sintassi, e così puoi chiedere senza problemi “scusi mi chiama un tassi?”. Noi per non fare il militare dovevamo fare l’obiettore di coscienza, oggi non c’è più ne militare e ne coscienza. Per la Comunione ti regalavano la penna stilografica, oggi c’è quella USB che noi nostalgici continuamo a snobbare preferendo sempre quella agli scampi, insomma, anche all’aperitivo con buffet preferiamo l’antipasto anni 80 per eccellenza, il mitico cocktail di scampi. E’ l’epoca delle assicurazioni sulla vita, ma prima come cazzo facevamo? Le cartoline chi le scrive più? Tommaso mi dice che si può scrivere una breve lettera alla nonna nel nome del file. Tutto era molto più semplice, mia mamma tagliava le cipolle e piangeva come una vite tagliata, ieri torno a casa entro silenziosamente per fare una sorpresa e vedo la Rita tagliare le cipolle indossando gli occhiali da sole. Torno indietro e suono il campanello. Ieri non si raddrizzava un chiodo, oggi si raddrizza la Concordia, domani si raddrizzeranno le banane. Di trasversale e inanimato nel tempo è rimasta la traversa, di trasversale animato c’è invece Emilio Fede, e cosa si può dire di lui che già non sia stato detto della lebbra? Comunque, fateci caso, prima appare lui e poi arrivano le cattive notizie. Emilio Fede non è un giornalista ma un presagio. Intanto prosegue il processo di pace, 67 morti. Poi ci sono ancora le domande che ti porti dietro da una vita, passa il tempo, diventi padre, la Fiorentina vince il terzo scudetto, Montolivo torna all’Atalanta, ma ancora non hai nessuna risposta, e non la puoi avere nemmeno se telefoni a Scaravilli o a Giorgio Masala, mentre Paloscia ha messo la tenda d’ossigeno su Rete 37. Oggi che ho 50 anni suonati non ho più interesse a trattenere dentro domande, allora dreno il mio io per evitare di somatizzare, e per evitare la psoriasi a macchia di leopardo vorrei che qualcuno rispondesse ad una cosa che mi sono sempre chiesto. Se entri in banca con una pistola e ti metti a urlare: "Ehi!  Mani in alto! Tutti a terra!". Senza chiedere soldi. "Voi, mani in alto!".E poi te ne vai: è reato? Comunque sia sono a favore della tecnologia, non solo nel calcio, anche perché ci permette di dare supporto alle nostre convinzioni, è molto tempo che faccio illazioni gratuite per non dire sottocosto su dove siano finiti i teorici della pontellizzazione, una tematica che si porta dietro ulteriori considerazioni a cascata come quella che sarebbero rintanati per uscire solo dopo una sconfitta. Grazie a degli speciali sensori di movimento collegati alla Nikon della Bice, e grazie alla collaborazione con il National Geographic che ci ha dato qualche dritta su dove appostarci, oggi ho la possibilità di mostrarvi una straordinaria immagine che immortala il preciso istante nel quale un teorico della pontellizzazione tira fuori la testa dopo il triplice fischio dell’arbitro Calvarese che decreterà la sconfitta interna contro il Napoli.